Tragedia in versi in cinque atti di Alessandro Manzoni,
pubblicata nel 1820 e rappresentata nel 1828. Francesco Bussone, conte di
Carmagnola, capitano di ventura valoroso ma dispotico, riceve dal Governo della
Serenissima, alleata coi Fiorentini, l'incarico di condurre la guerra contro
Filippo Maria Visconti al quale lo stesso Carmagnola aveva assicurato nel
passato la signoria di Milano. Il condottiero batte le schiere del Visconti
nella famosa battaglia di Maclodio del 1427; ma successivamente, nella seconda
fase della guerra, viene accusato di tradimento, richiamato a Venezia, giudicato
in una tempestosa seduta del Consiglio dei Dieci, imprigionato, torturato e
condannato a morte. Il motivo drammatico risulta dal contrasto di due elementi
opposti: la politica e la milizia, la generosità del conte e la gelida
politica del Senato veneziano. Il dramma risulta tuttavia povero di azione e di
effetti teatrali, confermando l'impressione di uno schematismo non ancora
risolto in poesia. Lo stesso coro per la battaglia di Maclodio, in cui si esorta
all'orrore per le guerre fratricide, non raggiunge quella compiutezza lirica e
drammatica che si riconosce invece ai due cori dell'
Adelchi. La tragedia
era accompagnata da un'importante prefazione sulle unità drammatiche,
sull'uso del coro nella tragedia e sullo scopo morale del teatro.