Mus. - Composizione musicale per voci, solisti e cori, con
accompagnamento strumentale. Presenta una struttura libera e composta di due o
più pezzi brevi, soprattutto recitativi e arie. Nacque intorno al
Seicento, al decadere della polifonia e fu in grande voga sia nel XVII che nel
XVIII sec. Pare sia stato Grandi a usare tale denominazione nel 1620; ma la vera
fisionomia della
c. si riscontra nel Carissimi. Gradualmente questa forma
musicale sostituì, in stile monodico, il mottetto (nella musica sacra) e
il madrigale (nella musica profana). Si ebbero quindi due tipi di
c.: la
c. da chiesa (o sacra) e la
c. da camera (o profana). Vi furono
c. scritte per un unico solista che alternava arie e recitativi; altre
composte in forma di duetto (per solisti); altre ancora "concertate" per
più solisti e coro. Lo stesso Mozart, giovinetto, ne scrisse una per le
nozze dell'arciduca Ferdinando, su testo del Parini; diede luogo a una vera e
propria realizzazione scenica. Famosi compositori di
c., oltre a
Carissimi, già menzionato, furono Alessandro Scarlatti, Lotti, Stefani e
Caldara. In Germania e nella versione sacra le più belle
c. furono
composte da Bach (V.).