(dal latino
Mediolanum: luogo mediano). Città della Lombardia,
capoluogo di provincia e di regione. Sorge a 122 m s/m., nella pianura padana,
tra le Prealpi a Nord, il Po a Sud, l'Adda ad Est, il Ticino ad Ovest. È
il maggiore centro italiano nei settori commerciale, industriale, finanziario,
terziario e uno dei più importanti dell'Europa occidentale. Posta al
centro di una vasta area metropolitana,
M. si è sviluppata in un
continuum di insediamenti che connette un consistente numero di comuni al
territorio urbano e che costituisce una fitta rete di relazioni
economico-funzionali, demografiche e lavorative. La posizione geografica
privilegia
M. come nodo delle principali direttrici di comunicazione tra
Europa centrale e mediterranea, tra regioni nord-occidentali e nord-orientali.
1.304.244 ab. CAP 20100. • Econ. - Città di prima grandezza sin dal
Basso Medioevo,
M. legò la sua progressiva espansione urbana,
demografica ed economica principalmente alla sua funzione commerciale,
organizzandosi come centro di transito fra le varie regioni dell'Italia e
dell'Europa. Il convergere a
M., durante il XIX sec., di capitali esteri
(tedeschi, svizzeri e francesi) e il collegamento a un mercato quanto mai vasto
come quello offerto dall'Impero austro-ungarico, consentirono allo spirito
imprenditoriale della borghesia ambrosiana di dare avvio ad una prima
industrializzazione della città, che prese slancio dopo l'Unità
italiana. Nell'ultimo quarto del XIX sec., il settore tessile occupava quasi
metà della manodopera cittadina in grandi complessi (Cotonificio Cantoni,
Lanificio Rossi, De Angeli Frua, Snia viscosa) o in piccole manifatture. Nei
decenni successivi, lo sviluppo industriale riguardò numerosi e svariati
comparti produttivi: quello meccanico (Pirelli, Breda, Borletti, Marelli,
Bianchi, Alfa Romeo), chimico (Carlo Erba, Montecatini), alimentare (Motta,
Alemagna). Alla fine degli anni Venti, l'industria tessile, originariamente
prevalente, fu sopravanzata da quelle chimica e meccanica, seguite dalle
attività di impianti e costruzione. Parallelamente alla riconversione e
crescita produttiva della città, si verificò la sua collocazione
come centro finanziario e di promozione tecnico-scientifica. La Borsa valori,
fondata nell'Ottocento, si affermò come la principale del Paese; a
M., inoltre, stabilirono la propria sede istituti bancari e di credito
tra i maggiori d'Italia: Banca Commerciale Italiana, Credito Italiano, Banca
Popolare di Milano, Banco Ambrosiano, Cassa di Risparmio delle Provincie
Lombarde. La Fiera Campionaria, inaugurata nel 1920, per il suo ruolo
informativo e promozionale a livello tecnico-commerciale divenne, in breve
tempo, una delle più importanti esposizioni in ambito europeo. Già
negli anni immediatamente precedenti alla seconda guerra mondiale, a
M.
ebbe inizio il processo di decentramento delle strutture industriali, con il
trasferimento degli opifici dall'interno della cerchia dei Navigli o dei
Bastioni verso le periferie, che progressivamente si espandevano intorno alla
città. Tale tendenza andò accentuandosi nei decenni successivi; in
questo modo ebbe luogo la progressiva "deindustrializzazione" della città
vera e propria prima e della cintura periferica poi. In seguito a tale fenomeno
si operò la trasformazione di
M. da centro industriale a centro
finanziario, commerciale e terziario. Dopo il grande sviluppo industriale degli
anni Settanta, infatti, il capoluogo lombardo assunse principalmente la
fisionomia di polo urbano erogatore di servizi, sia a livello di pubblica
amministrazione, sia di privati. I settori più tradizionali
dell'industria milanese furono sostituiti da quelli a tecnologia avanzata
(chimica fine, farmaceutica, fibre artificiali, ottica, elettronica,
elettrotecnica, informatica, telematica), dall'industria editoriale-tipografica
e soprattutto dal terziario, comprendente una vasta gamma di settori: commercio
all'ingrosso e al dettaglio, trasporti, comunicazioni, ricerca
tecnico-scientifica, cultura, spettacolo, servizi alle imprese (marketing,
direzione, assicurazioni), consulenze finanziarie, ecc. Lo sviluppo demografico
milanese è sempre stato collegato a quello economico-industriale,
producendo un aumento di popolazione pressoché ininterrotto, e sempre ad
alta densità, dal 1861 al secondo dopoguerra (270.000 ab., che divennero
992.000 nel 1931 e 1.274.000 nel 1951). L'incremento assunse proporzioni
particolarmente elevate in corrispondenza del "boom economico" degli anni
Cinquanta-Sessanta: la città richiamò manodopera sia dalle aree
marginali della regione lombarda, sia dalle regioni del Mezzogiorno o ancora dal
Nord-Est. Nel 1973
M. raggiunse il suo massimo demografico con 1.743.000
abitanti, che poi cominciarono a decrescere. Il declino della popolazione fu
provocato, da un lato, della perdita dell'uso residenziale in estese zone
cittadine, soprattutto interne ai Bastioni, riconvertite a funzioni produttive o
terziarie e, parallelamente, al fenomeno di decentramento industriale che non
solo fermò l'afflusso di nuova manodopera, ma spinse al trasferimento un
alto numero di lavoratori. Durante gli anni Ottanta il fenomeno assunse
carattere di "deurbanizzazione", mentre la popolazione iniziò in seguito
a rifluire verso i margini del comune e stabilirsi lungo le direttrici
eccentriche di sviluppo industriale, in particolare a Nord e Nord-Est della
città (Sesto San Giovanni, Monza). Favorite dalla posizione geografica,
da
M. si dipartono linee stradali, nazionali e internazionali, mentre la
città è interessata da un grandissimo numero di autostrade
italiane (Autostrada del Sole,
M.-Laghi,
M.-Venezia,
M.-Torino). Le stazioni di
M. Centrale e di Porta Garibaldi
smistano il traffico con e verso l'Europa centrale (attraverso i trafori del
Sempione e del San Gottardo), con i settori orientale e occidentale della
pianura padana, con il Sud del Paese. Numerose anche le vie d'acqua, seppure
ormai economicamente poco sfruttate, costituite dai Navigli, che si collegano
con il sistema Ticino-Po e con Pavia.
M. è dotata di due
aeroporti, Malpensa e Linate, che accolgono e smistano il traffico nazionale e
internazionale. Su tali strutture aeroportuali si sono concentrati, negli anni
Novanta, gli sforzi delle amministrazioni locali per un ampliamento e
adeguamento alle necessità della metropoli (Malpensa 2000, metropolitana
leggera, ecc.).
Tour virtuale dell'aeroporto intercontinentale
Per quanto riguarda i trasporti urbani,
M., oltre a una
fitta rete di mezzi di superficie, vanta la più estesa rete metropolitana
fra tutte le città italiane, costituita da tre linee indipendenti
(inaugurate rispettivamente nel 1964, 1970, 1992), che attraversano la
città e la collegano ai comuni limitrofi, secondo le principali linee del
pendolarismo giornaliero di molti lavoratori. Di importanza non minore è
la dimensione culturale della città, che offre cinque università e
numerosi istituti ed enti culturali. Ad essi si affiancano i musei e le gallerie
(Museo Poldi-Pezzoli, Pinacoteca di Brera, Musei del Castello, Galleria d'Arte
Moderna, Pinacoteca Ambrosiana, Museo di Scienze Naturali, Museo della Scienza e
della Tecnica, Civico Museo Archeologico). Consistente è anche la rete di
biblioteche, centrali e di quartiere, fra cui ricordiamo la Biblioteca
Ambrosiana, la Biblioteca Civica di Palazzo Sormani, la Biblioteca dell'Archivio
Storico Civico e Trivulziana, ecc. Di chiara fama i teatri milanesi: oltre alla
celeberrima Scala, citiamo il Piccolo Teatro, il Teatro Lirico e numerosi altri,
municipali e privati. • St. - L'insediamento, fondato dai Galli Insubri
verso la fine del V sec. a.C., ebbe, in virtù della sua posizione
geografica, natura di centro mercantile e insieme di fortezza, contribuendo,
grazie all'esito favorevole delle lotte condotte contro gli Etruschi, a
contenere l'avanzata di questa civiltà fuori dalla pianura padana.
Occupato dai Romani una prima volta nel 222 a.C. con Cneo Cornelio Scipione, lo
fu poi definitivamente nel 197 a.C., in seguito alla sconfitta subita sul Mincio
dagli Insubri che avevano appoggiato Annibale. La
Lex Pompeia dell'89
a.C. concesse all'antica
Mediolanum lo
ius Latiis minus e la
Lex Roscia del 49 a.C. quello di municipio. La città crebbe come
centro economico e commerciale durante il I e il II sec. d.C., grazie
all'efficiente sistema viario e al fatto di essere centro di reclutamento
dell'esercito imperiale. Al termine del III sec., in seguito alla riforma
amministrativa di Diocleziano,
M. diventò sede del prefetto del
pretorio e del vicario per l'Italia e rimase tale fino al 402, quando Onorio
scelse Ravenna come capitale dell'Impero romano d'Occidente. Anche la diffusione
del Cristianesimo contribuì alla crescita urbana: sede vescovile fin dal
III sec.,
M. guadagnò dopo l'Editto di tolleranza di Costantino
(312) e con il vescovato di Ambrogio (dal 373) i primi e centrali elementi di
sviluppo della sua pianta urbana (Palazzo Vescovile, chiese di San Nazaro e
Sant'Eustorgio). Con la decadenza dell'Impero d'Occidente,
M. perse la
posizione di preminenza raggiunta durante il Basso Impero e patì numerose
devastazioni ad opera delle invasioni barbariche: saccheggiata dagli Unni di
Attila (452), dai Burgundi (489), dagli Ostrogoti di re Vitige (539) e dai
Franchi, che la occuparono nel 553-55 sul finire della guerra bizantina, la
città visse una piena decadenza e smarrì la propria
identità romana. Parzialmente restaurata negli ordinamenti dal generale
bizantino Narsete, che aveva sconfitto definitivamente i Goti nel 563,
M.
fu conquistata dai Longobardi nel 569 e sottoposta a un radicale processo di
germanizzazione e a una repressione tanto violenta che l'arcivescovo, il clero e
i notabili cittadini fuggirono a Genova. Da un punto di vista
economico-politico,
M. non trasse vantaggi dalla nuova occupazione, che
la considerò centro di scarsa rilevanza rispetto a Pavia, capitale del
Regno longobardo, e a Castel Seprio, capoluogo del contado e riferimento per
l'economia rurale della regione. Solo alla metà del VI sec. la
città tornò ad essere sede vescovile, riconoscendosi nelle
dottrine ortodosse, in opposizione alla fede ariana dei vescovi pavesi. La
conquista di Carlo Magno (774), risollevò le sorti milanesi, dal momento
che la città fu preferita alla longobarda Pavia come capoluogo della
contea. Inoltre, il territorio diocesano, che allora veniva a coincidere con
quello cittadino, fu progressivamente ampliato e connesso, nell'organizzazione
politico-amministrativa dell'Impero carolingio, con le regioni svizzere e
tedesche. Con il dissolversi della dinastia carolingia (888), i conti di
M. rafforzarono il proprio potere e ampliarono il territorio del contado
con quello di Seprio, mentre nel 901 il conte Sigifredo ottenne dall'imperatore
Ludovico anche il titolo di marchese. Fra i secc. X e XI, un potere politico
preminente fu assunto a
M. dalla figura dell'arcivescovo che, venendo
meno l'autorità del conte (figura non più attestata dall'XI sec.),
esercitò di fatto il governo della città e legò a
sé, in un rapporto di vassallaggio arricchito da benefici ecclesiastici,
una classe di feudatari maggiori, detti
capitanei. Rilievo politico in
ambito italiano ed europeo ebbe, in particolare, il vescovo Ariberto da
Intimiamo (1018-45). Iniziale sostenitore dell'imperatore, Ariberto si
trovò a fronteggiare una rivolta dei feudatari minori (
secundi
milites) contro il blocco politico-economico costituito dall'arcivescovo
stesso e dai capitanei. L'imperatore Corrado II sostenne la causa dei vassalli
minori, ma più che le armi poté il suo editto
Constitutio de
feudiis che, affermando l'ereditarietà dei feudi minori, equiparava
nel diritto i
secundi milites ai grandi feudatari, intaccandone il potere
oligarchico. Alla piccola nobiltà si era affiancato anche il ceto
borghese dei
cives, la cui aspirazione a concorrere nel governo cittadino
portò nel 1042 a una nuova sollevazione, guidata da Lanzone della Corte
che, dopo una breve pacificazione, nel 1044 sfociò nel più vasto
movimento moralizzatore della Pataria (1056). Solo verso la fine dell'XI sec.,
dopo violente lotte civili e dopo lo scontro della lotta per le investiture,
prevalsero nella città di
M. arcivescovi vicini
all'autorità imperiale, che spezzarono il monopolio sulla città
dei feudatari e sottrassero al movimento pataro il sostegno del ceto cittadino,
coinvolto insieme ai nobili nel governo urbano. La magistratura dei
consules
civitatis (in funzione già nel 1097), concluse secondo
modalità già "comunali" una lotta durata diversi decenni. Il
governo urbano, dapprima ripartito tra vescovo e consoli, passò
gradualmente nelle mani di magistrati (rappresentativi di tutti i ceti
cittadini) eletti annualmente, che esercitavano le funzioni amministrative e
giurisdizionali e fornivano politiche di indirizzo all'arcivescovo, in
collaborazione con l'altro organo consultivo della città, un'assemblea di
800 membri detta
credenza (V.).
L'espansionismo milanese della fine dell'XI sec. fu in primo luogo dettato dalle
necessità dei ceti mercantili, incontrando inoltre i favori dei
feudatari, spinti dalle loro mire egemoniche. Obiettivo delle guerre con le
città e i feudi confinanti era infatti il controllo delle principali vie
di traffico: il conflitto con Lodi (1110) consentì l'accesso alla piana
padana fra il Lambro e l'Adda; quello contro Como (1118-27), che venne
distrutta, consegnò a
M. i passi di Lugano e Chiasso; quello
contro Cremona (1130), guadagnò alla città la supremazia militare
nella regione, anche grazie alla conquista della fortezza di Crema. Tali
conquiste territoriali spinsero
M. a contrastare le ingerenze di Federico
Barbarossa, contro cui la città lottò a lungo. Due volte assediata
(nel 1158 e poi nel 1162), le sue mura furono distrutte e i cittadini costretti
a rifugiarsi in borghi esterni; tuttavia fu ancora
M. a guidare la Lega
lombarda che sconfisse l'imperatore a Legnano nel 1176. La pace di Costanza del
1183 sancì l'autonomia dal potere imperiale dei Comuni appartenenti alla
Lega, che avevano dimostrato l'efficacia delle istituzioni cittadine. Tuttavia a
M., al cessare del pericolo esterno si accompagnò il riaffiorare
delle tensioni interne: la figura del
podestà, istituita nel 1186,
non riuscì a garantire l'intesa tra le parti, lamentando i ceti borghesi
un'ingiusta ripartizione delle magistrature che favoriva la classe nobiliare.
Essi si costituirono nel 1198 in
commune populi, opposto al
commune
militum controllato dall'aristocrazia, con la "Credenza di S. Ambrogio",
strutturata secondo le corporazioni dei mestieri. Una pacificazione, al
principio del XIII sec., fu raggiunta con l'istituzione di governi podestarili
che esercitavano poteri sottratti all'Impero, al vescovo e al conte, assicurando
uguaglianza politica ai cittadini milanesi (che raggiungevano allora le 90.000
unità) e attuando con leggi efficaci l'erosione dei poteri feudali nelle
terre del contado. Tali governi promossero la già fiorente economia
urbana, tutelandone i commerci e le attività manifatturiere, in
particolare quella tessile. A ciò si aggiunse la realizzazione di opere
pubbliche come il completamento del Naviglio Grande, che unendosi alla Martesana
metteva in comunicazione Adda e Ticino. Nel 1256, tuttavia, l'arcivescovo Leone
da Perego tentò di insediare un governo aristocratico e fu cacciato dalla
città con i principali esponenti della nobiltà. Per reazione, al
capitano del popolo e poi podestà Martino della Torre furono concessi
dalla cittadinanza pieni poteri (1258), che egli esercitò di fatto come
in una "signoria popolare" e che morendo (1262) trasmise al fratello Filippo. I
Torriani orientarono la politica di
M. in senso guelfo, ma nel 1277, dopo
la battaglia di Desio, l'arcivescovo Ottone Visconti conquistò il potere
in città, guadagnandola alla fazione ghibellina. Dopo alcuni decenni di
lotte fra le due parti dei Torriani e dei Visconti, la signoria viscontea si
insediò stabilmente con
Matteo (1287-1302; e ancora 1302-11) e
Azzone (1311), che nel 1330 ottenne il titolo di
dominus
generalis. Con Gian Galeazzo (1395), che per primo ebbe il titolo di duca,
M. non fu più soggetto politico autonomo e circoscritto, ma il
centro di un vero e proprio Stato ultra regionale (che giunse a comprendere il
Monferrato a Ovest, Verona a Est, Perugia a Sud). La prosperità economica
e demografica di
M. ricevette ulteriore impulso sotto la signoria del XIV
sec. (appena interrotta dall'epidemia di peste del 1348), con la crescita
dell'agricoltura e dell'allevamento (grazie al razionale sistema di irrigazione,
unico in Europa), e con lo sviluppo dei commerci e dell'attività
artigianale (particolarmente nei settori dell'oreficeria e della produzione di
tessuti). Nel 1386 Gian Galeazzo, alla cui corte soggiornavano artisti e
letterati, avviò la costruzione del Duomo. L'ultimo Visconti, Filippo
Maria, morì nel 1447 senza eredi, circostanza che diede occasione alla
fazione aristocratica di proclamare una Repubblica Ambrosiana di brevissima
durata (1447-50), rovesciata da Francesco Sforza, genero di Filippo Maria, che
si fece riconoscere il titolo ducale. La signoria degli Sforza garantì a
M. altri decenni di tranquillità politica e di crescita economica,
aggiungendo al suo artigianato la lavorazione della seta (essendo stata
introdotta la coltivazione del gelso). Nel 1450 Francesco iniziò i lavori
del Castello Sforzesco, ampliando il visconteo castello di Porta Giovia, e poco
più tardi quelli dell'Ospedale Maggiore, struttura con cui avviò
una generale riorganizzazione degli enti assistenziali e di carità, e del
Lazzaretto. La fine del XV sec. segnò anche la fine dell'età aurea
di
M., quando nel 1499, mentre era duca Ludovico il Moro, la città
fu conquistata dal re di Francia Luigi XII, che contendeva il ducato agli
imperiali di Carlo VIII. La città decadde, mentre si alternavano le
dominazioni straniere. Ludovico la riprese e la riperse fra il 1500 e il 1501; i
Francesi la tennero fino al 1512, quando dovettero arrendersi agli Svizzeri;
questi, a loro volta, riconsegnarono
M. al legittimo duca Massimiliano
Sforza, personaggio inviso alla popolazione, il quale fu costretto ad investire
di potere autonomo le magistrature cittadine (Vicario, Dodici di provvisione e
Consiglio). Esse rimasero attive anche per tutto il periodo della successiva
dominazione spagnola, pur esercitando in realtà una scarsa tutela degli
interessi locali. I Francesi obbligarono all'esilio Massimiliano e tennero
M. fino al 1525, quando Carlo V, dopo la battaglia di Pavia (1525) la
occupò, cedendola formalmente all'ultimo Sforza, Francesco II, alla cui
morte senza eredi nel 1535 il ducato diventò feudo imperiale. La
dominazione spagnola durò fino al 1706, esercitata da governatori
militari, la cui azione causò una vera e propria rovina delle
attività economiche della città, un depauperamento delle sue
risorse naturali, strutturali e umane. Ad aggravare lo stato di decadenza, si
aggiunsero eventi catastrofici come la peste del 1620. Anche la vita culturale
si inaridì, nonostante le iniziative dei vescovi Carlo e Federigo
Borromeo, cui si devono, ad esempio, la fondazione della Biblioteca e della
Pinacoteca Ambrosiana. Agli Spagnoli seguì l'occupazione austriaca che,
con le riforme illuminate di Maria Teresa e di Giuseppe II, riportò a
M. crescita economica, ordine giurisdizionale e fioritura culturale di
risonanza europea (si pensi ai circoli illuministici, alla nascita del periodico
letterario "Il caffè", a personaggi quali Muratori, Verri, Beccaria).
Dopo la Rivoluzione francese, tuttavia, la presenza austriaca da benevola si
fece tirannica e la popolazione salutò con favore l'ingresso di Napoleone
a
M. (1796). Durante il cosiddetto "triennio giacobino" (1796-99),
M. fu capitale della Repubblica Cisalpina e, dopo il breve ritorno degli
Austriaci nel maggio del 1799, come conseguenza della battaglia di Marengo
(giugno 1800),
M. diventò capitale della Repubblica italiana e poi
del napoleonico Regno d'Italia. In quegli anni, mentre la cultura viveva anche a
M. il passaggio dagli ideali rivoluzionari a quelli del regime
napoleonico, la città si arricchì di importanti opere pubbliche e
si assistette al primo tentativo di creare un piano regolatore urbano. Nel 1814
gli Austriaci tornarono a
M. ed esercitarono una repressione violenta,
contro cui si levarono voci di opposizione liberale, come quella della rivista
"Il conciliatore" (di cui furono animatori S. Pellico, P. Borsieri, G. Berchet,
L. di Breme) e in seguito alla quale si ebbe la formazione di associazioni
politiche come la Giovine Italia mazziniana, clandestine nell'azione ma non nel
programma e negli obiettivi. La resistenza ebbe la tendenza a radicalizzarsi con
la partecipazione popolare ai moti del 1821, del 1832-33 e con le celeberrime
Cinque Giornate del 1848 (18-22 marzo) (V. CINQUE
GIORNATE DI MILANO), in cui i Milanesi cacciarono gli austriaci dalla
città. Riconquistata da Radetzky,
M. si liberò
definitivamente nella guerra d'indipendenza del 1859, diventando parte del Regno
sabaudo di Sardegna e poi del Regno d'Italia. ║
Armistizio di M.:
armistizio firmato il 9 agosto 1848 dal generale Salasco a nome dell'esercito
piemontese e dal generale Radetzky per gli Austriaci. L'armistizio fu la
conseguenza della sconfitta piemontese di Custoza, a seguito della quale le
truppe di Carlo Alberto furono costrette a ritirarsi verso il Ticino, senza
poter tentare la difesa di
M. ║
Decreti di M.: disposizioni,
emanate da Napoleone Bonaparte nei mesi di novembre e dicembre del 1807, volte a
inasprire i provvedimenti del Blocco continentale (decreto di Berlino, 1806)
contro l'Inghilterra e i suoi alleati. Nel primo decreto venivano ribadite le
disposizioni di Fontainebleau (13 ottobre, 1807); nel secondo si stabiliva che
ogni nave neutrale che si fosse sottomessa alle disposizioni inglesi, sarebbe
stata considerata nave inglese nemica, soggetta quindi a cattura sia nei porti
che in mare aperto. ║
Editto di M.: denominazione del rescritto
promulgato a
M. dagli imperatori Costantino e Licinio nel 313. In esso
venivano sostanzialmente ribaditi i provvedimenti dell'editto promulgato in
Oriente da Galerio nel 311: la religione cristiana era ammessa nel novero delle
religioni lecite e si disponeva la restituzione ai cristiani dei beni
confiscati. Questo provvedimento, dettato dalla necessità di ridare
all'Impero l'unità che le controversie politiche e religiose avevano
gravemente compromesso, segnò la fine delle persecuzioni contro i
cristiani e l'inizio della collaborazione fra Chiesa e Impero romano. ║
Pace di M.: trattato di pace concluso il 10 agosto 1849 fra il Piemonte e
l'Austria. Fece seguito alla sconfitta di Novara e al successivo armistizio, in
base al quale gli Austriaci avevano occupato la Lomellina e Alessandria. Il
trattato di pace fissava in 75 milioni l'indennità che il Piemonte
avrebbe dovuto pagare all'Austria per i danni di guerra da questa subiti e
sanciva l'occupazione austriaca delle province orientali del Piemonte e di
metà della fortezza di Alessandria; nel documento veniva inoltre
stabilito lo scioglimento delle truppe di volontari lombardi e il ritiro delle
truppe piemontesi dai ducati. • Urban. - L'antico villaggio degli Insubri,
localizzato in luoghi allora acquitrinosi, ebbe funzioni di presidio
territoriale e di luogo di sosta. In epoca romana, si ebbe un insediamento cinto
da mura, a pianta quadrilatera e ortogonale, con l'orientamento del
castrum romano Nord-Est/Sud-Ovest. Da tale nucleo originario, dal lato di
circa 1 km, la città si sviluppò a più riprese, con
successivi ampliamenti delle mura e secondo uno schema radiocentrico suggerito
dalla posizione al centro, appunto, della pianura. Il reticolo viario
collocò il foro della città repubblicana sul luogo dell'attuale
Piazza San Sepolcro, all'incrocio di cardine e decumano, che si stendevano tra
le odierne Porta Romana, Ticinese, Vercellina e Nuova. In età alta e
bassa-imperiale,
M. crebbe su un'area decuplicata rispetto a quella
originaria e si arricchì di monumenti e soprattutto di basiliche
paleocristiane, poste fuori dalle mura, sui luoghi delle odierne chiese di San
Lorenzo, Sant'Ambrogio, San Simpliciano, ecc.; vennero inoltre edificati il
palazzo del vescovo e una basilica sul luogo dell'attuale Duomo. A queste
realizzazioni architettoniche si aggiunsero, per lo più in epoca
ambrosiana (fine del IV sec.), opere di sistemazione idraulica, che incanalarono
le acque dei fiumi Seveso e Olona in modo da farle scorrere intorno alla
città. In età alto-medioevale (IX sec. circa) venne effettuato un
nuovo ampliamento della cinta muraria, cui seguì un periodo di stasi
edilizia. Dopo il saccheggio, subito da parte del Barbarossa (XII sec.), la
città venne dotata di nuove mura, poste lungo la "cerchia dei Navigli",
includendo le aree fino ad allora urbanizzate presso le basiliche. Durante
l'età comunale e signorile si moltiplicarono i monumenti urbani: la
fabbrica del Duomo, che diventò il nuovo centro e mutò
l'orientamento degli assi viari in direzione Est-Ovest, rispetto a quella di
origine romana; il Palazzo del Comune (attuale Palazzo Reale), sorto accanto a
quello arcivescovile; il Castello di Porta Giovia, ampliato poi nel Castello
Sforzesco; l'ospedale Maggiore e Lazzaretto, ecc. Il mercato (Verziere) si
collocò a Est del Duomo, le botteghe artigianali si aprirono lungo le
strade che ancora portano i loro nomi: via Orefici, via degli Spadari, via dei
Cappellari, piazza Mercanti, ecc. Sotto gli Sforza, infine, si definì la
struttura radiale delle nuove vie;
M. fu inoltre dotata di una rete
fognaria. La dominazione spagnola non apportò reali migliorie
all'impianto urbano e le stesse "mura spagnole" (1548), che cinsero la
città in un poligono a nove punte, parallelo alla cerchia dei Navigli,
non avevano fini di razionalizzazione ma dovevano assumere la funzione di
simbolo di potere. Una riorganizzazione dell'assetto urbano, attuata durante il
dominio austriaco, rettificò le vie d'accesso alla città e
trasformò i Bastioni in una circonvallazione di viali alberati; in quel
periodo fu, inoltre, edificato il Teatro alla Scala. Durante l'occupazione
francese furono realizzati l'Arena, l'Arco della Pace, nonché i primi
giardini pubblici, segnale di una nuova attenzione per gli spazi pubblici. La
grande espansione demografica, che seguì all'Unità d'Italia, rese
necessario il controllo dell'espansione della città (piano regolatore
elaborato da Berruto nel 1889). Molti erano i fenomeni urbanistici già in
atto a
M.: la molteplicità delle nuove linee ferroviarie (per
Monza, Magenta, Peschiera e, più recenti, per Torino, Genova, Lecco,
Piacenza) si era unificata nella stazione (1864), collocata appena fuori dalle
mura (attuale Piazza della Repubblica), costituendo un nuovo polo di crescita
cittadino; gli insediamenti popolari, bisognosi di spazio come i nuovi
stabilimenti industriali, venivano realizzati all'esterno dei Bastioni; le
esigenze della città avevano spinto all'istituzione di una nuova rete
fognaria, di trasporti pubblici, di impianti per l'illuminazione e per l'acqua
potabile. Fondamentale per la nuova fisionomia urbana fu, inoltre, la
sistemazione di Piazza del Duomo e della Galleria Vittorio Emanuele, secondo il
progetto dell'architetto G. Mengoni. Mentre l'edilizia popolare si espandeva
nelle periferie, all'interno della cinta muraria furono creati quartieri
residenziali borghesi, mentre la zona centrale del Duomo veniva connessa al
complesso del Castello, a sua volta valorizzato dall'arteria circolare di Foro
Bonaparte. La cerchia dei Bastioni si mutò in circonvallazione interna,
mentre le zone estreme della città ottocentesca furono cinte da una
circonvallazione esterna di viali, scanditi a loro volta da piazzali in
corrispondenza degli incroci con le vie di uscita dalla città.
L'espansione delle periferie prevalse, comunque, nei piani regolatori successivi
(1912; 1934), rispetto a uno sviluppo armonico di queste zone. Ciò rese
impossibili interventi successivi di qualche rilevanza, lasciando spazio solo ad
azioni marginali e scarsamente risolutive. In epoca fascista alcuni quartieri
vennero completamente ricostruiti (piazza Vetra, piazza Diaz, piazza degli
Affari, Stazione centrale, ecc.) e furono aperte nuove strade (corso Italia,
corso Littorio - attuale Matteotti -, piazza San Babila). Nel dopoguerra si
realizzarono complessi di interesse pubblico in zone allora periferiche, ma oggi
pienamente integrate nel tessuto cittadino: il centro direzionale di Porta
Nuova; la Fiera Campionaria nella vecchia piazza d'Armi; Città Studi,
posta a Est presso l'anello ferroviario; gli stabilimenti sportivi della
zona di San Siro (Ippodromo e stadio di calcio).
Tour virtuale dello stadio intitolato a Giuseppe Meazza di Milano
Questi interventi furono accompagnati da un dilagare
incontrollato dell'edilizia abitativa, che da un lato prolungava le periferie e
dall'altro riempiva ogni spazio disponibile nelle aree più interne.
Piccoli comuni limitrofi (Turro, Baggio, Niguarda, Lambrate, Affori, ecc.)
rimasero assorbiti nel municipio di
M., mentre a corona intorno alla
città sorsero quartieri popolari (Comasina, Feltre, Forlanini,
Gallaratese, Gratosoglio, ecc.). Ancora oggi le tendenze urbanistiche si
appuntano su progetti di area, riguardanti, fra gli altri, il trasferimento
della Fiera (progetto Portello), la creazione di un polo finanziario a Porta
Garibaldi e di un nuovo polo universitario. La scelta di Milano come sede
dell'Esposizione Universale del 2015, ufficializzata nella primavera del 2008, fu
occasione per un rilancio dello sviluppo edilizio della cittā. Il fermento urbanistico
determinato dall'Expo interessō direttamente l'area del nuovo polo fieristico
di Rho e, indirettamente, gli altri grandi cantieri giā aperti per la costruzione delle nuove
linee 4 e 5 della metropolitana, del nuovo quartiere residenziale City Life e del nuovo palazzo
della regione Lombardia in via Melchiorre Gioia. • Arte -
Epoca romana:
i resti archeologici dell'abitato di epoca romana sono scarsi. Rimangono tracce
di un teatro di età augustea; avanzi del mausoleo ottagonale di
Valentiniano II, presso San Vittore al Corpo; tratti di una grande via porticata
sotto l'attuale corso di Porta Romana; le 16 colonne corinzie che fronteggiano
la basilica di San Lorenzo, forse appartenenti a un tempio del II sec. ║
Medioevo: alcune basiliche milanesi, risalenti ai secc. IV e V,
testimoniano la transizione dal tardo-antico al paleocristiano, dovuta in gran
parte all'impulso del vescovato di Ambrogio. Fra queste ricordiamo: Santa Tecla,
basilica maior, le cui fondamenta sono state rinvenute nei sotterranei
del Duomo, a cinque navate con transetto spartito da file di colonne; San
Giovanni in Conca, ad aula unica, di cui resta parte dell'abside; San
Simpliciano, con pianta a croce latina e nartece, trasformata in epoca romanica;
San Nazaro Maggiore, a croce latina, trasformata in età romanica. Il
principale monumento paleocristiano milanese è, tuttavia, la basilica di
San Lorenzo, fondata nel 350 circa, che conserva le strutture originarie,
nonostante i rifacimenti successivi: presenta una pianta centrale quadrilobata
con matroneo e si è congetturata una sua funzione di basilica palatina
destinata alle sepolture imperiali, data anche la presenza di mausolei annessi,
poi trasformati in cappelle. In particolare, quella di Sant'Aquilino conserva
mosaici dei secc. IV-V, appena precedenti quelli di San Vittore in Ciel d'Oro,
custoditi presso Sant'Ambrogio. La costruzione di quest'ultima basilica, fu
avviata in epoca paleocristiana dal vescovo Ambrogio e dedicata ai Santi
Martiri, solo dopo la sua morte fu dedicata al patrono della città.
L'edificio attuale conserva di quello primitivo la pianta tripartita ed alcuni
elementi decorativi. Fu più volte rimaneggiato: la parte oggi più
antica è la zona absidale che risale all'VIII sec., mentre del IX sec.
è il campanile minore (detto dei Monaci, perché incorporato al
monastero benedettino) e del XII sec. le navate, l'atrio e il campanile
maggiore. All'interno si trova l'altare d'oro di Volvinio (IX sec.), che
testimonia l'alto livello conseguito dall'arte orafa nel periodo compreso tra
l'età bizantina e quella ottoniana. Testimonianze dello stile
romanico-lombardo sono offerte dalle chiese di Sant'Eustorgio, San Babila, San
Celso, San Sepolcro, Sant'Eufemia, San Calimero, Santa Maria la Rossa, malgrado
le modifiche subite in epoca successiva. Di grande interesse l'abbazia
cistercense di Morimondo (V.), fondata nel 1136 da
monaci francesi, e l'abbazia di Mirasole, fondata dagli Umiliati nel XIII sec.
Al XIII sec. appartengono le abbazie di Chiaravalle Milanese (completata nel XIV
sec.), che vanta la più bella torre nolare della Lombardia, e di
Viboldone, con facciata gotica e campanile con cella a bifore e trifore. Lo
stile romanico si espresse in
M. non solo nell'architettura religiosa ma
anche in quella civile: del XII sec. sono gli archi di Porta Nuova e il Palazzo
della Ragione o Broletto. Durante il XIV sec. l'arte viscontea operò una
fusione tra romanico e gotico nascente di cui fu espressione il Duomo, la cui
costruzione ebbe inizio, sul luogo dell'antica basilica di Santa Maria Maggiore,
nel 1386 e si protrasse nei secoli, addirittura fino al 1800. Nella direzione
della "fabbrica" si alternarono architetti italiani e stranieri, collaborazione
che fece del Duomo la cattedrale italiana più direttamente legata alle
esperienze del gotico d'oltralpe, particolarmente nell'esterno dell'abside dagli
alti e stretti finestroni a sottili nervature. La sua costruzione fu intrapresa
per volontà dei cittadini con l'avallo del vescovo Antonio da Saluzzo e
del duca Gian Galeazzo Visconti, che donò alla Fabbrica le cave di marmo
di Candoglia con il quale il Duomo fu edificato. La pianta è a cinque
navate, tre nel transetto, di cui quella centrale è di larghezza doppia
rispetto alle laterali, con ampia abside poligonale e deambulatorio. L'interno
si caratterizza per l'ampiezza, scandita dagli altissimi pilastri che recano, in
luogo dei capitelli, tabernacoli con sculture. Le navate hanno altezza
degradante e sono coperte da volte a crociera, mentre la luce filtra dalle
numerose vetrate policrome. La facciata fu eretta a più riprese in stile
gotico, a partire dal XVII sec. (su progetti di Tibaldi e Buozzi) e completata
da Amati per volere di Napoleone. La caratteristica principale dell'edificio,
pur nella sua eterogeneità, sta nel contrasto tra l'imponenza delle
proporzioni e l'estrema minuziosità delle decorazioni. Pinnacoli e guglie
esaltano lo slancio verticale che conferisce al monumento la sua peculiare
leggerezza. La guglia più elevata raggiunge i 108,50 m e il numero
complessivo delle statue che, in cima alle guglie o in apposite nicchie,
decorano l'esterno della cattedrale è di 3.159. Sempre al XIV sec. risale
la ricostruzione delle chiese di Sant'Eustorgio - al cui interno si trova
l'
Arca di Pietro da Verona (1336-39) di Giovanni di Balduccio, modello
per la scultura milanese del secolo -, San Simpliciano e San Marco; tra le
costruzioni civili, ricordiamo la Loggia degli Osii voluta da Matteo Visconti.
║
Rinascimento: i due maggiori monumenti milanesi del XV sec.,
Castello Sforzesco e Ospedale Maggiore o Ca' Granda, testimoniano l'adesione
dell'arte cittadina alla nuova cultura rinascimentale, mediata dalla scuola
toscana. Il Castello fu costruito per volere di Francesco Sforza sul luogo della
precedente rocca viscontea. Il primo architetto fu Giovanni da Milano, cui
seguirono, fra gli altri, Iacopo da Cortona e il Filarete. A quest'ultimo si
deve, in particolare, la torre centrale che sovrasta la porta d'accesso, che
andò in rovina nel 1500, ma fu ricostruita sul progetto originale.
Già concluso nel 1466, il Castello fu arricchito dai successori di
Francesco con altri elementi: la "ponticella" (Bramante), il Portico
dell'elefante, il Cortile della rocchetta (Ferrini), la Loggia di Galeazzo Maria
(Ferrini), la sala delle Assi, affrescata da Leonardo da Vinci, altre sale
affrescate dal Bramantino e da Bembo. In epoca spagnola il complesso fu cinto da
un'ulteriore cerchia di mura, poi abbattuta da Napoleone, che fece progettare il
futuro Foro Bonaparte. L'Ospedale Maggiore, attuale sede dell'Università
Statale, fu il primo ospedale laico d'Europa, iniziato nel 1457 su progetto del
Filarete; in seguito vi lavorarono anche G. Solari e G.A. Amadeo. Nel XVII sec.
furono realizzati interventi nel corpo centrale, comprendente il grande cortile
e la chiesa, dagli architetti F.M. Richini, F. Mangone, G.B. Pessina. Nella
seconda metà del Quattrocento a
M. fu attivo Bramante, che
esercitò una grandissima influenza sull'arte costruttiva locale. Egli
lavorò al rifacimento di San Satiro e realizzò importanti
interventi nella chiesa di Santa Maria delle Grazie: la tribuna, il piccolo
chiostro e la sagrestia vecchia, dove Leonardo affrescò la sua
Ultima
cena, una delle opere più importanti della pittura del Rinascimento.
L'influenza di Leonardo è evidente anche nelle opere di alcuni suoi
seguaci come G.A. Boltraffio, A. Solario, B. Luini, G. Ferrari. L'architettura
cinquecentesca ha lasciato alla città Palazzo Marino (1553-58), opera di
G. Alessi, il Palazzo Arcivescovile (1572-1604) di P. Tibaldi, la Cappella
Trivulzio nella basilica di San Nazaro Maggiore, San Maurizio (1503-81) con
affreschi di B. Luini. ║
Seicento e Settecento: in questo periodo
trovò la sua massima espressione la pittura, con personalità come
G. Ferrari, A. Fontana, C. Procaccini, Morazzone, D. Crespi, mentre la scultura
si applicava quasi esclusivamente all'opera di decorazione del Duomo. Fra gli
architetti dell'epoca ricordiamo F.M. Richini, che realizzò la chiesa di
San Giuseppe (1607-1630), i palazzi Durini (1644), Litta, il portale del
Seminario Vescovile. Nella seconda metà del Settecento si affermò
la scuola neoclassica di G. Piermarini, che realizzò importanti edifici
come Palazzo Belgioioso, il fronte di Palazzo Reale e il Teatro alla Scala
(V. SCALA, TEATRO ALLA). ║
Dall'Ottocento
ad oggi: allievi del Piermarini realizzarono numerosi edifici di stile
neoclassico. Tra questi ricordiamo: la Villa Reale (di L. Pollak), Palazzo
Serbelloni (di S. Cantoni), l'Arco della Pace (di L. Cagnola), l'Arena (di L.
Canonica). Fra le testimonianze più rappresentative dell'arte
ottocentesca, la Galleria Vittorio Emanuele II, opera dell'architetto G.
Mengoni, cui si deve anche la sistemazione di piazza del Duomo. Espressioni
dello stile Liberty sono invece il Palazzo Castiglioni del Sommaruga e la Villa
Romeo (oggi clinica Columbus). Dopo la parentesi dell'architettura fascista, si
assistette a una trasformazione in senso moderno e industriale della
città; tra le realizzazioni architettoniche del dopoguerra ricordiamo: il
grattacielo di
M. di E. Soncini e il grattacielo Pirelli di G. Ponti e G.
Voltolina. ║
Gallerie e musei: numerose sono le gallerie d'arte e i
musei della città. La Pinacoteca Ambrosiana, creata nel 1618 dal
cardinale Federigo Borromeo, ospita una straordinaria raccolta di opere di
pittura e grafica (realizzate da artisti quali Leonardo, Raffaello, B. Luini, A.
Solari, Tiziano). La Pinacoteca di Brera, istituita alla fine del XVIII sec.,
conserva opere raccolte in epoca napoleonica, per lo più di pittori
veneti e lombardi dei secc. XV-XVIII. Segnaliamo, in particolare, alcune tele di
Raffaello (
Sposalizio della Vergine), del Veronese (
Battesimo e
tentazione di Cristo), di Tiziano (
San Gerolamo). Fra le opere di
artisti stranieri ricordiamo il
Ritratto della sorella di Rembrandt e
l'
Ultima cena di Rubens. Nel Museo Poldi-Pezzoli, creato da G.G. Poldi
Pezzoli, sono esposte opere della scuola lombarda (Giampietrino, Luini) e veneta
del Cinquecento e opere toscane dei secc. XIV-XVI (Piero della Francesca, A.
Pollaiolo). Fra le gallerie d'arte, merita di essere citata la Galleria
Nazionale di Arte Moderna. Di grande interesse il Museo Nazionale della Scienza
e della Tecnica, inaugurato nel 1953, con la più vasta raccolta esistente
di modelli interpretativi dei progetti e degli studi leonardeschi. Nelle 24
sezioni tecnologiche e scientifiche specializzate, organizzate secondo un
criterio tematico (orologeria, informatica, ecc.) sono conservati importanti
pezzi come l'Elea, il primo elaboratore elettronico italiano e il laboratorio
della nave Elettra di G. Marconi. I Musei del Castello costituiscono, nel loro
insieme, uno dei più estesi e articolati complessi museali italiani. Le
Civiche raccolte di arte antica partono da reperti tardoimperiali per giungere
alla
Pietà Rondanini di Michelangelo; ad esse si aggiungono la
Pinacoteca, le Civiche raccolte di arte applicata, l'archivio e la Biblioteca
Trivulziana. ║
Provincia di M. (1.983 kmq; 3.720.789 ab.):
comprendente 188 comuni, è compresa fra la regione collinare prealpina e
il Po, fra l'Adda e il Ticino; confina a Nord con il Varesotto e il Comasco, a
Est con il Bergamasco e il Cremonese, a Sud-Ovest e a Sud con le province di
Piacenza e di Pavia e a Ovest con quella di Novara. Centri principali sono:
Monza, Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, Legnano, Lodi, Paderno Dugnano,
Rho, Seregno, Lissone, Desio, Abbiategrasso, Corsico, Melegnano, Melzo.
Marginalmente bagnata dal Ticino, dal Po e dall'Adda, è solcata da
numerosi altri fiumi, quali l'Olona, il Seveso, il Lambro, e il Lura; integrano
la rete idrografica i molti canali artificiali utilizzati per la navigazione e
per l'irrigazione. Ricca di acque e di risorgive, la media e la bassa pianura
è ampiamente sfruttata con un'agricoltura intensiva, con ingente
produzione di riso e foraggi, e con un allevamento razionale (bovini, suini).
Procedendo verso Nord, si entra nella zona coltivata a cereali (frumento,
granoturco), del gelso e dei prodotti orticoli, mentre l'attività
economica preminente è quella industriale, fra le più
diversificate d'Italia. Localizzati in particolare alla periferia di
M. e
nel settore settentrionale della provincia, prevalgono i complessi
metalmeccanici, siderurgici, tessili e chimici. L'attività commerciale si
avvale di una fitta e ben organizzata rete di comunicazioni, sia stradale, sia
ferroviaria. La popolazione si concentra soprattutto nelle zone più
industrializzate intorno al capoluogo.
Tour virtuale di Piazza del Duomo, Piazza della Scala e della Galleria Vittorio Emanuele II
Il Duomo di Milano
Milano: il Castello Sforzesco
Milano: la basilica di Sant'Ambrogio
Piazza Mercanti a Milano
Milano: teatro alla Scala