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Madagascar.

Stato (587.041 kmq; 16.908.000 ab.) insulare dell'Africa sud-orientale, situato al largo della costa africana, dalla quale lo separa il canale di Mozambico, nell'Oceano Indiano. Capitale: Antananarivo o Tananarive. Ordinamento: Repubblica presidenziale. Moneta: franco malgascio. Lingua ufficiale: malagasy; parlato il francese; sono diffusi lo hova e i dialetti locali. Religione: la metà della popolazione pratica i culti animistici; sono diffuse anche le religioni cattolica e musulmana. Popolazione: formata da numerosi gruppi etnici, possiede elementi delle razze negra, indonesiana e araba. Attualmente i Merina, gruppo etnico di tipo malese, rappresentano l'elemento dominante.

GEOGRAFIA

Morfologia: è la quarta isola del mondo per estensione. Geologicamente ritenuta un frammento dell'Africa, è formata da un altipiano centrale che la percorre in tutta la sua lunghezza. Gruppi montuosi e una serie di vulcani spenti, alcuni dei quali hanno crateri occupati da laghi, rendono l'altipiano morfologicamente assai vario. La cimosa costiera si presenta a Est uniforme, articolata in baie e promontori a Nord, bassa e relativamente frastagliata a Ovest e a Sud. Le pianure, che raccordano la costa con l'altipiano interno, si presentano a Est strette, separate da contrafforti che raggiungono il mare, mentre verso il canale di Mozambico sono più estese e movimentate da ripiani che degradano verso il mare. Numerosi i fiumi: brevi quelli che scolano le acque verso Est, più lunghi e interrotti da cascate quelli che si gettano nel canale di Mozambico. Il Betsiboka (550 km) e il Mangoki, con i loro affluenti incidono in gole profonde l'altipiano. ║ Clima: ha un clima caldo-umido con piogge distribuite in tutto l'anno sulla fascia orientale, che è sottoposta all'influenza dell'aliseo di Sud-Est e del monsone di Nord-Est. Nelle basse terre occidentali, invece, le temperature sono pressoché costanti, ma le piogge sono meno abbondanti e stagionali. Sull'altipiano infine si registra clima temperato e discreta piovosità, mentre, nelle regioni meridionali e sud-occidentali, si ha un clima sub-desertico con piogge scarse. ║ Vegetazione: la vegetazione spontanea è rappresentata dalla foresta equatoriale sulla costa orientale e sulla cuspide settentrionale (felci arboree, bambù, liane); da savane e foreste a galleria sull'altipiano e nelle regioni più aride; da essenze pregiate nelle zone occidentali più elevate e da foreste di mangrovie lungo la fascia costiera occidentale. Verso Sud la vegetazione è nettamente xerofila, formata da steppe e boscaglia. ║ Fauna: presenta caratteristiche peculiari, con elementi ben distinti da quelli africani. Esclusivi dell'isola sono le famiglie degli Indridi, dei Lemuridi, alcuni uccelli e famiglie di Sauri. Anche la fauna ittica è ricca di specie caratteristiche del M.
Cartina del Madagascar


ECONOMIA

L'agricoltura è l'attività economica fondamentale, con produzione indigena (riso, manioca, arachide, patata, batata, granoturco, fagioli, banane) e piantagioni di prodotti destinati all'esportazione (caffè, canna da zucchero, cotone, tabacco, chiodi di garofano, vaniglia). Le foreste vengono sfruttate per i legni pregiati (ebano, palissandro, mogano). Tra le palme è utilizzata la rafia. L'allevamento, principalmente bovino, diffuso sull'altipiano, incrementa l'industria delle carni conservate e congelate. Notevoli le risorse minerarie (mica, grafite, metalli radioattivi) sfruttate solo parzialmente, e idriche, mentre modesta è l'attività industriale. Discreto lo sviluppo delle comunicazioni terrestri. Tamatave, collegata con la capitale, è il più importante porto dell'isola.

STORIA

Attraverso una serie di trasmigrazioni, iniziate già in età precristiana, l'isola del M. fu occupata da popolazioni asiatiche che crearono nel continente africano un universo a parte, qual è geograficamente ed etnicamente il M. Nel XV sec. le coste furono toccate da navigatori portoghesi, ma i primi insediamenti europei furono istituiti solo due secoli più tardi, quando il M. divenne uno dei più importanti scali e base operativa della Compagnia francese delle Indie orientali. Data la ferma opposizione della popolazione locale alla penetrazione francese, i successivi tentativi fallirono e solo a partire dal 1861 iniziò una vera e propria opera di colonizzazione. Tuttavia, quando la Francia pretese il riconoscimento del suo protettorato da parte della Monarchia locale, l'opposizione si trasformò in guerra aperta e solo nell'ottobre 1895, l'isola poté essere sottomessa, pur rimanendo nominalmente sotto la sovranità della regina Ranavalona III. L'abolizione della Monarchia e la costituzione della colonia francese del M. (agosto 1896) non eliminò i focolai di rivolta, alimentati dall'insofferenza della popolazione. I fermenti nazionalistici andarono acquistando maggiore consistenza in seguito alla nascita di alcune formazioni politiche, tra cui il Movimento Democratico per il Rinnovamento Malgascio (MDRM). Dichiarato Territorio d'Oltremare nel 1946, l'anno seguente il M. fu scosso da un vasto tentativo di insurrezione promosso dal MDRM. Dopo quasi due anni di lotta armata, la Francia poté riprendere in mano il controllo della situazione, decretando lo scioglimento del MDRM e la condanna a morte di due deputati nazionalisti. L'avvio del processo verso l'indipendenza portò al referendum istituzionale del 28 settembre 1958 e alla proclamazione della Repubblica autonoma del M., nell'ambito della Comunità francese. Sotto la presidenza di Philibert Tsiranana, leader del Partito socialdemocratico (PSD), il Paese si avviò verso la totale indipendenza, proclamata il 26 giugno 1960. Pur non avendo istituito un regime a partito unico, negli anni seguenti il M. diede prova di una stabilità politica inconsueta per i Paesi africani di recente indipendenza. Leader incontrastato rimase per oltre dieci anni il presidente Tsiranana, appoggiato dalla corrente moderata del PSD (Parti Social Dèmocrate). Riuscendo a mantenere l'unità nazionale al di sopra dei contrasti di classe e di razza, Tsiranana assicurò la stabilità politica, non compromessa dalla parziale abdicazione del leader malgascio, determinata dalle agitazioni del maggio 1972. Esse avevano interessato inizialmente gli studenti, allargandosi poi ai sindacati e coinvolgendo vasti strati popolari. Chiamati in causa dalle forze progressiste, i militari si insediarono al Governo, sotto la presidenza del generale Gabriel Ramanantsoa, confermato dal referendum dell'ottobre 1973. Consolidata la propria posizione costituzionale, il Governo del generale Ramanantsoa procedette alla revisione degli accordi di collaborazione con la Francia, all'insegna del nazionalismo liberatore. L'11 febbraio 1975, in seguito a una rivolta popolare, venne ucciso il presidente Richard Ratsimandrava; il 15 giugno il Consiglio supremo della Rivoluzione assunse i pieni poteri sotto la presidenza del capitano Didier Ratsiraka, eletto presidente della Repubblica nel dicembre dello stesso anno. Con la sua elezione si iniziò un ampio processo di socializzazione e furono create nuove istituzioni. La formazione del Governo (gennaio 1976), guidato da Joel Rakotomalala e composto da 17 ministri, segnò il consolidamento del nuovo potere che, pur ottenendo vasti consensi, non riuscì a placare alcuni focolai d'opposizione. Le violente manifestazioni studentesche, scoppiate nell'agosto 1976, costrinsero il Governo a stringere le maglie della repressione e l'episodio più eclatante fu lo scioglimento del Partito del potere ai proletari (MFM). Nonostante questi due interventi, Ratsiraka cercò sempre di raccogliere intorno a sé un ampio consenso popolare e in quest'ottica va considerata la creazione del Fronte nazionale di difesa della rivoluzione (gennaio 1977) che raggruppava i quattro maggiori partiti politici e che presentò una lista unica alle successive elezioni. Le consultazioni elettorali per il rinnovo dell'Assemblea nazionale decretarono la netta vittoria del Partito presidenziale. L'accorta politica estera, tendente a intrecciare rapporti sia con l'area occidentale (Francia in particolare) che con i Paesi dell'Europa orientale e dell'Asia socialista, non bastò a calmare il crescente scontento popolare. I primi anni Ottanta furono infatti caratterizzati da una grave crisi economica che provocò numerosi disordini anti-governativi, particolarmente diffusi nel Sud del Paese, ai quali il presidente Ratsiraka rispose dapprima con una dura campagna repressiva e, in seguito, tentando improbabili mediazioni tra gli interessi del particolarismo regionale e la necessità di una sicura unità nazionale. La crescita demografica esplosiva e la deforestizzazione del Paese contribuirono al peggioramento dell'economia. Nel 1984-85 si ebbero sanguinosi scontri; la grave situazione portò il presidente Ratsiraka ad avvicinare nuovamente il suo Paese all'Occidente e ad effettuare alcune aperture liberiste in campo economico. Le manifestazioni di protesta continuarono, tuttavia, negli anni successivi, costringendo Ratsiraka a decretare, nel luglio 1991, lo stato d'assedio. Fu assegnato a un Forum nazionale il compito di elaborare una nuova Costituzione, emanata nel 1992. Nel 1993 fu eletto capo dello Stato Albert Zafy; nello stesso anno si tennero le consultazioni politiche che furono vinte dal Comitato delle forze vive (CFV), una coalizione di forze democratiche. Nel maggio 1996, una mozione di sfiducia al Governo, approvata nell'Assemblea nazionale, provocò la formazione di un nuovo Consiglio dei ministri. Accusato di violazione della Costituzione, il presidente Zafy si dimise in settembre e, nelle elezioni indette dopo le sue dimissioni, Ratsiraka fu nominato nuovamente presidente, ottenendo il 65% dei voti. Una nuova Costituzione, approvata per referendum nel marzo 1998, conferì maggiori poteri al presidente e una maggiore autonomia economica alle sei Province del Paese. Nei primi mesi del 2000 una serie di cicloni colpì vaste aree del Paese, provocando rovinose inondazioni, centinaia di vittime e migliaia di senzatetto. Le elezioni del 18 marzo 2001 terminarono con la vittoria del partito di governo, l'AREMA. A maggio, dopo 29 anni, venne riaperto il Senato. Le elezioni presidenziali tenutesi nel dicembre 2001 diedero un risultato controverso: al termine dello spoglio, fonti governative assegnarono il 46,2% dei voti al candidato dell'opposizione Marc Ravalomanana (sindaco della capitale Antananarivo) e il 40,8% al presidente uscente Ratsiraka; si rendeva così necessario il secondo voto di ballottaggio. Tuttavia Ravalomanana accusò il rivale di brogli, sostenendo di aver vinto al primo turno con il 52,1% dei voti, e nel febbraio 2002 un alto commissario malgascio proclamò Ravalomanana presidente. Poiché Ratsiraka non accettò il verdetto, nel Paese esplosero gravi disordini, in seguito ai quali Ratsiraka impose la legge marziale ad Antananarivo. Ad aprile, la Corte Suprema impose un nuovo conteggio dei voti delle elezioni di dicembre, al termine del quale l'incarico di presidente venne assegnato a Ravalomanana. Il rifiuto di Ratsiraka a piegarsi al verdetto alimentò nuovi scontri di piazza. Nel mese di giugno Ratsiraka lasciò il Paese alla volta di Parigi. La guerra civile scoppiata nel dicembre 2001, fortunatamente risoltasi nel luglio 2002, distrusse un'economia già precaria: il blocco di tutte le attività economiche portò alla rapida scomparsa dei generi di prima necessità. A questo si aggiunsero la siccità e il ciclone Kesiny, che infuriò nel mese di maggio, distruggendo migliaia di ettari di terreni agricoli. Il 15 dicembre 2002, dopo una campagna elettorale priva di incidenti violenti, in M. si svolsero pacificamente le elezioni legislative anticipate: l'ampio consenso ottenuto da Ravalomanana legittimò la sua presidenza. Ma le persistenti tensioni all'interno del Paese sfociarono, il 13 maggio 2003 (data di commemorazione del rovesciamento del primo presidente Tsiranana nel 1972), in una violenta dimostrazione antigovernativa. I cicloni tropicali Elita e Gafilo, scatenatisi nel Nord-Ovest del Paese nei mesi di febbraio e marzo 2004, provocarono centinaia di vittime e migliaia di senzatetto.