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Caterina II.

Imperatrice di Russia. Principessa del casato tedesco di Anhalt-Zerbst, sposò nel 1745 il granduca Pietro (il futuro zar Pietro III). Intelligente, colta e astuta, fu subito in urto col marito incolto e brutale, ma si accattivò i favori dell'imperatrice Elisabetta e della corte. Convertitasi alla fede ortodossa, fu battezzata col nome di Ekaterina Alekseevna. A soli 33 anni salì al trono dopo un colpo di Stato (28 giugno 1762) con cui veniva deposto lo zar Pietro, soppresso poi misteriosamente otto giorni più tardi. Assetata di gloria e di consensi, C. cercò anzitutto la popolarità, preoccupandosi dell'opinione pubblica russa e straniera. Tedesca, volle apparire più russa dei Russi: tra i suoi molti favoriti non ve ne furono di stranieri. Si mostrò devota alla religione ortodossa, ma nel contempo si aprì alle idee illuministiche, tenendosi in corrispondenza con Voltaire e Diderot. Appassionata alla politica e all'amministrazione dello Stato, volle addirittura rinnovare l'intera legislazione e nel 1767 convocò a Mosca 652 rappresentanti delle province e delle corporazioni per attendere all'elaborazione di un codice ispirato alle teorie progressiste di Montesquieu e di Beccaria; istituì inoltre i governatorati; creò un nuovo corpo consultivo, il Consilio dell'Impero, diffuse la cultura e garantì la libertà di culto; ma tali riforme risultarono vaghe e velleitarie; in realtà C. non intendeva rinunciare al suo assolutismo. Dopo che nel 1765 fu repressa la grande rivolta capeggiata da Pugacëv (rivolta che aveva aperto gli occhi a molti sul malcontento di gran parte della popolazione), la zarina si chiuse in un rigido conservatorismo: si rafforzarono tutti i privilegi dell'aristocrazia; il trattamento dei servi della gleba peggiorò, aumentò lo sfruttamento della popolazione contadina; furono perseguitati gli scrittori che propugnavano riforme radicali. La politica estera di C. fu grandiosa, dispendiosissima e nettamente imperialistica: in particolare con la collaborazione dei suoi consiglieri N. I Panin, Potëmkin, A.A. Bezborodko e N. P. Rumiantsev, conquistò la Polonia orientale e tutta la Russia meridionale, tolta ai Turchi. Con queste nuove vaste conquiste la Russia assurgeva alla posizione di "grande potenza". Tutte le grandi riforme ventilate rimasero invece annullate dalla natura autocratica della sovrana, che prevalse sempre in lei su ogni spinta illuministica, impedendo alla Russia alcun progresso in campo sociale. Dedita a una poliedrica attività culturale, C. predilesse il teatro e fu abile quanto prolifica autrice di commedie e drammi storici. Le sue prime opere, scritte nel 1772, riproducono felicemente l'atmosfera dell'epoca; le altre, scritte tra il 1785 e il 1788, di tono più leggero, sono di imitazione francese o ispirate a Shakespeare. Il suo interesse per le arti si tradusse nella fondazione dell'Accademia di Belle Arti di Pietroburgo (1764) e nella raccolta di una straordinaria collezione. Per costituirla, agenti sparsi su tutta Europa acquistarono collezioni private di nobili e regnanti e per ospitarla venne costruito l'Ermitage, un edificio apposito presso il palazzo d'Inverno di Pietroburgo (Stettino 1729 - Pietroburgo 1796).