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Carissimi, Giacomo.

Compositore italiano. Organista nella cappella del duomo di Tivoli dal 1625 al 1627, maestro di cappella nella cattedrale di San Rufino in Assisi dal 1628 al 1629 e nella chiesa di Sant'Apollinare del Collegio germanico-ungarico in Roma a partire dal 1630, ottenne lusinghieri successi fin dalle sue prime composizioni, meritandosi l'elogio di Cristina di Svezia, che gli conferì le onorifiche insegne accademiche. Le sue musiche non vennero stampate a causa di un divieto ecclesiastico e caddero in oblio dopo la distruzione degli archivi di Sant'Apollinare. Alcune opere del C. furono peraltro conservate in raccolte private di manoscritti e ciò ha consentito la loro riscoperta. A C. si devono numerosi oratori, 8 messe, tra le quali la più famosa è la messa l'Homme armé (a 12 voci), un gran numero di mottetti (circa 170, a 8 voci), cantate profane e sacre su testo italiano (da 1 a 3 voci) e alcune su testo francese, il Requiem burlesque latin et français e altre composizioni, tra le quali 42 versetti per organo negli otto tomi ecclesiastici. Scrisse anche un'opera didattica, l'Ars cantandi, piccolo trattato pratico di teoria e composizione. Considerato da molti studiosi uno dei massimi compositori del XVII sec., a lungo dimenticato per sfortunate circostanze, C. fu tenuto in grande considerazione soprattutto dall'aristocrazia romana. Creatore secondo i contemporanei del recitativo e della cantata nella loro forma moderna, dotato di una natura musicale epico-drammatica, seppe operare una perfetta sintesi fra il profano e lo spirituale. Annoverò molti allievi, soprattutto fra i musicisti tedeschi (C. Bernhard, J.K. Kerll, J. Ph. Kneger) e fu seguito per tre anni a Roma da Marc Antoine Charpentier, che diffuse le sue musiche in Francia (Marino, Roma 1605 - Roma 1674).