Tragedia in cinque atti di William Shakespeare,
composta probabilmente nel 1607-8 e pubblicata nel 1623. L'opera prende spunto
dalle
Vite di Plutarco, note a Shakespeare attraverso la traduzione di
North. La rappresentazione scenica delle vicende storiche di Coriolano e lo
studio della sua figura non sono, in realtà, che un pretesto per il
drammaturgo inglese, per illustrare il conflitto tra bene e male insito
nell'uomo. Coriolano è un abile condottiero, ma non è benvoluto
dalla gente in quanto è superbo e altero. Per questo motivo, una volta
sconfitti i Volsci, guidati da Tullo Aufidio, Coriolano, invece che ottenere la
carica di console da lui richiesta, viene bandito. Dopo aver giurato vendetta
alla patria ingrata, il condottiero offre la sua amicizia a Tullo Aufidio,
chiedendogli di prendere le armi insieme a lui ai danni di Roma. Invano Menenio
Agrippa tenta di convincere Coriolano a recedere dai suoi propositi bellicosi;
tuttavia, successivamente, la madre Volumnia riesce, in un colloquio con il
figlio, a fargli cambiare idea. Convintosi a evitare la guerra contro Roma
Coriolano cerca, a questo punto, di ristabilire la pace tra la sua patria e i
Volsci. Tuttavia quando chiama Tullo Aufidio per stringere alleanza con Roma,
questi lo uccide selvaggiamente.