Indumento, maschile e femminile, che copre il piede e una
parte più o meno estesa della gamba, avente lo scopo di proteggere tali
parti del corpo dal freddo e dal contatto con la parte interna delle scarpe. Le
c. possono essere di cotone, di lana, di seta, di nylon o di filati
misti, e vengono fabbricate in vari modi: a mano, a macchina, con cuciture o
senza, o anche tagliate e sagomate. Quelle da uomo sono generalmente corte e
arrivano al massimo sotto il ginocchio; quelle da donna sono in genere di nylon
leggero e prendono il nome di
collants.
C. particolari sono quelle
"elastiche" usate per contenere le vene varicose, oppure in seguito a fratture,
contusioni o distorsioni. • Encicl. - La
più antica
c. a noi nota risale a circa 3.000 anni prima di
Cristo: in realtà si tratta di una "calzamaglia" per bambino, scoperta in
una tomba degli antichi Egizi. La
c., così come noi la
consideriamo, era del tutto ignota agli antichi. I Romani, per esempio, per
ripararsi dal freddo avvolgevano le gambe con fasce di lana, di tela o di panno
dette
tibialia, se arrivavano sotto il ginocchio, o
foeminalia se
coprivano anche parte della la coscia. Tali fasce erano portate soprattutto dai
contadini, dai gladiatori e dai cacciatori e ricordavano le più recenti
"mollettiere" o "fasce" adoperate un tempo dai militari. I Greci utilizzavano
come protezione per le gambe pelli di animali (
cabartina). A partire dal
VII sec. vennero indossate
c. di stoffa piuttosto corte, trattenute con
legacci incrociati o con giarrettiere. Tali
c. si allungarono col passare
del tempo, anche in conseguenza dell'accorciarsi delle vesti, fino a
trasformarsi nelle cosiddette
calzebrache (dal XIV sec.), una sorta di
pantaloni molto attillati che arrivavano fino alla vita. Le
c. da uomo
erano fissate al farsetto mediante lacci metallici e spesso erano dotate di una
suola in cuoio cucita sotto la pianta del piede che sostituiva le scarpe
(
c. solata). Le
c. femminili, più sottili, arrivavano poco
sopra il ginocchio ed erano trattenute da giarrettiere. La prima donna che
risulti aver indossato
c. di seta fu Caterina de' Medici in occasione del
suo matrimonio con il re Enrico II (1533); nel 1569 indossò un paio di
c. anche Margherita de' Medici, quando si sposò con Emanuele
Filiberto di Savoia. Si trattava però ancora di
c. tagliate dal
tessuto. Le
c. fatte di maglia e lavorate a mano secondo la tecnica
veneziana apparvero solo nel 1562, in Inghilterra, indossate anche dalla regina
Elisabetta. Da allora, e per qualche secolo, le
c. di maglia furono
fabbricate soltanto a mano, con i ferri da
c., ed erano di lana, di
cotone, oppure di seta, riccamente ornate. La fabbricazione delle
c. a
macchina risale al 1609 quando un certo William Lee aprì a Rouen un
laboratorio per la produzione di
c. fabbricate con una strana macchina
rudimentale, che però si dimostrò efficacissima, tanto che il
laboratorio di Lee venne ben presto sommerso dalle richieste. Di gran moda
furono le
c. nel '700 quando tutti i gentiluomini le portavano, in genere
di seta bianca, mentre quelle delle donne erano spesso adornate di pizzi. Nello
stesso periodo anche i religiosi incominciarono a portare
c., il cui
colore dipendeva solitamente dal grado gerarchico (bianche per il papa, rosse
per i cardinali, viola per i vescovi, e così via). La produzione a
macchina in serie risale alla seconda metà dell'Ottocento: ciò
permise una sempre maggiore diffusione delle
c. a prezzi via via
più contenuti. Con l'introduzione dei pantaloni lunghi da uomo, le
c. da uomo iniziarono ad accorciarsi, mentre quelle da donna, rimaste
lunghe, vennero realizzate in filati sempre più leggeri, trasparenti e
confortevoli. Nel 1943 iniziò la fabbricazione delle
c. femminili
di nylon e questa fibra sintetica sostituì quasi completamente le fibre
naturali e in particolare la seta. • Tecn. - Le
c. possono essere a telaio con cucitura o tubolari senza cucitura. Nel
primo caso le
c. vengono prodotte mediante particolari telai rettilinei,
detti
Cotton, e da essi le
c. scendono sotto forma di telo
sagomato, per poi essere cucite nel senso della lunghezza. Questo tipo di
lavorazione è stato praticamente ormai soppiantato da macchine dette
rotonde o circolari, dotate di aghi a linguetta che scorrono nelle
scanalature di due cilindri (uno nel caso delle
c. da donna). Il diverso
movimento trasmesso dalla macchina a tali aghi determina la creazione della
sagoma della punta e del tallone. Le
c. da donna vengono sagomate
restringendo o allargando la maglia secondo la forma della gamba, mentre con la
rimagliatrice viene chiusa la punta. Dopo la produzione vera e propria ha luogo
la tintura in appositi bagni, quindi segue la stiratura che conferisce alle
c. la loro forma definitiva.