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Costa d'Avorio.

Stato (320.763 kmq; 17.250.000 ab.) dell'Africa occidentale, limitato a Nord dal Burkina e dal Mali, a Sud dal Golfo di Guinea, a Est dal Ghana, a Ovest dalla Guinea e dalla Liberia. Capitale: Yamoussoukro. Città principali: Bouaké, Man, Korhogo, Gagnoa. Ordinamento: Repubblica di tipo presidenziale. Il potere legislativo spetta all'Assemblea Nazionale. Moneta: franco della Comunità Finanziaria Africana. Lingua: ufficiale, il francese; d'uso, lingue delle diverse tribù (sulla costa il kwa, nell'interno dialetti sudanesi). Religione: animista, musulmana, cattolica.

GEOGRAFIA

Il territorio della C. d'A. può essere distinto in tre sezioni: una regione settentrionale occupata da altipiani poco elevati (350-500 m); una fascia centrale, caratterizzata dalla presenza di alcune cime isolate, come quelle dei Monti Tiguititi, e delle propaggini del massiccio dei monti Nimba, culminanti nel Monte Tonkoui (1.189 m); una zona meridionale prevalentemente pianeggiante. Le coste si presentano a tratti rocciose, a tratti paludose o insabbiate a Ovest, generalmente basse a Est. I fiumi principali sono il Cavally, il Sassandra, il Bandama, il Komoé. La C. d'A. ha un clima di transizione tra il subequatoriale e il tropicale. Nelle regioni meridionali si registrano piogge abbondanti in due periodi dell'anno, da maggio a luglio e da settembre a ottobre.
Cartina della Costa d'Avorio


ECONOMIA

L'economia del Paese è fondata principalmente sull'agricoltura: la popolazione coltiva, per il proprio fabbisogno, mais, manioca, riso, sorgo; i prodotti destinati all'esportazione sono, invece, caffè, cacao, copra, cotone, ananas, banane, sesamo. L'altra grande risorsa della C. d'A. è il patrimonio forestale (in particolare legname pregiato come il mogano). L'allevamento (bovino, caprino, ovino) è diffuso nelle zone settentrionali. Importante è il settore minerario, che offre buone prospettive per lo sviluppo economico futuro. Nelle acque territoriali sono stati scoperti, a partire dal 1977, importanti giacimenti petroliferi; si segnalano inoltre le miniere di manganese di Odienné e di Grand-Lahou e quelle d'oro di Bouaké. L'industria della C. d'A. è attiva nei settori tessile (del cotone), alimentare (oleifici, fabbriche di margarina, birrifici, zuccherifici), metallurgico, meccanico, del legno, del cemento.

STORIA

Sede di una civiltà neolitica di cui rimangono poche tracce, la C. d'A. fu in seguito interessata, soprattutto nella regione settentrionale, dalle vicende dei grandi imperi negri dell'Africa occidentale (Ghana, Mali, Songhai). La penetrazione nella C. d'A. da parte degli Europei fu iniziata dalle missioni francesi nel XVII sec. Verso la metà del XIX sec., i Francesi posero vasti territori sotto il loro protettorato. Nel 1893 la C. d'A. divenne colonia francese; tuttavia, la presa di possesso effettiva impegnò le forze armate francesi fino al 1898, in conseguenza della resistenza opposta dal capo Samory Touré. Il processo di decolonizzazione iniziò nel 1956. Nel 1958 il Paese entrò nella Comunità franco-africana e nel 1959 si diede una Costituzione propria. La C. d'A. raggiunse la piena indipendenza il 7 agosto 1960, sotto la guida di Félix Houphouët-Boigny, leader del Partito democratico (PDCA). A partire dal conseguimento dell'indipendenza, a differenza della maggior parte degli Stati africani, l'economia della C. d'A. fu caratterizzata da una notevole espansione per l'afflusso di capitali stranieri, attirati dalla disponibilità di materie prime del Paese e dalla politica filoccidentale del presidente Boigny, attivo e intransigente avversario del nazionalismo africano di ispirazione socialista. Questi perseguì una politica economica di stampo liberista e ruppe i rapporti diplomatici con l'URSS; nel 1985 venne riconfermato alla guida del Paese. In seguito a gravi disordini nel 1990 fu introdotto il pluripartitismo. A Boigny successe nella carica di capo dello Stato Henri Konan Bédié, leader dell'ex partito unico (PDCA). Nel dicembre 1999 un colpo di Stato depose il presidente Bédié e concentrò il potere nel Consiglio nazionale di salute pubblica, presieduto dal generale Robert Gueï, il quale sciolse le istituzioni, stese una nuova Costituzione e indisse elezioni presidenziali e legislative per la fine del 2000. Le consultazioni presidenziali dell'ottobre 2000, segnate da violenze e irregolarità, terminarono con la vittoria del candidato socialista Laurent Gbagbo e la sconfitta del generale golpista Gueï. Il tentativo di quest'ultimo di falsificare i risultati provocò una rivolta popolare che costrinse Gueï a fuggire dal Paese. Successivamente gli scontri tra i sostenitori di Gbagbo e quelli dell'ex primo ministro Ouattara, esponente della Coalizione dei repubblicani (RDR), che non era stato ammesso alla competizione elettorale a causa delle misure discriminatorie in vigore in C. d'A. (possono candidarsi alla presidenza solo coloro che hanno entrambi i genitori e i quattro nonni ivoriani), causarono centinaia di vittime. In questo clima di violenza diffusa a dicembre si tennero le elezioni legislative, boicottate dal RDR, nelle quali si impose il Fronte popolare di Gbagbo. Gbagbo e Ouattara si incontrarono nel marzo 2001, giungendo a un accordo per porre fine alle diatribe interne. Ouattara ottenne inoltre, in ottobre dello stesso anno, il permesso di rientrare nel Paese. Nel settembre 2002 un fallito colpo di Stato ai danni del presidente Gbagbo scatenò una guerra civile tra l'esercito ivoriano e i ribelli delle Forze Nuove (FN). Il Paese venne diviso in due da una zona cuscinetto che corre da Est a Ovest, pattugliata da uomini armati divisi tra i Caschi Blu e i militari francesi. La parte meridionale rimase sotto il controllo del governo di Gbagbo; le regioni settentrionali passarono in mano alle Forze Nuove. Nonostante le parti in conflitto avessero firmato un accordo a Marcoussis (Francia) nel gennaio 2003, non si registrarono concreti passi in avanti per una riunificazione del Paese. Nel mese di marzo venne creato un Governo di unità nazionale sotto la guida del primo ministro Sydou Diarra. Nel novembre 2004 un'offensiva del Governo ivoriano contro le postazioni ribelli riaprì la crisi, tanto che fu inviata una missione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Nel dicembre 2005 il premier Diarra venne sostituito da Charles Konan Banny, che effettuò un rimpasto governativo. Nell'ottobre 2006, il mandato del presidente Gbagbo fu prolungato di un ulteriore anno con l'avallo dell'ONU, nonostante le proteste delle FN, così come quello del premier Banny.