Stato (75.040 kmq; 3.228.186 ab.) dell'America Centrale. Confina a Ovest con la
Costa Rica, ad Est con la Colombia, a Nord con il Mar delle Antille e a Sud con
l'Oceano Pacifico. È attraversato, da costa a costa, dal Canale di
P. (V. PANAMA, CANALE DI). Capitale:
Panamá. Città principali: Colón, David, San Miguelito.
Ordinamento: Repubblica presidenziale; il presidente esercita il potere
esecutivo, l'Assemblea Nazionale il potere legislativo. Amministrativamente il
P. è diviso in nove province e un territorio speciale. Moneta:
balboa. Lingua: spagnolo; sono parlati anche l'inglese e il
chibcha. Religione: cattolica. Popolazione: è formata prevalentemente da meticci e mulatti;
esistono minoranze di negri, bianchi e amerindi.
GEOGRAFIAI rilievi si innalzano a
partire da una piattaforma continentale dall'estensione piuttosto limitata in
zona caraibica, ma più ampia sulla sponda pacifica. Sono prevalentemente
composti da terreni del Mesozoico (Cretaceo) e del Cenozoico, cui si aggiungono
vaste formazioni vulcaniche e brevi pianure alluvionali. Le catene montuose si
sono costituite in seguito all'interazione tra la zolla nord-americana e quella
del Pacifico orientale. I resti della zolla pacifica orientale formano
attualmente la zolla delle Cocos. Questi fenomeni di spostamento (tuttora
presenti) sono responsabili dell'attività vulcanica della regione. Nella
parte occidentale del territorio panamense si eleva, a costituirne l'ossatura,
la catena di Veragues (Cordillera Central); questa digrada nella Serranía
de la Tabasará (la cima più alta è il Cerro Santiago, 2.850
m), che scende sino alla depressione istmica. Numerose strutture vulcaniche, per
lo più quiescenti, emergono dalla catena montuosa, che tocca l'altitudine
maggiore con il vulcano del Chiriquí (3.480 m), attivo fino ad epoca
recente. I rilievi montuosi orientali, tra loro paralleli, iniziano con la
Cordillera de San Blas e continuano con la Serranía del Daríen. La
parte montuosa è circondata, sul Mare Caraibico, da una zona pianeggiante
e acquitrinosa; la costa è protetta da numerose isole. I versanti
meridionali, invece, scendono più gradatamente verso il mare. La regione
centrale è stata profondamente modificata, nelle sue caratteristiche
morfologiche, dalla costruzione del famoso canale interoceanico. I fiumi che
attraversano il
P. si presentano generalmente brevi, ricchi d'acqua e
impetuosi nel loro corso superiore. Il clima è di tipo sub-equatoriale,
caldo e umido, con temperature che per tutto l'anno si aggirano sui 26°C e
con escursioni stagionali lievissime. Sono abbondanti le piogge, in particolare
sul versante caraibico; meno copiose sul Pacifico, dove sono interrotte da una
stagione secca di circa tre mesi (gennaio-marzo). In conseguenza di questo
particolare clima, le basseterre sono sempre state soggette alla diffusione di
gravi malattie endemiche (malaria, tifo, vaiolo, febbre gialla) e quindi poco
adatte all'insediamento umano.
Cartina di Panamà
ECONOMIA
L'agricoltura, tra le principali attività del Paese, è distinta in due settori:
agricoltura di sussistenza, basata sulla piccola proprietà contadina e
solo negli ultimi tempi sostenuta da capitali e interventi governativi;
agricoltura destinata all'esportazione dei prodotti di piantagione, retta da
capitali e compagnie straniere. Tra le colture destinate alla
commercializzazione, domina quella delle banane, seguita dalla produzione di
canna da zucchero, cacao, caffè, agrumi e tabacco. Fondamentali prodotti
di consumo locale sono riso, mais, manioca, patate, ortaggi, frutta. Le foreste
(circa il 42% del territorio), ricche di piante gommifere, sono poco sfruttate.
Sono sviluppati l'allevamento bovino e l'attività ittica. Abbondanti e
varie, ma anch'esse non pienamente sfruttate, sono le risorse del sottosuolo
(carbone, zolfo e bauxite). L'industria manifatturiera si fonda soprattutto
sulla lavorazione dei prodotti locali, agricoli e zootecnici; numerosi gli
zuccherifici, i birrifici, i tabacchifici, le industrie lattiero-casearie. Oltre
ad un caratteristico artigianato (ceramiche, amache, cappelli), sono attivi
alcuni cementifici e raffinerie di petrolio. Le vie di comunicazione, anche se
inadeguate alle reali necessità della popolazione, si avvalgono sia di
strade che di ferrovie. La marina mercantile risulta la seconda del mondo,
soprattutto grazie alle facilitazioni fiscali e sindacali concesse agli armatori
stranieri. Gli scambi commerciali sono ampiamente controllati dagli Stati Uniti.
La pesante situazione di deficit è in parte alleviata dagli introiti
dovuti al canale: canone d'affitto, tasse, turismo, a cui deve essere aggiunto
il consistente afflusso di capitali esteri richiamati dalla permissiva
legislazione fiscale panamense.
STORIAAbitato da popolazioni diverse,
tra cui quelle Guaymi e Cuna, l'istmo di
P. fu avvistato nel 1499 e nel
1501 da R. de Bastidas, il quale tentò invano di fondarvi una colonia. Il
territorio costiero del
P. venne successivamente raggiunto da C. Colombo,
nel suo quarto viaggio (1502), e da altri navigatori, fino a quando, nel 1510,
il governatore Diego de Nicuesa instaurò una colonia spagnola. Ricevuto
dapprima il nome di
Castilla de Oro, nel 1514 il
P. fu annesso
alla regione colombiana. Nel 1519 Pedrarias Dávila vi fondò la
città di Panamá, che divenne il maggiore centro di partenza per le
conquiste spagnole. Terminato intorno al 1539 il periodo dei
conquistadores, il territorio panamense si trovò a seguire le
sorti dell'Impero coloniale spagnolo e
P. venne incluso, con la regione
colombiana, nel vicereame del Perù. Insieme agli attuali Colombia,
Venezuela ed Ecuador, entrò a far parte del vicereame di Nueva Granada,
affermatosi dapprima nel 1717-23, poi nel 1739. L'istmo costituì per
l'Impero coloniale spagnolo un luogo ideale per la ricchezza del sottosuolo e
per la sua posizione strategica negli scambi commerciali tra Spagna e America
del Sud; fu, inoltre, un importante centro di raccolta degli schiavi portati
dall'Africa, sfruttati dagli Spagnoli per il lavoro nelle piantagioni o nelle
miniere. Il rapido esaurimento delle risorse minerarie e le frequenti incursioni
dei pirati furono causa di un momentaneo declino economico e commerciale del
P. Fu nel XIX sec. che, grazie alla sempre più intensa
attività mercantile britannica in quei luoghi e al crescente
interessamento degli Stati Uniti per un passaggio interoceanico, il
P.
assunse di nuovo un ruolo importante sul piano strategico. All'indipendenza
dalla Spagna (dichiarata nel 1819, ma raggiunta in modo effettivo solo nel 1822)
fece seguito la creazione, sulle terre del vicereame di Nueva Granada, della
República de la Gran Colombia, da cui Venezuela ed Ecuador si
distaccarono (1830-31), diversamente dal
P., che restò unito alla
Colombia fino al 1903. Durante l'Ottocento, all'interno della regione panamense
iniziarono a manifestarsi forti tendenze secessioniste, soprattutto a causa
della borghesia commerciale, che aspirava a una maggiore autonomia economica.
Intanto il trattato del 1846 tra Stati Uniti e Colombia sancì la
penetrazione dei primi nell'istmo; la potenza americana si fece garante della
neutralità dell'istmo e della sovranità della Colombia su di esso,
acquistando in cambio i diritti di transito e di trasporto. Nel 1850 un nuovo
trattato, denominato Clayton-Bulwer, stipulato tra Stati Uniti e Gran Bretagna,
riaffermò la neutralità e il diritto internazionale di transito
attraverso qualsiasi canale interoceanico venisse aperto nell'istmo
centro-americano; le due parti si impegnavano a non pretendere, nella regione,
privilegi economici e territoriali. Negli anni compresi tra il 1850 e il 1855,
inoltre, venne costruita una ferrovia, allo scopo di unire la costa del Pacifico
con quella atlantica. Nel frattempo Washington si interessò per
l'apertura di un canale: nel 1901 stipulò un altro trattato con la Gran
Bretagna, con cui venne abrogato l'accordo del 1850 e la potenza nord-americana
ottenne il diritto esclusivo di costruire un canale, della cui neutralità
si fece garante; si ribadì, inoltre, il diritto internazionale di
transito attraverso il canale stesso. Nel 1903, con il trattato Hay-Herran con
la Colombia, gli Stati Uniti si incaricarono di costruire il canale, ottenendo
l'affitto, per 100 anni, di una striscia di territorio, larga sei miglia, lungo
il canale. Il rifiuto del Parlamento colombiano di approvare l'accordo
generò la rivolta del
P.; lo Stato fu sostenuto dagli Stati Uniti
e riuscì a ottenere l'indipendenza (3 novembre 1903). Il trattato
successivo (Hay-Bunau Varilla) si definì a tutto vantaggio degli Stati
Uniti: la striscia di territorio concessa ai nord-americani fu ampliata a 10
miglia, il suo affitto divenne perpetuo e i diritti di sovranità su di
essa acquisiti da Washington resero piuttosto ambiguo il riconoscimento della
sovranità di
P. sulla stessa. In cambio
P. ottenne il
pagamento di 10 milioni di dollari e di una somma annua di 250.000 dollari (a
partire dal 1913). Progressivamente, il predominio degli Stati Uniti si estese
dall'ambito economico a quello politico, soprattutto in connessione con uno dei
diritti previsti dal trattato del 1903 e dalla costituzione varata nel 1904: il
diritto statunitense a intervenire militarmente per proteggere il canale e
l'indipendenza del Paese. Il 3 agosto 1914 il Canale di
P. fu
attraversato dal primo transatlantico e il 15 agosto 1914 venne aperto al
traffico. La situazione creatasi per via del passaggio interoceanico
causò notevoli difficoltà al
P., la cui vita politica si
trovò ad essere soggetta al perenne controllo degli Stati Uniti;
importanti cambiamenti si verificarono nel 1936, quando venne attuata una prima
revisione del trattato precedente, con un aumento dell'affitto annuale a 430.000
dollari e una significativa modifica a proposito della tutela statunitense
sull'indipendenza di
P.; venne introdotto un accordo di cooperazione per
la difesa dei reciproci interessi. I rapporti con gli Stati Uniti rimasero negli
anni successivi poco chiari e controversi, suscitando forti tensioni all'interno
del Paese, che da parte sua era lacerato da conflitti sociali e politici.
L'oligarchia conservatrice che governava il Paese era perennemente impegnata in
lotte per il potere e creava in questo modo una situazione di forte
instabilità: nel 1941 il presidente A. Arias Madrid (1940-41, 1949-51),
che da un anno seguiva una politica fortemente caratterizzata in senso
nazionalistico, fu deposto da un colpo di Stato. Venne sostituito da A. de la
Guardia, il quale dichiarò guerra all'Asse e nel 1942 concesse numerose
basi militari agli Stati Uniti. Il notevole ritardo degli Stati Uniti nel
ritirarsi, alla fine del conflitto, provocò ulteriori tensioni tra i due
Paesi. Nel 1949 un colpo di Stato ad opera del capo della polizia J.A.
Remón riportò al potere Arias Madrid, che diede un'impronta
fortemente autoritaria alla sua politica e fu deposto nel 1950. Rieletto
presidente Remón, continuò con una politica ancora di stampo
autoritario, ma moderatamente riformista; riesaminò il trattato con gli
Stati Uniti e ottenne mutamenti in senso favorevole al
P., come l'aumento
della somma pagata annualmente dagli Stati Uniti (condotta a 1.930.000 dollari)
e la fine delle differenze di salario tra lavoratori statunitensi e panamensi
impegnati nella Panama Canal Zone. La presenza e la continua ingerenza degli
Stati Uniti nella vita politica ed economica del
P. furono, comunque,
anche negli anni successivi, causa di instabilità e di difficoltà
per i capi di Stato che si alternarono al potere: E. de la Guardia (1956-60), R.
Chiari (1960-64), M.A. Robles (1964-68). Con le elezioni del 1968 tornò
al potere Arias Madrid, che fu nuovamente deposto da un colpo di Stato guidato
questa volta dal comandante della Guardia nazionale, il colonnello O. Torrijos
Herrera (1969): il Parlamento fu sciolto e furono aboliti tutti i partiti
politici. Torrijos ottenne poteri straordinari, con la carica di capo del
Governo. In politica interna, Torrijos tentò varie riforme, tra cui
quella agraria. Cercò, inoltre, di attuare una politica estera di
relativa autonomia dagli Stati Uniti, e firmò nel 1977 un nuovo trattato
sul Canale di
P., che riconosceva la piena sovranità di
P.
sulla striscia di territorio della Panama Canal Zone, che da quel momento
cessò di esistere. L'accordo con J. Carter previde, però, un ampio
potere da parte degli Stati Uniti, che fino al 1999 avrebbero mantenuto il
controllo e la gestione del canale e il controllo del 40% della ex zona del
canale. Sul piano della politica interna, prese il via un processo di graduale
liberalizzazione, con il rinnovo dell'Assemblea nazionale e l'elezione di un
nuovo presidente della Repubblica. Torrijos rinunciò alla carica di capo
di Governo, conservando solo quella di comandante della Guardia nazionale, che
gli garantiva un rilevante controllo sul potere politico. Nel 1979 egli stesso
revocò il bando riguardante i poteri politici e fondò il PRD
(Partido Revolucionario Democrático). L'improvvisa morte di Torrijos
(1981) provocò una forte crisi nel Paese e l'inizio di un periodo di
instabilità, in cui i rapporti tra la presidenza della Repubblica e la
Guardia nazionale si deteriorarono progressivamente. Fu il comandante della
Guardia nazionale R.D. Paredes a indurre alle dimissioni il presidente Royo, al
quale subentrò il vicepresidente R. de la Espriella (1982), in seguito
sostituito da J. Illueca (1984). A Paredes seguì, nel 1983, il generale
M.A. Noriega, che divenne arbitro assoluto del potere di
P.; dall'ottobre
dello stesso anno la Guardia nazionale mutò il nome in Forza di difesa
nazionale. Una riforma costituzionale introdusse di nuovo l'elezione diretta del
presidente della Repubblica: nel 1984 salì al potere N. Ardito Barletta,
rappresentante del PRD. Dimessosi nel 1985, gli subentrò E.A. Delvalle,
che si trovò a dover fronteggiare la grave crisi apertasi nel Paese:
infatti, il generale Noriega era stato accusato dell'omicidio di un oppositore
politico, di traffico di droga, riciclaggio di denaro, vendita clandestina di
armi all'Iran per conto degli Stati Uniti, uso dei fondi così ottenuti
per finanziare la guerra antisandinista in Nicaragua. Più tesi divennero
i rapporti con Washington, che nel 1988 introdusse pesanti sanzioni economiche.
Al tentativo di Delvalle di rimuovere Noriega, seguirono elezioni generali
(1989), il cui risultato venne annullato, in un clima di tensione in cui si
verificarono risse e incidenti, a cui l'esercito pose fine con una sanguinosa
azione repressiva. Dopo il fallimento di un colpo di Stato contro Noriega, il
generale stesso assunse la carica di presidente. Gli Stati Uniti intervennero,
inviando a
P. truppe di marines e imponendo come presidente della
Repubblica G. Endara Galimay, appartenente al PPA (Partido Panamenista
Auténtico, fondato da Arias Madrid). Durata sino al febbraio del 1990,
l'invasione statunitense provocò ingenti danni economici. Nel periodo
successivo, Endara tentò di riportare equilibrio attraverso una politica
di privatizzazioni e di tagli alla spesa pubblica, che suscitò un
notevole malcontento popolare, reso più forte dalle accuse rivolte al
Governo stesso di corruzione e di coinvolgimento nel traffico di droga. La
crescente opposizione ad Endara e alla sua amministrazione sfociò nella
vittoria del PRD nelle elezioni generali del 1994: salì alla presidenza
della Repubblica E. Pérez Balladares, che propose un piano di
riconciliazione nazionale, con l'avvio di una riforma strutturale dell'economia.
Accuse di corruzione condizionarono la credibilità del nuovo presidente,
incapace di creare un sistema economico più equo. Nel settembre 1997, dopo 80
anni di permanenza in territorio panamense, la sede del Comando Meridionale
ritornò agli Stati Uniti, a Miami. Nel 1998 la signora Mireya Moscoso della
coalizione di opposizione Unione per
P. vinse le elezioni e diventò la
prima donna presidente della repubblica di
P.. Il 1° gennaio 2000 il
canale ritornò ufficialmente in mani panamensi. Sul piano economico la presidenza
Moscoso fu caratterizzata da un andamento altalenante. La Moscoso non si dimostrò
abbastanza efficace nella risoluzione dei principali problemi del paese e l'opinione
pubblica, delusa dalla corruzione nel settore pubblico e dal sistema burocratico
giudicato inefficiente, alle presidenziali del 2004 le preferì il candidato del
Partito rivoluzionario democratico (Prd), Martin Torrijos, che si aggiudicò il 47,4%
dei consensi. Il Partito della presidente uscente subì una pesante sconfitta e pagò
per un mandato che vide un peggioramento delle condizioni di vita della popolazione,
l'aumento della disoccupazione, l'abbandono del settore agricolo. Il neo presidente,
conosciuto soprattutto in quanto figlio del generale Omar Torrijos, figura controversa
che guidò il Paese dal 1968 al 1981, si trovò ad affrontare molte sfide per risollevare
le sorti del Paese: innanzitutto la ristrutturazione del sistema burocratico panamense,
tanto corrotto quanto inefficiente, la riforma del sistema economico e sociale, con
particolare attenzione ai problemi della disoccupazione, la crescente ineguaglianza
nella distribuzione dei redditi.