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Jütland.

(o Jylland). Penisola (29.778 kmq; 2.458.592 ab.) dell'Europa centro-settentrionale. La parte più meridionale è compresa nel dipartimento tedesco di Schleswig-Holstein, il resto appartiene alla Danimarca. • Geogr. - Lo J. è bagnato a Nord e ad Ovest dallo Skagerrak e dal Mare del Nord, ad Est dal Kattegat e dal Piccolo Belt. La costa occidentale, battuta da venti violenti, è piana con lagune e dune costiere, specie fra lo Jammerbugt e il Blaavands Huk, con isole spianate come Römö, Fanö, ecc.; quella orientale è ricca d'insenature e di porti (Horsens, Vejle, Aabenraa). L'aspetto dell'interno è vario: a Est un altopiano morenico ondulato inciso da valli che terminano sul mare con frastagliate insenature (Randers); la piatta regione dell'Ovest, coperta di brughiere, è interrotta da bassi gruppi collinosi. Il fiume maggiore è il Gudenà (160 km) che nasce presso monti Möllebjerg, e sfocia nel Kattegat. Clima oceanico con inverni miti ed estati fresche; la primavera e l'autunno hanno una lunga durata. • Econ. - Si pratica largamente l'allevamento del bestiame da cui deriva l'industria dei latticini; i prodotti dell'agricoltura (grano, orzo, segale) servono esclusivamente per l'allevamento del bestiame. Le industrie casearie sono localizzate nelle città. Le maggiori città si trovano nelle insenature orientali: Aarhus, Aalborg Randers, Fredericia; ad occidente sorgono i centri di Herning e Holstebro, nel centro quello di Viborg. • St. - Probabilmente abitato, in età preistorica, dai Cimbri, lo J. entrò a far parte nell'800 circa d.C. del regno di Danimarca. ║ Battaglia navale dello J.: la più importante battaglia navale della prima guerra mondiale, svoltasi il 31 maggio e il 1° giugno 1916 fra la flotta inglese e quella tedesca d'alto mare nelle acque a Ovest dello J. L'azione ebbe inizio in seguito all'avvistamento, da parte di forze di esplorazione delle due parti, di un piroscafo danese: la battaglia scoppiò improvvisamente per l'incontro tra navi britanniche e germaniche inviate a visitare il piroscafo. In mare si trovavano quasi al completo sia le forze tedesche sia quelle inglesi: le prime erano costituite dal grosso della flotta tedesca d'alto mare al comando dell'ammiraglio Scheer e da forze di esplorazione avanzata al comando del vice-ammiraglio Hipper. L'insieme delle squadre inglesi era invece costituito dal grosso della Grand Fleet al comando dell'ammiraglio Jellicoe e da forze di esplorazione avanzata al comando del vice-ammiraglio Beatty. La superiorità numerica era degli inglesi con 28 corazzate, 78 cacciatorpediniere, 26 incrociatori leggeri e 8 corazzati contro le forze tedesche composte da 22 corazzate, 61 cacciatorpediniere, 11 incrociatori leggeri e 9 da battaglia. Lo scontro iniziò intorno alle ore 14 del 31 maggio con i colpi di cannone di un'unità inglese contro gli avversari: in un primo tempo furono coinvolte solo le forze leggere delle 2 marine, in seguito anche gli incrociatori da battaglia. In questa fase i tedeschi riuscirono ad annullare l'iniziale superiorità numerica dell'avversario affondando l'Indefatigable e il Queen Mary, ma, pur non soffrendo perdite totali, ebbero anch'essi danni molto gravi, specialmente dopo l'intervento delle corazzate veloci. Nel frattempo il vice-ammiraglio tedesco Hipper cercava di attirare le forze avversarie verso il grosso della sua flotta, ma quando il vice-ammiraglio Beatty avvistò le forze pesanti avversarie, invertì tempestivamente la rotta, cercando di trascinarle a sua volta verso il grosso della Grand Fleet. Le due flotte si trovarono così di fronte; l'ammiraglio tedesco Scheer per uscire dalla difficile situazione mandò all'attacco tutti i suoi cacciatorpediniere sostenuti dalle corazzate e dagli incrociatori da battaglia. Ma la flotta inglese, approfittando della sua posizione tattica favorevole, riuscì a scatenare l'artiglieria contro le navi tedesche. Al calare della notte i tedeschi, in condizione d'inferiorità e troppo lontani dalle loro basi, si diressero verso Horns Reef (imboccatura delle rotte di sicurezza del golfo di Helgoland), decisi a evitare la prosecuzione della battaglia. Malgrado gli attacchi notturni dei cacciatorpediniere inglesi (che affondarono col siluro una corazzata) e i tentativi di Jellicoe di fermare la flotta avversaria, quest'ultima raggiunse le sue basi durante la notte. La breve battaglia sul mare era finita, praticamente senza vincitori né vinti. Si può comunque affermare che, dal punto di vista tecnico, la vittoria andò ai tedeschi, per la robustezza delle navi, la superiorità dell'artiglieria, l'efficacia del tiro. Dal punto di vista strategico si trattò invece di una vittoria degli inglesi, che riuscirono a mantenere la padronanza del mare. Da entrambe le parti mancò un efficiente servizio di esplorazione e di comunicazione tra i diversi reparti di ciascuna flotta. Per quanto riguarda le perdite subite esse furono maggiori da parte inglese: la Grand Fleet perse infatti otto cacciatorpediniere, tre incrociatori corazzati e tre da battaglia, mentre la Hochseeflotte (flotta d'alto mare germanica) perse una vecchia corazzata, un incrociatore da battaglia e quattro leggeri, quattro cacciatorpediniere. I morti furono da parte britannica 6.097, da parte tedesca 2.545.