Stats Tweet

Peronòspora.

(dal greco peróne: punta e sporá: seme). Genere di funghi della famiglia Peronosporacee, ordine oomicetali (ficomiceti). Comprende circa 200 specie, la maggior parte delle quali è parassita di vegetali superiori. Nella fase di conidiofori, questi funghi si localizzano sulle foglie della pianta ospite a livello degli stomi; il conidio (che è la fruttificazione agamica del fungo), una volta giunto a maturazione e in condizioni di temperatura e umidità adeguate, germina rilasciando zoospore che, a loro volta, danno origine a promiceli. Questi ultimi penetrano nell'organismo ospite attraverso gli stami causandone l'infezione. ║ Malattia crittogamica che i funghi del genere p. inducono nelle piante di cui sono parassiti. Si definiscono con il medesimo termine anche le infezioni indotte in piante superiori da funghi di genere diverso da p., ma appartenenti alla medesima famiglia Peronosporacee. La presenza di tali parassiti si manifesta in primo luogo con la comparsa, sulla pagina inferiore della foglia, di una muffa biancastra o grigiastra originata dal complesso dei conidiofori che fuoriescono dagli stomi. Si conoscono diverse affezioni collegate a diversi parassiti. ║ P. della vite: è causata dalla Plasmospora viticola, fungo della famiglia Peronosporacee originario del continente americano; si diffuse in Europa intorno al 1878. Il parassita aggredisce le viti a livello degli organi aerei non legnosi (foglie, tralci, grappoli): le foglie mostrano aree decolorate, dette "macchie d'olio" perché rendono più trasparente il lembo fogliare, in corrispondenza delle quali si forma la caratteristica muffa. In seguito (entro un lasso di tempo compreso fra i pochi giorni e qualche settimana), le foglie colpite imbruniscono, seccano e cadono. Analogo decorso si verifica a livello dei tralci verdi, ma particolarmente grave è l'infezione dei grappoli, che colpisce gli acini con la caratteristica muffa biancastra, o con una forma larvata che non appare esternamente ma provoca la disorganizzazione e la decomposizione dei tessuti interni. Una tipologia particolare, infine, è rappresentata dalla cosiddetta p. a mosaico, quando il fungo si localizza sulle foglie a livello delle nervature. La malattia colpisce prevalentemente in maggio e in autunno (specie se la stagione è umida e calda) e può essere combattuta mediante l'irrorazione dei vigneti con sali di rame, zinco o composti organici, che rispettino i germogli ma impediscano la maturazione dei conidi, o trattamenti con la cosiddetta "poltiglia bordolese" all'1%. ║ P. del frumento: è dovuta alla Sclerospora macrospora, a causa della quale rachidi, foglie e germogli mostrano caratteristiche macchie nerastre. Sintomo di maggior peso è l'ipertrofia dell'asse delle spighe, che adottano perciò un assetto innaturalmente contorto, e la sterilità dei fiori, in cui stami e ovario sono deformi o addirittura assenti. Di tale parassita è nota esclusivamente la forma sessuata, che colpisce non solo il frumento ma anche altri cereali e graminacee. L'infezione può prodursi in autunno (e in tal caso i germogli delle piante saranno deboli e sclerotici) o, più spesso, in primavera, presentando le caratteristiche sopra descritte. Il parassita può essere combattuto arricchendo di nitrati il terreno. ║ P. della patata e del pomodoro: è dovuta a Phytophthora infestans, fungo originario del continente americano; si diffuse in Europa a metà dell'Ottocento. In entrambe le piante, il parassita causa macchie giallognole sulle foglie che, col tempo, diventano scure, mentre la pagina inferiore è invasa dai conidiofori e dai conidi del fungo, che formano una sorta di lanugine. Se il parassita attacca direttamente il fusto, in breve consegue un avvizzimento di fiori e frutti. Nel caso della patata, è difficile che l'infezione attacchi direttamente il tubero, dal momento che le spore dovrebbero prima cadere a terra con le foglie e giungere ad esso infiltrandosi attraverso il terreno; talvolta però capita ed in quel caso si rilevano macchie scure sulla buccia che si estendono ai tessuti sottostanti. In genere è abbastanza efficace la misura preventiva di interrare ben in profondità tuberi perfettamente sani e trattati opportunamente (esposizione al calore, immersione in soluzioni apposite di clorurati, ecc.). Per quanto riguarda il pomodoro, il frutto viene attaccato a livello del peduncolo, mostrando macchie brunastre che si allargano a misura di quanto il micelio del fungo invade la polpa; la maturazione ne risulta interrotta, mentre il pomo indurisce e secca, o marcisce per intervento di altri fattori. L'infezione in atto si combatte con trattamento diretto mediante anticrittogamici.