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Portogallo.

Stato (92.152 kmq; 10.529.000 ab.) dell'Europa sud-occidentale. Si estende lungo il litorale atlantico della fascia più occidentale della penisola iberica e comprende gli arcipelaghi atlantici delle Azzorre e di Madera; confina a Nord e a Est con la Spagna, a Sud e a Ovest è bagnato dall'Oceano Atlantico. Capitale: Lisbona. Città principali: Porto, Setúbal, Coimbra, Braga, Évora, Funchal, Aveiro, Faro, Ponta Delgada, Castelo Branco. Ordinamento: Repubblica democratica con ordinamento costituzionale dal 1976; dal 1989 il capo dello Stato, presidente della Repubblica, è eletto per cinque anni a suffragio universale; il potere legislativo spetta all'Assemblea nazionale, formata da 230 membri eletti ogni quattro anni a suffragio universale con sistema proporzionale; il potere esecutivo spetta al Consiglio dei ministri con a capo il primo ministro. Moneta: fino al 31 dicembre 2001, escudo; dal 1° gennaio 2002, euro. Lingua: portoghese. Religione: cattolica. Popolazione: è costituita per lo più dai discendenti dei Lusitani, gruppo iberico insediatosi nella regione della Beira Alta nel I millennio a.C., a cui si sovrapposero i Romani e le genti celtiche, celtibere, visigote e arabe; non manca una popolazione di colore proveniente dagli antichi possedimenti coloniali.

GEOGRAFIA

Morfologia: caratterizzato da una notevole varietà morfologica, il territorio portoghese, in quanto estrema porzione occidentale della penisola iberica, ne costituisce la naturale continuazione: le regioni settentrionali (Minho, Trás-os-Montes, Alto Douro e Beira Alta) sono formate dall'orlo occidentale della Meseta Iberica, caratterizzata da rocce granitiche e metamorfiche paleozoiche; queste costituiscono i rilievi principali portoghesi, culminanti nella Serra Estrela (1.991 m), prolungamento del Massiccio Galaico e della Cordigliera Centrale Iberica. Seguono formazioni sedimentarie collinari, arenarie e marne, di origine mesozoica e cenozoica, che scendono dolcemente verso l'Atlantico, costituendo parte della zona litoranea, l'Estremadura, e un arco a Sud, nella regione dell'Algarve. La zona centrale è caratterizzata da una vasta pianura alluvionale, di origine neozoica, formatasi dai detriti del fiume principale, il Tago: qui si estendono le regioni del Ribatejo e dell'Alentejo. Infine le zone costiere sono per lo più basse e sabbiose, rettilinee, interrotte solo dagli estuari fluviali; tuttavia non mancano tratti rocciosi, in corrispondenza delle propaggini montane. ║ Idrografia: i principali fiumi portoghesi hanno origine in territorio spagnolo. Dopo un percorso spesso irregolare, incassati in profonde gole in conformità con le accidentalità tettoniche del Paese, terminano in ampi estuari. Il più importante è il Tago, il cui bacino segna il confine naturale tra la zona montuosa settentrionale e quella pianeggiante centro-meridionale. Quasi interamente navigabile nel tratto portoghese, termina con un profondo estuario, dove sorge Lisbona. Importanti sono anche i bacini del Douro e della Guadiana; il Mondego e il Sado hanno, invece, un bacino totalmente portoghese. Il regime e la portata dipende per lo più dalle condizioni climatiche e, soprattutto, dalle precipitazioni atmosferiche: ne risulta una notevole irregolarità, con alternanze di piene invernali e secche estive. ║ Clima: vista la sua posizione geografica, il P. è soggetto agli influssi atlantici, sia di tipo ciclonico, provenienti da Nord-Ovest, che in autunno apportano umidità soprattutto alle regioni settentrionali, causando frequenti precipitazioni, sia anticiclonici di origine subtropicale, che in estate giungono da Sud-Ovest investendo l'intero territorio, determinando una condizione climatica costantemente di alta pressione con umidità ridotta. Tuttavia, tale influenza oceanica è attiva soprattutto lungo la fascia costiera, dove, il clima è temperato, con escursioni stagionali lievi, ma va diradandosi verso l'interno, dove, in particolare nel Trás-os-Montes e nella Beira Bassa, predomina un clima continentale con inverni lunghi e rigidi ed estati torride. A Sud, invece, nella regione dell'Algarve, il clima è di tipo mediterraneo con inverni miti ed estati con scarse precipitazioni, al limite della siccità.
Cartina del Portogallo

Il palazzo Nazionale a Sinora (Portogallo)


ECONOMIA

La dittatura salazarista aveva ridotto il P. negli anni Settanta del XX sec. in una condizione di arretratezza socio-economica tale da farne il Paese più povero dell'Europa occidentale. Superate le incerte condizioni economiche degli anni Settanta e Ottanta, l'inizio degli anni Novanta vide una notevole inversione di tendenza: il successivo processo di privatizzazione e di liberalizzazione economica, nonché l'ingresso nella CE (1986) aprirono nuove prospettive di sviluppo dell'economia portoghese, sia nel settore primario, sia in quello industriale, sia in quello terziario, con l'ampliamento delle attività imprenditoriali e commerciali. La fine del secondo millennio vide il P. lanciato verso innovazioni tecnologiche e un ulteriore incremento del prodotto interno lordo, già in crescita. ║ Agricoltura: settore primario dell'economia portoghese, nonostante le difficoltà naturali di un terreno non sempre fertile e la tendenza alla siccità di alcune regioni, l'agricoltura occupa circa un sesto della popolazione attiva, a fronte di una percentuale di arativo e colture arborescenti pari a circa il 35% del territorio. Superati i problemi di arretratezza tecnica e organizzativa del passato, la produttività è migliorata, anche se non è riuscita ancora a garantire il totale fabbisogno del Paese. La maggiore ricchezza è costituita dalla vite: la valle del Douro è detta País do vinho e famosa è la produzione del porto; segue, tra le colture principali, quella dell'olivo. Risorse importanti sono la frutticoltura (agrumi, mele, pere) e la cerealicoltura (frumento, mais, segale, avena, orzo). Foreste sono diffuse nella valle del Tago e nel litorale dell'Alentejo: importantissima è la produzione del sughero, per cui il P. è ai primi posti nel mondo. ║ Allevamento: molto diffuso è l'allevamento di ovini e caprini, soprattutto nelle regioni siccitose del Sud, mentre le regioni umide del Nord, ricche di pascoli, sono adatte all'allevamento bovino da latte e da carne. ║ Pesca: risorsa determinante per la popolazione costiera è la pesca (sardine, tonno, acciughe, merluzzi): tra i porti pescherecci ricordiamo Setúbal, Figueira da Foz e Peniche. ║ Industria: negli anni Novanta del XX sec. il settore secondario ha ricevuto nuovo impulso, grazie anche agli investimenti stranieri: più del 30% della popolazione attiva è impegnata nella produzione industriale, che fornisce oltre il 40% del prodotto interno lordo. Accanto all'industria petrolchimica, attivata fin dalla fine degli anni Settanta a Sines, nel Basso Alentejo, e a quella tessile di antica tradizione, caratterizzata da lanifici e cotonifici, sono state incentivate soprattutto l'industria siderurgica e metallurgica, meccanica, elettrica e elettronica. Importanti sono i cementifici, l'industria conciaria, della carta, del vetro e della ceramica (si producono le tipiche piastrelle di maiolica con decorazioni azzurre, dette azulejos). Non mancano le industrie alimentari: oleifici, zuccherifici, birrifici, caseifici, conservifici. ║ Risorse minerarie: notevoli le risorse del sottosuolo, ma non ancora pienamente sfruttate: considerevole è la produzione di pirite cuprifera proveniente dall'Alentejo e del tungsteno delle miniere tra le più ricche d'Europa (Panasqueira nella Beira); si estraggono anche argento, manganese, ferro, piombo, zinco, uranio. Insufficiente, invece, è la produzione di energia: solo il 30% del fabbisogno è coperto dalle centrali idroelettriche, mentre il rimanente è affidato all'importazione di petrolio. ║ Commercio: l'attività commerciale presenta ancora una bilancia in passivo, su cui pesano le importazioni di petrolio, di materie prime in genere e delle derrate alimentari. I principali concorrenti commerciali sono la Spagna, la Francia, la Germania e l'Italia, nonché gli Stati Uniti e l'Angola. Risorsa fondamentale è il turismo.

STORIA

La storia del territorio portoghese non si distingue nell'antichità da quella dell'intera penisola iberica, anche se vi si possono individuare fasi e aree culturali autonome: non mancano attestazioni di siti paleolitici, quale, ad esempio, le pitture rupestri della caverna dell'Escoural, nel distretto di Évora; mesolitico è il materiale archeologico ritrovato lungo le coste atlantiche e neolitici sono i monumenti funerari megalitici, quali dolmen e ciste a galleria. Nel III millennio a.C. la regione dell'estuario del Tago costituì un'area culturale autonoma, grazie allo sfruttamento del rame, probabilmente iniziato da coloni di origine mediterranea; dal XII sec. a.C. al VII sec. a.C. fiorì la cultura dell'Età del Bronzo, affine a quella dell'intera zona atlantica, dall'Inghilterra alla Bretagna e alla costa francese in genere. Il I millennio a.C. fu caratterizzato dalle invasioni celtiche: i Lusitani, popolazione autoctona, ne subirono l'influenza culturale e si ebbe una vasta diffusione dell'uso del ferro; nel II sec. a.C. i Romani riuscirono a insinuarsi a fatica nel territorio lusitano, imponendosi solo dopo lunghe lotte, nel 136 a.C.; nel 25 a.C. divenne insieme ad altre regioni iberiche provincia romana con il nome di Lusitania. Con la caduta dell'Impero romano, la regione lusitana fu invasa da Alani e Svevi, che si stabilirono nella zona settentrionale nei centri di Braga e Portus Cale, quindi dai Visigoti, che fondarono un vero e proprio Regno (secc. VI-VIII d.C.). Con la conquista araba del 711, la zona meridionale, fino al fiume Mondego, entrò sotto il controllo musulmano, con la conseguente diffusione del loro alto grado di civiltà, mentre la zona settentrionale rimase sotto il dominio cristiano, totalmente indipendente dalle ingerenze politiche iberiche. Nell'XI sec. fu avviato dai sovrani di Castiglia e León, Ferdinando I e il figlio Alfonso VI, il processo della reconquista (V.): dapprima occuparono tutta la regione compresa tra il Douro e il Mondego, trasformandola in contea del proprio Regno (contea di Portucale), quindi penetrarono nella vallata del Tago, fino alla foce, occupando Lisbona, Santarém e Sintra. Tuttavia, con la disgregazione del Regno di Castiglia e di León, la contea del P., affidata nel 1095 a Enrico di Borgogna, genero di Alfonso VI, si rese indipendente; quando nel 1114 morì Enrico, la moglie Teresa, nonché figlia naturale di Alfonso VI, si ribellò apertamente al Regno leonese: le ostilità proseguirono con alterne vicende fino al 1139, anno in cui il figlio di Teresa, Alfonso, detto Henríquez, sconfisse definitivamente i Mori nella battaglia di Campo d'Ourique e fu proclamato re sul campo. Ma l'indipendenza e il Regno furono riconosciuti e accettati da Alfonso VII di Castiglia e di León solo nel 1143, grazie alla mediazione dell'arcivescovo di Braga: Alfonso Henríquez, infatti, si era dichiarato vassallo solo del papa Alessandro III, previo pagamento di un censo annuo. Il nuovo sovrano, Alfonso Henríquez, detto Alfonso I il Conquistatore, estese ulteriormente i territori del Regno a danno dei musulmani; la totale riconquista con la conseguente realizzazione della unità territoriale portoghese avvenne nel 1249, sotto Alfonso III, con la conquista dell'Algarve, e il Trattato di Alcañiz del 1297 concluso dal figlio, Dionigi, fissò gli attuali confini territoriali. La dinastia di Borgogna si estinse nel 1383 con la morte dell'ultimo sovrano legittimo, Ferdinando I: prima di lui erano saliti al trono Dionigi (1279-1325), Alfonso IV (1325-1357) e Pietro I (1357-1367), che fortificarono il Regno e l'autorità regia favorendo lo sviluppo della borghesia cittadina, commerciale e marinara, riorganizzando gli ordini militari, istituendo una milizia nazionale e costituendo una potente flotta militare e mercantile sotto la guida del genovese Emanuele Pessagno; anche l'amministrazione giudiziaria fu riordinata e si diede impulso all'attività culturale e letteraria (nel 1290 fu fondata l'università di Lisbona, poi trasferita a Coimbra) e si promossero le prime spedizioni atlantiche: è di questo periodo la scoperta delle Isole Canarie, la cui sovranità fu rivendicata nel 1345. Quando nel 1383 il sovrano di Castiglia, marito di Beatrice, unica figlia di Ferdinando I, tentò di far valere i suoi diritti al trono, la classe mercantile si ribellò e fu acclamato sovrano Giovanni, figlio illegittimo di Pietro I, gran maestro dell'ordine militare di Aviz. Salito al trono nel 1385 con il nome di Giovanni I, sconfisse definitivamente i Castigliani riportando la pace nel 1411; grazie al celebre capitano Nuño Álvarez Pereira, strinse alleanza con gli Inglesi sposando la figlia del duca di Lancaster, Filippa, e fondò così una nuova dinastia, quella di Aviz che si concluse nel 1580. Giovanni I (1385-1433), Edoardo I (1433-1438), Alfonso V (1438-1481), Giovanni II (1481-1495), Emanuele I il Grande (1495-1521) e Giovanni III (1521-1557) condussero una politica accentratrice e assolutistica, sottraendo beni e poteri alla nobiltà. La pubblicazione di codici, quali le Ordinanze Alfonsine del 1466 e le Manueline del 1521, semplificò il diritto medioevale e soppresse gli statuti personali. D'altra parte si perseguì una politica estera di conquista: non mancarono ancora lotte con il Regno castigliano, ma Emanuele I preferì tentare di unificare gli Stati iberici attraverso una serie di matrimoni politici: dapprima sposò Giovanna di Castiglia, quindi Isabella, figlia di Ferdinando e di Isabella di Castiglia; rimasto vedovo, si risposò nel 1500 con un'altra figlia dei sovrani castigliani, Maria, e infine nel 1518, con Eleonora, figlia di Filippo d'Austria e l'erede castigliana, Giovanna la Pazza. Ma la dinastia di Aviz segnò la storia del P. soprattutto perché coincise con il periodo di maggior splendore del Paese, quello delle esplorazioni marittime e delle conquiste d'oltremare che portarono alla creazione del grande impero coloniale: inevitabile doveva essere lo sbocco oceanico del P. se si considera che, data la sua posizione geografica, poteva partecipare solo marginalmente alla politica europea e il difficile sfruttamento agricolo, peraltro insufficiente in rapporto alla crescita demografica, costringeva a cercare altre risorse economiche e territoriali al di là dell'Europa. Le conoscenze geografiche, astronomiche e matematiche furono ereditate dalla tradizione culturale araba e ebraica, mentre le tecniche di navigazione provenivano dai contatti con Genovesi e Veneziani. Le prime grandi scoperte ebbero perciò inizio nel nome di una rinnovata reconquista, per consolidare il potere portoghese contro le ingerenze castigliane e per garantire risorse agricole e metalli preziosi. Così nel 1415, Enrico, detto poi il Navigatore, figlio cadetto di Giovanni I, conquistò Ceuta, sulle coste nord-africane, fondando una base d'appoggio determinante per le successive esplorazioni delle coste africane. Quindi si dedicò a una appassionata attività marittima, fornendo i mezzi necessari e circondandosi di geografi e piloti: i Portoghesi mirarono a istituire porti e basi stabili per l'attività commerciale e per supportare la navigazione atlantica, puntando soprattutto al controllo delle rotte commerciali più che a costituire un dominio politico-territoriale locale nelle regioni raggiunte. Tra il 1418 e il 1420 i Portoghesi scoprirono le Isole di Porto Santo e Madera, poi tra il 1427 e il 1432 scoprirono e occuparono l'arcipelago delle Azzorre, nel 1433 giunsero alle Isole di Capo Verde e l'anno successivo superarono il temuto capo Bojador, procedendo lungo la costa africana fino alla Sierra Leone nel Golfo di Guinea, raggiunta nel 1460, l'anno della morte di Enrico il Navigatore. Ma le esplorazioni marittime non cessarono, anzi le innovazioni navali, quale la costruzione della caravella, dotata di vela quadrata, capace di seguire i venti di bolina, consentì ai Portoghesi di giungere fino al Congo (1484). Tre anni dopo Bartolomeu Dias doppiò il Capo delle Tempeste, da allora detto Capo di Buona Speranza, dando il via alla circumnavigazione dell'Africa e aprendo la rotta per le Indie. L'impresa fu assegnata nel 1497 a Vasco da Gama, che partito da Capo Verde, seguendo gli alisei, fece tappa a Sant'Elena; quindi, doppiato il continente africano, ne risalì le coste orientali, toccando il Mozambico e il Kenya. Poi, sfruttando il monsone di Sud-Ovest, attraversò l'Oceano Indiano sbarcando il 20 maggio 1498 a Calicut, sulle coste del Malabar. L'espansionismo coloniale portoghese poteva così controllare la rotta delle spezie: la flotta armata portoghese, capitanata da Pedro Alvarez Cabral, nel 1501 a Calicut fondò la base commerciale e le spedizioni successive consolidarono il potere portoghese sulla costa occidentale indiana con la costruzione presso Cochin di un primo forte, base dell'impero marittimo portoghese nell'Oceano Indiano, che ebbe dal 1510 il suo centro in Goa e fu affidato al viceré Alfonso d'Albuquerque. Impadronitisi di Ormuz e di Malacca, poterono controllare i mercati musulmani del Golfo Persico, ottenendo così il completo monopolio del commercio delle spezie, soppiantando Venezia e Genova, dal momento che la via di terra attraverso la penisola arabica era preclusa. Nel 1515 giunsero in Giappone, tra il 1521 e il 1522 occuparono le Isole Molucche, quindi le Isole della Sonda, nel 1526 toccarono la Nuova Guinea e probabilmente giunsero fino all'Australia; nel 1557 ottennero il controllo di Macao, in Cina: l'espansione marittima si accompagnava a un'intensa attività missionaria e commerciale, con la fondazione di porti e scali e semplici fortilizi di controllo lungo costa, senza una vera penetrazione territoriale. Nel frattempo nel 1500 Pedro Alvarez Cabral, nel suo viaggio verso l'India, approfittando di una deviazione fortuita causata dagli alisei, giunse sulle coste dell'America Meridionale, il futuro Brasile, prendendone possesso e aprendo la via all'espansione portoghese verso l'Occidente. Anche questa si compiva entro i limiti ammessi dal Trattato di Tordesillas che, stipulato tra Giovanni II e i re cattolici nel 1494, stabiliva che le terre scoperte passate e future dovessero essere ripartite fra Portoghesi e Spagnoli sulla base di una linea di confine, ossia il meridiano posto a 370 leghe a Ovest delle Isole di Capo Verde: tutte le terre a Est di questo appartenevano ai Portoghesi. L'apice della potenza portoghese si raggiunse sotto il Regno di Giovanni III, ma le reazioni degli altri Paesi europei di fronte al predominio commerciale portoghese e le successive lotte dinastiche interne segnarono l'inizio della decadenza: morto nel 1578 il giovane Sebastiano, nel 1581 il sovrano di Spagna, Filippo II, figlio di Isabella di P., fece valere i propri diritti al trono portoghese, arrivando a realizzare quella unione dei Regni iberici tanto vagheggiata da Emanuele I, ma che vide il P. sottomesso alla Spagna. Il dominio spagnolo durò sino al 1640 e costò al P. la perdita di gran parte del proprio Impero coloniale a vantaggio dell'Olanda e dell'Inghilterra, in guerra con la Spagna. Dopo la sollevazione del 1640 e la proclamazione dell'indipendenza, sotto la sovranità di Giovanni IV (1641-56), già duca di Braganza e discendente illegittimo degli Aviz, il P. si impegnò a lungo nella lotta contro la Spagna, riuscendo a riottenere il definitivo riconoscimento della propria autonomia nel 1688, con il Trattato di Lisbona. Nell'ambito coloniale, i Portoghesi riuscirono a sconfiggere gli Olandesi, riconquistando i più importanti territori d'America (Brasile) e d'Africa (Angola), ma senza toccare più la straordinaria potenza di un tempo, essendo ormai perso il monopolio delle spezie: il P. dovette definitivamente adattarsi al ruolo di potenza secondaria e, con il Trattato di Methuen del dicembre 1703, entrò nell'orbita dell'Inghilterra. L'equilibrio interno fu invece assicurato dal conservatorismo illuminato del Regno di Giuseppe I (1750-77) grazie alle riforme realizzate dal primo ministro, marchese di Pombal. Questo periodo di conservatorismo illuminato si protrasse sino alla conquista napoleonica nel 1807, quando la regina Maria I (1777-1816), inferma di mente, e il principe reggente Giovanni si rifugiarono in Brasile, rimanendovi anche dopo la liberazione del P. ad opera della flotta inglese (1816). Solo la rivoluzione liberale scoppiata a Porto nel 1820 indusse Giovanni VI (1816-26) a rientrare in patria e ad approvare la Costituzione, mentre suo figlio Pietro si proclamava imperatore del Brasile, sancendo l'indipendenza della colonia. Nel 1823 la Costituzione venne abolita e seguì un periodo di reazione assolutista, contrassegnato dalle rivalità dinastiche tra i discendenti di Giovanni VI, protrattosi sino al 1833, quando poté insediarsi sul trono Maria II, figlia di Pietro, imperatore del Brasile. Sotto i suoi discendenti, gli ultimi sovrani della dinastia di Braganza, Pietro V (1853-61), Luigi I (1861-89), Carlo I (1889-1908), si perseguì nuovamente una politica coloniale per compensare la perdita del Brasile, consolidando i possedimenti africani in Angola e Mozambico. In politica interna la Monarchia costituzionale incontrò l'opposizione delle correnti repubblicane e socialiste. All'inizio del secolo, con la fondazione del Centro Regenerador Liberal, il Partito conservatore di J.F. Franco Pinto, l'opposizione repubblicana divenne più forte, soprattutto quando Pinto, assumendo la presidenza del Consiglio nel 1906, instaurò una dittatura personale. L'istituzione del Governo dittatoriale, infatti, provocò la resistenza anche delle correnti monarchiche liberaleggianti, accrescendo la forza dell'opposizione repubblicana. La situazione precipitò dopo l'assassinio di Carlo I e del principe ereditario, nel febbraio 1908. Manovrato dai circoli più reazionari, il giovane Emanuele II, salito al trono non ancora diciannovenne, credette di poter rafforzare la propria posizione, accentuando l'assolutismo paterno e sostituendo Pinto con l'ammiraglio F.J. Ferreira do Amaral, ma fu travolto dalla rivoluzione repubblicana dell'ottobre 1910. Sotto il Governo provvisorio di J.F.T. Braga, fu istituita un'Assemblea Costituente che promulgò una nuova carta costituzionale, decisamente liberale, ed elesse presidente della Repubblica M. de Arriaga. Tuttavia, il movimento repubblicano mancava di una vera forza di coesione e i suoi contrasti interni non consentirono di assicurare uno stabile equilibrio politico al Paese: le differenti correnti si frantumarono in tre partiti, l'unionista di centro, guidato da M.B. Camacho, il democratico o progressista, capeggiato da A. da Costa e l'evoluzionista o moderato, diretto da J. de Almeida. Più unita si presentava invece la destra, raccoltasi attorno al movimento Integralismo lusitano. Gli anni successivi non videro migliorare né la difficile situazione politica interna, né quella economica, che al contrario divenne ancora più incerta a causa degli sforzi bellici sostenuti con l'entrata in guerra del 1916. Ne seguirono disordini, sommosse e pronunciamenti militari di destra, finché nel maggio del 1926 si giunse alla marcia su Lisbona capeggiata dal generale M. de Oliveira Gomes da Costa, che costituì una giunta militare e istituì la dittatura. Tuttavia, ben presto fu destituito dal potere e sostituito dal generale A.O. de Fragoso Carmona, eletto presidente della Repubblica nel 1928 e rimasto in carica fino alla morte, nel 1951. Sempre nel 1928 venne chiamato al ministero delle Finanze l'economista cattolico Antonio de Oliveira Salazar, che attraverso una rigida pressione fiscale e un drastico taglio della spesa pubblica riuscì a risanare le finanze del Paese. Ne acquisì notevole prestigio, rivelandosi presto l'uomo forte del regime e arrivando ad assumere la direzione della politica portoghese. Divenuto ufficialmente capo del Governo nel 1932, Salazar istituì un regime corporativistico accentrando su di sé ogni potere, presentò la nuova dittatura come Estado novo, ma di fatto costrinse il Paese all'immobilismo. Nel 1934 sciolse i partiti politici, mantenendo solo quello filofascista dell'União Nacional, restituì alla Chiesa cattolica i beni confiscati dal Governo repubblicano, evitò ogni tentativo di sommossa grazie alla censura e alla istituzione di una polizia politica (PIDE). In politica estera sostenne il regime franchista spagnolo ma, nonostante l'affinità ideologica con i regimi fascisti, durante la seconda guerra mondiale il Governo portoghese tenne fede alla secolare amicizia con la Gran Bretagna e, pur avendo ufficialmente dichiarato la neutralità del P., nel 1943 concesse alle forze britanniche basi nelle Azzorre e a Timor. Nel 1949 il P. entrò a far parte della NATO e nel 1955 fu ammesso all'ONU. Nel clima di riassetto generale del dopoguerra, il regime salazariano non subì in realtà alcuna scossa: l'immobilismo interno non mutò dopo la morte di Carmona, quando fu nominato presidente il generale F. Craveiro Lopez. Assai più movimentate furono le elezioni presidenziali del 1958 in cui, al candidato del regime, l'ammiraglio Amerigo Tomás, il Fronte nazionale democratico oppose il generale Humberto Delgado (assassinato nel febbraio 1965), che riportò il 23% dei voti. La risposta che il Governo salazariano diede all'opposizione fu una serie di arresti e una riforma della Costituzione in senso restrittivo: l'elezione del presidente della Repubblica venne affidata all'Assemblea nazionale. Nel frattempo Salazar, per migliorare l'arretrata condizione economica, varò due piani quinquennali di sviluppo per l'agricoltura e l'industria; rimasero senza effettivi risultati, dal momento che per mantenere l'impero coloniale occorreva far fronte a spese militari sempre più ingenti. Infatti, all'immobilismo interno cominciò a contrapporsi la lotta armata dei movimenti di liberazione nazionale nelle colonie africane: i fermenti nazionalistici sfociarono in lotta aperta dapprima in Angola (1961), poi in Mozambico e in Guinea (1963); nello stesso periodo il P. perse i possedimenti di Goa, Diu e Damão. L'aggravarsi della situazione economica e sociale interna e la guerra lunga e sanguinosa iniziarono a destabilizzare il regime. Il passaggio del potere dal vecchio Salazar, colpito da emorragia cerebrale nel 1968, a Marcelo Caetano non comportò la svolta decisiva che si attendeva dopo 40 anni di regime salazariano: infatti, le aperture democratiche del nuovo regime si limitarono a una riforma elettorale, che estendeva il voto alle donne, lasciando però integra la discriminazione per gli analfabeti, così da precludere il voto a circa il 30% della popolazione metropolitana e alla grande maggioranza di quella africana. Questa discriminante, aggiunta a varie altre limitazioni, consentì di mantenere rigorosamente ristretto l'elettorato che, nelle elezioni dell'ottobre 1969, vinte dal partito governativo, Unione Nazionale, con oltre l'88% dei voti espressi, non risultò superiore al 20% della popolazione. Nonostante l'abilità personale di Caetano, il cambiamento di stile e le concessioni marginali per fornire al regime una patente di liberalismo, neppure negli anni seguenti avvenne una rottura col passato salazariano, mentre andò facendosi sempre più critica la situazione nei territori africani, tanto da portare alla proclamazione unilaterale dell'indipendenza della Guinea-Bissau, riconosciuta dall'ONU nel novembre 1973. Neppure le elezioni del 28 ottobre 1973 determinarono una svolta, poiché la lista dell'opposizione democratica, presentata come alternativa al partito di regime, venne ritirata in segno di protesta contro le limitazioni imposte dalle autorità, così che l'Assemblea nazionale eletta risultò composta da 150 deputati, appartenenti tutti alla lista governativa. Scioperi e manifestazioni studentesche denunciarono l'intollerabilità della situazione; anche la Chiesa iniziò a criticare il regime e persino nell'esercito si fece sentire l'esigenza di un mutamento radicale di rotta. Nei primi mesi del 1974 un libro scandaloso del generale Antonio de Spínola, Il Portogallo e il suo futuro, propagandò la tesi della impossibilità di una vittoria militare in Africa; e il 25 aprile il Movimento dei capitani guidò le forze armate a un colpo di Stato incruento, la cosiddetta rivoluzione dei garofani. Rovesciata la dittatura, una Giunta nazionale iniziò subito la restaurazione dei diritti civili, con la liberazione dei prigionieri politici, l'abolizione della censura, la legalizzazione di tutti i partiti. In campo economico, il Governo provvisorio nazionalizzò banche e assicurazioni, industrie metallurgiche e petrolifere. Quanto alle colonie sul suolo d'Africa (Angola, Mozambico, São Tomé), raggiunsero tutte l'indipendenza nell'arco di un anno e mezzo. Le forze democratiche si erano però intanto scisse in due tronconi, e quello moderato nel marzo 1975 tentò un colpo di Stato, fallito il quale il generale Spínola, coinvolto, fu costretto all'esilio. Le libere elezioni dell'aprile 1975 per l'Assemblea Costituente videro un altissimo afflusso alle urne: la nuova legge, difatti, estendeva il diritto di voto agli analfabeti e ai maggiori di 18 anni, triplicando d'un colpo il numero degli elettori. La maggioranza relativa andò al Partito socialista di Mario Soares (35% dei voti), seguito dai socialdemocratici (24%), dal Partito comunista guidato da Alvaro Cunhal (15%), dai cattolici di destra (7,5%). La nuova Costituzione entrò in vigore nell'aprile 1976; nel giugno dello stesso anno, primo presidente della seconda Repubblica portoghese diventava il generale Antonio Dos Santos Ramalho Eanes, che affidava al leader socialista Soares l'incarico di formare il nuovo Governo. Grosse rivalità politiche e difficoltà economiche di ogni tipo costrinsero Soares alle dimissioni nel luglio 1978. Astro in ascesa fu Francisco Sá Carneiro, leader del Partito socialdemocratico, perno della coalizione di centro-destra Alleanza democratica, trionfatrice nelle elezioni del dicembre 1979 e dell'ottobre 1980 per il rinnovo del Parlamento. Nel dicembre dello stesso anno, nel corso della campagna elettorale per le elezioni presidenziali, Sá Carneiro e il ministro della Difesa Amaro da Costa perirono in un incidente aereo che la destra attribuì a un complotto comunista. Subito dopo le elezioni (7 dicembre), contrassegnate dalla vittoria di Eanes contro il candidato di Alleanza democratica, il generale Soares Carneiro, la formazione del nuovo Governo venne affidata a Francisco Pinto Balsemão, di tendenza social-liberale, appartenente all'area di Alleanza democratica. Dopo pochi mesi, Balsemão fu costretto a rassegnare le dimissioni per i contrasti sorti tra moderati e oltranzisti all'interno del suo stesso partito e gli venne riaffidato l'incarico di formare un nuovo Governo nel settembre 1981. Nell'ottobre 1982 entrarono in vigore, nonostante la netta opposizione di Eanes, le modifiche alla Costituzione approvate dall'Assemblea nazionale, che ponevano termine alla tutela dei militari sulla vita politica, abolivano il Consiglio della rivoluzione e limitavano fortemente i poteri del presidente della Repubblica. Dopo le elezioni amministrative del dicembre 1982, che decretarono una secca sconfitta per Alleanza democratica, Balsemão si dimise dalla carica di primo ministro e venne sostituito da Victor Crespo Pereira. Un mese dopo (gennaio 1983) il presidente Eanes sciolse l'Assemblea nazionale e indisse nuove elezioni per l'aprile successivo, che decretarono la vittoria del Partito socialista di Soares, al quale fu affidato l'incarico di formare un nuovo Governo di coalizione con i socialdemocratici, che ottenne la fiducia della nuova Assemblea nazionale. Nel 1984, decennale della rivoluzione dei garofani, nel P. quasi allo stremo economico ricomparve lo spettro della tentazione autoritaria: un movimento di estrema sinistra, Forze popolari-venticinque aprile, rivendicò una serie di attentati in tutto il Paese. La risposta delle forze governative fu pronta: Soares presentò un pacchetto di misure straordinarie e nel corso di una vasta operazione di polizia venne arrestato anche Otelo de Carvalho, sotto l'imputazione di essere uno dei mandanti delle azioni terroristiche. Il 1985 fu segnato da due avvenimenti: i negoziati per avviare l'entrata del P. nella Comunità Europea, realizzatasi l'anno successivo, e in ottobre le elezioni anticipate, causate dal mancato appoggio a Soares dei socialdemocratici. Per i socialisti l'esito fu disastroso: furono sorpassati dai sostenitori dell'ex presidente della Repubblica Ramalho Eanes, che si candidò anche per le presidenziali del 1986. Queste ultime, avvenute il 16 febbraio, suggellarono però la grande opera di mediazione di Soares che, candidatosi a sua volta, riuscì a ottenere i voti preferenziali di comunisti e socialdemocratici. Eanes, sconfitto, uscì definitivamente dalla scena politica; nuovo primo ministro fu Anibal Cavaco Silva, che affrontò i problemi più urgenti applicando tutte le teorie della destra: drastico taglio della spesa pubblica, restituzione agli imprenditori della libertà di licenziamento, apertura sui mercati europei. Nella primavera del 1987 una mozione di sfiducia firmata da socialisti, comunisti e Rinnovamento democratico rimandò i Portoghesi, per l'ennesima volta, alle urne. I socialdemocratici di Cavaco Silva balzarono dal 30 al 51%, i socialisti si mantennero sul 22%, crollarono i comunisti, i democristiani e i seguaci di Eanes. Cavaco poté così formare un Governo monocolore, il cui programma prevedeva la revisione della Costituzione e la riprivatizzazione delle industrie. Per quanto riguarda la politica estera, i negoziati con la Repubblica popolare cinese del 1987 portarono a un accordo per il trasferimento di Macao sotto controllo cinese a partire dal dicembre 1999. Il 1988 risultò politicamente più stabile, tanto che il P. poté tornare a impegnarsi nel processo di avvicinamento all'Europa, cercando di aumentare il reddito nazionale lordo, il più basso della UE, e di diminuire gli altissimi tassi di analfabetismo e mortalità infantile. I successivi accordi tra i socialdemocratici di Cavaco Silva e i socialisti del capo dello Stato Soares consentirono ampi miglioramenti economici e le elezioni legislative del 1991 confermarono la maggioranza dei socialdemocratici. Negli anni successivi i due partiti cessarono la politica di collaborazione, tornando a fronteggiarsi a fasi alterne, finché le impopolari scelte economiche e la denuncia di frequenti casi di corruzione condussero il Partito socialista alla vittoria delle elezioni legislative dell'ottobre del 1995; si costituì quindi un Governo monocolore guidato dal leader socialista António Guterres, che mantenne l'incarico anche dopo le elezioni del 1999. Eletto alla presidenza dell'Internazionale socialista nel novembre del 1999, il premier portoghese svolse il turno di presidenza dell'Unione Europea nel primo semestre del 2000, distaccandosi temporaneamente dalle vicende politiche interne, agitate dalla crisi dei due maggiori partiti della sinistra moderata, il Partito socialista e il Partito socialdemocratico. Quest'ultimo in particolare non riuscì a comporre i forti dissidi e subì un'altra cocente sconfitta nelle elezioni presidenziali del gennaio 2001, che confermarono alla massima carica dello Stato il socialista Jorge Sampaio. Nel 1998 il P. entrò nell'Unione monetaria europea. Nel corso del 1999 il Paese affrontò il difficile problema dell'indipendenza del Timor Est, ufficialmente ancora sotto il controllo portoghese, di fatto occupato dall'Indonesia. Nel mese di maggio, dopo sedici anni di trattative, i due Stati siglarono un accordo sul futuro timorese che portò nell'agosto successivo a una consultazione refendaria risoltasi con la scelta indipendentista dell'ex colonia portoghese occupata e annessa da Giacarta nel 1976. Le elezioni presidenziali del 2001 confermarono alla presidenza il socialista Sampaio. In marzo, in seguito al crollo di un ponte sul fiume Douro, nel Nord del Paese, nel quale morirono oltre 70 persone, il ministro dei Lavori Pubblici rassegnò le dimissioni. Le elezioni amministrative tenutesi a dicembre decretarono la pesante sconfitta del Partito socialista e provocarono le dimissioni del primo ministro Guterres e lo scioglimento del Parlamento. Due anni di crisi economica e un PIL al di sotto della media europea crearono un clima di sfiducia nei confronti della classe politica da parte degli elettori, che disertarono le urne in massa. Le elezioni politiche del marzo 2002 furono vinte da José Manuel Durão Barroso, leader di una coalizione di centro-destra, che pose come obiettivi centrali della sua politica i tagli alla spesa pubblica, le privatizzazioni e la riduzione del carico fiscale. Intanto dal 1° gennaio 2002 diventò moneta ufficiale l'euro. Nel giugno 2004 si tennero le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, che premiarono il Partito socialista, e nel mese di luglio il primo ministro Barroso rassegnò le dimissioni; fu designato nuovo premier il leader del Partito socialdemocratico Pedro Santana Lopes. Le elezioni legislative anticipate del febbraio 2005 segnarono una netta vittoria (121 seggi su 230) del Partito socialista di Josè Socrates e, dopo soli tre anni di governo, costrinsero all'opposizione la coalizione di centro-destra. Il segretario generale del Partito socialista, José Socrates, sostituì alla guida dell'esecutivo Santana Lopes. Il debito pubblico al di sopra dalla soglia richiesta da Bruxelles e il conseguente avvio di una procedura contro il P. da parte della Commissione Ue costrinsero il governo socialista di Socrates ad avviare una politica di austerità, aumentando le tasse e operando tagli allo Stato sociale. Come prima reazione il partito socialista perse parecchie posizioni nelle elezioni amministrative dell'autunno 2005, in cui il centrodestra conquistò i tre comuni principali del Paese (Lisbona, Oporto e Sintra), e alle presidenziali del gennaio 2006 si impose il candidato di destra Anibal Cavaco Silva, ex primo ministro e leader storico del Partito socialdemocratico. Il P. si trovò quindi alle prese con una insolita coabitazione: il socialista José Socrates a capo del governo e l'esponente di destra Cavaco Silva alla presidenza.

LETTERATURA

La letteratura lusitana nacque nel XII sec., quando fiorì la lirica gallego-portoghese, raccolta per lo più in tre canzonieri e rimasta in auge fino al XIV sec.: affine per tematiche e stile a quella provenzale, cantata dai raffinati trovatori di corte, tra i quali spicca lo stesso sovrano Dionigi, tale lirica cortese comprendeva le cantigas de amor, de amigo, de escarnho, ossia i versi d'amore rivolti alla nobildonna, le canzoni dell'amico ovvero liriche di cui l'amato attribuiva la composizione alla sua dama, e i versi di scherno e maldicenza. Il Quattrocento e il Cinquecento videro la sperimentazione e la diffusione dello stile petrarchesco e italiano in genere: F. Sá Miranda introdusse il sonetto, la canzone, l'ode e l'epistola metrica, e si raggiunse una espressione letteraria aulica e raffinata, nel pieno rispetto dei canoni classici. Nello stesso periodo fu elaborato il genere drammatico: celebri sono i drammi religiosi e morali di Gil Vicente, ispirati alle tradizioni popolari, e le tragedie classicheggianti di A. Ferreira. Già nel Trecento la prosa portoghese rivelò la sua alta letterarietà nelle traduzioni, nei trattati didattici e morali e nelle cronache, ma raggiunse il massimo prestigio nel periodo successivo, quando con l'avvento delle grandi scoperte geografiche e delle imprese navali, si diffuse il genere narrativo storico-geografico, con le relazioni dei viaggi, le memorie degli avventurieri, i resoconti picareschi delle scoperte. Celebri sono le Decadi dell'Asia di João de Barros, Il soldato pratico di Diogo de Couto, Racconti dell'India di Gaspar Correia, il tragico realismo della raccolta Storia Tragico-Marittima e la grottesca Peregrinazione di F. Mendes Pinto. Colui che meglio sintetizzò le caratteristiche dei vari generi letterari del XVI sec., nonché supremo poeta nazionale portoghese, fu Luis de Camões (1524 circa - 1580), che nel 1572 concluse il poema Lusiadi, in 10 canti, in ottave, esempio di raffinata classicità linguistica, modellato sulla tradizione omerica, virgiliana e cavalleresca, in particolare ariostesca, che cantò l'impresa di Vasco da Gama, dando voce alle inquietudini religiose, nostalgiche e guerriere del popolo portoghese. L'opera di Camões diventò modello imprescindibile della letteratura manieristica successiva, fino agli sviluppi barocchi di cui troviamo testimonianze nelle raccolte tardive, quali La Fenice risorta e Il postiglione di Apollo. Nel 1756 fu fondata l'Arcadia Ulissiponense, che reagì agli eccessi barocchi proponendo un ritorno alla poesia misurata classicista. Sul finire del XVIII sec., la prorompente personalità di M.M. Barbosa du Bocage preannunciò con la sua poesia l'imminente eruzione romantica. Ma il Romanticismo in P. maturò attraverso l'esperienza inglese e francese di J.B. de Almeida Garrett: il suo poema Camões è una sorta di manifesto del movimento romantico portoghese. Si sperimentarono così i generi romantici della tragedia storica e del romanzo storico, intesi come strumenti letterari per recuperare una identità nazionale e una coscienza sociale. Tra i romanzieri ricordiamo J. de Herculano, J. de Andrade Corvo e soprattutto, nella seconda metà del XIX sec., C. Castelo Branco che con la sua scelta letteraria naturalistica, affine a quella francese, aprì la via ai romanzi veristi di J.M. Eça de Queirós. Al contrario, voce del dissidio romantico, che anticipò e introdusse la poesia simbolista, fu Antero de Quental, poeta azzorriano morto suicida nel 1891, vittima del suo stesso doloroso pessimismo e della sua profonda angoscia esistenziale. E. de Castro accolse tale messaggio e lo rielaborò alla luce dell'esperienza decadente francese, introducendo in P. la lirica simbolista. Il migliore esponente di tale corrente letteraria fu C. Pessanha, vissuto a lungo in Oriente, la cui opera Clessidra influenzò la poesia di F. Pessoa e di Sá Carneiro. Il primo Novecento fu caratterizzato anche dal Saudosismo, il movimento letterario che definiva come caratteristica dello spirito nazionale portoghese il sentimento della saudade, una condizione dell'anima mista di nostalgia e di desiderio; tra i suoi esponenti principali fu T. de Pascoaes, mentre suo organo di diffusione letteraria fu la rivista "A Águia". Un'altra corrente letteraria della prima metà del Novecento fu il Modernismo, legato alle riviste "Orpheu", "Presença" e "Athena", e rappresentato da F. Pessoa, M. de Sá-Carneiro, A.J. Branquinho de Fonseca: si orientò verso l'esperienza psichica, in opposizione a qualunque accademismo, Simbolismo compreso. Nel 1941 la rivista "Novo cancioneiro" inaugurò un'inversione di tendenza, promuovendo una poesia di carattere sociale e neorealista. Queste furono, quindi, le due direttrici secondo cui si sviluppò la letteratura portoghese nella seconda metà del Novecento: quella di un realismo crudamente riproduttore di condizioni umane e sociali proprie soprattutto del suburbio agricolo o paraindustriale con, ad esempio, le opere di A. Casais Monteiro, M. Torga, A. Rodrigues, e quella di un misticismo tra il messianico e il surrealista, ora espressa attraverso una lirica ermetica come quella di J. de Sena, E. de Andrade, ora nella ricerca espressiva di una purezza poetica primigenia come fecero J. Regio e M. Cesariny de Vasconcelos. Tra i narratori affermatisi dopo il 1974 ricordiamo J. Saramago e A. Lobo Antunes, accomunati da una cruda e agghiacciante visione della realtà, dove, tuttavia, tra il sarcasmo e il grottesco, emerge quell'anelito metafisico in cui si scioglie e si disintegra ogni assurdità storica.

ARTE

Scarse sono le testimonianze artistiche anteriori all'XI sec.: dell'architettura visigota del VII sec. rimangono rare tracce e gli unici esempi di architettura araba sono i resti del Castello dos Mouros a Sintra e del Castello di Mértola. Soltanto a partire dal periodo romanico si può parlare di un'architettura propriamente portoghese, soprattutto nella regione nord-occidentale: ne sono esempi le splendide cattedrali di Porto, Braga, Coimbra, Lisbona e Évora. Con il diffondersi degli ordini monastici furono fondati i complessi dei monasteri: celebre e grandioso è quello gotico di Santa Maria da Vitória a Batalha. La pittura assunse una propria peculiarità espressiva e tecnica solo nei secc. XV-XVI, ma non mancarono le influenze fiamminghe, mentre scultura e architettura subivano l'influenza rinascimentale italiana: una commistione di elementi architettonici e figurali italo-potoghesi si ritrova nel monastero dos Jerónimos de Belém a Lisbona del 1502-15 e del 1545, e nella torre di Belém del 1515-20. È questo lo stile manuelino, in cui strutture gotiche si mescolano ai simboli della casa d'Aviz di Emanuele I, a motivi floreali e marittimi, con evidente riferimento ai viaggi oceanici. Il Barocco fu segnato dal proliferare dell'architettura religiosa, soprattutto nei possedimenti portoghesi (India, Brasile e Azzorre). Nel 1755, dopo le distruzioni provocate dal terremoto, fu attuato un piano urbanistico di Lisbona, su progetto di E. dos Santos de Carvalho, di sapore neoclassico; notevoli sono il Palazzo reale di Queluz e la basilica di Estrela a Lisbona. A Porto si diffuse invece un'architettura anglo-palladiana, influenzata dal gusto dei commercianti inglesi. Il Romanticismo fu caratterizzato da un rinnovato interesse per la natura, soprattutto dei paesaggi pittorici. Nel 1842 l'architetto italiano F. Lodi progettò e costruì il Teatro nazionale di Lisbona. L'immobilismo artistico della seconda metà del XIX sec. fu ridestato nel 1915 dal movimento futurista, che rivendicò le istanze nazionalistiche e si oppose al logorante accademismo. Gli anni Trenta furono caratterizzati da un'arte monumentale e da forme classiche, che assecondarono l'ideologia del regime; tuttavia nel secondo dopoguerra artisti impegnati nella lotta alla dittatura diedero vita a diversi movimenti, quali quello neorealista di J. Pomar, quello surrealista di M. Vespeira e F. Azevedo, fino a giungere, grazie all'influenza europea, all'astrattismo lirico degli anni Cinquanta di J. Vieira e M. Baptista. Importante fu l'attività artistico-culturale svolta negli anni Sessanta da C. Gulbenkian con l'istituzione dell'omonima fondazione.