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Bizantino.

Relativo a Bisanzio e all'Impero d'Oriente che ebbe come capitale Bisanzio. • St. - Impero b.: entità statale costituitasi tra il 330 e il 395 nella parte orientale dell'Impero romano che, nel corso dell'intero Medioevo, subì alterne vicende che ne modificarono la compagine territoriale, fino alla conquista ottomana di Costantinopoli nel 1453. Sopravvisse fino al 1461 nell'Impero di Trebisonda. Comprendeva in origine l'Asia Minore, la penisola balcanica e le isole dell'Egeo; vi ebbe preponderanza l'elemento greco. Il dispotismo imperiale, che si attribuì anche il potere religioso, imperversava. Agli imperatori della dinastia teodosiana successero, nel 457, quelli della dinastia trace, che durò fino al 518; seguirono le dinastie: giustinianea (518-610), eracliana (610-717), isaurica (717-820), amoriana (820-867), macedone (867-1057), dei Comneni (1057-1185), degli Angeli (1185-1204), l'Impero Latino d'Oriente (1204-1261), i Paleologi (1261-1453). L'ultimo imperatore b. fu Costantino XI (Paleologo) che difese invano Costantinopoli contro Maometto II. • Arte - Arte b.: costituisce un vasto e complesso patrimonio artistico connesso con la civiltà elaborata a Bisanzio sotto l'Impero Romano d'Oriente (330-1543). Sorta come arte popolare dettata da un profondo sentimento religioso, divenne in seguito arte eminentemente di corte promossa dalla stessa autorità imperiale e dalla Chiesa orientale; ebbe inoltre una enorme e rapida diffusione a oriente ed a occidente dei confini dell'Impero, costituendo in tal modo uno dei più rilevanti e duraturi fenomeni culturali della storia. Nonostante la sua enorme diffusione, l'arte b. presenta un comune denominatore stilistico e iconografico. In contrapposizione all'arte classica, rivolta soprattutto alla valorizzazione della realtà fisica, l'arte b. allude sempre a una realtà ultraterrena, adottando immagini altamente ideali, fuori del tempo e dello spazio, nonché l'evocazione di profondi significati simbolici ed emblematici con figure e forme presenti anche nel campo architettonico. I fondamentali mezzi espressivi di quest'arte furono il colore, vivo e luminoso, e lo spiegamento prospettico delle figure, che ne annulla il peso e il volume isolandole in una visione estatica e maestosa. Nonostante i suoi caratteri di astrazione formale e di oscurità semantica, l'arte b. influì notevolmente sulle vicende artistiche del Medioevo europeo e particolarmente in Italia. In seguito, il profondo rinnovamento imposto dal Rinascimento, con il suo indirizzo spirituale ed estetico prettamente in antitesi con la stessa arte b., ne decretò in Europa la crisi, che divenne irrevocabile con la caduta definitiva dell'Impero d'Oriente ad opera dei Turchi nel 1453. Rivalutata in parte nel periodo romantico, e fatta oggetto di studio nei primi del '900, l'arte b. ha oggi riacquistato una larga popolarità grazie anche alle moderne tendenze artistiche che hanno reso ancora attuali i valori dell'astrazione figurativa. ║ Scultura: numerosi sono anche i resti delle sculture b. eseguite per lo più con le tecniche del bassorilievo e dell'altorilievo, con un particolare metodo che prevede l'uso del trapano, e destinate prevalentemente all'ornamentazione interna ed esterna delle chiese (capitelli, pilastri, fregi, pulpiti, sarcofaghi, ecc.). Alcuni esempi notevoli di scultura b. decorativa restano in opera a Santa Sofia a Costantinopoli e a San Vitale a Ravenna. Numerosi sono anche i frammenti conservati nei Musei di San Marco a Venezia e delle Antichità di Istanbul. Al contrario sono scarsi gli esempi di scultura in legno, di cui si ricordano le porte mirabili di Santa Sabina (V sec.) in Roma. Nel periodo artistico b. grande sviluppo e diffusione ebbe la scultura in avorio, che ha lasciato opere di rara qualità artistica e di notevole eleganza e raffinatezza. Notevoli sono il dittico del Simmachi e del Nicomachi del V sec. (Museo Vescovile di Ravenna); circa 50 dittici consolari del V e VI sec. (British Museum di Londra, Musei del Bargello di Firenze e Louvre di Parigi), nonché i cofanetti rettangolari con soggetti sacri e profani (Museo Cluny a Parigi, Museo Nazionale di Firenze e Victoria and Albert Museum di Londra). ║ Pittura murale e icone: tale tipo di pittura era eseguita a olio oppure anche a tempera sull'intonaco asciutto e trattava dei medesimi soggetti del mosaico, ma in uno stile generalmente più rozzo poiché era destinato alle decorazioni delle chiese più piccole e umili. Esempi notevoli di pittura murale del primo periodo b. restano tuttora in San Germana (V sec.), a Saqqara in Egitto, a Castelseprio (VIII sec.), in Santa Maria Antiqua (VIII sec.) a Roma, nelle cripte della Cappadocia e in numerose chiese armene. Molto più pregevoli invece si presentano le pitture del periodo post-iconoclastico in Santa Sofia a Costantinopoli, in Santa Sofia a Ocrida, nella chiesa di Nerezi in Macedonia, nella grotta presso il convento Ediler nell'isola di Latmos (XIII sec.) in Grecia, e in molte altre chiese del Monte Athos, della Bulgaria, della Serbia, della Russia, della Jugoslavia e di Cipro. Numerose sono anche nel secondo periodo b. le pitture eseguite su tavola chiamate comunemente icone, che rappresentano secondo un modello tradizionale l'immagine della Madonna, affiancata più tardi da una serie di scenari sacri. Si ricordano per esempio le icone a quattro pannelli conservate nel British Museum a Londra, l'icona di San Clemente a Ocrida (Serbia) e quella di Nicosia (Cipro), quelle conservate nei musei di Mosca e Atene. ║ Mosaici: grandissima importanza ebbe il mosaico nell'arte b., soprattutto per la sua capacità di creare un'atmosfera irreale e suggestiva. I mosaici, destinati in origine alla decorazione del catino absidale e limitati alla rappresentazione della gloria celeste, in seguito ornarono anche le pareti e la cupola, e servirono a illustrare soprattutto la storia sacra, come quelli di Sant'Apollinare Nuovo a Ravenna. Le rappresentazioni sono generalmente distribuite all'interno in ordine di importanza: al centro della cupola si trova la figura di Gesù Cristo, nel catino quella della Vergine, nei pennacchi della cupola i quattro evangelisti, sulle pareti in alto le varie storie evangeliche e in basso i padri della Chiesa, i Santi, i martiri. Tipici esempi di tal genere si trovano nelle chiese di Torcello, Dafni e Nicea. Tra i più antichi e pregevoli mosaici restano tuttora quelli di Santa Maria Maggiore (IV-V sec.), dei Santi Cosma e Damiano (526-530), del mausoleo di Galla Placidia (433-450), del battistero degli Ortodossi (430-458), di San Vitale (523-532), di Sant'Apollinare in Classe (535-549), e di Sant'Apollinare Nuovo (557); inoltre quelli, ancora più fastosi per numero di disegni e per eleganza dei colori, delle chiese di San Demetrio a Salonicco (400 circa), di Hosios David (V sec.) e di Santa Caterina al Monte Sinai (565). Al periodo iconoclastico (126-843), durante il quale venne vietata la produzione delle immagini sacre, appartiene il mosaico di Santa Irene a Costantinopoli, con una semplice croce che spicca sullo sfondo in oro. Di quel medesimo periodo restano invece a Roma stupendi mosaici figurati, dovuti molto probabilmente agli stessi artisti b. espatriati per mancanza di lavoro (Santa Maria in Cosmedin, San Marco, Santa Prassede, Santa Cecilia). Molto più abbondante è il numero dei mosaici del periodo post-iconoclastico, fra i quali famosissimi sono quelli di Santa Sofia (IX-XII sec.) a Costantinopoli, di Hosios Lucas (XI sec.) a Delfi, della Cappella Palatina a Palermo (XII sec.), di San Marco a Venezia (fine dell'XI sec.), dei Santi Apostoli a Salonicco (1312), della Chora e San Teodoro Tiro a Costantinopoli (XIV sec.). In questi ultimi si trova una maggiore magnificenza, una rinnovata ricchezza di colore e la rarefatta eleganza delle figure allungate dai volti solenni, su sfondi uniformi in oro. ║ Miniatura: svolge un ruolo importantissimo nell'arte b. la miniatura, che servì generalmente da modello per le grandi opere di pittura e per gli stessi mosaici. Eseguita su rotuli e in un secondo tempo su codici, la miniatura presenta tutti i caratteri più spiccati dello stile b., e cioè: stilizzazione, raffinatezza e astrazione decorativa. Tra i più antichi e ricchi esemplari restano il Dioscoride di Vienna, il Rotulo di Giosuè (Vaticano), l'Evangelo siriaco di Rabula (586) della Biblioteca Laurenziana di Firenze e il Codex purpureus di Rossano (VI sec.). Opere di eccezionale bellezza, sia per l'abbondante uso dell'oro sia per i colori irreali luminosissimi e per la complessità delle figurazioni, sono le miniature del periodo post-iconoclastico, come per esempio quella del Menelogio di Basilio II in Vaticano, che comprende ben 430 illustrazioni eseguite da otto diversi artisti, nonché quelle degli Evangelisti di Parigi e della Biblioteca Vaticana. ║ Tessuti: un settore molto importante nell'arte b. è quello rappresentato dai tessuti, che servirono spesso alla diffusione dei motivi ornamentali e figurativi nei luoghi lontani dai centri di produzione artistica. Numerosi sono i frammenti di tessuti in lino e in lana ricamati o in seta tinta, come per esempio la stoffa con medaglioni dell'Annunciazione e Natività (VI sec.) in Vaticano. Ricchissime per i colori e grandiose per il disegno sono le stoffe lavorate a Costantinopoli, a Cipro, Tebe, Corinto e in Sicilia, molte delle quali venivano appese alle pareti delle dimore imperiali come arazzi, oppure anche nelle chiese. Altri tessuti servivano per la confezione di paramenti sacri e di vesti profane (mantello di Alessandro Magno a Metz) ed erano sovente ornate con pietre preziose e con medaglioni a smalto. ║ Oreficeria: raffinatissima e ricchissima è la produzione orafa b., di cui è giunto fino a noi un cospicuo numero di esemplari, come gli arredi sacri e profani dei tesori del Monte Esquilino a Roma. Tali pezzi erano eseguiti con le più varie e difficili tecniche: agemina, incastonature, sbalzo, niello, filigrane, smalto. Molto ricchi sono i vasi sacri del periodo posticonoclastico, spesso in cristallo e in alabastro, montati in oro e in argento, e ornati con pietre preziose. Notevoli lavori a sbalzo, con ornamenti floreali e figure, vennero eseguiti per croci, coperture di testi e di libri, reliquari, e per la copertura delle icone, come per esempio quella di San Clemente a Ocrida. Particolarmente preziosi furono inoltre gli smalti del IX-X sec. usati per la decorazione di reliquari (Croce di Beresford Hope al Victoria and Albert Museum a Londra), di placche (palazzo Venezia a Roma), di patene e di calici (Museo di San Marco a Venezia), di medaglioni, legature di libri, ritratti (Collezione Pierpont Morgan in America e Museo di San Marco a Venezia), nonché pale dell'altare di San Marco a Venezia che presentano otto o sei smalti di epoche diverse. • Arch. - Architettura b.: nota a noi soprattutto attraverso le grandiose costruzioni religiose, è caratterizzata da tre tipi principali di edifici sacri: a pianta basilicale (le chiese costantiniane di Baalbek e del Santo Sepolcro a Gerusalemme); a pianta centrale con cupola circolare (come, per esempio, San Vitale a Ravenna, 526-547; e i Santi Sergio e Bacco a Costantinopoli, 526-537), oppure anche quadrate, come per esempio Santa Irene (532) e Santa Sofia (532-537) a Costantinopoli e molte altre moschee turche del XVI-XVII sec.; e infine a pianta cruciforme con cinque cupole, il cui esempio più celebre è San Marco a Venezia (1063-1095). Una pianta ben più elaborata, con abside a ferro di cavallo, colonne sorreggenti la cupola e doppie navate, caratterizza tuttavia molte altre chiese, che sono inoltre impreziosite da un maggior slancio in altezza e da una più ricca ornamentazione esterna, come quella di Pammakaristos (1315) a Costantinopoli, dei Santi Apostoli (1312) a Salonicco e dei monasteri di Monte Athos. Caratteristica comune a tutti gli edifici è comunque la fastosa decorazione interna, costituita da rivestimenti, colonne in marmo pregiato, mosaici, arredi sacri, pitture, iconostasi. • Lett. - Letteratura b.: copre il periodo dall'incoronazione di Giustiniano (527 d.C.) alla caduta di Costantinopoli ad opera dei Turchi (1453). Il maggiore studioso della cultura greca medioevale, Karl Krumbacher, ne anticipò la data d'inizio a partire dal regno di Costantino il Grande (324-337 d.C.), ma si deve tenere presente che con Giustiniano, che chiuse la scuola ateniese di filosofia, avvenne un più netto distacco dal mondo classico. Il carattere principale della cultura b. è legato al ruolo che ebbe Bisanzio nella storia dell'Oriente e dell'Occidente. La famosa città imperiale ricevette da Roma la pesante eredità di tutto il mondo antico, che stava lentamente scomparendo sotto le ondate delle invasioni barbariche. E, prima di soccombere a sua volta sotto i colpi di altri feroci invasori, essa riuscì a conservare, ad arricchire e a trasmettere quella eredità culturale, assicurando in tal modo all'ellenismo una continuità, simboleggiata dalla perpetuazione della lingua greca. Le più diverse esperienze culturali furono permeate di profonda spiritualità cristiana; a ciò si aggiunsero, nel pensiero e nell'arte, i frutti dei contatti con l'Oriente persiano e musulmano. La letteratura b. si può dividere in due grandi periodi. Il primo periodo, che va dal VI al IX sec., è caratterizzato, oltre che da un contenuto profondamente cristiano, anche da un facile assorbimento degli apporti del vicino Oriente. Nel VI-VII sec. si ebbe un grande fiorire di arte e di lettere; nell'VIII sec., invece, una rapida decadenza, quando oramai tutte le forze dell'impero erano impegnate nella difesa contro gli Arabi. Il secondo periodo, che va dal IX al XV sec., coincide con il fiorire politico dello Stato b. Cessata ormai la lotta per le immagini (843) e divenuto patriarca Fozio, vennero restaurati gli studi classici, che con i Comneni e i Paleologi raggiunsero il massimo sviluppo. Nel corso del primo periodo occupa un posto di grande rilievo Romano il Melode, che dalla Siria, patria di altri cantori della chiesa greca, giunse a Costantinopoli e celebrò i misteri cristiani con inni ardenti di ispirazione, d'intensa potenza drammatica e ricchi di puro lirismo. Elementi essenzialmente orientali, quali l'adattamento della teologia buddista a quella cristiana, si trovano nell'unico grande romanzo b. a sfondo morale e religioso, il Barlaam e Josaphat, forse di Giovanni Damasceno, che fu uno dei libri più letti durante il Medioevo. Al contrario la teologia ortodossa andò perdendo, nelle sottigliezze dello stesso Damasceno, di Teodoro Studita, del patriarca Niceforo, la pienezza della gloriosa patristica del IV sec. Il VI sec. vide il sorgere della storiografia: Procopio di Cesarea costituisce una delle più preziose fonti per la nostra ricostruzione dell'età di Giustiniano. Agatia e il soldato Menandro Protettore travisano in talune occasioni la concretezza dei fatti, subordinando la verità storica al semplice gusto della parola. Giovanni Malala di Antiochia dà inizio alla cronografia, un genere di narrazione dei fatti umani a partire dai tempi di Adamo ed Eva, privo in genere di senso della prospettiva storica, ma assai popolare presso i lettori più semplici. La poesia profana trova la sua massima espressione nell'epigramma, dove si diffonde, con l'eredità della tradizione classica ed ellenistica, la sofisticata raffinatezza dello spirito b. Si ricordano a tale proposito Paolo Silenziario e il già citato Agatia, autori di alcuni epigrammi erotici di grande suggestione. Giorgio di Pisidia, che fu il primo a usare il dodecasillabo, scrisse epigrammi su avvenimenti del suo tempo. L'epigramma continuò a fiorire anche nel secondo periodo della letteratura b., in cui si formano le successive raccolte di Costantino Cefala (X sec.), di Massimo Planude (XIV sec.) e infine l'Antologia Palatina. Fra i poeti si ricordano Costantino di Rodi, Giovanni Geometra, Cristoforo di Mitilene. Una fioritura dei Canoni, poemi liturgici dell'ufficiatura dei Santi, distinti in 9 canti, modulati ciascuno sul ritmo di una melodia già nota, si ebbe in Siria per opera di Andrea Cretese, seguito poi da Cosma di Maiuma e dalla monaca Casia. Dalla Sicilia e dalla Calabria b. provengono invece Teofane e Giuseppe l'Innografo. La tradizione innografico-liturgica assume in talune occasioni gli aspetti della sacra rappresentazione, sebbene non si possa mai parlare di una vera e propria letteratura teatrale. Oltre alla poesia religiosa si hanno l'agiografia e le raccolte agiografiche. Un tipico esempio è dato dal Menologio di Simeone Metafraste. La ricostruzione dell'università di Costantinopoli nell'863 ad opera di Bardas gettò le basi del nuovo sviluppo della cultura classica; in quel seminario si insegnò la filosofia platonica, rimessa in onore da Psello e dai suoi successori, e si coltivò nuovamente anche la grammatica, intesa come quel complesso di cognizioni che attualmente chiamiamo filologia. Un notevole interesse, sebbene siano prive di valore letterario, presentano alcune composizioni didascaliche di fattura erudita, di analisi linguistica o anche di scienza varia. Si ricordano a tale proposito le opere di Giovanni Tzetze e di Manuele File. Sotto la dominazione dei Comneni la storiografia raggiunse un più alto livello, anche per opera degli stessi personaggi della famiglia imperiale: Anna Comnena, nell'Alessiade, narra le imprese del padre Alessio Comneno, rivaleggiando al tempo stesso con Tucidide e con Polibio. Niceta Acrominato e Giorgio Acropolita trattano, partendo dall'assunto della centralità della fede, il delicato periodo delle crociate; più tardi Calcondila, Ducas e Sfrantzes emulano Erodoto o ricercano la sobria eleganza dell'atticismo. Il peso della tradizione classica ha cospicui riflessi nella lingua dotta (lingua pura: katharévusa) di carattere artificiale e artificioso. La lingua parlata (lingua popolare: demotiké) assurge più tardi e lentamente a strumento dell'espressione letteraria più viva e sincera. Si viene così creando quella diglossia che costituisce una singolare caratteristica del greco moderno. Nel IX sec. Teofane usa per primo il linguaggio parlato nelle sue semplici ma ineleganti cronache; nei secc. XI-XII compaiono in lingua volgare le poesie di Glikas e di Teodoro Prodromo, alcuni scritti in prosa come la Cronaca di Morea, e una ricca collezione di romanzi per lo più ispirati ai modelli occidentali, come per esempio Florio e Platziaflora o anche Bertrando e Crisanza. L'aspetto più vivo e palpitante della letteratura b., sia sul piano dei contenuti sia su quello puramente formale, deve essere forse indicato nella letteratura popolare in prosa o in versi, e soprattutto nel grande poema epico Dighènis Acritas, che corona nell'XI sec. una larga produzione di canzoni di gesta. • Lit. - Liturgia b.: fu sempre notevole durante l'Impero b. la compenetrazione fra sacro e profano, cioè fra politica e religione. Per tale motivo la Chiesa dell'impero assunse con il passare del tempo un suo carattere specifico, con un'organizzazione ecclesiastica peculiare, un proprio pensiero teologico e quindi una propria liturgia. Ed è solo ed esclusivamente da questa vita liturgica che prese origine a Costantinopoli l'unico carattere religioso b. che riscosse un influsso duraturo e vasto, tanto che ancora ai nostri giorni esso è valido in alcune chiese autocefale e presso gli orientali riuniti a Roma. Il rito non ebbe origine a Bisanzio, ma bensì ad Antiochia. In seguito al riconoscimento della sede patriarcale a Costantinopoli, ritenuta seconda rispetto a Roma, la liturgia si sviluppò in modo autonomo, dando origine a riti particolari, introducendo un calendario proprio ed estendendo via via il campo delle preghiere e dei canti grazie a un clero numeroso e alla presenza di uomini influenti e saggi. La liturgia b. si estese in breve tempo in tutto l'Impero e in molti Paesi con esso confinanti. Il fatto che i fedeli dovessero pregare collettivamente diffuse ovunque la lingua parlata dal popolo. Infatti il greco originario è usato soltanto in quelle regioni in cui era compreso da tutti, e in alcune colonie tradizionaliste. Oltre alla liturgia in lingua greca, si ha anche la liturgia in lingua siriaca, in paleoslavo (X sec.), in arabo per i Melchiti, e in seguito anche in russo, albanese, rumeno, ungherese. L'uso del greco è conservato nelle colonie albanesi e greche, nel collegio di San Atanasio a Roma, e a Grottaferrata. Caratteristiche essenziali della liturgia b. sono il conservatorismo e il tradizionalismo. Accanto all'uso della lingua volgare, infatti, i testi liturgici sono stati conservati fedelmente nel corso dei secoli e sono sempre stati considerati come lo strumento più idoneo per alimentare i sentimenti di pietà e di fede nei credenti. Notevole e intenso è anche il contatto diretto che si stabilisce, per mezzo di preghiere e di canti, fra i fedeli e il celebrante, e grazie all'opera di mediazione dei diaconi. Grande importanza assume anche la venerazione delle icone dei Santi e degli stessi testi sacri. I più importanti testi liturgici sono: l'Euanghélion (il Vangelo); il Psaltérion (Salmi e Canti); l'Euchológhion; l'Oktoéchos; il Pentekastárion; il Typikon; i Menei. • Mus. - Musica b.: vi erano forme musicali usate nella liturgia greco-ortodossa e altre in voga durante l'Impero di Bisanzio. Parlando di musica b. non si allude soltanto a quella di più antica origine ma anche alla musica attualmente usata nei riti b. greci (che però si definisce come "b. moderna"). Le prime manifestazioni di musica b. si ebbero con l'insorgere della innografia b. dovuta particolarmente ai poeti-melodisti Anatolio, Proclo, Gregorio Nazianzeno, Giovanni Damasceno, tutti padri della Chiesa di Bisanzio, e soprattutto a Romano il Melode (VI sec.) al quale viene attribuito il kontakion, composizione comprendente 18 o 24 strofe e strutturata in un kukulion (proemio) e negli oikoi (strofe). Giovanni Crisostomo e Basilio il Grande, i fondatori della liturgia (IV sec.), appoggiarono molto i poeti-melodisti in quanto attribuivano grande valore al canto. I primi esempi di inni e di canti avevano melodie semplicissime che addirittura rasentavano il recitativo, arricchito solo di qualche abbellimento. Inni e salmi erano cantati da solisti, mentre il coro veniva impiegato solo nei finali o in qualche ritornello. Dalla Chiesa di Antiochia (cristianità siriaca) giunsero le prime salmodie antifonali in coro; in tal caso venivano impiegati due cori distinti: uno formato da donne e bambini (voci bianche) e uno da uomini; cantavano, in genere, alternativamente. Gli inni dovuti a S. Efremo (più di centocinquanta) erano redatti in greco, così come voleva Giovanni Crisostomo, e tra di essi figuravano preghiere, adorazioni, lodi ma vi si riflettevano anche le numerose controversie riguardanti i riti e i dogmi della Chiesa. Tali inni venivano detti troparion, ma avevano altri nomi a seconda della loro destinazione; così c'erano l'antiphonon che alternava gli stikera (inni) ai salmi, e il kanon formato da nove odi contenenti più inni, che sostituì il kontakion. Ma la musica non era destinata solo alla liturgia; molta produzione musicale aveva carattere profano e consisteva in canti e in musica strumentale. Fra gli strumenti primeggiava l'organo, che era stato inventato da Ctesibio verso il 250 a.C. in Alessandria, e che Greci e Siriaci perfezionarono; altri strumenti erano di provenienza greca (aulos, lira, cithara, ecc.). Sotto Giustiniano imperatore venne aperta in Santa Sofia (Bisanzio) una delle prime Scholae Cantorum nelle quali l'organo ebbe parte importante. Fin quasi al IX sec. la notazione della musica b. era ekfonetica, con segni simili ai neumi in uso presso la Chiesa latina. Successivamente la notazione divenne quella diastematica, nella quale gli intervalli sono chiaramente indicati. San Giovanni Damasceno (VIII sec.) compose (ma non è documentato) l'Oktoekhos, la raccolta degli uffici praticati dalla Chiesa greca durante l'anno, basati sugli ekhos, i toni liturgici (che erano otto) in uso. Quest'opera può essere paragonata all'Antifonario gregoriano della Chiesa latina. Nell'epoca del grande scisma, che vide la separazione delle due Chiese (1050) prima legate da stretti rapporti, l'attività dei poeti-melodisti diminuì sensibilmente, fino a quando la Chiesa di Bisanzio non prescrisse che i canti liturgici nuovi dovevano basarsi sui canti antichi, sfruttandone la melodia e il ritmo. Nacquero così i prosomoia, cioè i canti di antica data arricchiti di abbellimenti e di fioretti: se ne attribuisce la creazione a Kukuzeles (1200-1300). Questo stile cessò di esistere dopo la riforma operata da Crisanto (tra il 1814 e il 1821), che diede vita alla musica b. moderna. Tale riforma consistette nella soppressione degli speciali segni neumatici detti grandi ipostasi, e in altre trascurabili modifiche; in sostanza, Crisanto, con la sua innovazione, non fece altro che creare confusione, usando elementi antichi che erano in contraddizione con il nuovo corso. L'apporto della cultura turca e arabo-persiana fu negativo per la musica b., in quanto condusse alla sua decadenza inarrestabile. • Dir. can. - È, originariamente, il diritto della Chiesa di Bisanzio, o Costantinopoli, divenuto il diritto comune di tutte le Chiese orientali di rito b., sia cattoliche sia dissidenti. Tutti i popoli pagani alla cui evangelizzazione Costantinopoli contribuiva, ricevettero simultaneamente la liturgia e la disciplina ecclesiastica di Bisanzio, tanto che, in seguito, il diritto canonico b. diventò effettivamente il fondo comune della legislazione di tutte le Chiese che hanno riconosciuto, a un certo momento, l'autorità del patriarcato di Costantinopoli. Quindi seguono oggi la disciplina b. i Greci, i Melchiti, i Romeni, gli Ucraini, i Russi, i Georgiani, i Serbi, piccoli gruppi di Albanesi, Ungheresi, Lituani, Lettoni, Estoni, Finlandesi, Cinesi e Giapponesi.

DINASTIE DEGLI IMPERATORI BIZANTINI
Dinastia di Costantino (306-363)
306 (in Occidente) e 324-327
337-361
337-340

337-350

361-363

Costantino I il Grande
Costanzo II
(Costanzo II con Costantino II in Occidente)
Costanzo II con Costante I in Occidente)
Giuliano (in Occidente)
Dinastia di Gioviano (363-364)
363-364

Gioviano
Dinastia di Valentiniano (364-383)
364-375
364-378
378-383

Valentiniano I
Valente
Graziano (in Occidente)
Dinastia di Teodosio (379-457)
379-395
395-408
408-450
450-457

Teodosio I il Grande
Arcadio
Teodosio II il Giovane
Marciano
Dinastia di Tracia (457-518)
457-474
473-474
474-475 e 476-491
475-476
491-518

Leone I
Leone II (associato al trono)
Zenone
Basilico (usurpatore del trono)
Anastasio
Dinastia giustinianea (518-602)
518-527
527-565
565-578
578-582
582-602

Giustino I
Giustiniano I il Grande
Giustino II
Tiberio II
Maurizio
Dinastia dei Foca (602-610)
602-610

Foca
Dinastia di Eraclio (610-711)
610-641
641
641
641-668
668-685
685-695 e 705-711

Eraclio I
Costantino III Eraclio
Eraclio II Eracleone
Costante II
Costantino IV Pogonato
Giustiniano II Rinotmeto
Periodo di disordini (695-716)
695-698
698-705
711-713
713-715
715-716

Leonzio
Tiberio III Apsimaro
Filippico Bardane
Anastasio II
Teodosio III
Dinastia isaurica (717-802)
717-740
741-775
775-780
780-797
790 e 797-802

Leone III l'Isaurico
Costantino V
Leone IV il Cazaro
Costantino VI
Irene
Periodo di disordini (802-820)
802-811
811
811-813
813-820

Niceforo I il Logoteta
Stauracio
Michele I Rangabe
Leone V l'Armeno
Dinastia amorica o frigia (820-867)
820-829
829-842
842-867

Michele II
Teofilo
Michele III
Dinastia macedone (867-1057)
867-886
886-912
871-912
912-913
913-959
919-944

944-945

959-963
963-1025
963-969
959-976
961-1028
1028-1034
1034-1041
1041-1042
1042-1055
1055-1056
1056-1057

Basilio I il Macedone
Leone VI il Saggio
Alessandro (associato al trono)
Alessandro
Costantino VII Porfirogenito
(Costantino VII con Romano I Lecapeno)
(Costantino VII con i figli di Romano I)
Romano II
Basilio II il Bulgaroctono
(Basilio II con Niceforo II Foca)
Basilio II con Giovanni I Zimisce)
Costantino VIII
Romano III Argiro
Michele IV il Paflagone
Michele V il Calafate
Costantino IX Monomaco
Teodora
Michele VI Stratiotico
Dinastia dei Comneni (1057-1059)
1057-1059

Isacco I
Dinastia dei Ducas (1059-1078)
1059-1067
1068-1071
1071-1078

Costantino X
Michele VII con Romano IV Diogene
Michele VII
Dinastia di Niceforo Botaniate (1078-1081)
1078-1081

Niceforo III Botaniate
Dinastia dei Comneni (1081-1185)
1081-1118
1118-1143
1143-1180
1180-1183
1183-1185

Alessio I
Giovanni II
Manuele I
Alessio II
Andronico I
Dinastia degli Angeli (1185-1204)
1185-1195 e 1203-1204
1195-1203
1203-1204
1204

Isacco II
Alessio III
Alessio IV
Alessio V Murzuflo
Dinastia dei Lascaridi (1204-1258)
1204
1204-1222
1222-1254
1254-1258
1258-1261

Costantino XI
Teodoro I Lascaride
Giovanni III Vatatze
Teodoro II Lascaride
Giovanni IV Ducas
Dinastia dei Paleologi (1258-1453) e dei Cantacuzeni (1341-1357)
1258-1282
1282-1328
1295-1320
1328-1341
1341-1354
1341-1354

1354-1357
1355-1376 e 1379-1391
1376-1379
1391-1425
1399-1402
1425-1448
1449-1453


Michele VIII Paleologo
Andronico II
(Andronico II con Michele IX)
Andronico III
Giovanni V Paleologo
(Giovanni V con Giovanni VI Cantacuzeno)
Matteo Cantacuzeno
Giovanni V Paleologo
Andronico IV Paleologo
Manuele II
(Manuele II con Giovanni VII)
Giovanni VIII
Costantino XII Paleologo
Celebre mosaico bizantino del V secolo