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Perissodàttili.

(dal greco perissós: dispari e dáktulos: dito). Zool. - Ordine di mammiferi ungulati erbivori. Il termine p. fu coniato da R. Owen, per il fatto che il dito medio di ogni arto predomina per dimensione e funzione sulle altre dita e in alcuni casi (ad esempio nel cavallo) è l'unico conservato. L'asse dell'arto passa dunque per il dito medio, con unghia a zoccolo, diviso simmetricamente in due metà dal piano mediano antero-posteriore dell'arto stesso, su cui scarica il peso del corpo. I p. sono animali di grandi dimensioni, con corporatura massiccia, assenza di clavicola, tegumento spesso (rinoceronte) o pelame modesto ma uniforme (ad eccezione della criniera negli Equidi). La dentatura comprende incisivi superiori e inferiori, canini ridotti o assenti e molari. I p. hanno stomaco semplice, intestino allungato, utero bicorne, due mammelle inguinali. La gravidanza è piuttosto lunga; i parti sono in genere unipari, raramente gemellari. Le forme attualmente viventi di p. sono distinte in due sottordini (ippomorfi e ceratoformi) e tre famiglie: Equidi, Tapiridi, Rinocerontidi. La distribuzione geografica riguarda Africa, Eurasia e America centro-meridionale. In complesso esistono 15 specie, molte delle quali hanno però popolazione esigua e a rischio di estinzione. I p. comparvero durante l'Eocene e si svilupparono durante tutto il Terziario. In origine gli individui avevano dentatura completa, in cui solo successivamente si ebbe l'evoluzione del premolare in molare; gli arti presentavano quattro dita anteriormente e tre posteriormente, tuttavia a partire dall'Oligocene nessuna specie ha mai presentato più di tre dita per arto, ad eccezione del tapiro che ne conserva quattro nella zampa posteriore.