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Ciro il Grande.

(o il Vecchio). Re di Persia, fondatore del primo impero persiano. Figlio di Cambise I e nipote di Ciro I della dinastia Achemenide, appartenne alla tribù persiana dei Pasargadi, succedette al padre sul trono del piccolo regno di Anzan, in Susiana, nel 558 a.C. Iniziò una politica di espansione volta a unificare le popolazioni persiane, a quel tempo vassalle dell'impero dei Medi. Approfittando delle guerre in corso tra Medi e Babilonesi, nel 553 a.C. mosse contro i Medi. Battuto e respinto in un primo tempo, nel 550 a.C. riuscì a vincere gli avversari e a impadronirsi di gran parte del territorio dei Medi. Grazie a un ammutinamento delle truppe, riuscì ad occupare la capitale Ecbatana e a far prigioniero il re, Astiage, di cui, secondo la tradizione, sarebbe stato nipote (nonno materno). Assunse probabilmente in questa occasione il titolo di re di Persia e, morto Astiage, ne sposò la vedova Amiti, affermando in tal modo la legittimità del proprio dominio sul territorio dell'Iran, che passava così dai Medi ai Persiani. L'espansionismo del nuovo regno si presentava come una grave minaccia per gli Stati confinanti e indusse il re di Lidia, Creso, a promuovere un'alleanza antipersiana con l'Egitto, Babilonia e Sparta. C. si preparò a fronteggiare con le armi questa forte coalizione (547 a.C.) e, dopo aver duramente sconfitto a Sardi (546) i Lidi che avevano invaso la Cappadocia, iniziò una guerra di conquista che lo portò ad assoggettare, prima la Lidia e poi tutta la Jonia e le città greche dell'Asia Minore. Successivamente si rivolse contro l'egiziano Amasi e il babilonese Nabonido, riuscendo a riportare una serie di vittorie che, tra il 546 e il 540, gli consentirono di portare i confini dell'Impero persiano sino al fiume Jaxarte. Nel 538 conquistava Babilonia, indebolita dai contrasti tra il re Nabonido e i sacerdoti. Consentì agli Ebrei che vi erano stati deportati di far ritorno in Palestina e la Bibbia parla di quest'atto di tolleranza religiosa come di opera della provvidenza divina. Egli volle farsi accettare anche dai Babilonesi, non come un conquistatore straniero, ma come il legittimo continuatore della monarchia babilonese, proclamandosi protetto del dio Marduk. In seguito, non intraprese più guerre di conquista, ma si dedicò all'organizzazione e al consolidamento dell'immenso impero creato. Quando egli morì, nel 528 a.C. (secondo Erodoto nel corso di una spedizione contro le popolazioni nomadi stanziate ai confini settentrionali dell'Iran), l'impero da lui creato si estendeva dai confini dell'Egitto alle rive dei fiumi Indo e Jaxarte e dal Golfo Persiano al Mar Caspio, e ciò gli valse il titolo di "Re del mondo". Inaugurò una linea politica, continuata dai suoi successori, tendente a favorire le varie religioni nazionali dei popoli assoggettati, procurandosi in tal modo il prezioso appoggio delle caste sacerdotali. Rigidissimo nell'escludere organizzazioni statali autonome nell'ambito dei suoi domini, organizzò l'amministrazione dell'Impero con il sistema delle satrapie. Strumento di fondamentale importanza, per mantenere l'unità del vastissimo regno, fu il grandioso sistema di collegamento stradale tra i maggiori centri che, tra l'altro, consentì l'espansione dei traffici commerciali. Egli diede anche notevole impulso allo sviluppo urbano, creando nuove città e ampliando quelle preesistenti. La sua salma fu sepolta a Pasargade, dove gli fu eretto un famoso mausoleo, conservato sino ai nostri giorni. Lasciò due figli: Smerdi (Bardija) e Cambise. La sua prestigiosa figura di guerriero e di politico geniale ha ispirato letterati di ogni tempo, a cominciare da Senofonte che ne fece il protagonista del racconto pedagogico La ciropedia. Tra le altre opere si ricorda il melodramma di P. Metastasio: Ciro riconosciuto, musicato da vari compositori nel corso del Settecento, e da cui trasse ispirazione anche Rossini per il suo Ciro in Babilonia (1812) (m. 528 a.C.).