Uomo politico italiano. Iniziò la sua attività politica a 17 anni
come militante del Partito Repubblicano esordendo come giornalista su "Il
Popolo". Il suo apprendistato nella lotta politica e nell'attività
giornalistica avvenne soprattutto in Romagna, nelle Marche e in Lunigiana. Nel
1911, segretario della Camera del Lavoro di Forlì, fu condannato a un
anno di carcere per aver organizzato con l'allora socialista Mussolini la
protesta popolare contro la guerra di Libia; nel 1913 diresse ad Ancona il
"Lucifero" e partecipò con Errico Malatesta all'organizzazione della
cosiddetta Settimana Rossa nel giugno del 1914; di nuovo processato, fu poi
amnistiato. Interventista e volontario durante la prima guerra mondiale, nel
1917 fu direttore del quotidiano di Bologna "Il Giornale del Mattino" e in
questo ruolo si scontrò con le forze neutraliste della città. Per
un breve periodo partecipò alla fondazione del Fascio di Bologna come
reazione al deludente stato di cose susseguente alla fine del conflitto. Nel
1918-19, alla chiusura di "Il Giornale del Mattino", passò prima a "Il
Secolo" di Milano, poi, dopo la rottura col Partito Radicale, all'"Avanti!",
entrando nelle file del PSI nel 1921. Questa evoluzione politica
rappresentò la risoluzione di una crisi esistenziale e politica. Inviato
speciale a Parigi e quindi redattore capo, nel 1923 ruppe con il direttore
Serrati opponendosi al tentativo di unificazione dall'alto fra PSI e PCI; gli
venne quindi affidata la direzione del quotidiano socialista e
contemporaneamente entrò nella direzione del PSI e vi rimase, su
posizioni autonomistiche rispetto al PCI, fino a tutto il 1925. Dopo il delitto
Matteotti promosse l'idea di una fusione con popolari, liberal-democratici e
riformisti. Sconfessato dall'esecutivo, si dimise dalla direzione dell'"Avanti"
fondando con C. Rosselli la rivista "Il Quarto Stato" (1926). Oppositore strenuo
del Fascismo, dopo essere stato più volte arrestato, alla fine del 1926
riparò in Francia con l'aiuto di F. Parri e di C. Rosselli. Stabilitosi a
Parigi, si avvicinò all'Internazionale Operaia e Socialista attraverso la
persona del segretario, Adler, e maturò il distacco dai massimalisti
prodigandosi per la riunificazione col partito di Turati, che si realizzò
al congresso di Parigi del 1930. Durante l'esilio (1926-43), il pensiero e
l'operato di
N. approdarono a una composizione fra democrazia,
socialismo, movimento operaio, sintetizzata dallo slogan
politique
d'abord, dove veniva privilegiato il momento della tattica rispetto
all'ideologia.
N. espresse le sue posizioni in un libro,
La lutte de
classes en Italie (1930), elaborato per il congresso di Parigi. Dal 1932 fu
segretario del PSI e lo rimase - salvo brevi, drammatiche interruzioni - per un
trentennio, fino al 1963. Salito Hitler al potere, fu tra i firmatari del Patto
di unità d'azione col PCI e nel 1936 fra i primi ad accorrere in Spagna.
Qui, come delegato della Internazionale Socialista, propose invano la formazione
di una colonna militare dell'IOS; fu commissario politico delle Brigate
Internazionali e membro della giunta che difese Madrid. L'esperienza della
guerra di Spagna e la priorità di salvare la pace minacciata dai
nazifascisti gli fecero mettere da parte il dissenso con l'Unione Sovietica (nel
1938 denunciò i processi contro gli oppositori) per propugnare
un'alleanza tra Unione Sovietica e Paesi democratici, Quando nel 1939 fu firmato
il patto Molotov-Ribbentrop,
N. si dimise dal partito e dalla direzione
del giornale "Nuovo Avanti". Nel 1941-42 svolse un'opera di coesione tra le
forze del PSI, PCI e i gruppi di Giustizia e Libertà. Durante
l'occupazione nazista della Francia fu catturato dai Tedeschi nei Pirenei e,
consegnato ai fascisti, venne confinato nell'isola di Ponza (1943), dove si
trovò ancora ad essere l'unico punto di riferimento delle forze
socialiste raccolte nel PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità
Proletaria) e impegnate nella Resistenza. Nel dopoguerra fu vicepresidente del
Consiglio e membro della Costituente (1945-46); dall'ottobre 1946 al gennaio
1947 fu ministro degli Esteri. Deputato alla Camera sin dalla prima legislatura
repubblicana, contribuì a rinnovare la tradizione socialista sulle
questioni istituzionali e della politica internazionale. Schierato su posizioni
che definì di "realismo rivoluzionario", da un lato cercò di
distinguersi dai comunisti, dall'altro si attirò l'opposizione di
Saragat, ben presto sfociata nella scissione e nella costituzione del Partito
Socialdemocratico (gennaio 1947). L'azione politica di
N., che aveva
raggiunto i suoi esiti più felici nella fase della proclamazione della
Repubblica, riuscendo a fondere ed equilibrare forze disparate attraverso
un'efficace combinazione di tattica e strategia, subì un momento di stasi
dopo l'avvento della guerra fredda, con il persistere delle oscillazioni fra
riformismo e massimalismo e soprattutto di fronte all'incapacità di
affrontare la concorrenza dei grandi partiti di massa. Dopo la sconfitta del PSI
e del Fronte Popolare nelle elezioni del 18 aprile 1948,
N. riuscì
a risollevare le sorti e il prestigio del partito, ma non a evitare quelle
condizioni di subalternità nei confronti dell'egemonia moderata
rappresentata dalla DC. Dopo il 1956 (XX Congresso del PCUS e fatti di Ungheria)
riuscì a convogliare il PSI verso nuove posizioni autonomistiche e nel
1963, dopo una lenta marcia di avvicinamento, fece accettare la formula di
Governo di centro-sinistra, portando per la prima volta il Partito Socialista al
Governo.
N. assunse la carica di vicepresidente del Consiglio nel I, II e
III Governo Moro (1963-68) e fu quindi ministro degli Esteri nel I e II
Gabinetto Rumor (1968-69). Gli anni del centro-sinistra segnarono un progressivo
declino elettorale del suo partito. Determinante fu la sua azione nella fusione
dei due partiti socialisti, PSI e PSDI (1966) in un nuovo PSI di cui fu eletto
presidente, ma non riuscì ad evitare la nuova scissione del 1969.
Abbandonò in quell'occasione la presidenza del partito, riassumendola
nuovamente dal 1971 e mantenendola fino alla morte. Nel 1970 venne nominato
senatore a vita, mentre nel 1971 fu candidato alla presidenza della Repubblica.
Fu autore di numerosi volumi in cui sono raccolti i suoi saggi. Si ricordano:
Lo spettro del comunismo 1914-21 (1921),
Storia di quattro anni
(censurato dal fascismo e ripubblicato solo nel 1946),
Dal patto atlantico
alla politica di distensione (1953),
Le prospettive del socialismo dopo
la destalinizzazione (1962),
Vent'anni di fascismo (1965),
Il
socialismo nella democrazia. Realtà del presente (1966),
La
battaglia socialista contro il fascismo (1977). I suoi
Diari
(1981-83) coprono il periodo 1943-71 (Faenza, Ravenna 1891 - Roma 1980).
Pietro Nenni