Scrittore italiano. È stato uno dei personaggi
più rappresentativi e popolari della letteratura italiana degli anni
Sessanta. Lasciata a ventitré anni la città natale,
partecipò attivamente alla Resistenza nel territorio di Volterra.
Insegnante di liceo a Grosseto, ove fu per diversi anni, collaborò al
"Mondo" e al "Contemporaneo". La sua opera di narratore cominciò nel 1941
con il libro
Alla periferia, cui seguirono
La visita (1942),
Fausto e Anna (1952),
I vecchi compagni (1953),
Il taglio del
bosco (1953),
La casa di via Valadier (1956),
Un matrimonio del
dopoguerra (1957),
Il soldato (1958),
Il taglio del bosco
(nuova edizione con altri romanzi lunghi e brevi, 1959); i romanzi che gli
diedero maggiore notorietà rimangono
La ragazza di Bube (1960), da
cui fu tratto anche il film, e
Un cuore arido (1961). Senz'altro meno
popolari sono
Il cacciatore (1964),
Tempi memorabili (1966),
Storia di Ada (1967) e
Ferrovia locale del 1968; come saggista va
ricordato per
Viaggio in Cina (1956) e
Minatori della Maremma,
nato dalla collaborazione con Luciano Bianciardi nel 1956. Tipico esponente di
quella generazione di letterati, che, uscita dalla Resistenza, cercò di
infondere alle proprie opere lo stesso impegno morale e politico che aveva
contraddistinto le scelte della propria giovinezza,
C. ha in sé,
come gli altri, pregi e difetti di una concezione ideologica genericamente
"popolare", ma che non ha saputo né conciliare né tanto meno
scegliere tra il modo di essere della borghesia e quello del proletariato e
degli strati inferiori. L'apertura ai problemi umani e sociali della gente del
popolo non riesce pertanto a sottrarsi ad una forma di populismo, abbastanza
idealistico e mistificatorio, e contemporaneamente l'adesione a moduli e temi
della cultura borghese contemporanea non è libera di esplicarsi in tutta
la sua forza di rottura e di negazione, rimanendo anche essa come prigioniera
degli intenti, a questo punto moralistici, dell'autore. Così nelle sue
opere maggiori accanto ad un'ambientazione che vuol esser attenta ai fattori
sociali convive una sorta di psicologismo piccolo borghese, che si avvale anche
di una certa esperienza risalente all'ermetismo, e che pone accanto alla
concezione di una certa fatica di vivere e di lottare, anche l'inanità di
tanti sforzi di fronte alla inesorabile solitudine dell'individuo. Si può
quindi affermare che
C. ci appare ad un tempo prodotto e produttore di
quella concezione disperata e rinunciataria che fu tipica degli intellettuali
italiani usciti dalla seconda guerra mondiale, con la coscienza di una sconfitta
degli ideali per cui avevano lottato e, al tempo stesso, quasi compiaciuti di
non poter far altro che rinchiudersi o rappresentarsi in questa loro delusione
"storica". In questi ultimi anni
C. è stato promotore di
coraggiose prese di posizione a favore dell'antimilitarismo e del pacifismo; ne
sono esempi illuminanti i suoi volumi come:
Il gigante cieco (1976),
Ultima frontiera (1976),
La letteratura del disarmo (1978). Ha
continuato la sua carriera di narratore, ampliando e rinnovando la sua
capacità di sondare nella psiche e nell'animo dei suoi personaggi, come
appunto in:
L'antagonista (1976),
La disavventura (1977), e
sottolineando il valore dell'uomo nei romanzi come:
L'uomo e il cane
(1977), e
Il ribelle (1980). Le sue ultime pubblicazioni sono:
Colloqui con le ombre (1981),
Il romanzo moderno (1982),
Mio
padre (1983),
La rivoluzione disarmista (1983) (Roma 1917 -
Montecarlo di Lucca 1987).