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Corriere della Sera.

Giornale fondato nel 1876, a Milano, da Eugenio Torelli-Viollier, che fu anche il primo direttore della testata. Voce della piccola e media borghesia lombarda (nel 1900 gran parte della proprietà era dell'industriale cotoniero Benigno Crespi), mantenne un orientamento liberale e moderato, segnalandosi per la ricchezza dei servizi e la cura tipografica ed editoriale. Sotto la direzione di Luigi Albertini (1900-25) il C., che dal 1904 si insediò stabilmente nel palazzo di via Solferino 28, divenne il quotidiano più diffuso e autorevole d'Italia, grazie anche alle prestigiose collaborazioni di Luigi Einaudi, Luigi Pirandello, Gabriele D'Annunzio, Luigi Barzini. Politicamente contrastò Giolitti e sostenne le ragioni dell'interventismo. Nel 1921 la direzione del giornale passò ad Alberto Albertini, fratello di Luigi, che nel frattempo era diventato anche comproprietario del C. Tuttavia nel 1925, a causa delle loro posizioni ostili al Fascismo, gli Albertini furono costretti a lasciarne direzione e proprietà, che venne rilevata quasi totalmente dalla famiglia Crespi. Il giornale, che passò sotto la direzione di Ugo Ojetti (1926-27) e Aldo Borelli (1929-43), aderì al Fascismo. Con la caduta del regime, la direzione venne assunta da Filippo Sacchi, a cui subentrò Ermanno Amicucci (1943-45) durante l'occupazione tedesca. Sospeso subito dopo la Liberazione, il quotidiano riavviò le pubblicazioni nel 1945 con la testata "Corriere dell'Informazione" (direttore Mario Borsa) e, dal 1946, "Il Nuovo Corriere della Sera", per riprendere nel 1959 il titolo originario. Le successive direzioni di Guglielmo Emanuel (1946-52), Mario Missiroli (1952-61), Alfio Russo (1961-68), Giovanni Spadolini (1968-72) conservarono sia il prestigio della testata sia le tradizionali posizioni moderate. L'avvento alla direzione di Piero Ottone (1972-77) aprì le colonne del giornale a intellettuali di sinistra (tra cui Pier Paolo Pasolini), facendo tra l'altro cadere la pregiudiziale ostilità verso il PCI. Tale impostazione alienò al giornale, già in difficoltà economiche, il sostegno delle forze politiche ed economiche più conservatrici. Dopo un breve periodo di interregno guidato da Giovanni Agnelli e Angelo Moratti, nel 1974 il C. venne ceduto alla Rizzoli Editrice poi RCS. La direzione del giornale passò a Franco Di Bella che tuttavia nel 1981, coinvolto nelle vicende della loggia massonica P2 così come l'editore di maggioranza Angelo Rizzoli e il direttore generale Bruno Tassan Din, rassegnò le dimissioni, sostituito da Alberto Cavallari. La caduta di immagine del quotidiano fu accompagnata dall'acuirsi delle difficoltà finanziarie, che sfociarono nell'amministrazione controllata (1982) decisa dal Tribunale di Milano. Nel 1984 l'intero gruppo editoriale a cui faceva capo il C. fu rilevato da alcune società, tra le quali, preponderante, era la Gemina (con forte partecipazione della FIAT), che nel 1985 acquisì ulteriori quote azionarie del gruppo (dal 1986 Rizzoli-Corriere della Sera). Sotto la direzione di Piero Ostellino (1984-87), Ugo Stille (1987-92), Paolo Mieli (1992-97) e Ferruccio De Bortoli (1997-2003), il C. riacquistò il suo tradizionale prestigio. Dopo il breve intermezzo di Stefano Folli (2003-04), nel dicembre 2004 Mieli fu nuovamente chiamato a ricoprire la carica di direttore del quotidiano milanese.