Stats Tweet

Cassola, Carlo.

Scrittore italiano. È stato uno dei personaggi più rappresentativi e popolari della letteratura italiana degli anni Sessanta. Lasciata a ventitré anni la città natale, partecipò attivamente alla Resistenza nel territorio di Volterra. Insegnante di liceo a Grosseto, ove fu per diversi anni, collaborò al "Mondo" e al "Contemporaneo". La sua opera di narratore cominciò nel 1941 con il libro Alla periferia, cui seguirono La visita (1942), Fausto e Anna (1952), I vecchi compagni (1953), Il taglio del bosco (1953), La casa di via Valadier (1956), Un matrimonio del dopoguerra (1957), Il soldato (1958), Il taglio del bosco (nuova edizione con altri romanzi lunghi e brevi, 1959); i romanzi che gli diedero maggiore notorietà rimangono La ragazza di Bube (1960), da cui fu tratto anche il film, e Un cuore arido (1961). Senz'altro meno popolari sono Il cacciatore (1964), Tempi memorabili (1966), Storia di Ada (1967) e Ferrovia locale del 1968; come saggista va ricordato per Viaggio in Cina (1956) e Minatori della Maremma, nato dalla collaborazione con Luciano Bianciardi nel 1956. Tipico esponente di quella generazione di letterati, che, uscita dalla Resistenza, cercò di infondere alle proprie opere lo stesso impegno morale e politico che aveva contraddistinto le scelte della propria giovinezza, C. ha in sé, come gli altri, pregi e difetti di una concezione ideologica genericamente "popolare", ma che non ha saputo né conciliare né tanto meno scegliere tra il modo di essere della borghesia e quello del proletariato e degli strati inferiori. L'apertura ai problemi umani e sociali della gente del popolo non riesce pertanto a sottrarsi ad una forma di populismo, abbastanza idealistico e mistificatorio, e contemporaneamente l'adesione a moduli e temi della cultura borghese contemporanea non è libera di esplicarsi in tutta la sua forza di rottura e di negazione, rimanendo anche essa come prigioniera degli intenti, a questo punto moralistici, dell'autore. Così nelle sue opere maggiori accanto ad un'ambientazione che vuol esser attenta ai fattori sociali convive una sorta di psicologismo piccolo borghese, che si avvale anche di una certa esperienza risalente all'ermetismo, e che pone accanto alla concezione di una certa fatica di vivere e di lottare, anche l'inanità di tanti sforzi di fronte alla inesorabile solitudine dell'individuo. Si può quindi affermare che C. ci appare ad un tempo prodotto e produttore di quella concezione disperata e rinunciataria che fu tipica degli intellettuali italiani usciti dalla seconda guerra mondiale, con la coscienza di una sconfitta degli ideali per cui avevano lottato e, al tempo stesso, quasi compiaciuti di non poter far altro che rinchiudersi o rappresentarsi in questa loro delusione "storica". In questi ultimi anni C. è stato promotore di coraggiose prese di posizione a favore dell'antimilitarismo e del pacifismo; ne sono esempi illuminanti i suoi volumi come: Il gigante cieco (1976), Ultima frontiera (1976), La letteratura del disarmo (1978). Ha continuato la sua carriera di narratore, ampliando e rinnovando la sua capacità di sondare nella psiche e nell'animo dei suoi personaggi, come appunto in: L'antagonista (1976), La disavventura (1977), e sottolineando il valore dell'uomo nei romanzi come: L'uomo e il cane (1977), e Il ribelle (1980). Le sue ultime pubblicazioni sono: Colloqui con le ombre (1981), Il romanzo moderno (1982), Mio padre (1983), La rivoluzione disarmista (1983) (Roma 1917 - Montecarlo di Lucca 1987).