Chim. - Elemento chimico radioattivo di numero atomico 94 e simbolo Pu; non ha
un peso atomico definito in quanto è un elemento prodotto
artificialmente, che non esiste in natura. Volendo si potrebbe attribuire ad
esso il peso atomico del suo isotopo dotato di maggior stabilità, il
244Pu, per cui avrebbe peso 244; si preferisce però parlare
separatamente dei suoi vari isotopi, specificando caso per caso la loro massa
nuclidica (ad esempio, Pu-242, Pu-239, ecc.). Nella tavola periodica degli
elementi si colloca fra gli elementi transuranici, seguendo l'uranio (numero
atomico 92) e il nettunio (numero atomico 93): il suo nome, perciò,
deriva da quello del pianeta Plutone, che nel sistema solare segue, appunto, i
pianeti Urano e Nettuno. • Encicl. - Il
p. fu scoperto verso la
fine del 1940 nel Radiation Laboratory di Berkeley, in California (Stati Uniti)
ad opera di G.T. Seaborg e dei suoi collaboratori (E.M. McMillan, J. Kennedy,
A.C. Wahl) come isotopo 238 (cioè il Pu-238), attraverso il bombardamento
di uranio mediante deuteroni accelerati in un ciclotrone. Questo isotopo aveva
una vita molto breve ed ebbe scarsa importanza pratica; al contrario, molto
più importante fu l'isotopo 239, scoperto un anno dopo dallo stesso
gruppo di scienziati con l'aggiunta di E.G. Segre. B.B. Cunningham e L.B. Werner
ne studiarono il comportamento chimico presso il laboratorio di Metallurgia
dell'università di Chicago: il Pu di massa 239 risultò essere
fondamentale nella produzione di energia nucleare. ║
Isotopi: come
si è detto, il
p. non esiste in natura in quanto non presenta
nessun isotopo stabile. Se ne possono rilevare delle tracce in giacimenti di
uranio, esiti di reazioni nucleari naturali, ma destinate a scomparire per
decadimento radioattivo. Sono però stati preparati tutti i suoi isotopi,
dal numero atomico 232 al numero atomico 246; essi sono riportati nella tabella
seguente insieme con il proprio tipo di decadimento radioattivo e il proprio
periodo di semitrasformazione (il tempo che ciascuna massa di una certa sostanza
impiega a semitrasformarsi nel percorso del decadimento radioattivo).
Isotopo
|
Decadim.
|
Periodo
|
Pu-232
|
α, (K)
|
36 m.
|
Pu-233
|
α, K
|
20 m.
|
Pu-234
|
α, K
|
9 h.
|
Pu-235
|
α, K, L
|
26 m.
|
Pu-236
|
α, γ
|
2,7 a.
|
Pu-237
|
γ, K
|
40 d.
|
Pu-238
|
α, γ
|
89,6 a.
|
Pu-239
|
α, γ
|
2.44 · 104 a.
|
Pu-240
|
α, γ
|
6.600 a.
|
Pu-241
|
α, β-,γ
|
13,2 a.
|
Pu-242
|
α
|
3,8 · 105 a.
|
Pu-243
|
β-,γ
|
4,98 h.
|
Pu-244
|
α
|
7 · 107 a.
|
Pu-245
|
β-,γ
|
11 h.
|
Pu-246
|
β-,γ
|
11 d.
|
Il decadimento radioattivo comporta l'emissione di particelle, che
possono essere α, β e γ; il periodo di semitrasformazione varia
da minuti (m.), a ore (h.), a giorni (d.) e ad anni (a.. Di questi isotopi il
più importante è sicuramente il 239, avente una vita media di
circa 24.300 anni: si forma a partire dall'uranio 238 (l'isotopo che costituisce
il 99,274% della miscela naturale degli isotopi dell'uranio) per irraggiamento
con neutroni lenti (
n), secondo la seguente
formula:
238U +
n →
239U
239U →
239Np →
239Pu
Come si vede, l'irraggiamento di
238U
determina la formazione di U di massa 239, il quale per emissione di particelle
β o elettroni, si trasforma in nettunio a massa 239; anche questo decade
per emissione spontanea di un elettrone, generando il Pu-239. Questo isotopo
è
fissile, cioè subisce una reazione di fissione nucleare,
se irradiato con neutroni lenti, come l'isotopo 235 dell'uranio. Poiché
quest'ultimo è presente nella miscela naturale degli isotopi di uranio
solo in ragione dello 0,72%, non è impiegabile direttamente nei reattori
nucleari e nella produzione di energia nucleare in genere, ma occorre innescare
un procedimento di fissione assai lungo e costoso. Al contrario, il meccanismo
di fissione del Pu-239 è estremamente semplice, proprio perché
questo isotopo ha forte tendenza alla cattura dei neutroni e alla fissione. La
seguente tabella riporta la sezione di cattura e di fissione per neutroni
termici (cioè lenti) di alcuni tra i principali isotopi del
p.,
espressa in barns (1 barn = 10
-24 cm
2):
Isotopo
|
Sezione di cattura
|
Sezione di fissione
|
Pu-239
|
1.026
|
746
|
Pu-240
|
295
|
0,1
|
Pu-241
|
1.400
|
1.025
|
Pu-242
|
30
|
0,2
|
Ricordiamo che l'uranio-235 ha una sezione di cattura di 694 barns.
Ne consegue che il Pu-239 sia facilmente utilizzabile non solo per la produzione
di energia nucleare, ma anche per la fabbricazione di bombe atomiche. È
sufficiente, infatti, estrarlo dai prodotti di combustione dei reattori nucleari
e raffinarlo per averne a disposizione quantitativi significativi. Se una massa
di questo isotopo è abbastanza grande, cioè superiore alla
massa critica (che in funzione della purezza e dello stato cristallino
può anche essere di un solo chilo), esplode spontaneamente come una
bomba A (bomba atomica a fissione), in quanto ogni atomo di Pu-239 che
subisce la fissione per cattura di un neutrone genera più di un neutrone
(due o tre) che possono provocare la fissione in altrettanti atomi e così
via, con decorso a catena, fino all'esplosione capace, perciò, di
liberare una forza micidiale. ║
Proprietà fisiche: il
p. si presenta come un metallo bianco argenteo, all'aria però si
ricopre di una patina giallastra che col tempo diventa verde e poi nera.
Presenta sei forme allotropiche, designate con lettere dell'alfabeto greco:
alfa, beta, gamma, delta, delta primo ed epsilon. La prima è stabile a
temperatura ambiente; per riscaldamento si passa alla seconda a 120 °C;
questa si trasforma nella terza a 210 °C che poi dà la quarta a 315
°C; si ha quindi la quinta sopra i 452 °C e la sesta dai 480 °C.
La fase epsilon per riscaldamento fonde a 639 °C (calore di vaporizzazione:
80,5 kcal/g-atomo). È un elemento che ha una nobiltà assai bassa,
prossima a quella del magnesio e non molto lontana anche da quella del sodio; la
reazione:
Pu → Pu
3+ + 3
e(ove
e indica un elettrone) ha un potenziale normale di idrogeno di 2,07 Volt
(la corrispondente reazione per il magnesio ha 2,34 Volt, per il sodio 2,714
Volt). La resistività elettrica varia da una forma allotropica all'altra,
molto più di quanto ci si aspetterebbe per la differenza di temperatura
fra i diversi campi di esistenza di tali fasi; la fase alfa a 107 °C ha
resistività 141,4 microohm-cm; per la fase beta (a 147 °C) questo
valore scende a 108,5 e scende ancora a 107,8 per la fase gamma (a 232 °C)
e a 100,4 per la fase delta (a 352 °C); risale poi leggermente passando
alla fase delta primo e alla epsilon. È da notare che queste differenze
sono riscontrabili anche nelle diverse fasi a temperatura ambiente alla quale
esse possono essere stabilizzate con l'aggiunta di piccoli tenori di opportuni
elementi. Per quanto riguarda le proprietà meccaniche, si rilevano sempre
delle forti differenze fra le diverse forme. I seguenti dati si riferiscono alla
forma alfa (stabilizzata mediante raffreddamento a -23 °C) in condizioni
ambiente (25 °C):
Carico di rottura a trazione (kg/mm2)
|
42
|
Carico di snervamento (0,2%, kg/mm2)
|
25
|
Allungamento a rottura (%)
|
0,2 ÷ 0,5
|
Carico di rottura a compressione (kg/mm2)
|
85
|
Modulo di elasticità (kg/mm2)
|
10.000
|
Durezza (gradi Vickers)
|
270
|
Per quanto riguarda la lavorabilità plastica si può
fare un confronto con certe leghe di alluminio, trovando una notevole
somiglianza ad esempio con la lega 3003 (alluminio con l'1,2% di Mn). Quanto
alla lavorazione a caldo, si deve porre attenzione a condurla nella fase delta,
anche se la beta è pure abbastanza lavorabile. La fusione del
p.
deve essere condotta in crogioli speciali che possono essere di tantalio fino a
1.000 °C, di magnesia o grafite fino a 1.200 °C e di ossido di torio
(comunemente detto
toria) fino a 1.500 °C. La fusione e colata, come
pure l'alligazione, devono essere condotte sotto vuoto. ║
Tossicità: come tutti i metalli pesanti, il
p. è
tossico se ingerito in forma di sale solubile. Il maggior pericolo viene dalla
sua radioattività: tutti gli isotopi di questo elemento sono dei forti
emettitori di radiazioni, soprattutto particelle α. Il Pu-239, pur avendo
una vita alquanto lunga, è un fortissimo emettitore di queste particelle:
un milligrammo ne emette ben 140 milioni al minuto. Ciò impone sempre
l'uso di apposite attrezzature, con protezione completa per l'operatore
attraverso pesanti schermature alfa-assorbenti. La massima quantità
maneggiabile senza questo apparato è inferiore al micro-grammo
(milionesimo di grammo). Nel trattamento di larghe quantità di
p.
si deve poi tenere presente che, secondo lo stato del materiale, anche
quantità piccole come 300 g possono essere prossime alla massa critica,
con relativo pericolo di esplosione atomica. In caso di assorbimento di
p. da parte dell'organismo umano, la via privilegiata è quella del
sistema respiratorio: quindi si localizza in vari organi, ma soprattutto nelle
ossa, intaccando il midollo osseo e ostacolando l'emopoiesi. L'eliminazione del
p. avviene molto lentamente attraverso il sistema intestinale; possono
facilitarla sostanze chelanti come l'acido etilendiamminotetracetico. ║
Estrazione: benché oggi si sia riscontrato che il
p. esiste
in tracce seppur minime nei minerali di uranio (in 100 t di pechblenda è
contenuto circa 1 milionesimo di grammo di
p.), l'unica fonte di questo
elemento resta la lavorazione dei prodotti esausti dei reattori nucleari
all'uranio arricchito, che ne contengono lo 0,1 ÷ 0,3% insieme con uranio e
prodotti di fissione dotati di altissima radioattività. Industrialmente
si hanno due processi, detti
Redox e
Purex. Nel
processo
Redox le scorie dei reattori vengono sciolte in acido nitrico; sia
p.
che uranio passano in soluzione come nitrati e si opera una ossidazione che
porta il
p. a tetravalente e l'uranio ad esavalente. Questa soluzione
viene emulsionata con un solvente, il metilisobutilchetone (MIBK), che scioglie
selettivamente uranio e
p. e non è miscibile con l'acqua. Dopo
sedimentazione viene separata la fase organica che contiene U e Pu; questa viene
trattata con un riducente blando che riduce il
p. a trivalente,
cioè a Pu(NO
3)
3 senza ridurre l'uranio. Il nitrato
di
p. così ottenuto è ben solubile in acqua, per cui viene
estratto dal MIBK per trattamento con acqua e sedimentazione delle due fasi.
Dalla fase organica si ricava l'uranio mentre da quella acquosa si estrae il
p. mediante nuova ossidazione ed estrazione con MIBK. Il nitrato di
p. tetravalente viene poi trasformato in ossido e per fluorurazione
riducente (mediante HF + H
2 a 600 °C) in trifluoruro PuF. Da
questo si può ottenere il metallo per riduzione di scambio con calcio
metallico o altro metallo. Nel
processo Purex si compiono operazioni
simili, se non che il solvente non è MIBK ma una miscela di cherosene con
tri-
n-butisolfato (30%). Anche in questo caso si ottiene il nitrato che
viene poi trasformato come sopra. ║
Proprietà chimiche e
composti: chimicamente il
p. assomiglia all'uranio; i suoi stati di
ossidazione stabili sono +3, +4, +5 e +6. Spesso si trovano tutti in equilibrio
nella stessa soluzione. Nella valenza 5 e 6 si trova comunemente in forma di
catione ossidato PuO
2+ e PuO
22+,
come l'uranio. La stabilità cresce passando da
PuO
+2 a Pu
3+ a PuO
2+2 e a
Pu
4+. I diversi ioni impartiscono alle soluzioni che li contengono
delle colorazioni diverse: blu-viola, per Pu
3+, giallo-bruno per
Pu
+, rosa-arancio per PuO
2+2, per
PuO
+2 non si sono preparate soluzioni pure, ma appare
rossastro. Si verifica facilmente il caso che sali di uno stesso anione con
cationi
p. a grado di ossidazione differente abbiano una
solubilità in acqua molto diversa. Fra i composti ricordiamo l'ossido di
p. PuO
2, che si presenta come un solido giallo-verde,
cristallizzato nel sistema cubico con un reticolo tipo fluorite. Si ottiene per
calcinazione a 500 °C circa dell'idrossido, dell'ossalato o del nitrato. In
questa forma viene comunemente dosato il
p., poiché ha una
notevole stabilità chimica e un elevato punto di fusione (2.400 °C).
Dal diossido di
p. è possibile ottenere per riduzione gli ossidi
Pu
2O
3 e PuO. Gli alogenuri hanno notevoli somiglianze con
quelli dell'uranio; anche in questo caso, ad esempio, la volatilità
aumenta fortemente passando da PuF
4 a PuF
6; il primo, il
tetrafluoruro di
p., è un solido bruno-chiaro, insolubile in
acqua, mentre il secondo, l'esafluoruro di
p., è un solido
rosso-bruno, basso fondente e basso bollente e poco stabile chimicamente. Vi
è anche il trifluoruro di
p., PuF
3, un solido
rosso-violetto, insolubile in acqua. Fra gli altri composti binari del
p.
ricordiamo il carburo PuC e l'azoturo PuN, tutti solidi molto altofondenti,
utilizzabili come refrattari per usi particolari. ║
Usi: il
principale impiego del
p., e in particolare dell'isotopo 239, si ha
nell'industria nucleare per reattori a fissione e per la costruzione di bombe
atomiche di tipo A (a fissione). Quantità minori si usano anche in altri
campi dell'industria e della ricerca nucleare, come la produzione di isotopi di
altri elementi e la costruzione di sorgenti di particelle alfa. Data la sua
pericolosità e la sua difficile produzione, non ha alcun interesse come
materiale da costruzione.