Psudonimo di
Andrea di Pietro della Gòndola. Architetto italiano. Iniziò
la sua formazione a Padova dove lavorò nella bottega di B. Cavazza da
Sossano (1521) come tagliatore di pietra. Trasferitosi a Vicenza,
continuò l'attività di scalpellino nella bottega degli scultori G.
di Giacomo da Porlezza e G. Pattoni. Qui conobbe l'umanista G.G. Trissino, alla
cui villa di Cricoli lavorò sempre in qualità di tagliatore di
pietra. Fu Trissino a iniziarlo agli studi umanistici e probabilmente a dargli
l'appellativo classico di
Palladio (nei documenti anteriori al 1540
compare solo come Andrea di Pietro). La sua carriera di architetto
cominciò con la realizzazione di Villa Godi (1538-42) a Lonedo.
Contemporaneamente entrò in contatto a Padova con l'ambiente di G.M.
Falconetto e A. Cornaro e intraprese con Trissino un primo viaggio a Roma
(1541), incentrato sullo studio dell'antichità. Così l'interesse
per il recupero dell'antichità si unì a una concezione
dell'architettura in senso funzionale e all'attenzione per il rigore
costruttivo. Dalla fusione di questi elementi ebbero origine Villa Marcello
(1540-44) a Bertesina, Casa Civena (1540-46), Villa Pisani (1542-45) a Bagnolo e
Palazzo Thiene (1545-50) a Vicenza. Nel 1546-47 fece un secondo viaggio a Roma,
sempre con Trissino, e successivamente (1548) cominciò i lavori di Villa
Angarano a Bassano del Grappa (poi distrutta) e di Palazzo Chiericati (1550) a
Vicenza. Nel 1549 gli fu affidata la ristrutturazione della cosiddetta basilica
di Vicenza, ovvero il Palazzo della Ragione: l'edificio gotico della basilica fu
circondato da un doppio portico reso agile dall'uso di serliane continue. A
partire dal 1550
P. diventò l'architetto preferito del patriziato
della zona che, impegnato nelle opere di bonifica e di recupero del territorio
per destinarlo all'agricoltura, gli commissionò numerose ville-fattoria.
Sorsero così Villa Thiene a Quinto Vicentino, Villa Trissino (1553) a
Meledo, Villa Pisani (1553-55) a Montagnana, Villa Badoer a Fratta Polesine,
caratterizzata dalle ali agricole aperte a esedra; Villa Capra, detta la
"Rotonda", a Vicenza, Villa Barbaro (1555-59) a Maser, Villa Poiana a Poiana
Maggiore, Villa Foscari o "La Malcontenta" (1560) a Mira, Villa Cornaro (1566) a
Piombino Dese, Villa Emo (1567) a Fanzolo, Villa Sarego (1568-69) a Santa Sofia
di Pedemonte. Caratteristico nelle ville l'uso di elementi simbolici solitamente
riservati all'architettura sacra (la cupola di Villa Capra o i portici coperti a
timpano) e il concetto scenografico che, stabilendo un rapporto fra edificio e
paesaggio, precorre alcune soluzioni barocche. Sempre per la nobiltà
vicentina
P. realizzò una serie di palazzi: oltre al già
citato Palazzo Chiericati ricordiamo Palazzo Valmarana (1565-66) a Vicenza e
Palazzo Barbarano. Nel 1570, alla morte di Sansovino, divenne "proto" della
Serenissima e contemporaneamente gli venne affidata la costruzione della Loggia
del Capitanio, che avrebbe dovuto occupare il lato opposto alla basilica sulla
piazza dei Signori a Vicenza:
P. costruirà un edificio a ordine
unico di colonne giganti che non si coordina necessariamente con il suo
precedente Palazzo della Ragione. Ma per
P. ogni palazzo è un
oggetto architettonico chiuso in se stesso, rigorosamente concepito. A Venezia,
dove fino al 1570 dominò la figura del Sansovino (i progetti palladiani
per il ponte di Rialto furono rifiutati perché giudicati troppo
avanguardistici),
P. riuscì a realizzare di fronte al bacino di
San Marco le tre chiese di San Giorgio Maggiore (dal 1565), delle Zitelle (1570)
e del Redentore (dal 1576), nelle quali adottò l'ordine unico. Sempre a
Venezia realizzò il chiostro di Santa Maria della Carità. Negli
ultimi anni progettò la facciata di San Petronio a Bologna, il tempietto
a pianta centrale di Maser e la ricostruzione del palazzo comunale di Brescia.
Progettò anche e cominciò il Teatro Olimpico di Vicenza, lasciato
incompiuto e terminato da Scamozzi, originale tentativo di ricostruzione della
tipologia degli antichi teatri romani, in cui teatralità e rigore sono
perfettamente coniugati. Infine non va dimenticata la sua attività di
teorico: nel 1554 pubblicò
Le antichità di Roma, brevi
descrizioni dei resti classici, cui fecero seguito
I dieci libri
dell'architettura (1556) di M. Vitruvio, curato insieme con Barbaro e i
Quattro libri dell'architettura (1570), contenente un elenco della sua
produzione architettonica oltre a una sistematica esposizione dei principi
dell'architettura classica (Padova 1508 - Vicenza 1580).
Villa La Rotonda a Vicenza