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Educazione.

Pedag. - Processo conscio di svolgimento organico progressivo di tutte le facoltà: fisiche, spirituali, intellettuali e morali, per un'equilibrata partecipazione alla vita sociale. Trattandosi di un processo continuo e progressivo, l'e. si svolge durante l'intera vita dell'individuo. Il termine, tuttavia, viene usato con riferimento particolare al periodo che va dall'infanzia alla giovinezza. La pedagogia contemporanea rifiuta i concetti tradizionali di e., intesa esclusivamente come formazione della coscienza etica e del carattere morale, e considera troppo unilaterali tutte le soluzioni proposte da autori classici per non risalire sino a Platone e all'e. formatrice dell'uomo (ginnastica, musica, aritmetica), proposta nella Repubblica. Tra i classici: Rousseau, secondo cui l'e. dovrebbe promuovere soprattutto la spontaneità del fanciullo; Kant e Fichte, in cui è presente soprattutto il perfezionamento dell'uomo; Herbart, che considera essenziale la molteplicità degli interessi; Stuart Mill, che pone l'accento sulla felicità per sé e per gli altri. Tra gli autori italiani, va soprattutto ricordato il positivista Roberto Ardigò, secondo cui l'e. deve particolarmente tendere a formare le buone abitudini, "le attitudini di persona civile, di buon cittadino e di individuo fornito di speciali abilità, utili, decorose, nobilitanti". Altrettanto unilaterali e parziali vengono considerati dalla moderna pedagogia i tipi di e. proposti sia dalle correnti libertarie (naturalismo pedagogico), sia da quelle autoritarie. Le prime, basate su un'assoluta "spontaneità" (esse sono oggi universalmente accettate, sia pure da una minoranza che si rifà soprattutto alle teorie rivoluzionarie di Wilhelm Reich), porterebbero, infatti, a uno sviluppo ipertrofico di quegli elementi, costituzionali e acquisiti, da cui risulterebbe la determinazione degli atteggiamenti più assurdi e, comunque, incompatibili con le attuali strutture sociali. Dal lato opposto, l'e. basata su princìpi autoritari, dando un'assoluta preminenza al momento sociale (e, in un'altra sfera, a quello religioso), determina atteggiamenti conformistici e di passività, favorendo l'insorgere del senso di soggezione, la gregarietà e l'inerzia intellettuali dell'individuo. Dato il prevalere nella nostra società di quest'ultimo tipo di e., il naturalismo pedagogico si è sviluppato soprattutto come reazione alle tendenze autoritarie dominanti, come esaltazione dei valori di un'individualità, troppo spesso annullati o irreparabilmente compromessi da un'e. volta all'uniformità e alla standardizzazione dei comportamenti. La pedagogia contemporanea tende a raccogliere in un tutto unico le varie esigenze su cui si sono singolarmente soffermati gli indirizzi classici. Essa tende, inoltre, all'integrazione reciproca fra le varie concezioni e tendenze: naturalista, culturale, relativista, sociologica, avendo comunque sempre presente il rispetto della personalità, in qualsiasi fase evolutiva. I sistemi pedagogici moderni si preoccupano infatti di educare l'individuo al controllo, e non alla repressione, dei propri impulsi e istinti, in modo che essi diventino strumenti della personalità, anziché suoi dominatori. Il razionalismo pedagogico tende infatti a raccogliere, a integrare e ad armonizzare le diverse esigenze espresse, sia dal naturalismo, che tende alla massima accentuazione dei valori dell'individualità; sia dal sociologismo, per le correlazioni che devono sussistere tra metodi educativi e strutture sociali; sia dal relativismo, per il necessario adattamento dei sistemi pedagogici alla cornice storica e culturale entro cui l'e. opera; sia dall'umanesimo culturale, per la sua accentuazione del carattere universale. Quest'ultimo è infatti adottato soprattutto come correttivo ai limiti posti sia dall'individualismo che dal sociologismo e dal relativismo. Quindi, una sfera educativa molto ampia, ossia bio-psico-sociologico-culturale, in cui la personalità abbia piene possibilità di svilupparsi, di estrinsecarsi e di espandersi creativamente. Pertanto, educare significa soprattutto favorire lo sviluppo di atteggiamenti anticonformisti e critici nei confronti di ogni convenzionalismo e dogmatismo (e. intellettuale). Ma significa, altresì, non limitare l'espansione creatrice della personalità, orientandola unilateralmente, ma favorire la tendenza ad un atteggiamento che ponga in continua relazione il sapere con l'esperienza, le conoscenze teoriche con la vita pratica. Queste esigenze sono state soprattutto avvertite e messe in pratica dalla scuola attiva, basata sulla valorizzazione dell'esperimento e sull'intervento diretto dello scolaro, sia sul piano della ricerca teorica, sia del lavoro manuale. Carattere critico e aspetto tecnico, integrandosi, hanno infatti il compito di impedire, da un lato, la caduta nell'astrattezza e, dall'altro, in un meccanicismo fine a se stesso. Gli educatori tengono oggi molto conto anche delle teorie e delle esperienze psicologiche e psicoanalitiche. La psicologia, particolarmente la psicologia del profondo, pone soprattutto l'accento sull'e. affettiva, quale base per i successivi sviluppi della personalità. Infatti l'e. dell'affettività, che integra poi quella morale e quella intellettuale, inizia molto prima di queste, che possono essere compromesse qualora la prima risulti carente o sbagliata. L'e. in seno alla famiglia interviene infatti prima di quella scolastica e sociale, e riguarda innanzi tutto l'indirizzo delle emozioni, la formazione del carattere, l'assunzione delle abitudini. Quando questa e. primaria risulta carente, si hanno immancabilmente ripercussioni negative sullo sviluppo della personalità del bambino e più tardi si manifestano difficoltà nel comportamento scolastico, nell'apprendimento e nei rapporti dell'individuo adulto con la società. Tra i fattori negativi più consueti rientrano gli atteggiamenti di riprovazione nei confronti della naturale curiosità dei bambini e della loro tendenza a porre domande imbarazzanti e a interessarsi degli argomenti inerenti la sessualità. Molte tendenze negative della personalità adulta hanno le loro radici in un'e. troppo rigida, o troppo precoce o coercitiva, al controllo delle funzioni escretorie. Da essa possono infatti dipendere gravi stati di disadattamento o, comunque, uno sviluppo distorto della personalità. L'eccessiva repressione può originare turbe di tipo psicologico. La stessa origine hanno anche certe forme di perfezionismo, di avarizia o di eccessiva parsimonia e, in genere, molti atteggiamenti meschini. Danni alla personalità possono essere provocati sin dal primo anno di vita, e non solo per errori connessi coi bisogni corporali, ma da tutta una serie di rapporti sbagliati (per esempio, la costrizione del bambino a mangiare). Gli errori più gravi interessano comunque prevalentemente la sfera sessuale e, più in generale, affettiva. Del resto, non a caso, il maggior numero di disadattati si ritrova fra gli illegittimi, gli orfani o, comunque, tra i bambini maggiormente trascurati. ║ E. permanente: processo che tiene conto del bisogno e della necessità dell'individuo di continuare ad apprendere durante il corso intero della vita, indipendentemente dal ceto sociale, dalla professione e dall'età. Il termine, di uso recente, si è sviluppato insieme all'esigenza di non limitare il discorso educativo alla sfera dell'infanzia, della scuola dell'obbligo, o comunque alla figura sociale dello studente, bensì di allargarlo ad altri ceti sociali lavorativi, alle casalinghe, ai pensionati, sulla base di una concezione che non pone limiti allo scibile conoscitivo. A livello di attuazione, l'e. permanente significa impegno a livello delle regioni e conseguentemente delle singole amministrazioni locali, per istituire spazi che siano deputati a tale formazione. L'esperienza più significativa è quella delle 150 ore di studio per i lavoratori, conquistata e attuata dai sindacati. Trattasi di un monte ore sottratto all'attività lavorativa per poter seguire corsi che vanno dalla più elementare alfabetizzazione dell'adulto, con conseguente diritto al titolo elementare o di scuola media, o di corsi monografici svolti in ambito universitario, riguardanti in special modo l'economia, la salute, il lavoro, la famiglia. ║ E. sessuale: preparazione dell'individuo a superare consapevolmente il principio del piacere per adeguarsi a quello della realtà e alle limitazioni che la vita sociale impone, senza però turbare il proprio benessere soggettivo. Il bisogno di un'appropriata e. sessuale è oggi teorico, sulla base dei risultati forniti da vari studi e ricerche da cui risulta che circa il 90% di coloro che hanno difficoltà coniugali o sessuali in genere, di origine psichica, non hanno ricevuto un'adeguata e. sessuale. Nonostante questa riconosciuta esigenza e la convinzione diffusa che la segretezza in materia di sesso faccia più male che bene, persiste una certa diffidenza nei confronti della stessa espressione e. sessuale, tradizionalmente sorretta da argomentazioni etiche e religiose. Pertanto, molti genitori adottano tuttora un tipo di educazione sessuo-negativa, condannando come spregevole e vergognoso tutto ciò che si riferisce alla sfera sessuale, avvolgendola in un velo di mistero e considerando tabù le cose del sesso o, comunque, preferendo non infrangere il muro del silenzio, in nome di una presunta "innocenza" dei bambini. Questo tipo di educazione repressiva è spesso responsabile di sintomi nevrotici, di forme di perversione, di curiosità morbose e non tiene conto che l'e. sessuale è una delle componenti più importanti dell'educazione emotiva e quindi dell'equilibrio psichico dell'individuo. Uno dei concetti di e. sessuale, tanto diffuso quanto inadeguato, è quello che la vorrebbe limitare a una specie di guida, peraltro molto sommaria e lacunosa, alla conoscenza delle condizioni biologiche del concepimento, completata più avanti, nell'adolescenza e giovinezza, da una preparazione al matrimonio. Psicologia e sessuologia oggi convengono che la condizione prima per una buona e. sessuale è l'atteggiamento emotivo dei genitori, il comportamento e l'esempio che essi sono in grado di offrire ai figli. I genitori devono essere in grado di parlare della sessualità in modo appropriato, senza inibizioni, falsi pudori e imbarazzati silenzi, ma soprattutto rendersi conto dei loro limiti e squilibri. Poiché nella prima infanzia le sensazioni sessuali non sono isolate, ma in rapporto con vari altri atti, in particolare col succhiamento e l'escrezione, l'educazione e diseducazione sessuale hanno inizio sin dai primi mesi di vita, seguendo poi il processo di sviluppo psicosomatico dell'individuo. Quanto alle conoscenze teoriche, anch'esse acquistano un valore positivo solo se le domande che il bambino pone ricevono risposte assolutamente sincere e danno l'idea che l'adulto è immune da vergogna, disgusto o malizia. Una buona e. sessuale presuppone, pertanto, maturità, preparazione e un buon adattamento degli adulti. E poiché tutto questo difetta in molte coppie di genitori va sempre più diffondendosi l'idea che fra i compiti della scuola debba esservi anche quello di dare a tutti le informazioni necessarie in materia di sesso. Tuttavia, anche là dove la scuola si è adeguata già da tempo, il campo dell'e. sessuale rimane per gran parte minato e si procede tuttora per tentativi, fra numerosi errori e difficoltà. Manca ancora la naturalezza che contraddistingue l'insegnamento delle materie tradizionali, mancano libri di testo adeguati ed esaurienti, manca soprattutto un numero sufficiente di insegnanti capaci e preparati. Difficoltà sussistono negli Stati Uniti e nella stessa Svezia dove lo studio del sesso è stato incluso nei programmi delle scuole medie sin dal 1935 e più tardi allargato a quelle elementari.