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Confessioni d'un italiano, Le.

Romanzo storico di Ippolito Nievo, pubblicato postumo nel 1867. Quest'opera fu conosciuta per molto tempo col titolo di Confessioni di un ottuagenario; deve il riconoscimento del suo valore letterario a un saggio apparso nel 1900 a opera del critico Dino Mantovani. Ne sono argomento le peripezie del gentiluomo Carlo Altoviti, orfano fin dall'infanzia, allevato dalla zia, contessa di Fratta, nel proprio castello del Friuli. Il piccolo Carlo ha per amici un vecchio servo e sua cugina, Pisana di Fratta, strana e bizzarra bambina di cui si innamora. Questa, invece, ancor giovanissima, sposa un ricco e vecchissimo nobile veneziano. Ormai uomo, Carlo fa le sue prime esperienze politiche nel partito liberale. Presto delusa del suo matrimonio, Pisana ha per amante un ufficiale francese, ma non esita ad abbandonare amante e marito per seguire Carlo nelle sue peripezie. Sono insieme a Milano, a Firenze, a Roma; poi, combattendo per la Repubblica Partenopea, Altoviti cade prigioniero dei sanfedisti. A stento Pisana, con l'aiuto del dottor Vianello, uno dei frequentatori del castello di Fratta e innamorato di Clara, sorella di Pisana, riesce a sottrarlo alla morte. Caduta la Repubblica Partenopea i due amanti, sempre uniti, si trovano alla difesa di Genova, quindi a Bologna, dove Pisana, spinta dal proprio irrequieto temperamento, si distacca da Carlo. Altoviti si trasferisce a Venezia, dove si ammala. Solo e bisognoso di cure, viene raggiunto dall'eccentrica e volubile amante, che lo assiste amorevolmente e lo riconduce convalescente in quelle terre dei Fratta dove erano vissuti bambini. Qui Carlo si innamora di Aquilina, calma e dolce fanciulla, ch'egli sposa quasi per volere di Pisana. E per breve tempo egli trova pace e conforto nel nuovo semplice amore. Ma la passione politica lo riprende, e nel 1820 è tra i seguaci di Guglielmo Pepe. Ferito e fatto prigioniero, dopo un processo per alto tradimento viene condannato ai lavori forzati, ma, avendo perduto la vista, la pena gli è commutata in esilio. Ricompare Pisana, che l'accompagna a Londra, dividendone la spaventosa miseria e mendicando per lui. Li soccorre ancora una volta il dottor Vianello, che restituisce a Carlo la vista, ma sul limite della gioia, stremata dalle privazioni, Pisana soccombe. Non muore però nel cuore di Carlo, nel quale ella rimane viva e cara fino al suo ultimo battito. Il racconto, ricco di contrasti, di colpi di scena e di motivi nostalgici, in parte romanzesco e in parte lirico, ispirato ai grandi ideali del Risorgimento per i quali il Nievo combatté e morì, è tra le opere più significative della narrativa ottocentesca.