Bot. - Nome volgare della
Lens esculenta o
Lens culinaris, pianta
erbacea appartenente alla famiglia delle Papilionacee. Nell'uso comune indica
per lo più i suoi semi, utilizzati per l'alimentazione umana. Si tratta
di una pianta conosciuta solo allo stato colturale e seminata per la raccolta
dei suoi semi (chiamati anche "lenti"), ad alto valore nutritivo, usati per la
preparazione di zuppe o contorni caratteristici della più tradizionale
cucina regionale italiana. Per risalire ai primordi della pianta bisogna rifarsi
alla preistoria, secondo quanto è chiaramente dimostrato da alcuni
reperti fossili risalenti al Neolitico e ritrovati sia in Europa che in Asia.
Alcuni semi, individuati come
l., furono scoperti anche in un giacimento
presso il villaggio di Hisarlick, in Turchia, celebre per aver conosciuto
un'altissima forma di civiltà in epoca preomerica. Inoltre la figurazione
di una pianta di "lenti" appare in un graffito che orna una tomba faraonica,
mentre è accertato che gli uomini dell'età del bronzo già
si cibavano di
l. Tre di questi semi, perfettamente conservati e del
tutto simili nell'aspetto alla
Lens esculenta sono esposti al Louvre e
provengono da una tomba egiziana appartenuta a un nobile della dodicesima
dinastia, vissuto intorno al 2300 avanti Cristo. Aristofane dedicò varie
pagine nelle sue opere a questo particolare tipo di verdura celebrandone le
virtù nutritive e Catone si preoccupò addirittura di divulgare
alcune precise regole sul modo migliore di condirla e cucinarla. Le tre
varietà di
l.e oggi maggiormente coltivate sono la "normale", la
"marzolina" (o
Lens esculenta minus), dai semi piuttosto piccoli, e la
"rossa d'inverno" (
Lens esculenta hiemalis). Le
l. si coltivano di
preferenza in terreni calcarei, anche se sassosi e aridi, soprattutto in
collina, sui versanti più soleggiati. Le
l. contengono il 20% di
materie azotate, l'1,30 % di sostanze grasse e circa il 57 % di idrati di
carbonio. Dal canto suo la pianta vera e propria, usata come foraggio, anche
mescolata con altre sostanze, si rivela preziosa per l'allevamento del bestiame
sia per il grato sapore che per la facile digeribilità.