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Carrillo, Santiago.

Uomo politico e giornalista spagnolo. Nel 1936 durante il Fronte popolare fu segretario generale della giunta socialista unita giovanile. Dopo la seconda guerra mondiale andò in esilio, partecipando tuttavia alla lotta contro il regime franchista. Nel 1960 fu eletto segretario del Partito comunista spagnolo; nel 1969 entrò in contrasto ideologico con il Partito Comunista Sovietico. Nel 1976 ritornò clandestinamente in Spagna, dove fu incarcerato e in seguito liberato. Rieletto nuovamente (1977) segretario generale del PCE, diede al partito un'impronta europea e fu tra i fautori dell'Eurocomunismo. Durante il fallito golpe del tenente colonnello Tejero (1981) venne nuovamente incarcerato insieme a molti esponenti degli altri partiti democratici. Tornato in libertà, propose la formazione di un Governo ampio di unità nazionale per la difesa e il rafforzamento della democrazia spagnola. Nel novembre 1982 lasciò la segreteria del PCE, sostituito da G. Iglesias. All'interno del partito si creò così una spaccatura che vide, da una parte, i sostenitori di Iglesias ("gerardisti") e dall'altra i "carrillisti". I contrasti si aggravarono fino a provocare l'espulsione, nel 1985, di C. dal partito. Presentatosi in una lista di suoi seguaci alle elezioni europee del 1989, non fu rieletto. Negli anni Novanta fu invitato dal leader socialista Zapatero ad aderire al PSOE, ma C. rifiutò. Tra i suoi più recenti scritti politici si ricodano ¿Ha muerto el comunismo?: ayer y hoy de un movimiento clave para entender la convulsa historia del siglo XX (2000) e La memoria en retazos: recuerdos de nuestra historia más reciente (2004) (n. Gijon 1915).