Termine del linguaggio psichiatrico che indica una malattia mentale
caratterizzata da un'attività delirante cronica (mania di grandezza, di
persecuzione, di gelosia, ecc.), dotata di una propria logica interna, non
associata ad allucinazioni. ║ Nell'uso comune, specialmente nel linguaggio
giovanile, designa impropriamente una condizione momentanea di confusione
mentale o di alterazione comportamentale. • Med. - L'evoluzione del
concetto di
p. parte dalla letteratura medica greco-romana, dove troviamo
descrizioni molto accurate di tale patologia (Galeno e soprattutto Celio
Aureliano e Aulo Cornelio Celso). Dalla seconda metà del Settecento il
termine venne usato per designare il disturbo psichico del cosiddetto
melancolico, che fissa il suo delirio nell'ambito di un'idea (monomania), ma
ragiona correttamente su altri argomenti. In psichiatria il significato corrente
fu introdotto da J.C. Heinroth (1842) e soprattutto da K.L. Kahlbaum (1863),
negli studi dei quali la
p. viene descritta con i caratteri di una
particolare rigidità, intransigenza, ipervalutazione della propria
personalità, scarsa adattabilità, diffidenza, orgoglio, eccessiva
permalosità, accompagnati da un successivo sviluppo del delirio. Da tali
manifestazioni della personalità deriverebbe una errata valutazione delle
proprie possibilità in rapporto col mondo esterno. Secondo la definizione
di E. Kraepelin, la
p. è una psicosi funzionale, caratterizzata
dall'insorgenza di un delirio sistematizzato cronico a lenta evoluzione, che
lascia intatte le restanti funzioni psichiche, senza che si abbia cioè un
deterioramento delle facoltà intellettuali. La coerenza del delirio
spesso porta a non riconoscere subito la natura patologica di certi
atteggiamenti. Inoltre la
p. è una malattia che si presenta in
vari stadi di gravità, dal comportamento considerato stravagante ma
socialmente accettabile, alle forme paranoiche vere e proprie, come il delirio
di persecuzione sistematizzato e la megalomania, ossia le idee e fantasie di
grandezza. Tra le forme di delirio passionale vengono incluse quelle costruite
su rivendicazioni di proprietà e di diritti esclusivi (per esempio, su
un'invenzione) e quelle di tipo politico, religioso, di riforma e di giustizia;
importanti sono anche i deliri di gelosia (delirio d'infedeltà e di
rivalità), quelli di erotomania (illusione delirante di essere amato) e
quelli ipocondriaci. È importante tenere presente che l'attività
delirante propria della
p. possiede una forte capacità di
convincere e coinvolgere gli altri, in quanto relativamente plausibile e
coerente, logica nella sua illogicità. E. Kraepelin distingue la
p. primaria dalla schizofrenia paranoide, mentre sembra ormai accettato
il concetto di
paranoid spectrum, ventaglio che comprende sia la
schizofrenia paranoide che la
p., con l'avvertenza che molti casi
chiaramente paranoicali sono meglio inquadrabili in disturbi della
personalità e altri originano da cause quali traumi cranici, consumo di
anfetamine, alcolismo e, soprattutto, situazioni di immigrazione, di rifugio, di
isolamento. Durante il primo congresso mondiale di psichiatria, tenutosi a
Parigi nel 1950, W. Mayer-Gross svolse una relazione in cui avanzò
l'ipotesi che la
p. dovesse rientrare nel quadro della schizofrenia,
senza deterioramento della personalità o con deterioramento molto
tardivo; inoltre, pur ammettendo una tendenza alle reazioni paranoidi in
soggetti quali i sordi e gli isolati, respinse la teoria che attribuiva lo
sviluppo di idee deliranti a una particolare predisposizione caratteriale degli
individui. Nel corso dello stesso congresso si cominciò a sostenere
l'importanza dell'impostazione fenomenologica ed esistenziale per intendere la
p. come modalità di reazione insita nell'umano. Per quanto
riguarda l'interpretazione psicoanalitica della
p., fin dai primi accenni
(1895-96) Freud formulò la teoria secondo cui nella
p. domina il
meccanismo psichico della proiezione. Studiando le memorie di un famoso
paranoico, il presidente Schreber, Freud aggiunse importanti elementi alla sua
teoria, primo fra tutti quello della connessione tra l'insorgere della
p.
come delirio di persecuzione e impulsi omosessuali latenti (1911). Freud
osservò che nella stragrande maggioranza dei casi di delirio di
persecuzione, la persona da cui il paranoico si crede perseguitato appartiene
allo stesso sesso del malato, mentre nei rari casi in cui è di sesso
diverso l'analisi dimostra che vi è stata una sostituzione spiegabile con
motivi particolari. Di qui l'induzione che "la
p. persecutoria sia la
forma scelta dall'individuo per proteggersi contro uno stimolo omosessuale
divenuto molto forte". È del 1922 l'importante contributo freudiano al
problema della gelosia nei suoi rapporti con la
p. e
l'omosessualità, cui segue la nota formulazione della percezione
dell'ostilità inconscia. In ogni caso, a differenza della nevrosi di
transfert, le nevrosi narcisistiche, a causa della mancanza del fenomeno del
transfert, non sono accessibili alla terapia psicoanalitica. Infatti, il malato,
chiuso in se stesso, non può venire attaccato: manca alla sua libido la
mobilità necessaria affinché, rimossi gli ostacoli, possa
riprendere la sua evoluzione e avviarsi alla normalità. Quella freudiana
costituisce la più importante teoria psicopatogenetica della
p.;
tuttavia, sebbene numerosi studi abbiano confermato un certo rapporto tra
p. e omosessualità, la questione resta ampiamente controversa. Nel
filone psicoanalitico si inserisce il tentativo di M. Klein di tracciare lo
sviluppo del pensiero paranoico durante il primo anno di vita, ipotizzando
l'esistenza di una posizione paranoide nel bambino di tre mesi, causata dall'uso
esteso della proiezione come difesa contro "persecutori" interni ed
esterni.