Filosofo greco. Allievo di Panezio, fu uno dei principali rappresentanti dello
Stoicismo medio. Dopo aver compiuto i suoi studi ad Atene, viaggiò in
Oriente e in Occidente, toccando l'Asia Minore, la Palestina, l'Egitto,
l'Italia, la Gallia e la Spagna, raccogliendo una quantità straordinaria
di informazioni di carattere geografico, etnografico, naturalistico, tanto da
essere considerato il più grande esploratore dell'antichità. Fu il
primo a registrare il nome dei Germani, e a compiere accurati studi sui Celti.
Stabilitosi a Rodi, vi fondò una scuola che raggiunse presto notevole
fama, divenendo meta di studio per i nobili Romani, fra cui Cicerone, che la
frequentò nel 78-77 a.C. Nell'86 a.C.
P. soggiornò a Roma,
inviato dai Rodiesi come ambasciatore, ed entrò in contatto con gli
ambienti aristocratici romani. Nel 67 e nel 62 a.C. Pompeo gli fece visita. Le
ultime notizie che lo riguardano risalgono all'anno 51 a.C., in occasione di una
nuova missione politica a Roma. Dell'imponente attività letteraria di
P. non rimangono che frammenti e testimonianze posteriori, in particolare
ciceroniane. Delle 23 opere a lui attribuite alcuni titoli sono:
Sugli
dei;
Sulle passioni;
Sul dovere;
Discorsi protreptici;
Storie, in 52 libri, sugli avvenimenti dal 146 a.C. all'86 a.C., partendo
dal termine della narrazione di Polibio;
Sull'Oceano. Considerata la
scarsità delle testimonianze dirette, la ricostruzione del suo pensiero
filosofico è necessariamente improntata alla cautela. Si ritiene che egli
abbia rielaborato lo Stoicismo originario alla luce di influssi platonici e
aristotelici, accentuandone alcuni aspetti mistici. Nell'ambito della
cosmologia, derivò dal Platonismo l'idea del cosmo come organismo
vivente, animato e razionale, retto da un principio guida di carattere
provvidenziale. Contrariamente a Panezio, egli sosteneva che il mondo era
destinato a perire per il ciclico prevalere dell'elemento igneo (teoria
dell'
ekpùrosis). Partendo da presupposti religiosi, che
consideravano la natura finalizzata all'uomo,
P. si oppose alla teoria
eliocentrica formulata da Aristarco, determinandone, fra l'altro, il completo
oblio. Per quanto riguarda la dottrina dell'anima, si rifece alla tripartizione
platonica, ammettendo, accanto all'anima razionale, quella appetitiva, sede
delle emozioni, che risultano qualità positive, e quella irascibile.
Vivere secondo natura significa, secondo la sua dottrina, seguire la ragione,
che è dello stesso principio che governa l'universo, dominando
l'irrazionale identificato come Demone malvagio. Legato al concetto di
provvidenza universale è il suo pensiero storico, finalizzato alla
concezione di un governo ecumenico di Roma, inteso come missione divina e
universale. Per la vastità del sapere e la varietà delle sue
conoscenze,
P. viene considerato, dopo Aristotele, la mente più
universale della Grecia (Apamea di Siria 135 a.C. circa - Rodi 51 a.C.
circa).