Per un fenomeno periodico nel tempo, il minimo intervallo di tempo, a partire da
un istante generico, dopo il quale il fenomeno si ripete con le medesime
caratteristiche o, nel caso di una grandezza, assume gli stessi valori. ║
Per estens. - Ciascuna delle fasi in cui si può dividere il corso di
qualcosa. • Ling. - Uno dei tre segni d'interpunzione (con il
comma
e il
colon) del latino classico e medioevale, e precisamente quello
corrispondente al nostro punto. • Astron. -
P. di rotazione: tempo
impiegato da un corpo celeste per compiere un'intera rotazione intorno al
proprio asse. ║
P. di rivoluzione: tempo impiegato da un corpo
celeste per compiere un'intera rivoluzione intorno a un corpo. • Fis. -
Nei fenomeni periodici, cioè in quei fenomeni che si ripetono con
modalità identiche ad intervalli uguali di tempo, si chiama
p., e
si indica con la lettera
T, il minimo intervallo di tempo che deve
trascorrere perché il fenomeno si ripeta completamente una volta. In
particolare, in un moto oscillatorio si parla di
p. di oscillazione e si
chiama
oscillazione completa il cammino percorso durante un
p.; si
dice, invece,
semiperiodo l'intervallo di tempo pari a metà
p., e il cammino percorso in tale intervallo viene detto
oscillazione
semplice. Il
p. è l'inverso della frequenza. • Gramm. -
Insieme di proposizioni (in genere una principale e una o più coordinate
o subordinate) collegate tra loro in modo da formare un nesso di senso compiuto,
organico e indipendente. • Metr. - Anticamente, il tratto di strofa o
sistema compreso fra due pause. • Chim. - Nella tavola periodica, serie di
elementi a numero atomico crescente compresi fra due elementi chimicamente
simili. • Mus. - Successione di frasi musicali collegate in un insieme
organico. • Econ. -
P. breve e
p. lungo: espressione
indicante le fasi in cui viene suddivisa l'analisi della formazione del prezzo
in un regime di concorrenza, seguendo l'impostazione originaria di A. Marshall.
║
P. breve:
p. durante il quale è lecito supporre che
ciascuna azienda mantenga fissa la dimensione dei propri impianti e che il
numero delle aziende sul mercato sia costante. In tale
p., di durata
inferiore a quella del ciclo produttivo del bene in esame, ogni azienda mira a
trarre il massimo profitto dagli impianti esistenti, scegliendo la combinazione
produttiva ottimale, e il prezzo del bene non dipende dal suo costo, ma solo
dalla variazione della domanda. In tale
p., i costi complessivi
dell'azienda concorrenziale si distinguono in
costanti e
variabili
rispetto alla quantità prodotta: i primi riguardano gli impianti, e
comprendono principalmente i costi dei servizi di amministrazione, della terra,
degli edifici e quella parte di macchinari sottoposta a un deprezzamento
costante in funzione della produzione; i secondi, ossia i variabili, si
riferiscono principalmente ai costi del lavoro, delle materie prime, delle fonti
di energia e di quella parte del macchinario il cui deprezzamento varia in
funzione della produzione. ║
P. lungo:
p. durante il quale
possono variare sia il numero di imprese operanti sia la consistenza dei loro
impianti. In tale
p., di durata almeno pari alla lunghezza del ciclo
produttivo del bene in esame, ogni azienda cerca di raggiungere la dimensione
dei suoi impianti ritenuta ottimale. Il costo marginale di un'impresa cresce in
funzione della produzione: infatti, in regime concorrenziale è necessario
supporre che l'aumento delle dimensioni dell'impianto, oltre un certo limite,
provochi disfunzioni interne tali da impedire un'ulteriore espansione. Questa
ipotesi è necessaria per la sopravvivenza della concorrenza: se l'azienda
trovasse convenienza a espandere indefinitamente le proprie dimensioni,
giungerebbe a influire sul prezzo di mercato e finirebbe per uscire dal regime
concorrenziale entrando in quello monopolistico. Tuttavia, il fatto che ogni
azienda componente l'industria del settore si trovi in equilibrio, con
riferimento al
p. lungo, non significa che anche l'industria, nel suo
complesso, sia in regime di equilibro: in
p. lungo, infatti, il numero
delle aziende è variabile, e l'abbandono o l'ingresso nel mercato delle
aziende provoca una diminuzione o un aumento di produzione, con conseguente
variazione dei prezzi. L'equilibrio dell'industria in
p. lungo viene
raggiunto, pertanto, quando si compensano entrata e uscita delle aziende dal
mercato: in tale situazione, la produzione complessiva dell'industria si
mantiene costante.