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Patarìa.

Movimento religioso e politico sorto a Milano nella seconda metà dell'XI sec., ad opera di parte del clero e del popolo, in reazione al diffondersi della simonia e del Nicolaismo. L'origine del termine rimane incerta. Alcuni lo fanno risalire alla voce dialettale milanese patee (stracciato); in questo caso indicherebbe persone di umili origini. Altri rimandano il termine alla città di Patara nella Licia, attribuendo al movimento origini asiatiche; altri ancora si riallacciano al greco páthos o al latino pati. Il movimento, che si diffuse anche a Piacenza, Brescia, Cremona, ebbe origine probabilmente dalla predicazione del diacono Arialdo nella zona intorno a Varese. Quando Arialdo si trasferì a Milano, formò una comunità di chierici che vivevano secondo gli ideali dei gruppi riformatori del tempo e che presto si oppose alla condotta di vita del clero ambrosiano dedito alla simonia e al Nicolaismo. In particolare la p. criticò l'elezione, voluta da Enrico III, di Guido da Velate ad arcivescovo di Milano. Tra gli esponenti principali del movimento vi furono, oltre ad Arialdo, Anselmo da Baggio, Landolfo ed Erlembaldo Cotta. Benché molti patarini appartenessero alle file dei chierici, non va trascurato il contributo dato al movimento dai laici che, sotto la guida politico-militare di Erlembaldo, riuscirono a organizzare veri e propri Tribunali che giudicavano i sacerdoti ritenuti indegni. Tra i laici c'erano non solo esponenti delle classi più basse ma anche artigiani, commercianti e membri delle famiglie aristocratiche. Con l'ascesa al soglio pontificio di Anselmo da Baggio con il nome di Alessandro II (1061), il movimento ricevette un notevole incoraggiamento e il clero ambrosiano dovette fronteggiare avversari decisi a colpire corruzione e privilegi. Arialdo ed Erlembardo morirono per mano degli avversari, mentre la P., attraverso una vera e propria guerra civile, riuscì a ottenere l'allontanamento da Milano di Guido da Velate. Il contrasto riprese tra l'arcivescovo di nomina imperiale, Gotofredo, e Attone, proposto dai patarini con il benestare del papa Alessandro II. La contesa rientrò, a quel punto, nel più ampio contesto della lotta per le investiture tra Papato e Impero. Dopo il pontificato di Gregorio VII (1073-85) e di Urbano II (1088-99), il movimento patarino cominciò a perdere importanza, non senza aver ridimensionato l'autonomia della Chiesa ambrosiana rispetto a quella di Roma e gettato le basi dell'organizzazione comunale. Al moto patarinico di Milano è collegata, per i motivi che la ispirarono, l'insurrezione fiorentina contro il vescovo Pietro Mezzabarba (1062). Contro di lui, colpevole di simonia, si levò la predicazione di san Giovanni Gualberto da Vallombrosa. San Pier Damiani fu inviato da Roma per trovare una mediazione tra le parti (1063) e la vicenda si concluse con l'allontanamento di Mezzabarba, sostituito dopo tre anni dal vescovo riformatore Ranieri.