Economista statunitense. Portavoce della classe industriale
americana e autore molto discusso, fu notevolmente condizionato nelle sue
formulazioni dalle opinioni di suo padre, Matthew, che già si considerava
il caposcuola di una corrente economica "nazionalista".
C. concepiva gli
Stati Uniti come un mondo a sé stante e formulò teorie di tipo
protezionistico, sostenendo anche la necessità di armonizzare tra loro
gli interessi agricoli, industriali e commerciali (economia bilanciata).
Confutò la teoria della rendita fondiaria organica di Ricardo (secondo
cui, ove esistano terre superiori al fabbisogno della popolazione, devono essere
coltivate prima quelle più fertili per poi passare a quelle meno fertili,
così che le prime fruiscano di una rendita differenziale rispetto alle
terre successivamente messe a coltivazione).
C., che aveva presente il
continuo progresso americano, rifiutò la teoria ricardiana, osservando
che in America, laddove si era passati dalla coltivazione dei terreni più
vicini alla costa ai terreni dell'interno, le terre nelle quali erano stati
investiti prima capitali e lavoro erano venute a trovarsi in una condizione
economicamente meno favorevole rispetto alle nuove terre; ciò si doveva
non solo alla maggiore fertilità di queste ultime, ma anche al fatto che,
con il progresso, l'applicazione di capitale e lavoro avveniva seguendo metodi
sempre più razionali e moderni, quindi economicamente più
convenienti. Egli elaborò, inoltre, una teoria del valore basata sulla
quantità di lavoro necessaria per riprodurre una data merce; tale
quantità diminuisce rapidamente con il progresso tecnologico,
perciò egli giunse alla conclusione, considerata profondamente sbagliata
dai suoi critici, che la quota parte spettante al lavoratore dovesse aumentare
nel corso di questo progresso. Opere principali:
Principi di politica
economica (1837-40),
Principi di scienza sociale (1858-59),
Il
passato, il presente e il futuro (1848) (Filadelfia 1793-1879).