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Jubè.

Elemento architettonico in uso nell'architettura medievale per separare il coro dalla navata della chiesa. Nelle basiliche più antiche venivano erette parallelamente al coro e spesso anche sui lati due tribune (amboni) che, durante la messa, erano riservate ai diaconi per la lettura del Vangelo e delle Epistole. Successivamente, essendosi trasformata la struttura architettonica basilicale, gli amboni furono prevalentemente posti contro la balaustra di divisione tra la navata, riservata ai fedeli, e il santuario. Verso la fine del XIII sec. gli amboni vennero sostituiti da una galleria alta, denominata j. (dalla prima parola della preghiera "Jube, Domine, benedicere..." recitata dai diaconi prima della lettura del Vangelo). Questa forma architettonica si diffuse, all'inizio, prevalentemente in Francia. Lo j., che correva da una parte all'altra della navata, poteva essere di legno o di pietra, sempre però ornato di bassorilievi o pitture; normalmente era diviso, nella parte inferiore, in tre arcate, una delle quali era aperta e permetteva sia la comunicazione dei sacerdoti con la navata sia, almeno in parte, la vista dell'altare. Alla maggior parte dei fedeli, comunque, l'altare rimaneva celato. Lo j. può quindi per questo aspetto presentarsi come una forma derivata dall'iconostasi bizantina. Nel XVII sec. venne generalmente soppresso; tra i pochi esempi costruiti successivamente figura quello della Maddalena a Troyes e quello di Saint-Etienne-du-Mont a Parigi. Con il nome di j. è divenuto d'uso indicare anche il recinto delimitante il coro e che spesso riprende, verso il deambulatorio e le navate laterali, il motivo della facciata principale.