(dal greco
poietiké téchne: arte poetica). Disciplina
avente come oggetto l'arte poetica o la letteratura in genere, di cui traccia un
profilo storico, ne descrive i generi, definendone le caratteristiche normative
di forma e contenuto, e ne stabilisce le finalità proponendo una
riflessione sull'idea dell'arte: la
p. aristotelica (
Perí
poietikés) ne costituisce il primo esempio e il principale modello
nella letteratura occidentale (V.). Le
p.
ebbero una speciale diffusione nel Cinquecento: ricordiamo la
Poetica di
Trissino o l'
Arte poetica di G. Manuzio; assai comune fino al Seicento,
la
p. fu poi affiancata da una nuova disciplina relativa alla concezione
del bello e dell'arte, l'
estetica, termine usato per la prima volta da
A.G. Baumgarten nel 1735 nell'opera
Meditazioni filosofiche su argomenti
concernenti la poesia. Da questo momento in poi, fino al Novecento, il
termine
p. indicò per lo più i trattati normativi
contenenti i precetti che regolavano i concreti prodotti artistici, senza alcun
approfondimento speculativo. Nel Novecento, tuttavia, in relazione ad alcune
teorie estetiche di L. Pareyson, per il quale non era possibile fondare l'arte
su concezioni date a priori o a posteriori all'opera stessa, si riscoprì
il valore originario del termine
p.: in quanto derivato dal verbo greco
fare (
poiéo), indicava l'opera nel suo divenire, la
creazione artistica in formazione, che inventava il modo di farsi nel suo stesso
prodursi. La
p. diventava dunque
forma formata e in formazione,
autonoma rispetto a ogni criterio estetico. Determinante, in questo senso, fu
l'apporto dei formalisti russi, ma soprattutto dello Strutturalismo di R.
Jakobson, che in
Saggi di linguistica generale definì
p.
una specifica funzione linguistica, che prescinde dal contenuto del messaggio,
dal mittente e dalle interpretazioni del destinatario. La
p. tornò
così a essere una vera disciplina teorica avente come oggetto la poesia e
la letteratura, soprattutto relativa alle loro componenti formali e
perciò, in taluni casi, affine alla stilistica
(V.). ║ Insieme di precetti che stabiliscono
i criteri teorici della produzione poetica o più in generale artistica e
del giudizio estetico. La
p., in quanto teoria poetica o artistica,
illustra il programma artistico, ossia i modi, i temi e le finalità della
poesia o dell'arte di un determinato autore o di una particolare scuola in
maniera esplicita o implicita. Nel primo caso è una dichiarazione
programmatica dell'autore stesso, una sorta di manifesto poetico che introduce
all'opera: può essere uno scritto a sé stante, come l'
Ars
poetica di Orazio o la
Lettera sul Romanticismo a Cesare D'Azeglio di
A. Manzoni; oppure può essere una parte dell'opera stessa e in genere,
nelle opere poetico-letterarie, il proemio o la prefazione: ad esempio, la
prefazione al
Cromwell di V. Hugo o il proemio del
De rerum natura
di Lucrezio. Una
p. implicita, al contrario, non è dichiarata
apertamente dall'autore, ma è desunta direttamente a posteriori dalla sua
opera. Non solo gli autori, ma anche i fruitori dell'opera artistico-poetica
possono stabilire dei programmi di interpretazione dell'opera stessa, fissando
perciò i criteri del proprio giudizio estetico. ║ Opera o trattato
relativo alla disciplina, come la
Poetica di Aristotele, o contenente i
manifesti programmatici come l'
Art poétique di N. Boileau.