Stato (64.589 kmq; 2.312.000 ab.) dell'Europa settentrionale. Confina a Nord con
l'Estonia, a Est con la Russia, a Sud-Est con la Russia Bianca, a Sud con la
Lituania; a Ovest si affaccia sul Mar Baltico, con una costa piatta e spesso
accompagnata da lagune. Capitale: Riga. Città principali: Daugavpils,
Liepāja, Ventspils e Jūrmala. Ordinamento: Repubblica monocamerale. Il
potere legislativo è esercitato dal Consiglio supremo di 201 membri,
eletti a suffragio universale. L'esecutivo spetta al presidente della Repubblica
eletto dal Consiglio. Moneta:
lats. Lingua ufficiale: lettone, la
più parlata è però il russo. Religione: luterana con
minoranze cattoliche, ortodosse, ebraiche. Popolazione: è formata da
Lettoni solo per il 57,6%, mentre i Russi, immigrati dopo la seconda guerra
mondiale, raggiungono il 29%. Esistono minoranze di Russi Bianchi (4,1%),
Ucraini (2,7%), Polacchi (2,5%), Lituani (1,4%), Ebrei (0,4%).
GEOGRAFIAIl
territorio, prevalentemente pianeggiante con modesti rilievi dovuti alla
presenza di estese formazioni moreniche quaternarie, è disseminato di
bacini lacustri di origine glaciale ed è percorso dai fiumi Daugava o
Dvina occidentale, che è il più lungo del Paese, Gauja, Lielupe e
Venta; il golfo di Riga è chiuso a Ovest dalla vasta penisola della
Curlandia. Il clima è di transizione, umido e mitigato dall'influsso
marino, favorisce la diffusione della foresta (conifere miste e latifoglie) e
dei pascoli.
Cartina della Lettonia
ECONOMIALa presenza di terreni
fertili ed estese foreste è alla base di
un'agricoltura sviluppata e di un fiorente allevamento: sono presenti estese
coltivazioni di patate, lino e foraggere; in minor misura di avena, segale e
orzo. Intenso l'allevamento bovino. Sviluppata la pesca lacustre e quella marina
nel Mar Baltico (aringhe, merluzzi), che ha i suoi centri maggiori nei porti di
Liepāja e Ventspils. L'industria presenta uno sviluppato comparto
alimentare per la trasformazione dei prodotti agricoli (latte, carne, lino);
sono presenti inoltre industrie del legno a Riga, tessili a Daugavpils (fibre
sintetiche), chimiche ed elettroniche. Riga è anche un importante porto
commerciale e centro
cantieristico.
STORIAGli
Ugrofinni furono i primi ad abitare i territori dell'attuale
L., seguiti
poi dai Balti, dal nome di una tribù dei quali (i Letti) derivò
poi il nome del Paese. I Balti, pur sottoposti alla pressione slava, respinsero
i Finni verso Nord e gli Scandinavi in mare; entro il 900 d.C. si separarono dai
loro affini Lituani, arrivando a occupare stabilmente la Curlandia e la Livonia.
Nel 1158 queste terre furono attaccate una prima volta dai Tedeschi, e
conquistate interamente nel 1238, quando i Lettoni fecero atto di sottomissione
e si convertirono al cattolicesimo. Dominata dall'aristocrazia tedesca, la
L. subì una prima invasione russa nel 1558, ad opera dello zar
Ivan il Terribile. I Polacchi, chiamati in aiuto dall'Ordine dei Cavalieri
Teutonici, si impossessarono a loro volta del Paese nel 1561. Fra il 1621 e il
1625 la Svezia si sostituì alla Polonia, ma alla fine fu la Russia a
conquistare definitivamente la
L. nel periodo 1721-95. Sotto l'Impero
zarista numerosi esponenti dell'aristocrazia lettone arrivarono a ricoprire
importanti incarichi burocratici, ma il permanere di sentimenti nazionali fece
fallire la russificazione del Paese. Strappata ai Russi dai Tedeschi durante la
prima guerra mondiale, la
L. si costituì in Stato indipendente nel
1918, riconosciuto nel 1920 dall'URSS con il trattato di Riga. Il nuovo Stato
ebbe vita agitata, sia per l'instabilità politica interna che per la
pressione dell'URSS e della Germania, e nel 1934 il colpo di Stato del
presidente Ulmanis abolì nel Paese le libertà costituzionali. Nel
1939 la
L. fu costretta a cedere basi militari all'URSS, che nel giugno
dell'anno seguente la annesse come repubblica federata. Occupata dai nazisti nel
1941, ritornò all'URSS nel 1945. Nel dopoguerra Stalin riprese la
russificazione forzata, deportando una parte della popolazione in Siberia e
favorendo l'immigrazione russa. L'insegnamento della cultura e della lingua
lettone fu vietato fino alla metà degli anni Ottanta. Con l'elezione alla
segreteria del Partito comunista russo di Michail Gorbaciov (1985), e il
diffondersi delle riforme democratiche da lui volute, lo spirito nazionale
lettone ebbe occasione di rinascere. Nelle prime elezioni libere dell'URSS, nel
marzo 1990, il Fronte Popolare (indipendentista) ottenne la maggioranza assoluta
nel Consiglio supremo; il 4 maggio il neo-presidente Anatolijs Gorbunovs
proclamò l'indipendenza, sancita definitivamente nel settembre 1991. Alla
fine dello stesso anno la
L. entrò a far parte dell'ONU. Nel 1995
il Paese fu ammesso al Consiglio d'Europa e sottoscrisse un accordo di
associazione all'Unione europea; nelle elezioni politiche tenutesi nel mese di
ottobre i partiti liberal-conservatori furono sconfitti in seguito
all'affermazione di due nuove formazioni: il Partito democratico Saimnieks, di
centro-sinistra, e il Movimento del popolo per la Lettonia, nazionalista e
populista. Nel giugno 1996, il Parlamento rielesse Guntis Ulmanis alla
presidenza; nel luglio 1997, Guntars Karst assunse la carica di nuovo primo
ministro in sostituzione di Andris Skele (Patria e Libertà), il quale rinunciò
all'incarico dopo essere stato accusato di corruzione. A Karst successe
nel 1998 Vilis Kristopans, leader di una coalizione comprendente i partiti
centristi Via Lettone e Partito Nuovo e quello di destra Patria e Libertà.
Dimessosi Kristopans nel 1999, le redini del Paese furono prese da Andris
Skele e, dal 2000, da Andris Berzins (Via Lettone). Nelle consultazioni
legislative del 2002 Berzins e il suo partito vennero sconfitti
dal partito liberale Nuova Era, guidato dall'ex banchiere Einars Repše, che
divenne primo ministro. Intanto, nel 1999, allo scadere del mandato di
Ulmanis, la presidenza del Paese era stata affidata, per la prima volta
in un Paese dell'Est, a una donna, Vaira Vike-Freiberga. Nel 2002 la
Vike-Freiberga cercò di ricucire lo strappo con la popolazione lettone di
origine ebrea ancora aperto dalla fine della seconda guerra mondiale:
in novembre venne inaugurato un monumento in memoria dei 25.000 Ebrei
uccisi dai nazisti e, in particolare, delle vitime del massacro avvenuto
nel 1941 in una foresta nei pressi di Riga. Alla fine del 2002 la
L.
venne ufficialmente invitata a entrare nella NATO (durante il vertice di
Praga del 21 novembre) e nell'Unione europea (durante il vertice di
Copenaghen dell'11-12 dicembre). Nel giugno 2003 la Vike-Freiberga, fervente
europeista, venne riconfermata nella sua carica di presidente. Con il referendum
tenutosi il 20 settembre 2003, il 67% dei votanti si dichiarò favorevole all'adesione
all'Ue, il cui ingresso avvenne il 1° maggio 2004. Intanto il 29 marzo la
L.
era stata ammessa anche nella NATO. Nel febbraio 2004 il presidente della Repubblica,
a causa dei forti contrasti all'interno della maggioranza governativa, designò un
nuovo primo ministro, l'esponente dei verdi Indulis Emsis. A giugno le consultazioni
per il rinnovo del Parlamento europeo registrarono l'ascesa della formazione di destra
Madrepatria e libertà (29,8%) e del partito liberale Nuova Era (19,68%), mentre il
partito di Emsis non raggiunse il 5% dei voti. In dicembre fu formato un nuovo Governo
di centro-destra guidato dal popolare Aigars Kalvitis, che venne riconfermato alla guida
dell'Esecutivo grazie alla vittoria ottenuta dalla sua coalizione alle elezioni politiche
dell'ottobre 2006.
LINGUAIl
lettone costituisce, insieme con il lituano e l'antico prussiano, il ramo
baltico delle lingue indoeuropee. Si presenta distinto in tre principali
varietà dialettali: orientale, centrale e occidentale; delle tre la
varietà centrale costituisce la base della lingua letteraria
lettone.
LETTERATURADurante
tutto il Medioevo la letteratura in lingua lettone fu confinata nella tradizione
orale (canti lirici, racconti), a causa della germanizzazione del Paese. Nel XVI
sec. la Riforma luterana usò la lingua scritta per i libri religiosi, ma
solo nella seconda metà del XIX sec. comparvero i primi poeti nazionali e
romantici, che fondarono la Società di letteratura di Riga. Tra gli altri
si ricordano Mikus Auseklis (1850-79), Andrejs Pumpurs (1841-1902) e Juris
Alunans (1812-64), che trassero ispirazione dalla mitologia delle canzoni
popolari. Agli inizi del XX sec. la figura principale fu quella di J. Rainis
(1865-1929), autore di
Giuseppe e i suoi fratelli (1919), accanto al
drammaturgo Rūdolf Blaumanis (1863-1908) e al poeta Jānis Poruks
(1871-1911). Il naturalismo fu rappresentato da Andrejs Upīts. Dopo una
parentesi impressionista e simbolista iniziatasi verso il 1910, la
trasformazione del Paese in repubblica federativa sovietica diede vita a una
letteratura ispirata alla nuova realtà sociale. Negli anni Sessanta si
tentò di reagire ai canoni proposti dalla letteratura "ufficiale". Tra i
poeti sono da segnalare A. Vejan (1927), I. Ziedonis (1933), e fra gli scrittori
D. Zigmonte (1931) e I. Irande
(1927).
ARTEL'esistenza
di forme di architettura in legno è attestata in
L. dal IX al XII
sec., prevalendo la pietra solo in seguito (castello e chiesa di Ikškile).
L'influenza germanica e scandinava si manifestò con un'architettura
gotica di grandi dimensioni, dapprima semplice (duomo di Riga, 1215) e in
seguito sempre più ricca (abside di S. Pietro a Riga, inizio XV sec.).
Dopo il periodo barocco, l'annessione da parte della Russia fece prevalere il
gusto classicistico (palazzo Elejski, 1800), validamente rappresentato nel XIX
sec. dagli architetti Pekchen (1859-1928) e Baumanis (1834-1891). Con
l'annessione sovietica del 1940 si ebbe la prevalenza dei canoni stilistici
dell'architettura socialista, impiegati nella ricostruzione di Riga dopo la
seconda guerra mondiale. Per quanto riguarda le arti figurative, queste rimasero
a lungo limitate a opere di carattere ornamentale (lavori in legno, ambra,
tessuti). Solo nella seconda metà del XIX sec. si manifestò una
corrente pittorica lettone (K. Huns, J. Fedders), fortemente influenzata
dall'accademia di Pietroburgo. Nel periodo sovietico le arti figurative furono
improntate anch'esse ai canoni dell'arte socialista, con rappresentazioni della
vita sociale e politica.