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Pietà.

(dal latino pietas). Sentimento di commossa partecipazione e solidarietà nei confronti delle sofferenze altrui. ║ Nel suo significato originario, e nell'uso letterario, sentimento di amore e devozione, quindi di rispetto, verso i genitori, la patria, Dio. ║ Fig. - Fare p.: suscitare compassione; detto anche di cosa mal ridotta, miserevole. ║ Fig. -Essere senza p.: dimostrarsi crudele, senza cuore. ║ Monte di p.: V. MONTE. • Rel. - In origine, nella religione romana, la p. era venerata come personificazione del sentimento dovuto agli dei e ai propri genitori o figli, come astrazione dei significati di tenerezza, affetto, indulgenza. Nel suo ambito erano compresi anche i rapporti di armonia e rispetto fra i cittadini, base della convivenza civile. Un tempio innalzato alla P. nel II sec. a.C. si trovava ai piedi del Campidoglio. In età imperiale la divinità passò a simboleggiare le virtù morali dell'imperatore, il sacro rapporto con i suoi sudditi, e la sua effige venne incisa sulle monete, unita alla cornucopia e, successivamente, in atto di preghiera davanti all'altare. Il Cristianesimo si appropriò del termine, sublimandone il significato, che venne associato a quello della carità e dell'amore divino. Considerata uno dei doni dello Spirito Santo, viene messa in rapporto al culto di Dio e al rispetto degli uomini. Nel pensiero cinese, essa rappresenta la virtù più alta della tradizione confuciana, quella che spinge i figli a ordinare tutta la vita per l'amore dei genitori, che rappresentano per essi la suprema divinità. Ne consegue che la p. filiale diventa il centro (o la forma) di tutte le virtù che convergono nell'onore dei genitori e, in senso opposto, tutte le azioni malvagie sono viste come atto disonorante per i genitori. • Icon. - Rappresentazione pittorica o scultorea di un momento particolare del ciclo della Passione: la composizione della Madonna che regge in grembo il Cristo morto. Per quanto non esista nei Vangeli una descrizione precisamente corrispondente, questa immagine iconografica risulta diffusissima nella pittura e nella scultura a partire dal XIV sec. Apparsa inizialmente nel XII sec., per influsso della pittura mistica bizantina, la raffigurazione si compone di due personaggi, la Madonna e il Figlio, a cui successivamente si aggiungono san Giovanni, Giuseppe d'Arimatea, gli angeli e la folla piangente. Introdotta probabilmente dai pittori gotici tedeschi, costituisce una riduzione della più generale scena del Compianto, in cui la figura del Cristo, appena deposto dalla croce, è attorniata dalla Madonna e dagli Apostoli. Alcune varianti del tema sono, nei secc. XV-XVI, il Cristo bambino sulle ginocchia della Madre, o quello in terra con il capo sul grembo materno. Nel quadro dell'arte italiana, gli esempi più noti di P. sono quelli eseguiti da Giotto (Padova, cappella degli Scrovegni), Donatello (Firenze, San Lorenzo), Botticelli (Milano, museo Poldi Pezzoli), Michelangelo (P. di San Pietro, P. di Palestrina, P. Rondanini, P. di Santa Maria del Fiore). La medesima iconografia ebbe largo uso nella Francia del XV sec., dove prese il nome di Tombeau. Il termine di P. indica, talvolta, anche la rappresentazione del Cristo risorgente dal sarcofago, attorniato dai simboli della Passione.