Lett. - Tendenza letteraria o artistica delineatasi in connessione con
precedenti fenomeni culturali, movimenti e tensioni detti di
avanguardia.
Non classificabile come una vera e propria corrente, con caratteri omogenei e
con programmi comuni, la
p. si configura piuttosto come un insieme di
esperienze, il complesso delle scelte poetiche degli scrittori che, nati
soprattutto dopo il 1940, dovettero confrontarsi con le proposte della
precedente
neoavanguardia. Attivi in un contesto storico e in un clima
generale, quello definitosi con i movimenti del 1968, in cui era la politica a
giocare un ruolo di primo piano nella riflessione culturale del tempo, e in cui
si assisteva alla conseguente riduzione degli spazi della ricerca letteraria,
questi poeti scelsero lo strumento dell'antologia collettiva per esprimere le
proprie differenti voci. Diedero vita nel 1975 all'antologia
Il pubblico
della poesia, in cui erano raccolti i testi di 64 autori, e in seguito alle
opere
La parola innamorata. I poeti nuovi 1976-78 (1978), di tendenza
neo-orfica, e infine alla successiva
Poesia degli anni Settanta
(1979). Sebbene tutte originate dal medesimo desiderio di reagire alla
situazione di stasi della poesia del tempo, le diverse esperienze poetiche
confluite in queste opere non riuscirono a trovare una linea comune, così
da essere riconosciute semplicemente, agli occhi della critica letteraria del
tempo, come le spontanee prove poetiche del nuovo "movimento della
poesia". Due i centri principali di ritrovo dei nuovi scrittori: Milano,
dove personalità di riferimento era soprattutto G. Raboni, e Roma, dove
si delineò una vera e propria "scuola romana", favorita in modo
particolare dall'azione di sostegno e promozione, oltre che di attacco alle
precedenti avanguardie, della rivista
Nuovi Argomenti, a cura di Moravia
e Pasolini. Tra i poeti attivi in questi anni si distinguono due gruppi: quello
dei poeti italiani e quello dei poeti dialettali. Al primo appartengono autori
attivi a Milano, come M. Cucchi (
Le meraviglie dell'acqua, 1980); M. De
Angelis (
Terra del viso, 1985); V. Lamarque (
Poesie dando del lei,
1989); R. Mussapi (
Gita meridiana, 1990); P. Valduga (
Donna di
dolori, 1991) e autori come D. Bellezza (
Invettive e licenze, 1971);
A. Berardinelli (
Lezione all'aperto, 1979); B. Frabotta (
Il rumore
bianco, 1982); P. Cavalli (
Poesie, 1992); V. Magrelli (
Esercizi di
tiptologia, 1992); G. Manacorda (
Comunista crepuscolare, 1989). Altri
scrittori collocabili nel solco avanguardista sono: G. Conte (
L'oceano e il
ragazzo, 1983), C. Viviani (
L'amore delle parti, 1981) e soprattutto
A. Merini (
Delirio amoroso, 1989). Nell'ambito del gruppo dei poeti
dialettali spiccano principalmente: R. Baldini (
È solitèri,
1979); F. Scataglini (
Rimario agontano, 1986); M. Marè (
Verso
novunque, 1988); A. Giacomini (
Presumût unviâr, 1987); D.
Maffia (
I rùspe cannarùte, 1995).