(grecizzato in
Oikolampádios: lampada della casa). Nome
italianizzato del riformatore protestante tedesco
Johann Hausschin o
Husschin. Nato a Weinsberg, in Svevia, entrò in contatto da
studente con la
Solidalitas litteraria rhenana alla quale aderivano, tra
gli altri, i futuri riformatori Brenz, Butzer e Melantone. Studiò
successivamente ad Heidelberg, Bologna, Tubinga, addottorandosi in teologia e
acquisendo una stupefacente padronanza della lingua latina, greca ed ebraica.
Precettore dei figli del principe elettore del Palatinato, Filippo il Sincero,
lasciò presto l'incarico per seguire a Basilea l'amico V. Capitone. Nella
città svizzera assunse il modesto incarico di correttore di bozze nella
tipografia di Froben, dando un contributo di primo piano all'edizione del Nuovo
Testamento di Erasmo, per la quale scrisse molte delle note filologiche.
Dedicò poi le proprie cure all'edizione erasminiana degli scritti di
Girolamo, approfondendo in tal modo lo studio dei Padri della Chiesa dei secc.
IV-V. Successivamente pubblicò una serie di traduzioni e curò
varie edizioni dei Padri greci, a cominciare da Crisostomo. Trasferitosi nel
1518 ad Augusta, vi assunse l'incarico di predicatore presso la cattedrale,
avvicinandosi alle dottrine luterane che crearono in lui tali inquietudini
spirituali, da indurlo ad entrare nel 1520 nel convento bavarese delle suore
brigidine di Altomünster. Ben presto tuttavia maturò definitivamente
la propria conversione al Luteranesimo, testimoniata dal trattato
Quod non
sit onerosa confessio christianis (1521). Nel 1522 abbandonò il
monastero, lasciandovi la sua preziosa biblioteca e si rifugiò, insieme
con Butzer, nel castello di Ebernburg. Fu poi nuovamente a Basilea dove ottenne
una cattedra universitaria e iniziò un intenso lavoro di riformatore. Nel
1522 divenne amico di Zwingli e intraprese con lui una corrispondenza che lo
avvicinò molto alle posizioni del riformatore di Zurigo. Mise a
disposizione degli amici la sua profonda e vasta conoscenza della Patristica e
la sua opera
De genuina verborum in exposizione (1525) divenne il manuale
dei "sacramentari", la fonte delle loro citazioni. Partecipò a varie
pubbliche dispute tra cui quella di Baden (1526), nella quale ebbe di fronte il
cattolico J. Eck, e quella di Berna (1528). Dopo che il 19 aprile 1529 la grande
ordinanza riformatrice aveva cambiato radicalmente l'organizzazione
parrocchiale, egli divenne la massima autorità della Chiesa di Basilea e
istituì un sistema di sinodi ispirati al modello zurighese. Si
preoccupò di salvaguardare il magistero spirituale della Chiesa e di
difenderlo dal controllo esterno della magistratura cristiana. L'importante
distinzione tra i due poteri fu da lui teorizzata in una grande orazione:
Oratio de reducenda excommunicatione (1530), che occupa un posto di primo
piano nella storia della Riforma protestante. Egli poneva una precisa
distinzione tra la disciplina pastorale della Chiesa, che cerca di ricondurre il
penitente all'ovile, e le sanzioni del magistrato. Non riuscì tuttavia a
fare accettare il suo progetto come modello alle altre città svizzere,
poiché l'idea di sottrarre ai magistrati le funzioni che già
esercitavano incontrò notevoli resistenze. La notizia della battaglia di
Kappel tra cantoni svizzeri protestanti e cattolici lo addolorò
profondamente e il suo stato di prostrazione fu seguito da una malattia fisica
che lo portò alla morte nel novembre del 1531 (Weinsberg, Würtemberg
1482 - Basilea 1531).