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Plàcito.

(dal latino placitum: ciò che piace, der. di placere: piacere). Nel Medioevo, sentenza emanata da un'autorità giudiziaria e, per estensione, il documento contenente tale sentenza. ║ Nel Medioevo, nome dato alle assemblee generali del popolo libero, secondo il diritto germanico oppure alle assemblee minori dove il feudatario rendeva giustizia. ║ In epoca feudale, il tributo che il signore esigeva in cambio dell'amministrazione della giustizia. ║ Opinione espressa da persona autorevole, soprattutto nel campo della filosofia. • St. del dir. - P. cassinesi: p. del X sec., conservati nell'archivio della Badia di Montecassino, che, pur essendo scritti in latino, contengono singole frasi in volgare italiano. Si possono considerare i più antichi documenti in cui la nuova lingua è consapevolmente usata come tale e quindi in contrapposizione al latino. Il più antico è il p. di Capua o p. d'Arechisi (960); più recenti sono il p. di Sessa (963) e i p. di Teano (963), che contengono anch'essi formule testimoniali simili scritte in lingua volgare.