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Cimice, La.

(Klop). Commedia in nove quadri di Vladimir Majakovskij, rappresentata a Mosca il 13 febbraio 1929. Prisypkin, un proletario imborghesito, festeggia le sue nozze con la figlia di un parrucchiere. Durante la cerimonia nuziale un incendio distrugge la casa; muoiono tutti i convitati e si salva soltanto Prisypkin che cade in cantina e vi rimane congelato sotto i getti d'acqua dei pompieri. Cinquant'anni più tardi (e cioè nel 1979) viene rianimato ed esposto in una gabbia del giardino zoologico con la cimice che gli è stata trovata addosso, altro relitto di un'epoca definitivamente passata: il comunismo ha infatti trionfato. L'uomo, sporco e ubriaco, suscita tra gli spettatori un sentimento di pietà. Ma, svegliatosi, si accorge che il pubblico è formato da gente del suo tempo: e allora domanda perché non siano anche loro racchiusi in gabbia. Messa al bando durante il periodo staliniano e tornata sulle scene sovietiche nel 1955, la commedia di Majakovskij è sorretta da un lato dalla fiducia di un mondo futuro in cui la piccola borghesia sia soltanto oggetto di scherno e dall'altro dal timore che la società del 1979 possa essere, in fondo, molto simile al mondo di Prisypkin.