(detto
Cieco). Uomo politico, oratore e giurista
romano. Censore nel 310 a.C., si adoperò per promuovere varie riforme
politico-religiose tendenti a colpire i privilegi dell'aristocrazia. Fece
costruire il primo acquedotto romano e la grande strada militare che collegava
Roma a Capua e che da lui prese il nome di
Via Appia. Si deve inoltre a
lui la riforma che distribuì tra tutte le tribù cittadini che non
disponevano di beni fondiari, compresi i figli dei liberti. In tal modo vennero
ammessi ai comizi anche i liberti arricchiti, dediti ad attività
industriali, e alcuni di loro divennero anche membri del Senato in sostituzione
di esponenti della nobiltà patrizia espulsi per indegnità, e
ciò non mancò di suscitare forti opposizioni nella maggioranza
conservatrice. Console nel 307 e nel 296, ebbe come collega L. Volumnio. Nella
vecchiaia fu colpito da cecità, ma continuò ad avere una parte di
primo piano nella vita pubblica e nel 278 a.C. pronunciò in Senato un
famoso discorso di opposizione alla pace con Pirro (IV-III sec.
a.C.).