Filosofo greco. Fu un insigne rappresentante della scuola eleatica. Secondo una
tradizione, a volte contestata, fu discepolo di Senofane di Colofone;
elaborò nel suo poema
Intorno alla natura la dottrina eleatica
dell'essere. L'opera, che ci è pervenuta quasi per intero, racchiude il
frutto del suo pensiero, la conoscenza della verità; nell'introduzione
allegorica il filosofo racconta che, condotto dal carro delle Eliadi di fronte
alla dea reggitrice del mondo, fu esortato alla conoscenza sia del vero sapere
sia delle opinioni dei mortali. La strada alla conoscenza della verità
è la "via della Persuasione compagna della verità", è la
via dell'"essere" e dell'"è", con esclusione del "non essere" e del "non
è". Bisogna dunque evitare di dire che "il non essere è" e di
affermare contemporaneamente l'"essere" e il "non essere". Il pensare è
inseparabile da "quell'essere in cui si trova espresso", quindi la concezione
dell'ente è insieme ideale e concreta, in quanto l'ente si identifica con
il pensiero.
P. parte dalla molteplicità delle cose per arrivare
all'unità dell'essere con cui le cose si predicano e si affermano; le
singole cose non sono soltanto particolari, ma anche contraddittorie di fronte
all'unità dell'essere. Ciascuna di esse "è" in un modo in cui "non
è" in un altro, e quindi mescola in modo contrastante l'essere e il non
essere. Ma vero e reale è solo "ciò che è", cioè
l'"ente". La conclusione del pensiero di
P., che ha una natura
logico-verbale, è l'affermazione di un "essere" non ideale e distinto da
quello "reale", ma è la realtà stessa nella sua forma più
solida. È l'essere non nato, imperituro, non diviso, non mobile, non
infinito, perché l'infinità è imperfezione, ma definito
nella forma geometrica perfetta della sfera.
P. oppone alla metafisica
del divenire eracliteo la metafisica dell'essere, uno, immutabile ed eterno, ma
limitato nello spazio. La stessa indistinzione tra sfera logico-verbale e sfera
ontologica si ripete nell'osservazione del mondo "secondo opinione", che
P. interpreta secondo la teoria del mondo "secondo verità",
cioè la teoria dell'ente, riprendendo, con la tradizionale opposizione
luce-tenebre, i motivi della cosmologia precedente. La concezione di una
realtà spirituale è ancora lontana dalla mentalità
dell'Eleate, tuttavia
P. interpreta i progressi dell'uomo per liberarsi
da ogni confusa sensibilità e dalle opinioni comuni e assegna alla
ragione il compito di conquistare un'esatta conoscenza dell'essere delle cose.
Nel campo della geometria,
P. ha compiuto una critica dei concetti
geometrici di base, distinguendo le linee in rette, curve e miste e ribadendo
l'uso già euclideo delle definizioni negative, come quella del punto come
"ciò che non ha parti". Inoltre
P. ha contribuito alla definizione
degli enti geometrici del punto, della linea e della superficie. Tra gli
attributi assegnati a
P. è la qualifica di capostipite ideale
della scuola medica eleate (Elea VI-V sec. a.C.).