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Pavìa.

Città della Lombardia e capoluogo della provincia omonima; è situata a 77 m s/m., sulla sponda sinistra del fiume Ticino, nei pressi della sua confluenza nel Po. Posta al centro di una fiorente zona agricola della pianura padana, è un importante nodo stradale e ferroviario. 71.214 ab. CAP 27100. • Econ. - Tradizionale mercato di prodotti agricoli (cereali, foraggi, viti) e del bestiame, a partire dai primi anni del Novecento P. ha conosciuto un notevole sviluppo dell'apparato industriale (soprattutto nel settore siderurgico, metallurgico, meccanico, elettrotecnico, chimico, tessile, alimentare, dell'abbigliamento). • St. - Di origine antichissima, P. sorse in un territorio abitato dai Levi e dai Marici, popolazioni di probabile origine ligure o celtica. Durante il dominio dei Galli, che la chiamarono Ticinum dal nome del fiume sul quale sorgeva, conobbe un notevole sviluppo. Caduta in mano ai Romani agli inizi del II sec. a.C., dopo che Cesare ebbe concesso la cittadinanza romana alle regioni padane, divenne importante municipio e nodo stradale di primaria importanza per le comunicazioni con la Gallia Transpadana. Ascritta alla tribù Papia, assunse il nome di Ticinum Papiae, che mantenne in epoca medioevale. Eretta a sede di vescovado da san Sisto (IV sec.), P. fu un'importante piazzaforte durante le invasioni barbariche: devastata durante la guerra tra Odoacre e Teodorico, dopo la vittoria di quest'ultimo fu uno dei centri principali del Regno ostrogoto. Resistette lungamente all'assedio dei Bizantini (538) poi, caduta Ravenna, i Goti la scelsero come sede del Governo e del comando supremo delle milizie. Conservò la sua importanza anche sotto i Bizantini, per i quali rappresentò l'ultimo baluardo di difesa nell'Italia settentrionale contro i Longobardi (569-73). Caduta in mano agli invasori ed elevata a capitale del Regno longobardo, fu arricchita di palazzi, chiese e monasteri e acquistò una nuova importanza dal punto di vista politico, culturale e religioso. Dopo essere stata conquistata nel 774 da Carlo Magno che la sottrasse a Desiderio, ultimo re longobardo, P. diventò la capitale del Regnum Italiae. Anche sotto gli imperatori di Sassonia la città rimase il centro della vita amministrativa e uno dei pochi mercati fiorenti della valle padana. Dopo essersi ribellata all'inizio dell'XI sec. alla dominazione imperiale, cominciò a sviluppare le prime libere istituzioni cittadine finché, all'inizio del XII sec., ebbe i primi consoli. Tuttavia l'inizio dell'epoca comunale coincise con il graduale declino di P., il cui ruolo era progressivamente offuscato dalla crescente importanza di Milano. I due centri lombardi, tradizionalmente antagonisti, diedero il via a una lunga lotta per aggiudicarsi i mercati padani e le vie commerciali transalpine. Anche in funzione antimilanese, P. rimase sempre fedele al partito dell'Impero: se ciò le fruttò ampi privilegi all'epoca di Federico Barbarossa (1164), la successiva sconfitta della politica imperiale e quella del ghibellinismo italiano dopo la morte di Manfredi (1266) significarono l'inizio della progressiva decadenza politica della città. Infatti, scossa dall'acutizzarsi delle lotte fra i nobili e le forze popolari, P. fu costretta a chiedere la mediazione dei Visconti (1299). Caduti temporaneamente sotto il loro dominio (1315), dopo una lunga resistenza i Pavesi dovettero sottomettersi definitivamente ai Visconti (1359), che stabilirono nella città la residenza della corte ducale e vi fondarono l'università (1361). Decaduta sotto gli Sforza, durante le guerre tra gli Asburgo e Francesco I (che qui venne sconfitto e catturato nel 1525) P. si oppose fermamente alle mire francesi sul Ducato milanese e venne più volte assediata e devastata. Durante il dominio spagnolo, seguente alla Pace di Cateau-Cambrésis (1559), e il successivo dominio austriaco, la città mantenne una posizione di rilievo nel campo culturale, ma l'economia fu gravemente danneggiata inizialmente per i privilegi di cui godettero altri centri del Ducato milanese, in un secondo momento a causa della cessione da parte austriaca dell'Oltrepò Pavese e della Lomellina al Ducato di Savoia, stabilita con il Trattato di Worms del 1743. Nel 1796, in seguito a una violenta ribellione contro le vessazioni fiscali, la città fu saccheggiata dalle milizie di Bonaparte. In epoca risorgimentale, l'università fu al centro di un vivace fermento patriottico e i Pavesi diedero un notevole contributo ai moti e alle guerre d'indipendenza fino all'annessione al Regno di Sardegna nel 1859. Durante la seconda guerra mondiale venne gravemente danneggiata dai bombardamenti. ║ Battaglia di P.: durante la terza fase della guerra per il predominio europeo tra l'imperatore Carlo V e Francesco I re di Francia, nel 1524 un esercito agli ordini di quest'ultimo assediò P., difesa da una guarnigione di Spagnoli comandati da J. de Leyva. Nel gennaio 1525, 12.000 lanzichenecchi del conestabile di Borbone giunsero in soccorso degli ispano-imperiali e il 24 febbraio le truppe ispano-imperiali diedero inizio all'azione. Dopo una lunga e sanguinosa battaglia le forze imperiali riuscirono a piegare le truppe francesi, facendo prigioniero lo stesso Francesco I e costringendolo a firmare il Trattato di Madrid. ║ Concili di P.: furono sei. Il primo, convocato nel 997 da papa Gregorio V che si era allontanato da Roma a causa della rivolta di Crescenzio, scomunicò i Crescenzi. Il secondo fu convocato nel 1018 da papa Benedetto VIII e rinnovò la condanna della simonia e del concubinato ecclesiastico. Il terzo fu convocato nel 1022 da papa Benedetto VIII e dall'imperatore Enrico II per intervenire contro la simonia e il Nicolaismo. Il quarto fu convocato nel 1076 dall'arcivescovo di Ravenna, Guiberto di Parma (futuro antipapa Clemente III), capo del partito antigregoriano, per scomunicare Gregorio VII. Il quinto fu promosso nel 1160 da Federico Barbarossa per decidere dello scisma tra Alessandro III e Vittore IV. Poiché Alessandro III si rifiutò di comparire, il concilio riconobbe Vittore IV. Infine il sesto fu indetto nel 1423 da papa Martino V, per obbedire alle disposizioni del Concilio di Costanza che prevedevano la riunione periodica di concili ecumenici. Aperto il 23 aprile, non si poté riunire a causa della peste che imperversava in P. e venne trasferito a Siena. ║ Pace di P.: fu stipulata il 19 ottobre 1617, durante la guerra per la successione del Monferrato, tra Ferdinando Gonzaga di Mantova (appoggiato dalla Spagna) e Carlo Emanuele di Savoia (sostenuto dalla Francia). Stabilì la cessione del Monferrato al Gonzaga e la restituzione alla Savoia di tutti i territori perduti durante la guerra. • Urban. - L'impianto urbanistico della città rimanda alle sue vicende storiche. La pianta trapezoidale mantiene nella parte centrale lo schema classico dell'oppidum romano e sempre di epoca romana è l'ampia rete fognaria. Lo sviluppo successivo della città fu mantenuto entro tre cerchie di mura: quelle del III sec. che delimitavano l'insediamento romano, quelle del X sec. e infine quelle del periodo comunale, durante il quale P. conobbe un notevole sviluppo, del quale restano come testimonianza alcuni quartieri e diverse opere architettoniche. Nella seconda metà del XII sec. il centro si spostò dal palazzo regio al broletto e la città assunse il suo caratteristico aspetto turrito. L'università, sorta nel 1361, divenne un importante polo di sviluppo urbano. Nel Cinquecento furono costruiti nuovi bastioni entro i quali la città si mantenne fino alla fine dell'Ottocento quando, grazie anche allo sviluppo delle attività industriali, l'abitato si ampliò. Inizialmente lo sviluppo si concentrò lungo la direttrice della ferrovia, costruita tra il 1860 e il 1865; successivamente l'espansione seguì le direzioni Nord, Est e Ovest, affiancandosi ai principali assi viari. Sorsero così i quartieri di Borgo Ticino, sulla riva destra del Ticino all'imbocco meridionale del ponte coperto che attraversa il fiume; Città Giardino, posto alle spalle del castello; infine, il quartiere residenziale di viale della Libertà, il quale tuttavia sorse in direzione Ovest. Accanto allo sviluppo edilizio delle aree periferiche, con i connessi problemi di ordine sociale e urbanistico, negli ultimi anni si è assistito al graduale degrado del centro storico. Così, dopo il piano regolatore del 1963, a partire dagli anni Settanta sono state apportate modifiche e adattamenti volti a contenere l'espansione, migliorare le infrastrutture dei quartieri, frenare il processo di terziarizzazione in atto nel centro storico salvaguardando l'originario tessuto sociale costituito da artigiani, operai, piccoli commercianti. • Arte - Scarsi sono i resti archeologici della P. di epoca romana. Nel centro storico è riconoscibile l'assetto urbanistico romano caratterizzato da due assi ortogonali, il cardo maximus, corrispondente all'attuale strada Nuova, e il decumanus, corrispondente agli attuali corso Cavour e corso Mazzini. Anche del periodo longobardo sono rimasti scarsi resti architettonici, soprattutto a causa dei successivi rimaneggiamenti (è il caso delle chiese di San Salvatore e di San Pietro in Ciel d'Oro). Ampiamente documentato è invece il periodo romanico. Numerosi edifici appartenenti al XII sec. testimoniano del ruolo di primo piano che P. ebbe nell'arte lombarda del tempo. A questo periodo risale la basilica di San Michele, decorata con motivi floreali e fantastici che richiamano gli antichi bestiari medioevali. L'interno della chiesa è a tre navate con pilastri a fascio, matronei e presbiterio sopraelevato con cripta. La struttura della basilica di San Michele si ripete nella chiesa di San Teodoro (XIII sec.), contenente affreschi del Duecento e del Trecento; in quella di Santa Maria in Betlemme, dalla facciata in cotto che termina con una galleria di archi ciechi; infine, in quella di San Lanfranco. Risale al periodo romanico anche la ricostruzione di San Pietro in Ciel d'Oro, dove è conservata l'arca di sant'Agostino, riccamente scolpita dagli allievi di Giovanni di Balduccio. L'importante ruolo assunto da P. sotto i Visconti è testimoniato da numerosi edifici civili (palazzi in Piazza della Vittoria, casa degli Eustachi), dalla fondazione dell'università, ma soprattutto dal castello (1360-65). La costruzione, ora restaurata e sede dei Musei Civici, si affaccia su un cortile a tre lati porticati con loggiato a quadrifore e bifore. Per quanto riguarda l'epoca rinascimentale, il monumento più interessante è il duomo (1488), edificio a croce greca con tre altissime navate, alla cui realizzazione parteciparono G.A. Amadeo, C. Rocchi, G.G. Dolcebuono; il campanile crollò nel 1989. Quasi sicuramente anche Bramante collaborò all'impostazione della cupola e della cripta. A questo stesso periodo appartengono la chiesa a pianta centrale di Santa Maria di Canepanova, opera di Amadeo in collaborazione con Bramante, che conserva all'interno alcuni dipinti di Moncalvo; i palazzi Bottigella, Cavagna e Langosco-Orlandi. L'architettura barocca e rococò è rappresentata dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie (1609) e da palazzo Mezzabarba, realizzato da G.A. Veneroni (al quale si deve anche la chiesa di San Francesco di Paola). Allo stile neoclassico appartengono l'università (di G. Piermarini e L. Pollak) e il teatro dei Quattro Cavalieri (1773), oggi Fraschini, opera di A. Galli Bibbiena. In un piccolo paesino alle porte della città è la splendida Certosa di P. (V. CERTOSA DI PAVIA). ║ Provincia di P. (2.965 kmq; 493.753 ab.): si estende nel settore sud-occidentale della Lombardia, in una vasta zona pianeggiante attraversata dal fiume Po e dai suoi affluenti, il Ticino e il Terdoppio. Il Po la divide in due zone: alla sinistra del fiume si estendono il Pavese e la Lomellina; a destra si trova l'Oltrepò Pavese, che giunge fino alle propaggini settentrionali dell'Appennino ligure. L'economia è prevalentemente agricola. Una rete capillare di canali assicura una perfetta irrigazione nella zona pianeggiante, dove si coltivano soprattutto cereali (specialmente riso), frutta, barbabietole, foraggi, ortaggi. Sulle colline dell'Oltrepò la viticoltura offre vini pregiati. Anche la zootecnia è abbastanza diffusa, sebbene le sue potenzialità non siano state ancora sfruttate a fondo. Le industrie sono concentrate nel capoluogo e nei principali centri: Vigevano (calzaturifici e produzione di macchine per calzaturifici), Mortara (industria tessile, alimentare, automobilistica), Voghera (stabilimenti tessili), Broni (cementifici, industria enologica).
La Certosa di Pavia

Il ponte coperto sul Ticino