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Bielorussia.

(o Russia Bianca). Stato (207.600 kmq; 9.824.000 ab.) dell'Europa orientale. Confina a Nord-Ovest con la Lituania e la Lettonia, a Nord e a Est con la Russia, a Sud con l'Ucraina, a Ovest con la Polonia. Capitale: Minsk. Città principali: Gomel, Mogilev, Vitebsk, Grodno e Brest. Ordinamento: Repubblica presidenziale. Moneta: rublo bielorusso. Lingue ufficiali: il bielorusso e, dal 1995, il russo. Religione: cristiano-ortodossa con minoranze ebraiche. Popolazione: è costituita da Bielorussi (78%), Russi (13%), Polacchi (4%), Ucraini (3%).

GEOGRAFIA

La B. presenta una struttura prevalentemente pianeggiante, con una serie di modesti rilievi collinari che tagliano in due il Paese da Sud-Ovest a Nord-Est. I fiumi principali sono il Dnepr, che attraversa la B. per 500 km, il Bug, che per un tratto segna il confine con la Polonia, il Neman, la Dvina Occidentale e la Berezina. Assai numerosi (oltre 4.000) sono i laghi: situati principalmente nella zona meridionale e nel bacino della Dvina, hanno una limitata estensione; i più vasti sono il Lago di Naroč a Nord e il Lago di Červonnoe a Sud. Il clima è continentale, con abbondanti precipitazioni e con un'escursione termica che varia dai -6 °C di gennaio ai 18 °C di luglio. Circa un terzo della superficie è occupata da boschi, un altro terzo da colture, il resto da prati e da paludi. Nei boschi vivono roditori e animali da pelliccia, mentre presso il confine con la Polonia si trovano gli ultimi esemplari dei bisonti europei.

ECONOMIA

Il suolo fertile ha favorito lo sviluppo dell'agricoltura, attività che occupa oltre un quinto della popolazione e che dal 1991 è stata in gran parte sottratta al controllo statale; si coltivano principalmente patate, lino, cereali (segale e avena), canapa, ortaggi (cipolle, cavoli, piselli, fagioli). Fiorente è anche l'allevamento di suini, caprini e bovini, con conseguente cospicua produzione di latte e carne. Il sottosuolo è povero di risorse minerarie, eccezion fatta per alcuni depositi petroliferi nel Sud del Paese: per risolvere il problema della dipendenza energetica, la B. è costretta a sfruttare le vaste aree torbose. Nel settore industriale, di rilievo sono le industrie tessili, chimiche (raffinazione del petrolio a Polock, fertilizzanti a Soligorsk e Gomel), del legno, del vetro, dei materiali da costruzione, del tabacco, alimentari e meccaniche.

STORIA

I primi nuclei dello Stato bielorusso si possono identificare nei principati di Turov, Smolensk e di Polotsk, che nel X sec. confluirono nel principato di Kiev. È, però, solo nel XIII sec. che si hanno le prime notizie della regione con la denominazione di Russia Bianca (Alba Ruthenia). Sottomessa dalla Lituania all'inizio del XIV sec., la B. ne seguì le sorti quando questa nel 1385 si unì alla Polonia col matrimonio del granduca lituano Ladislao II Iagellone I e della regina Edvige di Polonia. Il dominio polacco, sanzionato nel 1569 dall'Unione di Lublino, durò fino al XVIII sec., allorché fra il 1772 e il 1795, in occasione della spartizione del territorio polacco tra Russia, Prussia e Impero asburgico, la B. passò definitivamente alla Russia. Terra di confine dell'Impero zarista, la B. fu nel 1812 il teatro dapprima della fulminea avanzata napoleonica su Mosca e in seguito della sua disastrosa ritirata che ebbe nel passaggio del fiume Berezina l'episodio più tragico. Durante la prima guerra mondiale, nel 1918, la B. fu occupata dai Tedeschi, per poi passare nel dicembre dello stesso anno nelle mani dei bolscevichi, che il 1° gennaio 1919 proclamarono la Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa. La Conferenza di Pace di Versailles (1919) stabilì secondo criteri linguistici i confini fra Polonia e B. (la cosiddetta linea Curzon), ma la Pace di Riga (1921), che pose fine alla guerra russo-polacca, attribuì alla Polonia la parte occidentale della B. Tale zona nel 1939, in base alle clausole segrete dell'accordo russo-tedesco Molotov-Ribbentrop, ritornò alla B., che nel frattempo (1922) era entrata a far parte dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS). Nel giugno 1941, la B. fu la prima delle Repubbliche sovietiche a essere attaccata e occupata dalla Germania nazista; nel Paese si sviluppò, allora, una tenace resistenza, che portò nel luglio 1944 alla cacciata dei Tedeschi. Successivamente, la Conferenza di Yalta (1945) confermò la linea Curzon come confine fra Polonia e B. Nel dopoguerra, la B., benché Repubblica sovietica a tutti gli effetti, godette di un certo grado di autonomia, tanto da avere una propria rappresentanza all'ONU; alla fine degli anni Ottanta, la crisi dell'URSS favorì l'affermazione di istanze nazionaliste, che condussero il 25 agosto 1991, dopo lo sventato colpo di Stato moscovita contro il presidente sovietico M. Gorbaciov, all'indipendenza del Paese. Stanislav Šuškevic, eletto primo capo di Stato, si impose di perseguire una linea centrista e attuò importanti riforme economiche in senso liberista. Nel dicembre 1991, i presidenti di Russia, Ucraina e B. sottoscrissero a Brest un documento che sanciva lo scioglimento dell'Unione Sovietica e la creazione della Comunità di Stati Indipendenti (CSI), di cui Minsk sarebbe stata la sede operativa; tale documento venne ratificato il 21 dicembre ad Alma-Ata dai presidenti di 11 delle 14 Repubbliche ex sovietiche, fra cui la B. Firmataria nel giugno 1993 del trattato di non proliferazione nucleare, la Nazione si impegnò a rimuovere dal proprio territorio tutte le armi nucleari a partire dal 1996, anche in conseguenza dei disastrosi effetti dell'esplosione del reattore della centrale di Cernobyl, verificatasi nel 1986 nella confinante Ucraina. Accusato di contrastare in modo inefficace la corruzione del Governo, nel gennaio 1994 Šuškevic venne destituito; gli successe il conservatore Mecyslav Grib. La nuova Costituzione, adottata nel marzo 1994, proclamò la B. Stato neutrale e denuclearizzato. Le prime elezioni presidenziali a suffragio universale tenutesi nel luglio dello stesso anno portarono alla schiacciante vittoria del populista Aleksandr Lukashenko, che attuò una politica di riavvicinamento alla Russia, con la quale raggiunse accordi concernenti l'unione doganale e la difesa. Sul fronte interno Lukashenko mise in atto una politica autoritaria: fece arrestare molti esponenti dell'opposizione e stabilì il controllo sui mezzi di informazione, scatenando la reazione di nazionalisti, liberali e comunisti. Alla fine del 1996 Lukashenko fece approvare una nuova Costituzione che ampliava i già estesi poteri presidenziali, prorogando con un discusso referendum il suo mandato fino al 2001 e abilitando se stesso a nominare numerosi membri del nuovo Parlamento bicamerale. In seguito a questo colpo di mano, le relazioni internazionali della B. subirono un forte deterioramento. Grazie al ferreo controllo delle istituzioni e alle pressioni esercitate sulla stampa, nel settembre 2001 Lukashenko fu rieletto alla presidenza con l'84% dei suffragi, in elezioni contestate dalle opposizioni e criticate dagli osservatori internazionali. La contrarietà del Governo bielorusso all'intervento anglo-americano in Iraq causò nel 2003 un raffreddamento dei rapporti con la Russia, che culminò agli inizi del 2004 nella sospensione del rifornimento di gas da parte di Mosca. La condanna da parte del Consiglio d'Europa delle violazioni dei diritti umani perpetrate dal Governo di Lukashenko spinse l'Unione europea a stabilire nuovi limiti agli spostamenti sul proprio territorio dei diplomatici bielorussi. Il 17 ottobre 2004, attraverso un nuovo referendum, Lukashenko ottenne l'abolizione della clausola che limitava a due il numero massimo di mandati presidenziali permessi per la stessa persona; lo stesso giorno il suo partito si aggiudicò le elezioni legislative. Le elezioni presidenziali tenutesi il 19 marzo 2006 si svolsero in un clima di tensione, con intimidazioni e censure da parte delle autorità di Minsk contro i candidati dell'opposizione democratica. Il premier uscente Lukashenko riportò la vittoria programmata, ottenendo l'82,6% dei voti.

LETTERATURA

La letteratura bielorussa trova le proprie origini nella Rus' di Kiev (secc. XI-XIII). In quella che, in ogni caso, viene solitamente individuata come produzione letteraria bielorussa del periodo antico, rientrano vite e diari di pellegrinaggio. L'affermazione della cultura e della lingua bielorussa si ebbe, però, paradossalmente col venir meno, per opera dei Lituani, dell'indipendenza politica, come testimoniano le cronache del tempo, scritte in bielorusso. Ulteriori sviluppi si determinarono in epoca rinascimentale negli scritti di F. Skaryna, umanista che tradusse e commentò alcuni libri dell'Antico Testamento, nonché Atti e Lettere degli Apostoli. La progressiva polonizzazione della B., lungi dal comportare la scomparsa del bielorusso, lo impose, anzi, come lingua ufficiale dell'amministrazione (medio bielorusso); nel contempo, però, la produzione letteraria vera e propria si andò dividendo in due filoni, uno latino-polacco di matrice cattolica, l'altro slavo e più legato all'area ortodossa: di questi, nonostante nel primo si possano annoverare autori di pregio come V. Cjapinski, S. Budny e M. Hussowski, solo il secondo si può a rigore indicare come parte della letteratura nazionale bielorussa. L'imposizione del polacco come unica lingua ufficiale comportò nel XVIII sec. la fine del medio bielorusso come lingua letteraria, ma non la sua diffusione a livello popolare; né valsero a qualcosa, nel secolo successivo, i tentativi russi di proibirne l'uso. Nel XIX sec. i valori popolari bielorussi poterono così ritrovare dignità letteraria grazie a J. Czeczot, J. Barszczewski, A. Plug, P. Bachrym: fu in questo retroterra linguistico-culturale che, nella seconda metà del XIX sec., nacquero e si affermarono gli autori che sono tutt'oggi considerati i padri della letteratura nazionale bielorussa: K. Kalinouski, F. Bahuševič, J. Lučyna, A. Hurynovič e A. Abucnovič. Una nuova fioritura della letteratura bielorussa si ebbe agli inizi del XX sec., con J. Kupala e J. Kolas, presso i quali si radunò un folto numero di giovani scrittori: la fusione di motivi patriottici con tematiche sociali consigliò al regime zarista una dispersione del gruppo, che si ricompattò, negli anni della prima guerra mondiale, attorno alle figure di Z. Bjadulja-Jasakar, A. Harun e M. Bahdanovič. Successivamente, l'assorbimento della B. nell'orbita dell'URSS vincolò alle generali prescrizioni ideologiche sovietiche la letteratura bielorussa, sebbene, poi, essa sia riuscita per molti versi a mantenersi culturalmente autonoma rispetto al potere costituito, come testimoniano i lavori di prosatori come A. Kulešov, K. Kraučenko, M. Tank e di poeti come A. Zaricki, R. Baradulin e lo stesso Kulešov. Alla generazione seguente appartengono, invece, poeti orientati verso tematiche esistenzialiste come R. Semaškievič, N. Sklarava, V. Ipatava e A. Razanau.