Chim. - Elemento chimico di numero atomico 78, peso atomico 195,09. Simbolo:
Pt. Nella tavola periodica degli elementi si colloca nell'ottavo gruppo,
del quale costituisce il termine più pesante; suoi omologhi inferiori
sono il palladio e il nichel. Fu scoperto nel 1735 da A. de Ulloa nei minerali
di oro della Colombia; il suo nome deriva da
plata, che in spagnolo
significa argento, per la notevole somiglianza che esiste fra i due metalli, e
gli fu dato da W. Watson, che nel 1750 lo identificò come metallo a
sé stante. Le prime miniere ricche in
p. furono scoperte nel 1822
negli Urali e da queste venne la maggior parte del metallo prodotto fino al
1914. In seguito furono scoperti altri giacimenti nel Transvaal (Sudafrica), in
Canada, in Alaska. Oggi il
p. è il più importante metallo
prezioso dopo l'argento e l'oro. ║
Stato naturale: il
p.
è un elemento assai raro nella crosta terrestre, della quale costituisce
solo il 2 · 10
-7% in peso. Solitamente si trova in natura allo
stato nativo, in noduletti inglobati in roccia, impuro per ferro e
quantità minori di altri elementi quali rame, osmio, iridio, palladio,
rutenio, rodio. Quantità sensibili di
p. si trovano in forma di
minerali solforati quali la
sperrylite (PtAs
2), la
cooperite (solfuro di piombo, PtS), la
braggite (composto di zolfo
+ palladio o nichel) o di altri composti (ad esempio la
niggliite, un
composto stagno-
p.). Anche i grandi giacimenti di solfuri di nichel e di
rame che si trovano in Canada forniscono come sottoprodotto di lavorazione un
miscuglio di composti di metalli preziosi dal quale, attraverso ulteriori
trattamenti, i metalli preziosi (tra cui il
p.) vengono recuperati.
║
Metallurgia estrattiva: per ricavare il
p. da minerali di
rame o nichel è necessario frantumare il minerale e sottoporlo a un
trattamento di concentrazione per gravità (da cui si ricava la maggior
parte del
p. presente allo stato nativo); il residuo viene quindi
ulteriormente macinato, sottoposto a flottazione, fuso in forni a tino e
affinato in convertitori. La metallina (45% nichel, 30% rame, 0,15%
p.)
così ottenuta viene nuovamente sottoposta a fusione e, delle due fasi
fuse che ne derivano, quella più pesante (contenente solfuro di nichel e
p.) viene arrostita e quindi raffinata elettroliticamente: se ne
ottengono un catodo di nichel puro e fanghi anodici contenenti
p. Si
opera allora una dissoluzione dei fanghi in acqua regia (miscela di acido
nitrico e cloridrico) per portarli in soluzione, quindi una precipitazione
frazionata dei vari metalli e successivamente una raffinazione, sempre per via
chimica. Analoghi procedimenti si impiegano per il recupero del
p. da
rottami e in particolare dai catalizzatori in uso in molti processi
dell'industria chimica, dalle reti usate nella fabbricazione dell'acido nitrico
e dalle marmitte catalitiche. ║
Proprietà fisiche: il
p. si presenta come un metallo bianco argenteo, assai duttile e
malleabile, tanto da poter essere ridotto a fili o lamine sottilissime. A caldo
può essere facilmente lavorato e anche saldato per battitura, come
avviene per il ferro. Ha un elevato peso specifico (21,45 g), inferiore solo a
quello dell'osmio e dell'iridio. Fonde a 1.769 °C e bolle a 3.300 °C.
Presenta una buona conducibilità termica ed elettrica; il calore
specifico è 0,0314 cal/g, quello di fusione 26,9 cal/g. Cristallizza nel
sistema cubico a facce centrate, ma lo si trova raramente allo stato
cristallino. Presenta un'elevata riflettività, soprattutto nel campo del
rosso. La sua variazione di resistività elettrica con la temperatura
è molto costante, tanto che può essere assunta come base per
misurare la temperatura: molti termometri elettrici sono infatti costituiti da
un sensore a spirale di
p. e da un sistema di misura delle variazioni
della resistività di tale sensore. Il
p. può essere
ottenuto facilmente (ad esempio, per decomposizione del cloroplatinato di
ammonio) in una forma di elevata suddivisione, detta
spugna di p., dotata
di grandi proprietà catalitiche sfruttate nell'industria chimica. Le
azioni di catalisi sono ancora più spiccate se il
p. si trova in
una forma di maggiore suddivisione, cioè in forma di polvere metallica
fine (il cosiddetto
nero di p.), o in una soluzione colloidale. A volte
si prepara anche il
p. platinato, depositando elettroliticamente uno
strato di
p. finemente suddiviso (cioè spugna di
p.) su del
p. massiccio fatto funzionare come catodo. Caratteristico è anche
il fatto che lo sviluppo di gas in elettrolisi avviene sul
p. con grande
facilità, quindi senza sovratensioni d'elettrodo: per questo motivo
spesso gli elettrodi di riferimento per misure sono di
p. Per quanto
riguarda le proprietà meccaniche, allo stato ricotto il
p.
presenta un carico di rottura a trazione di 14-17 kg/mm, un allungamento a
rottura del 35-40% e una durezza Vickers fra 38 e 40. Un sensibile incremento
della resistenza meccanica si verifica a temperature più basse di quella
ambiente: il carico di rottura a trazione può giungere a valori doppi o
tripli di quelli sopra riportati. La lavorazione a freddo migliora sensibilmente
le caratteristiche di resistenza a trazione, che può salire a circa 30
kg/mm dopo una riduzione di area del 30% a freddo. Naturalmente questi dati,
validi per un metallo puro almeno al 99,9%, sono influenzati dall'eventuale
presenza di elementi di alligazione anche in piccoli tenori. ║
Proprietà chimiche: il
p. si presenta come un
metallo
nobile, cioè dotato di scarsissima tendenza a passare in soluzione
anche negli ambienti più aggressivi. Resiste a tutti gli agenti
aggressivi con poche eccezioni: viene attaccato dall'acqua regia anche a freddo
e, in modo molto lieve, da acido cloridrico concentrato in presenza di un agente
ossidante. Viene aggredito facilmente da acido bromidrico in presenza di bromo
libero e, ad alta temperatura, dagli alogeni liberi. Resiste a tutti gli agenti
atmosferici, anche in sottili lamine. Viene invece aggredito rapidamente da basi
forti, cianuri alcalini e polisolfuri alcalini allo stato fuso, ma non dai
carbonati. Ugualmente non si devono fondere nei crogioli di
p., assai in
uso in tutti i laboratori di chimica, metalli come piombo, arsenico e antimonio
che con il
p. formano leghe facilmente fusibili. ║
Composti del
p.: il
p. dà origine a due serie di composti: quelli in cui
è bivalente, detti
platinosi, e quelli in cui è
tetravalente, detti
platinici. Il composto più importante è
l'
acido cloroplatinico H
2PtCl
6, che si forma per
dissoluzione del metallo in acqua regia e può essere separato evaporando
la soluzione così ottenuta. Dalla stessa soluzione gli idrati caustici
precipitano l'
idrato platinico Pt(OH)
4 che mostra un
comportamento anfotero, dato che si scioglie sia negli acidi che nelle basi
forti. In presenza di ammoniaca, dall'acido cloroplatinico si può
precipitare l'
esacloroplatinato di ammonio
(NH
4)
2PtCl
6 il quale, per riscaldamento, genera
spugna di
p. In altre condizioni, dalla soluzione si può
precipitare, a mezzo di riducenti, il nero di
p. Anche con il gruppo
cianidrico ―CN il
p. dà acidi
simili a quello citato. ║
Usi: benché la produzione e i
consumi di
p. siano limitati (meno di 50 t/anno) questo metallo trova una
vasta diffusione in molti campi nei quali è pressoché
insostituibile. I settori nei quali il
p. è maggiormente
utilizzato sono la costruzione di marmitte catalitiche, la fabbricazione di
gioielli (nel quale è talvolta detto in modo improprio
oro
bianco)
e
l'industria chimica, che lo usa soprattutto come
catalizzatore per reazioni di idrogenazione o deidrogenazione, per la
combustione dell'ammoniaca negli impianti di produzione di acido nitrico e nella
lavorazione delle benzine. Anche numerosi recipienti per prodotti chimici
altamente corrosivi devono essere rivestiti internamente con uno strato di
p. In galvanica, anodi di
p. o altri metalli rivestiti di
p. sono usati per la deposizione di diversi metalli. Talvolta la
necessità di ricorrere al
p., sia nell'industria chimica sia in
altre, è legata al fatto che le saldature
p.-vetro sono molto
resistenti agli sbalzi termici, in quanto il coefficiente di dilatazione termica
di questo metallo è molto vicino a quello del vetro. Nell'industria
elettrica ed elettronica il
p. serve per contatti elettrici, anche in
presenza di archi, come finitura superficiale di interruttori, per leghe
destinate a sopportare abrasione in presenza di archi elettrici (ad esempio,
spazzole per contatti su collettori o contatti striscianti), potenziometri di
precisione, sensori per misuratori di temperatura, termocoppie. Un'applicazione
di questo genere si ha nelle
puntine platinate delle automobili, un
contatto che, aprendosi, genera una brusca variazione del flusso di corrente nel
primario della bobina, causando nel secondario un impulso ad alta tensione,
sufficiente per far scoccare la scintilla di accensione fra gli elettrodi delle
candele. In elettronica, gli impieghi del
p. sono simili a quelli
dell'oro, ma limitati dal maggior costo di questo metallo che viene quindi
impiegato solo quando il suo comportamento è superiore (come ad esempio
in presenza di strisciamento o di archi elettrici). Il
p. viene
utilizzato anche in odontotecnica, per la preparazione di leghe speciali per
protesi dentarie. Alcune di queste presentano eccezionali caratteristiche
meccaniche, oltre naturalmente alla inattaccabilità da tutti gli agenti
coi quali possono venire a contatto. In questo impiego però è
molto diffusa la tendenza a sostituire il
p. con il palladio che, a
parità di volume, costa molto meno
. Altri utilizzi del
p.
sono legati alla fabbricazione di leghe destinate agli usi più svariati,
di cui le principali sono le leghe
p.-rodio,
p.-iridio,
p.-rutenio,
p.-nichel,
p.-tungsteno,
p.-cobalto. Le
leghe
p.-rodio hanno un miglior comportamento in alta temperatura;
contengono dal 3,5% al 40% di rodio. Sono usate per filiere per produrre lana di
vetro, per crogioli per vetro, per avvolgimenti operanti ad altissime
temperature. Le leghe
p.-
iridio, con lo 0,4-30% di iridio, sono
usate in diversi campi. I tipi con meno iridio possono sostituire il
p.
puro in gioielleria, quelli con il 10-25% di iridio possono venire impiegate per
contatti elettrici e catalizzatori per alte temperature. La lega 90% Pt-10% Ir
è stata utilizzata per la fabbricazione dei campioni internazionali di
peso e lunghezza (il metro e il chilogrammo) conservati a Parigi. Le leghe
p.-
rutenio, al 5-15% di questo elemento, hanno vari usi. Il tipo al 5% di
Ru è il classico
p. duro dei gioiellieri, ma serve anche per
contatti elettrici e magneti permanenti di alta qualità. Il tipo al 14%
di Ru serve per contatti elettrici altamente sollecitati; quello al 10% o 11% di
Ru serve anche per siringhe ipodermiche, come la lega al 10% di iridio. Le leghe
p.-
nichel sono usate soprattutto in tubi elettronici di
qualità, come catodi caldi. Le leghe
p.-
tungsteno hanno
campi di applicazione caratteristici. Quella al 4% di tungsteno fu sviluppata
per gli elettrodi delle candele per motori di aerei, dato che presenta un'ottima
resistenza alla contaminazione dal piombo degli antidetonanti. Oggi è
usata anche per tubi a vuoto per radar, dei quali costituisce la griglia. La
lega all'8% ha un'alta resistività e un basso rumore elettrico, per cui
si impiega per potenziometri di qualità; può essere impiegata
anche per molle che lavorano a caldo. Le leghe
p.-
cobalto sono
entrate nell'uso dopo il 1936, quando si scoprì che presentavano un'alta
forza coercitiva, per cui potevano essere impiegate come materiale per magneti
permanenti. Le caratteristiche magnetiche di questi materiali raggiungono il
massimo per una composizione del 23,3% in peso di cobalto (circa 50% in atomi
dei due metalli). Oggi si può produrre una vasta gamma di magneti sia
giocando sulla composizione (dal 40 al 60% di cobalto in atomi) sia sui
trattamenti termici. I magneti di questo genere sono di solito fabbricati con i
metodi della tecnologia delle polveri e usati in quelle applicazioni per le
quali il costo non è un fattore determinante di fronte ad altri fattori
come il peso o il volume.