Stato (312.685 kmq; 38.174.000 ab.) dell'Europa centro-orientale. Confina a
Nord-Est con la Russia e la Lituania, a Est con la
Bielorussia e l'Ucraina, a Sud con la Slovacchia e la Repubblica Ceca, a Ovest
con la Germania e si affaccia a Nord sul Mar Baltico. Capitale: Varsavia.
Città principali: Lodz, Cracovia, Breslavia, Lublino, Gdynia,
Bytom, Gliwice, Poznan, Katowice, Danzica. Ordinamento: Repubblica parlamentare.
La funzione legislativa e il controllo sul Governo competono all'Assemblea
nazionale, costituita da una Camera (
Sejm) di 460 membri e da un Senato
di 100 membri, eletti a suffragio universale. Capo dello Stato è il
presidente della Repubblica, eletto per cinque anni per suffragio diretto. Membro della NATO
dal 1999, la
P. nel 2004 è entrata nell'Unione Europea.
Dal punto di vista amministrativo la
P.
dal 1° gennaio 1999 è suddivisa in 16 voivodati. Ogni voivodato ha un proprio organo parlamentare,
un rappresentante e un presidente di ministri. Moneta:
nuovo złoty. Lingua ufficiale: polacco; esistono minoranze
tedesche, ucraine e bielorusse. Religione: cattolica; ci sono minoranze
ortodosse, protestanti, israelitiche. Popolazione: contraddistinta nel corso
della storia da profonde modificazioni nella sua composizione etnica, la
popolazione polacca, di origine slava, a partire dal Medioevo fu caratterizzata
da una massiccia presenza di genti germaniche e di Ebrei stanziatisi nelle
maggiori città. Lituani, Ucraini e Russi affluirono nelle regioni
orientali del Paese. Le vicissitudini belliche determinarono massicci esodi di
Ebrei, nonché lo sterminio di oltre 6.000.000 di persone. Dopo la seconda
guerra mondiale più di 2.000.000 di Tedeschi furono espulsi dalla Slesia
e sostituiti con popolazione polacca. Attualmente esigue risultano le minoranze
straniere, di Tedeschi, Ucraini, Russi
Bianchi.
GEOGRAFIAMorfologia:
dal punto di vista morfologico, si distinguono alcune grandi regioni: a Nord la
fascia costiera, pianeggiante e sabbiosa, comprendente le insenature del Golfo
di Danzica e di Pomerania, rispettivamente alle foci della Vistola e dell'Oder;
la zona lacustre e collinosa della Masuria e Pomerania, ricoperta di foreste,
con rilievi morenici poco elevati; la fascia delle pianure centrali,
comprendenti il bassopiano della Grande
P. a Ovest, il bassopiano della
Masovia a Est, attraversato dalla Vistola e dai suoi affluenti, e la pianura
della Podlachia, a Nord-Est, al cui interno si trova il parco nazionale di
Bialowieza. A Sud si estende una fascia montuosa costituita dai rilievi dei
Sudeti e dei Carpazi, che raggiungono le vette maggiori con il Karkonosze (1.605
m), il Babia Gora (1.725 m), i Tatra (2.499 m). ║
Idrografia: una
fitta rete di corsi d'acqua caratterizza l'intero territorio. I bacini dei
maggiori fiumi, la Vistola (1.087 km) e l'Oder che, originatosi sul versante
polacco dei Sudeti, scorre in territorio polacco per 780 km, coprono con i loro
affluenti quasi per intero la regione. In gran parte navigabili, sono collegati
attraverso canali artificiali alla rete fluviale della Germania, dell'Ucraina e
della Bielorussia. Oltre 9.000 laghi coprono circa l'1% del Paese. ║
Clima: caratterizzato da forti escursioni annue, maggiori procedendo
verso Est, prevede inverni rigidi ed estati calde, con una scarsa
piovosità. Modesta è l'influenza mitigatrice del Mar Baltico. La
vegetazione è caratterizzata da foreste di pini nella parte occidentale e
di conifere a Nord-Est, mentre a Sud prevale la steppa.
Cartina della Polonia
Varsavia: il palazzo della Cultura
Scorcio di Cracovia
ECONOMIADopo le
politiche di pianificazione economica e territoriale del dopoguerra,
sviluppatesi attraverso periodici piani quinquennali, e caratterizzate da una
forte centralizzazione, a partire dalla fine degli anni Ottanta è
iniziata una complessa fase di transizione del sistema di produzione, in vista
di una riconversione del settore dell'industria pesante e della privatizzazione
di diversi comparti produttivi. Il Paese è diventato in pochi anni uno
dei più dinamici dell'ex blocco comunista. Dopo diversi anni di costante
crescita, verso la fine degli anni Novanta l'economia ha tuttavia subito una
decelerazione, che ha indotto il Governo ad avviare una vigorosa riforma. La
riduzione della spesa sociale e soprattutto l'avvio della ristrutturazione di
alcuni settori pubblici, che prevede il taglio di più di centomila posti
di lavoro, ha perciò favorito il nascere di un ampio movimento di
protesta. L'agricoltura rappresenta un settore notevole dell'economia: il
territorio arabile costituisce più del 45% del totale, e circa il 20%
della popolazione attiva è occupata nel ramo. Prevalente è la
piccola proprietà, che rappresenta circa il 75% delle terre coltivabili.
La quota residua delle aree arabili appartiene a circa 5.000 imprese statali,
mentre quasi insignificante è il numero delle cooperative di produzione.
Le colture prevalenti sono quelle dei cereali e della patata. Prodotto
cerealicolo principale è la segale per la quale la
P. è il
secondo produttore mondiale dopo la Russia; ugualmente rilevante è la
produzione di avena, frumento, orzo e mais. La patata rappresenta l'alimento
fondamentale nel Paese. Fra le colture industriali alta è la produzione
di barbabietola da zucchero, lino, colza e tabacco. Nonostante le foreste
coprano il 25% del territorio, poco rilevante risulta la produzione annua di
legname. Consistente l'allevamento del bestiame, soprattutto di suini. In
crescita è il settore della pesca (in prevalenza merluzzi e aringhe). La
P. possiede uno dei più ricchi bacini carboniferi d'Europa,
ubicato nell'Alta Slesia, oltre ai giacimenti di Walbrzych, Lublino e Nowa Ruda,
che consentono una notevole produzione annua, collocando il Paese fra i primi
produttori del mondo. Fra le molte altre risorse minerarie si annoverano gas
naturale, lignite, piombo, zinco, nichel, zolfo e salgemma. Modesta e
insufficiente al fabbisogno interno è la produzione di petrolio,
concentrata nelle zone di Krosno e Sandomierz. L'energia elettrica è in
gran parte di origine termica; in seguito al disastro di Chernobyl sono stati
bloccati i programmi di realizzazione di centrali nucleari lungo il litorale
baltico. Il comparto industriale partecipa per circa il 60% alla formazione del
PIL, impiegando il 40% della popolazione e rappresentando il cardine economico
del Paese. Fondamentale impulso all'industrializzazione della
P., Paese a
originaria vocazione agricola, diedero i piani pluriennali postbellici,
allineati con quelli degli altri Stati socialisti, che indirizzarono gli
investimenti nazionali verso l'industria pesante. Lo sviluppo dei terminali sul
Baltico e la ricostruzione dei cantieri navali di Danzica e Stettino, con la
modernizzazione del complesso di Czestochowa, costituirono la base per il
decollo dell'industria siderurgica e meccanica. Attualmente il settore
siderurgico produce circa 10.000.000 di t di acciaio annue, prevalentemente
nella Slesia o nel complesso di Nowa Huta presso Cracovia. La grande
disponibilità di risorse carbonifere e di minerali metallici ha favorito
lo sviluppo metallurgico che impiega sia risorse locali che bauxite
d'importazione. Le tre principali conurbazioni industriali sono costituite
dall'Alta Slesia (Katowice, Cracovia, Czestochowa), dalla regione di Varsavia e
dall'area cantieristica settentrionale (Danzica, Stettino, Gdynia). L'industria
meccanica, localizzata nelle grandi città, produce macchinari ferroviari,
macchine agricole, autovetture (sfruttando accordi con aziende straniere, fra
cui la FIAT, che ha uno stabilimento vicino Varsavia), veicoli commerciali. Di
lunga tradizione è l'industria tessile, concentrata nella zona di Lodz,
mentre la produzione della lana è localizzata nelle regioni meridionali.
Il settore chimico e quello dei materiali da costruzione, nonché
l'industria del vetro e quella delle porcellane, rappresentano altri importanti
comparti economici. Un discreto ruolo nell'economia nazionale riveste anche il
turismo, concentrato nelle numerose stazioni climatiche, nella regione dei laghi
e nelle città storiche di Varsavia, Poznan, Danzica, Cracovia,
nonché nella zona di Wieliczka, dove si trovano le più grandi
miniere di sale d'Europa. Fondamentali sono ancora gli scambi con la Russia,
mentre acquistano importanza quelli con vari Paesi occidentali (Germania,
Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Italia). La rete delle comunicazioni
presenta ancora forti squilibri a vantaggio delle regioni centro-meridionali
più industrializzate. Oltre alla rete ferroviaria e stradale, molto
sfruttate sono le vie navigabili interne; principale porto fluviale è
Kozle,
sull'Oder.
STORIAScarse
sono le notizie sulle popolazioni che occupavano il territorio polacco in
età preistorica. La
P. sino al X sec. non costituì un
nucleo statale unitario, rimanendo per secoli terra di conquista delle genti
vicine (baltiche, celtiche, germaniche, slave). La prima formazione statale si
ebbe con Mieszko I, della dinastia dei Piasti, che pose le basi per un primo
apparato militare-amministrativo centralizzato. La conversione al Cristianesimo
(966), introdotto da Metodio, la formazione di una gerarchia ecclesiastica
locale, nonché la donazione del Paese alla Santa Sede, fatta da Mieszko
I, contribuirono a legare i Polacchi al mondo cristiano, rinsaldando i vincoli
nazionali, e ottenendo l'appoggio della Chiesa in funzione difensiva nei
confronti dei popoli confinanti (elemento costante della storia della
P.
saranno, infatti, i tentativi di annessione da parte della Germania e della
Russia). La guerra dichiarata al nuovo Stato polacco dall'imperatore Enrico II,
alleatosi con la Russia, ebbe termine con Boleslao, figlio di Mieszko, che
riuscì anche a ottenere il riconoscimento del titolo di re e
dell'indipendenza della Chiesa polacca (1025). Successivi dissidi intercorsi fra
i discendenti determinarono l'intervento dell'imperatore Corrado II e la
conseguente divisione della
P. in tre principati indipendenti. Nel corso
dei secc. XII e XIII si fece preponderante l'ingerenza tedesca nel Paese, che
divenne vassallo dell'Impero, perdendo parte dei suoi territori (Pomerania
occidentale). Durante il Regno di Casimiro III il Grande (1333-70), la
P.
conobbe un notevole sviluppo sociale e culturale: fu introdotta una legislazione
unitaria e codificata, favorita la ripresa economica attraverso l'alleggerimento
della pressione fiscale, attuate disposizioni liberali nei confronti delle
minoranze ebree e tedesche; in politica estera furono intraprese relazioni
commerciali con la Lituania e stabiliti rapporti di buon vicinato con l'Impero e
la Boemia; a Cracovia fu creata la prima università polacca (1364). Alla
morte di Casimiro, la continuità della Corona fu assicurata dall'unione
con l'Ungheria, sotto la sovranità del nipote Luigi d'Angiò. In
seguito la Corona fu trasmessa a sua figlia Edvige che, sposando il granduca di
Lituania Jogaila, della dinastia Jagellonide, unì i due territori (1385).
La
P. divenne, così, una delle maggiori potenze del settentrione,
assumendo un ruolo di primo piano fra gli Stati dell'Europa orientale e
raggiungendo la sua massima espansione territoriale. Nel corso del XV sec., con
Casimiro IV, si assicurò il possesso di Danzica e della Pomerania
orientale; contrasti ricorrenti fra il sovrano e la nobiltà determinarono
nel 1505 la trasformazione della Monarchia da elettiva a costituzionale,
sottoponendo ai tre ordini della Nazione (re, senatori e deputati delle
assemblee locali) l'approvazione di ogni legge. Sigismondo I si impadronì
della Prussia occidentale, fece della Moldavia un protettorato polacco, e
ottenne il riconoscimento dell'unione indissolubile di
P. e Lituania
sotto un unico sovrano (1525). In questo periodo, grazie al clima di tolleranza
religiosa che caratterizzava il Paese, la
P. diventò il rifugio
dei transfughi di tutta Europa. La fine della dinastia Jagellonide
riconfermò il carattere elettivo della Monarchia e l'ingerenza della
nobiltà. Nel corso dei secc. XVI-XVII, la
P. subì una lunga
fase di rovesci militari, carestie e pestilenze, che avrebbero portato alla sua
sparizione come Stato indipendente. In seguito all'approvazione del principio
del
liberum veto (1652), venne sancita l'assoluta uguaglianza di tutti i
nobili polacchi e la conseguente necessità che tutte le decisioni della
dieta venissero prese all'unanimità; ne derivò l'incapacità
di prendere decisioni rapide e la possibilità per le potenze straniere di
ingerire pesantemente negli affari interni del Paese. La crisi interna
favorì gli Stati confinanti (Russia, Svezia e Brandeburgo), che in
seguito al conflitto militare del 1654-60 obbligarono la
P. a pesanti
cessioni territoriali. In una situazione di anarchia e di rovina economica,
accompagnata dalle scorrerie e dalle devastazioni operate da eserciti nemici e
alleati, Austria, Russia e Prussia imposero come re Augusto II di Sassonia
(1697). La crescente pressione esterna e l'anarchia interna determinarono la
completa perdita della sovranità nazionale della
P. che, con il
trattato di Pietroburgo (5 agosto 1772), subì una prima spartizione del
suo territorio: la Russia acquistò la regione a Est della Dvina;
l'Austria ebbe la Galizia; la Prussia la
P. occidentale senza Danzica.
Altri due successivi smembramenti (3 maggio 1793 e 24 ottobre 1795)
determinarono la cessione alla Russia della Lituania, della Podolia,
dell'Ucraina e della Volinia, all'Austria della Piccola
P., alla Prussia
di Danzica, Varsavia e dei territori a Ovest della Vistola. Durante l'epoca
napoleonica venne formato il Granducato di Varsavia, comprendente anche i
territori occupati dall'Austria. In seguito alla vittoria definitiva su
Napoleone, il Congresso di Vienna (1815) attribuì alla Russia la maggior
parte della
P. (eccetto la Galizia e Cracovia, assegnate all'Austria, e
la Posnania, rimasta alla Prussia), affinché la ricostituisse in un Regno
indipendente. Nonostante la concessione di una Costituzione, lo zar Alessandro
attuò nel Paese una serie di interventi repressivi, come la soppressione
della libertà di stampa, l'istituzione di tribunali eccezionali, la
sospensione della dieta, che portarono in breve tempo alla sollevazione
popolare. Nel novembre 1830, fu tentata l'insurrezione, con la proclamazione
dell'indipendenza nazionale, ma dissidi interni e il mancato aiuto da parte
delle potenze estere ne decretarono il fallimento. La
P. fu ancora una
volta ridotta a provincia russa, e gli insorti costretti all'esilio. Tra gli
esuli più noti vi fu F. Chopin. Un'ulteriore rivoluzione, tentata
all'inizio del 1863, fu repressa dal Governo zarista. Durante la prima guerra
mondiale gli Imperi centrali crearono un Regno autonomo di
P.; in seguito
alla caduta del Governo zarista, vennero riconosciuti alla
P. il diritto
all'unificazione dei territori e all'indipendenza (Pace di Brest-Litovsk, 3
marzo 1918). Una serie di contenziosi territoriali contrapposero la
P.
alla Germania per la rivendicazione della Slesia, alla Cecoslovacchia per il
distretto di Teschen, alla Lituania per il possesso di Vilnius, e soprattutto
alla Russia in seguito all'occupazione polacca della Bielorussia e
dell'Ucraina. Con la Pace di Riga (18 marzo 1921) venne attribuita alla
P. l'intera Galizia. Costituita la Repubblica di
P., avente un
regime democratico di tipo parlamentare, le elezioni del 1922 confermarono
l'equilibrio tra conservatori e socialisti; modellata su quella della Terza
Repubblica francese, la nuova Costituzione polacca (7 marzo 1921) produsse
Governi instabili. In seguito a un colpo di Stato militare, capeggiato da J.
Piłsduski, che era stato uno degli artefici della lotta per l'indipendenza
della
P., essa fu emendata in senso presidenzialista, mentre lo stesso
Piłduski esercitò di fatto poteri dittatoriali nel Paese (1926). Un
ulteriore rafforzamento dei poteri presidenziali si verificò con la
promulgazione di una nuova Costituzione nel 1935. La questione agraria, per
l'esistenza di estesi latifondi e di un assetto economico-amministrativo di tipo
feudale, rappresentava uno dei principali problemi interni, unitamente
all'esistenza nel Paese di numerose minoranze nazionali (più di 5.000.000
di Ucraini e 1.250.000 Tedeschi). In politica estera si allentarono i legami con
la Francia, e vennero firmati trattati di non aggressione con l'Unione Sovietica
(1932) e con la Germania (1934), mentre diventarono pressanti le rivendicazioni
territoriali naziste, in forza della massiccia presenza di Tedeschi nel Paese.
La politica nazionalistica conservatrice attuata sotto la presidenza del
generale R. Rydz-Smigl portò all'occupazione del territorio cecoslovacco
di Teschen (novembre 1938), ma presto la stessa
P. fu investita
dall'espansionismo della Germania che rivendicava il corridoio polacco di
Danzica. Dopo la firma del patto di non aggressione con l'Unione Sovietica (23
ottobre 1939), con il quale Hitler offriva a Stalin gli Stati baltici e un terzo
della
P., i Tedeschi intrapresero l'invasione del territorio polacco
(1° settembre 1939). Mentre i Russi imponevano il regime sovietico alle
regioni da essi occupate, i Tedeschi costituirono a Cracovia un governatorato
generale; un Governo polacco in esilio si organizzò in Francia
(trasferitosi a Londra nel 1940) sotto la guida del generale W. Sikorski, a cui
succedette nel 1943 S. Micolajczyk, esponente del Partito contadino; l'accordo
del 1940 decretò la costituzione di un esercito polacco che avrebbe
combattuto a fianco degli Alleati. Mentre le truppe naziste diedero l'avvio a
operazioni di sterminio di massa nei campi di concentramento di Auschwitz,
Treblinka, Belzec, Sobibór, Maidanek, sul territorio nazionale si
costituirono numerose formazioni partigiane che nel luglio 1942 si unirono sotto
un comando unico, dando vita all'Esercito nazionale (
Armja Krajowa). I
collegamenti tra il Governo in esilio e le formazioni partigiane si andarono
gradualmente allentando, sino a giungere alla rottura, in seguito all'avanzata
sovietica e alla costituzione, nell'aprile 1943, di un Esercito popolare
(
Armja Ludova) e di un Comitato di liberazione nazionale nel luglio 1944,
proclamatosi Governo provvisorio nel dicembre successivo e riconosciuto da tutte
le potenze alleate, che sconfessarono il Governo dissidente costituitosi a
Londra sotto la presidenza di T. Arciszewski. Alla Conferenza di Potsdam
(luglio-agosto 1945) furono fissate le nuove frontiere dello Stato polacco: le
province orientali furono cedute all'Unione Sovietica, in cambio dei territori
ex tedeschi a Est dell'Oder-Neisse, e di Danzica. Nel giugno 1945, sotto la
presidenza di E. Osòbka-Morawski, leader del Partito operaio, e la
vicepresidenza di S. Mikolajczyk, si costituì un Governo di unità
nazionale. Venne intrapresa una riforma agraria che prevedeva l'abolizione della
proprietà oltre i 100 ha di superficie, e la costituzione di fattorie
statali e cooperative di produzione, anche se la proprietà individuale
rappresentava sempre la maggioranza delle aziende agricole. Seguì una
politica di nazionalizzazione dell'industria, del commercio all'ingrosso e delle
banche, che venne approvata, insieme con la riforma agraria, nel 1946. Le
elezioni del 1947, svoltesi in un clima di intimidazione, assicurarono la
maggioranza alla coalizione comunista-socialista sui gruppi moderati
filo-occidentali raccolti intorno al vice presidente Mikolajczyk. Nel febbraio
1947 venne eletto alla presidenza della Repubblica il comunista B. Bierut, e
alla direzione del Governo il socialista J. Cyrankiewicz, con W. Gomulka
segretario del Partito comunista. A partire dal 1948 il regime politico polacco
subì un irrigidimento in senso stalinista. Gomulka, accusato di
deviazionismo nazionalistico, fu destituito dalla carica e successivamente
espulso dal partito e arrestato nel 1951; dalla fusione fra il partito
socialista e quello comunista nacque il POUP (Partito operaio unificato
polacco), sotto la guida di Bieirut; con la fuga all'estero di Mikolajeczyk il
Partito contadino entrò nell'orbita comunista. Nel luglio 1952 venne
proclamata la Repubblica Popolare di
P. e varata una nuova Costituzione.
Una serie di trattati di collaborazione e assistenza con l'Unione Sovietica
rafforzarono l'integrazione del Paese nell'area socialista (adesione al COMECON,
1949; adesione al Patto di Varsavia, 1955). In campo economico subì
un'accelerazione la politica di accentramento pianificato e di
industrializzazione forzata, che prevedeva la liquidazione della
proprietà privata. Nel 1956, in seguito al processo di destalinizzazione
avviato in Unione Sovietica, e al deterioramento della situazione sociale
interna, che portò alle manifestazioni e allo sciopero degli operai di
Poznan in giugno, con la rielezione di Gomulka alla guida del partito, i piani
di sviluppo industriali furono ridimensionati e fu avviata una politica di
conciliazione con i gruppi cattolici. La "via nazionale al socialismo"
non modificò tuttavia sostanzialmente i rapporti con l'Unione Sovietica,
né modificò all'interno del partito il precedente centralismo e la
lotta contro ogni tendenza revisionistica. Il crescente contrasto con gli
ambienti intellettuali sfociò nel marzo 1968 in una rivolta studentesca,
sull'esempio delle manifestazioni di Praga; seguì nel 1970 una rivolta
operaia a Danzica, Stettino e Gdynia, scoppiata in seguito al rincaro dei prezzi
dei generi alimentari. E. Gierek, che nel 1970 aveva rimpiazzato Gomulka come
primo segretario del POUP, avviò una riforma dell'economia polacca
ricorrendo a massicci finanziamenti e investimenti occidentali, in conseguenza
dei quali la
P. vide aumentare i propri scambi commerciali con
l'Occidente dal 35% al 50% del totale nel triennio 1970-73, importando nel
contempo tecnologia più avanzata. La prima metà degli anni
Settanta fu caratterizzata da un generale miglioramento delle condizioni di vita
della popolazione, accompagnato, tuttavia, da un crescente indebitamento estero.
In campo internazionale il 7 dicembre 1970 fu firmato un trattato mediante il
quale la Germania Federale riconosceva la frontiera dell'Oder-Neisse, e furono
intensificati i rapporti politici con l'Occidente e la Santa Sede. Nell'estate
del 1976 l'annuncio di un generale rincaro dei prezzi dei prodotti alimentari
scatenò un'ondata di manifestazioni sociali, in particolare presso la
fabbrica di trattori Ursus di Varsavia; l'opposizione democratica, spalleggiata
dalla Chiesa cattolica, costituì un Comitato di autodifesa sociale (KOR).
Di fronte al peggiorare della situazione economica, a cui conseguì anche
una penuria di generi alimentari, nel giugno 1980 il Governo varò un
programma di risanamento, imperniato sulla restrizione dei consumi di massa. Ne
conseguì una serie di scioperi che accomunavano alle richieste economiche
rivendicazioni politiche, e che ebbero il loro centro in particolare a Danzica,
dove l'operaio Lech Walesa si pose a capo di un sindacato indipendente di
ispirazione cattolica. Costituito il 22 settembre 1980 come una federazione
sindacale nazionale, chiamata Solidarnosc (V.), guidata da Walesa e appoggiata
dalla Chiesa, il nuovo organismo si pose come interlocutore del Governo per le
istanze politico-economiche delle masse. Nel dicembre 1981, falliti i negoziati
fra Governo e Solidarnosc, il generale Wojciech Jaruzelski, succeduto a Stanislaw
Kania alla testa del partito, e assunta la carica di
primo ministro e contemporaneamente di ministro della Difesa, instaurò la
legge marziale e il potere venne affidato a un Consiglio militare per la
salvezza nazionale (CMSN). Seguirono l'arresto di Walesa e dei suoi
collaboratori, licenziamenti di massa e la messa al bando di Solidarnosc
(ottobre 1982), cui l'Occidente reagì con l'instaurazione di sanzioni
economiche a danno del Paese. Nel 1983 ci fu il ritorno alla normalità
costituzionale, accompagnato dalla liberazione di Walesa, a cui fu assegnato il
premio Nobel per la pace. Nel 1984 le elezioni amministrative, nonostante il
boicottaggio di Solidarnosc, registrarono un'alta affluenza alle urne, e un
primo successo per la cauta politica di rinnovamento e riconciliazione nazionale
del Governo. Il sequestro e l'uccisione di padre Popieluszko (1984), un
sacerdote simpatizzante di Solidarnosc, raffreddò i rapporti con la
Chiesa. In seguito alle elezioni del 1985, la direzione del Governo venne
affidata a Zbigniew Messner, mentre Jaruzelski diventò capo dello Stato. Nel
1986 i Polacchi furono chiamati ad approvare la riforma economica attraverso un
referendum nazionale boicottato duramente dall'opposizione; il risultato, anche
per il tenore del pacchetto di leggi che prevedeva ancora forti aumenti dei
generi di prima necessità, fu sfavorevole al Governo. Nel corso del 1987
furono varate riforme economiche che prevedevano tagli all'apparato burocratico,
impulso all'iniziativa privata e all'autonomia aziendale, accompagnate da
provvedimenti politici nel senso di una maggiore democratizzazione (istituzione
di una seconda Camera del Parlamento, maggiore autonomia locale). Una nuova
ondata di scioperi e proteste sociali ebbe luogo nel 1988, con rivendicazioni
economiche e politiche, quali il riconoscimento legale di Solidarnosc. In
seguito a ulteriori agitazioni sociali, e dopo la sostituzione di Messner con
Mieczysalw Rakowski, venne avviato un vero e proprio negoziato fra il regime,
l'opposizione, e la Chiesa. Nel 1989 furono firmati una serie di accordi che
prevedevano lo svolgimento di elezioni per un'Assemblea nazionale, il pluralismo
sindacale, l'attribuzione della personalità giuridica alla Chiesa. Le
elezioni del giugno 1989 decretarono una dura sconfitta per il regime,
assicurando a Solidarnosc la maggioranza assoluta nelle due Camere. Presidente
della Repubblica venne eletto Jaruzelski, e fu formato un Governo di coalizione
fra POUP, Solidarnosc, Partito democratico e Partito contadino (PSL), sotto la
direzione di Tadeusz Mazowiecki, esponente di Solidarnosc. Di fronte ad una
situazione economica che registrava un'inflazione del 200%, furono varate misure
restrittive della spesa sociale, una politica di privatizzazione dell'industria,
una riforma fiscale, e decretata la svalutazione del 20% dello zloty. Dopo le
dimissioni di Jaruzelski, nel 1990 venne eletto presidente della Repubblica Lech
Walesa. Nel gennaio 1991 Jan Krzysztof Bielecki sostituì Mazowiecki alla guida del
Governo, mentre, anche a causa della difficile situazione economica, si
registrarono spaccature all'interno del sindacato. Le elezioni dell'ottobre 1991
sancirono una forte frammentazione politica: i principali partiti risultarono
Unione democratica (UD), capeggiata da Mazowieski, e Alleanza della sinistra
democratica (ASD), che raccoglieva i socialisti del POUP sciolto nel 1990. Nel
1993 si tennero elezioni anticipate: l'ASD fu il partito di maggioranza
relativa. Il risultato elettorale, che portò a un Governo guidato da
Waldemar Pawlak, decretò il progressivo isolamento di Walesa che, nel
tentativo di ampliare le prerogative presidenziali, innescò una serie di
conflitti istituzionali con il Parlamento e il Governo. Le difficoltà
nell'attuazione delle riforme determinarono nel marzo 1995 la sostituzione
di Pawlak con Józef Oleksi, quindi, nel 1996, di quest'ultimo con W.
Cimoszewicz. Alle elezioni presidenziali del 1995 si affermò l'ex comunista
Aleksander Kwasniewski, esponente dell'ASD, a conferma della crisi del carisma
di Walesa. Nel 1997 la
P. si diede una nuova Costituzione. Le elezioni
politiche dello stesso anno decretarono l'affermazione della coalizione di
centro-destra, l'Azione elettorale di solidarietà (AWS) che conquistò
più del 33% dei voti, mentre le presidenziali del 2000 riconfermarono
Kwasniewski con il 54% dei voti. Nelle politiche del 23 settembre 2001
vinse il cartello elettorale composto da ASD e Unione del Lavoro (UP);
il leader di ASD Leszek Miller formò il nuovo Esecutivo.
Sul piano internazionale proseguì l'integrazione del Paese nel sistema
dell'Europa occidentale: ammessa nel 1997, con la Repubblica Ceca e l'Ungheria,
nel gruppo di allargamento della NATO, la
P. entrò ufficialmente a far
parte della NATO nel marzo 1999. Nel 1991 il Paese firmò inoltre il Trattato di
associazione con l'Unione europea e nel 1994 presentò la domanda di adesione.
Il negoziato, iniziato nel 1998, venne concluso nel dicembre 2002 durante il
Vertice di Copenaghen. Nel referendum tenuto il 7-8 giugno 2003, il 77,5% dei
votanti si schierò a favore dell'adesione all'Unione europea, che avvenne il 1°
maggio 2004. All'indomani dell'ingresso nell'Ue, il premier Miller, coinvolto
in una serie di scandali finanziari, si dimise; il presidente Kwasniewski
nominò al suo posto l'economista Marek Belka, a capo di una coalizione
anch'essa formata da ASD e UP. Le elezioni presidenziali tenutesi il 9 e 23
ottobre 2005 decretarono la nomina a capo dello Stato del candidato
cattolico Lech Kaczynski, appartenente alla formazione di destra Legge e
Giustizia (PIS), da lui fondata insieme al fratello gemello Jaroslaw Kaczynski,
eletto primo ministro nelle elezioni politiche del 25 settembre. Quest'ultimo,
per non intralciare la corsa presidenziale di Lech, cedette la poltrona di premier;
al suo posto venne designato Kazimierz Marcinkiewicz, sempre del PIS.
Le duplici elezioni polacche del 2005, segnando la sconfitta della socialdemocrazia
di orientamento liberale che aveva governato la
P. negli ultimi quattro
anni e proclamando la vittoria della destra oscurantista e nazionalista,
ridisegnarono la geografia politica del Paese. Nel luglio 2006 il premier
Marcinkiewicz rassegnò le dimissioni per divergenze con il presidente Lech
Kaczynski, che affidò l'incarico di formare il nuovo Esecutivo al gemello
Jaroslaw. Nel giugno 2007, in occasione del vertice Ue di Bruxelles sulle riforme
istituzionali dell'Unione, in particolare sul sistema di voto, venne raggiunto un
accordo, il cosiddetto "compromesso di Ioannina", che consentì alla
P.
di mantenere un peso ponderato del proprio voto non lontano da quello della Germania
(che però ha una popolazione doppia): la formula diede ai Paesi in minoranza (come Spagna
e
P. appunto) la possibilità, nel caso di voto a maggioranza qualificata,
di sospendere una decisione, che deve così essere rivalutata dal Consiglio.
LETTERATURALe prime
manifestazioni letterarie polacche sono posteriori al XIII sec. Si tratta di
testi religiosi, modellati sugli schemi latini, di valore puramente linguistico:
le
Prediche della S. Croce, il
Salterio di S. Floriano (XIV sec.),
le
Prediche di Gniezno (inizio XV sec.). Di contenuto religioso, ma
assurto a inno nazionale dei guerrieri in battaglia, è la poesia
Bogurodzica (Madre di Dio, XIV sec.). Nel 1364 venne fondata
l'università di Cracovia, una delle prime dell'Europa continentale;
divenuta presto polo di attrazione per i popoli vicini, impartiva inizialmente
un insegnamento di tipo scolastico. Uno dei suoi allievi fu Jan Dlugosz, autore
di un'opera storica in latino,
Historia Polonica, che superava il genere
cronachistico medioevale. La tradizione latina favorì lo sviluppo di una
letteratura umanistica che raggiunse un alto livello nel XV sec., con la prosa
di Gregorio di Sanok e Jan Ostrorog. L'Umanesimo penetrò in
P.
attraverso un'opera di mecenatismo nei confronti di letterati italiani, come
Filippo Buonaccorsi e Bona Sforza, e grazie ai rapporti tenuti con eminenti
personalità come A. Manuzio, Beroaldo, Sigonio. Rappresentanti della
poesia latina dell'età umanistica, particolarmente nel XVI sec., furono
Mikolaj Hussowski, Andrzej Krzycki, Jan Dantyszek e Klemens Janicki. Con
l'introduzione della stampa a Cracovia (1473) assunse notevole incremento la
produzione in lingua polacca, che si affiancò alla letteratura
"alta" in latino. Nel XVI sec. si ricorda, come autore della prima
storia universale in polacco, Marcin Bielski. Contemporaneamente all'uscita del
De revolutionibus orbium coelestium di Copernico, venne pubblicata la
Breve disputa fra tre persone, il signore, il sindaco e il parroco di
Mikolaj Rej z Nagœowic, specchio della vita e dei costumi dell'epoca.
Traduzione e rielaborazione dell'opera di Baldassarre Castiglione è il
Cortigiano polacco, di Luzaks Górnicki (XVI sec.). Esponenti
dell'età della Controriforma furono il gesuita Piotr Skarga (1556-1616) e
Jacob Wujek (1540-1597), che realizzò una traduzione della Bibbia.
Massimo esponente della tradizione poetica polacca fu Jan Kochanowski: umanista,
conobbe Ronsard e la poesia della Pléiade; scrisse in latino e in polacco
(
Treny;
Canti;
Bagatelle). Nel corso del Seicento, a causa
delle devastazioni prodotte dai numerosi conflitti esterni e dalle guerre
civili, la produzione letteraria rallentò notevolmente, concentrandosi
sull'elemento nazionale. Rappresentanti della letteratura "alta"
furono, per la poesia latina, Maciej Sarbiewski (1595-1640), detto "Orazio
Sarmatico", autore di trattati di retorica e poetica, sul modello di G.
Marino, mentre con Piotr Kochanowski (1566-1620), nipote di Jan, ebbe inizio
l'epica nazionale attraverso il
Goffredo, traduzione e rielaborazione
della
Gerusalemme Liberata. Il periodo compreso fra la fine del XVII sec.
e l'inizio del XVIII sec., definito
notte sassone, in riferimento alla
Monarchia regnante e alla decadenza che l'avrebbe accompagnata, è
considerato scarsamente rappresentativo dal punto di vista letterario. Fra i
pochi autori degni di nota, il re filosofo Stanislao Leszczynski (1677-1766),
autore di trattati politici di carattere utopistico. Nella seconda metà
del XVIII sec., sotto l'influsso dell'enciclopedismo francese, e per impulso del
re Stanislao Augusto Poniatowski, si sviluppò una letteratura impegnata,
rispondente ai canoni classici, mentre nel contempo vennero attuate importanti
riforme nel campo dell'educazione, con la creazione della Commissione per
l'educazione nazionale (1773), vero e proprio ministero dell'Istruzione
pubblica. Varsavia divenne uno dei principali centri illuministici europei: fu
aperto il primo teatro pubblico e vennero fondati diversi giornali. Massimo
esponente dell'Illuminismo polacco fu Ignacy Krasicki (1735-1801), autore di
satire, poemi e romanzi, considerati, questi ultimi, i primi della narrativa
polacca. Il Classicismo trovò espressione in Franciszek Dmochowski; il
giornalismo e gli studi storici ebbero teorici e innovatori in Franciszek
Bohomolec e Adam Naruszewicz. Regista e traduttore di teatro straniero fu
Wojciech Boguslawski che, alla vigilia della spartizione della
P.,
accentuò il carattere nazionalista delle sue opere, trasformando, in
particolare, il melodramma
I Cracoviani e i montanari in un incitamento
alla rivoluzione. Dopo il 1795, con lo smembramento del Paese, la letteratura si
divise fra correnti neoclassiche e romantiche; attraverso le traduzioni francesi
dell'opera di Gessner, Young e degli altri preromantici si affermarono i
fondamenti della nazionalità. J. Potocki (1761-1815) fu autore di opere
di archeologia e antropologia; S.B. Linde (1771-1847) pubblicò un
Dizionario della lingua polacca (1807-14). A. Mickiewicz (1798-1855)
raccolse la tradizione popolare nelle
Ballate e romanze, del 1822;
compose liriche, il poema
Gli avi, e il poema nazionale
Pan
Tadeusz. La polemica classico-romantica fu affrontata nel trattato
Classicismo, Romanticismo e lo spirito della poesia polacca, del critico
e poeta K. Brodzinski. Carattere peculiare del Romanticismo polacco fu la
concezione messianistica della storia, e il profondo attaccamento alla terra
patria. Dopo il 1830, a causa della repressione politica, che costrinse
all'emigrazione letterati ed esponenti del mondo culturale, la letteratura si
sviluppò lungo due filoni: quello "esterno" costituito da
esuli, come Mickiewicz, J. Slowacki (1809-1849), lo storico J. Lelewel
(1786-1861), autore di studi sull'origine autoctona della democrazia polacca, e
quello "interno", condizionato dalla censura delle potenze occupanti.
Il teatro ebbe in Aleksander Fredro (1793-1876) il suo maggiore esponente. Il
fallimento dell'insurrezione del 1863 determinò, con il crollo
dell'Idealismo romantico, l'affermazione delle idee del Positivismo, su un piano
politico-sociale più che filosofico, e spinse gli intellettuali a
ripiegare su un impegno più pragmatico e quotidiano. In questo senso
sulla poesia prevalse la narrativa, e in particolare il romanzo, che ebbe fra i
suoi esponenti di rilievo B. Prus (1847-1912), E. Orzeskowa (1841-1910), e H.
Sienkiewicz (1846-1916), premio Nobel per la letteratura (1905), universalmente
noto per
Quo vadis?, e autore della
Trilogia (
Col ferro e col
fuoco,
Michele Wolodyjowski,
Il diluvio), affresco di storia
nazionale. Tra la fine del XIX sec. e l'inizio del XX sec., si affermarono
orientamenti simbolisti che esprimevano istanze naturaliste, con la riscoperta
della cultura contadina e montanara. I maggiori rappresentanti del genere furono
il romanziere S. Zeromski (1864-1925), autore di
Ceneri, W.S. Reymont
(1867-1925) con
I contadini, W. Berent (1873-1940) con
Pietre
vive. Con la fine della prima guerra mondiale e il ritorno della
P.
all'indipendenza, la vita culturale del Paese fu arricchita dal rapporto con le
altre letterature europee. Furono fondate nuove riviste e nuovi gruppi si
organizzarono attorno a caffè e circoli letterari. Il Futurismo ebbe
esponenti come W. Broniewski, J. Jankowski; attorno alla rivista
"Zdrój" di Poznan si radunarono gli espressionisti come J.
Wittlin. Il gruppo della rivista "Skamander" di Varsavia riunì
i maggiori poeti dell'epoca: J. Tuwin (1894-1953), K. Wierzynski (1894-1969),
autore del
Lauro Olimpico, M. Pawlikowska (1841-1945). La prosa fra le
due guerre vide affermarsi S.I. Witkiewicz, romanziere, drammaturgo e pittore
(1885-1939), che esercitò un grande influsso sul dramma polacco del
Novecento. L'esperienza della guerra e i profondi mutamenti sociali sopravvenuti
negli anni 1939-45 videro prevalere i temi della guerra, della questione ebraica
e dell'anticomunismo. Le disillusioni politiche, l'annientamento di interi
gruppi culturali, fra cui il corpo accademico dell'università di
Cracovia, determinarono il ripiegamento della letteratura verso temi di impegno
e di realismo. Nella poesia si ricorda T. Róewicz, nella prosa il
più famoso romanzo dell'immediato dopoguerra fu
Cenere e diamanti
di J. Andrzejewski (1909-1983). Con la nascita della Repubblica Popolare di
P., a una letteratura "interna" che si confrontava con il
potere comunista, corrispose una letteratura "d'emigrazione",
rappresentata da esuli e dissidenti riuniti soprattutto a Parigi e Londra. Verso
il 1948 trionfò il "realismo socialista", che esercitò
per altro un influsso piuttosto breve (non più in là del 1955), e
fu caratterizzato da temi di attualità immediata, legati all'edificazione
della società socialista; a tale dottrina si ispirarono il
Ricordo
della fabbrica di cellulosa di I. Newerly (1903-1987) e i drammi di L.
Kruczkowski (1900-1962). Nella prosa dell'immediato dopoguerra prevalsero i temi
dell'occupazione e della persecuzione antisemita, fino alla pubblicazione di
Diario dell'insurrezione di Varsavia, di M. Bialoszewski (1922-1983).
Dopo il 1956, la tendenza all'allegoria, il gusto del grottesco, la compiacenza
per l'
humour nero divennero dei tratti distintivi della letteratura
polacca, con la riscoperta di I. Witkiewicz (1885-1939) e di W. Gombrowicz
(1905-1970). Nella fase del disgelo, caratterizzata da atteggiamenti di critica
verso il periodo precedente e da esigenze di autonomia dell'espressione
artistica, rientrano il
Poema per adulti (1955) di A. Wazyk (1905-1982) e
la poesia di W. Szymborska e Z. Herbert. Nella prosa si affermarono scrittori
universalmente conosciuti come J. Stryjkowski, A. Kusniewicz, oltre che, nella
letteratura fantascientifica, S. Lem. Nel teatro, capiscuola furono T. Kantor
(1915-1990) e J. Grotowski (n. 1933), mentre nel cinema cominciarono ad
affermarsi negli anni Settanta i due registi polacchi più noti: Andrej
Wajda (n. 1926) e Roman Polanski (n.
1933).
ARTEDopo le prime
testimonianze di oggettistica risalenti all'Età del Bronzo, fu verso il V
sec. che cominciò una produzione locale di oreficeria e argenteria. A
partire dal 966, con la conversione del Paese al Cristianesimo, sorsero chiese
di pietra e, sotto l'influsso occidentale, si svilupparono le prime
significative manifestazioni artistiche. Il periodo romanico, di cui esempio
più caratteristico è la seconda cattedrale di Cracovia,
durò fino al XIII sec., arrestandosi geograficamente lungo il confine
della Vistola-San. Nel corso del XIV sec. fiorì la scultura in legno e,
sotto l'influsso dell'arte italiana, la pittura murale. Fra il XIV e il XVI sec.
si affermò in architettura lo stile gotico, che presentava influssi
francesi a Sud e a Cracovia, tedeschi a Nord. Il Rinascimento italiano
trovò una delle sue prime espressioni in
P. grazie all'arrivo di
artisti italiani, come Franciscus Italus (palazzo reale di Cracovia), Giovanni
Maria Mosca, invitato alla corte di Sigismondo (1530) e scultore nel palazzo
vescovile di Cracovia. L'influenza italiana si esercitò anche nella
successiva età barocca (chiesa di Sant'Anna a Cracovia) e durante il
Rococò, che annoverò l'opera degli architetti G. Fontana, F.
Placidi, B. Merettini, nonché di J. de Witte. Nel XVI sec. riprese vigore
a Cracovia la miniatura, la cui tradizione risaliva all'XI sec. Nei secc.
XVII-XVIII operarono in
P. numerosi pittori stranieri, fra cui gli
italiani G.B. Lampi e B. Bellotto. Il gusto neoclassico fu incoraggiato
dall'azione della corte polacca durante il Regno di Stanislao Augusto
Poniatowski (
stile Stanislao Augusto), ed ebbe le sue espressioni nella
cattedrale di Vilnius (W. Gucewicz), nel palazzo del Belvedere (J. Kubicki) e
nel teatro di Varsavia (A. Corazzi). Dal XIX sec., in concomitanza con le
vicende storiche del Paese, si sviluppò una pittura di carattere
storico-nazionalista, nella quale i motivi folcloristici locali apparivano
preminenti; iniziatore di questo genere, che vide come esponenti M. Stachowicz,
A. Orlowski, P. Michalowski, va considerato L. Matejko. Dopo la prima guerra
mondiale, notevole fu il contributo polacco all'arte contemporanea, grazie
all'attività del gruppo Formismo (1917-22), affine in parte al Cubismo e
al Futurismo, Rytm (1921) e Blok (1923), confluito poi nel gruppo Prezens e nel
movimento astrattista di Cracovia. Dopo gli anni Quaranta, la ricerca artistica
fu caratterizzata da un'intensa sperimentazione, concretizzatasi
progressivamente nel rifiuto del linguaggio della propaganda comunista e delle
sedi istituzionali dell'arte; espressione di questa istanza è stata
l'azione di
Alternativa arancione, che ha organizzato spettacoli in
strada con la partecipazione popolare a Breslavia e
Varsavia.
MUSICAAccanto
alle prime espressioni di musica popolare, tramandata esclusivamente per via
orale, a partire dal XII sec. è testimoniata la musica religiosa, in
particolare il canto gregoriano; al XIII sec. datano i primi testi di canti
natalizi, pasquali, mariani. Il canto
Bogurodzica (Madre di Dio), del
1410, diventò inno di guerra dei cavalieri polacchi. Tra i primi autori
polacchi noti si ricordano nel XV sec. Mikolaj Radomski e Waclaw di Szamotuly
(
Lamentationes). Durante il Regno di Augusto II venne costruito il primo
teatro d'opera pubblico. Le prime opere liriche nazionali si ebbero con Maciej
Kamienski (1734-1821), che nel 1778 rappresentò
La miseria mutata in
felicità e Jan Stefani (1746-1829), autore del primo melodramma
nazionale polacco (
Il presunto miracolo, ovvero Cracoviani e montanari).
Nel 1820 venne istituito il conservatorio di Varsavia, diretto da Elsner, che fu
maestro di Chopin (1810-1849), il più rappresentativo compositore e
pianista polacco. Fra gli artisti della seconda metà dell'Ottocento si
ricorda S. Moniuszko (1819-1872), autore di
Halka, melodramma la cui
rappresentazione fu vietata dalla censura zarista per il suo carattere
patriottico. Nel 1901 fu istituita la filarmonica di Varsavia. Nel 1927 nacque
il Concorso pianistico internazionale F. Chopin, e nel 1935 il Concorso
violinistico H. Wienawski. Al 1956 risale l'istituzione del festival
internazionale Autunno di Varsavia.
"Polonia semper fidelis" di Dominik Morawski