Stato (30.528 kmq; 10.417.000 ab.) dell'Europa centro-occidentale. Confina a
Nord con i Paesi Bassi, a Est con la Germania, a Sud-Est con il Lussemburgo, a
Sud e Sud-Ovest con la Francia e si affaccia per breve tratto a Nord-Ovest sul
Mare del Nord. Capitale: Bruxelles. Città principali: Anversa, Bruges,
Gand, Liegi, Hasselt, Aarlen e Namur. Ordinamento: Monarchia costituzionale
parlamentare. Il potere esecutivo è esercitato dal re, capo dello Stato,
e dal Consiglio dei ministri da lui nominato; il potere legislativo spetta al re
e al Parlamento, composto dalla Camera dei rappresentanti e dal Senato. Lo Stato
è diviso in dieci province amministrative. Moneta: fino al 31 dicembre 2001, franco belga; dal 1° gennaio 2002, euro. Lingue
ufficiali: neerlandese (dialetto fiammingo) e francese (dialetto vallone).
Religione: cattolica; esistono minoranze protestanti. Popolazione: è
formata da due gruppi etnici ben distinti: i Fiamminghi (50%), stanziati
rispettivamente a Nord e a Sud di una linea che attraversa da Est a Ovest il
Paese (poco a Sud di Bruxelles); i Valloni, il gruppo etnico francofono. La
capitale, insieme alle minoranze tedesche lungo il confine germanico e
lussemburghese, è un'isola bilingue nel Brabante fiammingo. La
densità è di 341 ab./kmq, la più elevata d'Europa, e
raggiunge punte massime nelle province del Brabante e di Anversa.
GEOGRAFIA
Morfologia: il territorio è molto vario sia come
morfologia che come struttura. Posto tra l'Altopiano delle Ardenne e il Mare del
Nord, è diviso, dal punto di vista morfologico, in tre zone distinte: a
Sud l'Alto
B., occupato dall'Altopiano delle Ardenne, ultima parte del
Massiccio Scistoso Renano (la cima più elevata è il Botrange, 694
m); i rilievi sono incisi dalla Mosa e dai suoi affluenti che hanno scavato
profonde valli. Nel centro il Medio
B., corrispondente alla regione
storica del Brabante, occupato da rilievi che digradano progressivamente con
terrazze verso la pianura; è attraversato da numerosi fiumi che scorrono
tra il bacino della Mosa-Sambre e quello della Schelda. A Nord il Basso
B., formato dalla pianura costiera delle Fiandre, caratterizzata da dune
sabbiose di formazione eolica. Un tempo questa zona era acquitrinosa; è
stata prosciugata mediante un sistema di canali che, permettendo il deflusso
delle acque, hanno reso possibile il recupero di vaste aree, i
polders,
ora abitate. ║
Idrografia: i fiumi sono numerosi e quasi
interamente navigabili sia perché scorrono in pianura, sia perché
sono sempre ricchi di acqua. Sono collegati tra loro e con i più
importanti porti del Mare del Nord grazie a una fitta rete di canali. I
principali sono la Schelda, che attraversa le Fiandre; la Mosa, la cui
pittoresca vallata si estende fra i rilievi delle Ardenne, i loro affluenti Lys,
Sambre, Semois, Ourthe, Lesse. ║
Clima: il clima è di tipo
atlantico, con inverni non troppo rigidi, estati fresche e precipitazioni
uniformemente distribuite nel corso dell'anno. È favorevole allo sviluppo
della vegetazione, costituita prevalentemente da foreste di latifoglie.
Cartina del Belgio
La valle della Mosa presso Namur, in Belgio
Scorcio di Bruges
Il centro storico di Anversa visto dalla Schelda
ECONOMIA
L'economia belga si fonda sull'attività industriale, alla cui
base sono i grandi giacimenti carboniferi: più antico e ormai in via di
esaurimento quello meridionale, nella regione Sambre-Mosa, più recente e
modernamente attrezzato quello settentrionale della Campine. La ricchezza di
carbone e la vicinanza degli sbocchi marittimi, nonché i giacimenti di
minerali di ferro francesi e lussemburghesi hanno favorito lo sviluppo
dell'industria siderurgica, per cui il
B. si trova fra i grandi
produttori mondiali di acciaio e di ghisa; notevole anche la metallurgia dello
zinco e del piombo, come pure dei concentrati di rame e dei minerali uraniferi.
Sono poi rappresentate tutte le industrie manifatturiere, dal settore meccanico
(locomotive, autoveicoli, materiale elettrico) a quello chimico (fertilizzanti,
esplosivi, prodotti farmaceutici), da quello tessile (lana e lino) a quello
alimentare (zuccherifici, industrie conserviere). Anversa, sulla riva destra
della Schelda, è il maggiore porto e centro commerciale del Paese.
Seguono Gand, rinomata per le industrie tessili, e Liegi al centro di un grande
bacino carbonifero. L'agricoltura (cereali, patate, barbabietole e lino) occupa
solo il 15% della popolazione attiva; l'allevamento (bovini) concorre per 3/4
alla formazione del reddito agricolo. Il
B. detiene il primato mondiale
della densità ferroviaria. Notevole anche il sistema di navigazione
interna, che sfrutta i fiumi (quasi tutti navigabili) e i numerosi
canali.
STORIA
La storia del
B., nato ufficialmente nel 1830, ebbe inizio
con la costituzione, sotto l'Impero romano, della
Provincia Belgica,
divisa sotto Diocleziano in due entità distinte:
Belgica prima,
con capoluogo l'odierna Treviri, e
Belgica secunda, con capoluogo Reims.
In età medioevale il territorio, che sotto il dominio franco aveva fatto
parte dei regni di Austrasia e di Neustria e in cui già da alcuni secoli
si erano andati distinguendo due diversi gruppi linguistici (progenitori degli
odierni
fiammingo, dialetto germanico, simile all'olandese e
vallone, dialetto francese), si disintegrò in innumerevoli
Principati, laici e vescovili, tra cui assunsero particolare importanza quelli
di Liegi, Cambrai, Namur, Fiandra, Gheldria, Brabante, Limburgo e Lussemburgo.
Una parte di tali Principati era sottoposta alla sovranità dell'Impero
germanico, un'altra parte a quella della Corona francese. Legato all'Olanda dal
1493 nella comune denominazione di Paesi Bassi, il territorio belga, a
differenza di quello olandese che nel 1579 si era reso indipendente dalla
Spagna, entratane in possesso attraverso la casa d'Asburgo, rimase assoggettato
al dominio spagnolo sino al 1713; a quell'epoca, in seguito al trattato di
Utrecht, passò sotto la sovranità austriaca. Le riforme introdotte
dall'imperatore Giuseppe II favorirono la ripresa economica del Paese, ma
incontrarono la dura opposizione della classe clerico-conservatrice.
Costituitosi in Repubblica degli Stati Uniti del
B. in seguito alla
Rivoluzione brabantina del 1789, dopo alcuni anni di violenze interne tra
conservatori e progressisti appoggiati rispettivamente dalle armi austriache e
francesi, venne incorporato dalla Francia rivoluzionaria (1792). Nel 1815, sulla
base delle decisioni del Congresso di Vienna, fu riunito all'Olanda, sotto la
sovranità di Guglielmo I di Orange-Nassau, col compito di costituire uno
Stato-cuscinetto contro un'eventuale insurrezione della Francia rivoluzionaria.
Le potenze restauratrici non tennero alcun conto delle aspirazioni nazionali del
popolo belga, che finirono col determinare l'alleanza tra le varie forze
nazionali, in particolare tra la nobiltà clerico-conservatrice e la
borghesia liberale, le quali per motivi diversi avversavano l'assolutismo di
Guglielmo I e aspiravano alla costituzione di uno Stato indipendente. I Belgi
erano circa il doppio degli Olandesi, ma le due comunità avevano un
numero uguale di rappresentanti agli Stati Generali e il Governo, monopolizzato
da funzionari olandesi, teneva conto soprattutto degli interessi di questa parte
della popolazione. La Rivoluzione parigina del luglio 1830 ebbe vasta eco nel
B., dove sin dal 1828 le due maggiori correnti di opposizione, liberale e
cattolica, si erano alleate contro l'Olanda. Il 25 agosto si ebbero delle
dimostrazioni a Bruxelles e, contemporaneamente, scoppiarono delle rivolte anche
nei centri di provincia. Il re si limitò a mandare a Bruxelles i due
figli; il principe d'Orange si impegnò a sostenere il programma liberale
che chiedeva la completa separazione del
B. dall'Olanda. Il re
acconsentì e il 29 settembre gli Stati Generali votarono a favore della
scissione. Intanto a Bruxelles la situazione era passata sotto il controllo
degli insorti: i soldati olandesi vennero cacciati e si istituì un
Governo provvisorio, di cui facevano parte sia i rappresentanti della vecchia
nobiltà cattolico-clericale, che si era opposta al riformismo e
all'accentramento statale di Guglielmo I, sia quelli della giovane borghesia
liberale. Il 4 ottobre venne proclamata l'indipendenza del
B., cui
seguì la firma di un armistizio con l'Olanda e il riconoscimento, nel
novembre successivo, (Conferenza di Londra) da parte delle grandi potenze
europee, che dichiararono la neutralità "perpetua" del
B. Nel
febbraio 1831 venne promulgata la nuova Costituzione; essa risultò essere
la più liberale delle costituzioni europee del tempo e pur salvaguardando
il principio monarchico, proponeva notevoli limitazioni all'autorità del
re. Poiché era stata affermata l'ineleggibilità dei membri della
famiglia olandese degli Orange-Nassau, il re fu scelto, nel giugno successivo,
dai rappresentanti del popolo (il nuovo Congresso nazionale era stato eletto da
circa trentamila elettori, su una popolazione di quattro milioni), nella persona
del principe Leopoldo di Sassonia-Coburgo-Gotha, che giurò fedeltà
alla Costituzione assumendo il nome di Leopoldo I (1831-1865). Nel 1831 egli
sposò la figlia maggiore di Luigi Filippo d'Orléans, rendendo
più stretti i legami con la Francia, e sotto la sua guida il
B.
riuscì a conciliare nazionalismo e costituzionalismo, conservatorismo
cattolico e liberalismo. In tal modo, su una linea di compromesso tra le varie
forze, il nuovo Stato andò assestandosi e sviluppandosi in uno spirito di
moderazione borghese che consentì al Paese di progredire pacificamente e
di costituire un vasto impero coloniale in Africa (Congo belga), esteso su un
territorio di oltre due milioni di kmq, ricco di risorse minerarie e
inizialmente riconosciuto come proprietà personale di re Leopoldo II
(1865-1909). Per quanto legato agli interessi della borghesia imprenditoriale,
il Governo belga seppe dimostrarsi abbastanza duttile da riuscire a sostenere,
nel corso della seconda metà del XIX sec., gli assalti dei movimenti
democratici, cui non mancò tuttavia di opporre una certa resistenza.
Solo, infatti, nel 1867 le associazioni operaie furono legalmente autorizzate,
sotto forma di Società di mutuo soccorso. Nel 1885 poté essere
costituito il Partito socialista, ma l'elettorato rimase limitato a meno del 5%
della popolazione sino al 1893 quando, dopo un grandioso sciopero generale
proclamato dal Partito operaio al quale aderirono circa trecentomila lavoratori
(aprile 1893), fu varata una riforma elettorale che consentì ai
socialisti, capeggiati da E. Anseele ed E. Vandervelde, di eleggere una trentina
di deputati. Pertanto, a partire dagli ultimi anni del secolo, il Partito
socialista belga assunse le caratteristiche di un partito parlamentare,
concentrando gran parte delle sue energie nel rivendicare misure di legislazione
industriale per il miglioramento delle condizioni dei lavoratori. Sino al 1921,
tuttavia, fu impedita la costituzione di un sindacato che consentisse ai
lavoratori di opporre una loro forza organizzata a quella padronale.
L'ininterrotto sviluppo economico del Paese subì una drammatica battuta
d'arresto nel corso della prima guerra mondiale, in seguito alla violazione
della neutralità da parte delle truppe tedesche nell'agosto 1914 che
portò all'occupazione di tutto il Paese, costringendo il Governo ad
abbandonare il
B. e a stabilirsi a Le Havre, in Francia. La popolazione
oppose una coraggiosa resistenza, senza tuttavia poter impedire la devastazione
del Paese, le cui condizioni resero lungo e difficile l'assestamento del
dopoguerra. Notevole fu in quegli anni la pressione esercitata dai socialisti,
che erano entrati a far parte del Governo durante la guerra e che nelle elezioni
del 1919 avevano quasi raddoppiato la loro rappresentanza parlamentare,
conquistando settanta seggi. Nonostante la forte opposizione degli industriali,
fu approvata la legge sulla giornata lavorativa di otto ore e furono apportate
importanti innovazioni al sistema fiscale; venne anche istituito un sistema di
pensioni di vecchiaia. Quando, però, i timori della borghesia si
attenuarono, la resistenza contro queste misure si fece più energica e,
negli anni immediatamente successivi, la coalizione di Governo
cattolico-liberale ridusse i sussidi di disoccupazione e modificò la
legge sulle pensioni, violando in vari modi i diritti che i lavoratori avevano
conquistato nel 1919. Questa politica reazionaria rafforzò il Partito
operaio che, nonostante il distacco della sua ala sinistra costituitasi in
Partito comunista, nelle elezioni politiche del 1925 conquistò 78 seggi,
affermandosi come il maggiore partito belga. Accettò, così, di
partecipare a un Governo di coalizione con i cattolici, sulla base di un
programma che si proponeva la stabilizzazione della moneta; il tentativo
fallì e la moneta subì un crollo catastrofico, accompagnato da una
cospicua "fuga di capitali". Al Governo cattolico-socialista si sostituì
una coalizione di tutti i partiti, sotto la presidenza di Henry Jaspar. Il nuovo
Governo riuscì nel compito di stabilizzare la moneta, ma quando sembrava
che, bloccata la spirale inflazionistica, la situazione stesse normalizzandosi,
l'economia belga fu coinvolta nella grande depressione economica mondiale,
particolarmente grave per un Paese come il
B., dipendente in larga misura
dal commercio estero. La crisi economico-finanziaria ebbe notevoli ripercussioni
anche sul piano politico, in seguito alla nascita del Movimento rexista e del
Movimento nazionale fiammingo, raggruppamenti che si indirizzarono verso il
Fascismo e che opposero violente reazioni alla politica intrapresa dal Governo,
presieduto dal cattolico Paul van Zeeland. In una situazione che tra il 1920 e
il 1940 vide il susseguirsi di una ventina di Governi, il Movimento rexista,
fondato da Léon Degrelle nel 1934, guadagnò rapidamente terreno,
facendo appello, contemporaneamente, al nazionalismo estremista, al
conservatorismo cattolico, al militarismo, nonché al malcontento dei
disoccupati e a quello della piccola borghesia colpita dalla svalutazione
monetaria. Un'ulteriore lacerazione del tessuto nazionale si ebbe dopo l'attacco
hitleriano sferrato il 10 maggio 1940, che portò all'occupazione tedesca
del Paese nel giro di un paio di settimane. Mentre re Leopoldo II (succeduto al
padre Alberto nel 1934) si consegnava al nemico e i vari raggruppamenti fascisti
si ponevano al servizio dell'occupante, le forze democratiche cominciarono a
organizzare la resistenza, incoraggiate dal Governo in esilio. Date le molte
difficoltà e le resistenze dei conservatori, nel periodo prebellico il
B. era rimasto arretrato, rispetto agli altri Paesi dell'Europa
settentrionale, nel miglioramento della legislazione sociale e delle riforme
democratiche, tanto che le donne furono escluse dal voto sino al 1949. Superata
la lunga e dura parentesi della guerra, il
B. (nelle elezioni politiche
del 1946 i cattolici conquistarono 92 seggi, i socialisti 69, i comunisti 23, i
liberali 16) dovette affrontare, da un lato, il problema della ripresa
economica, dall'altro, quello dell'unità nazionale. Mentre la prima fu
facilitata da un efficace piano di stabilizzazione monetaria, attuato dopo la
liberazione di Bruxelles nel settembre 1944, il problema dell'unità
nazionale fu reso ancor più difficile dal dissidio sulla questione
dinastica (nel 1944 era stato riconosciuto come reggente il fratello del re,
principe Carlo), risolta solo nel luglio 1951 con l'abdicazione di Leopoldo in
favore del giovane figlio Baldovino. Risolto il problema dinastico, rimase
aperta la cosiddetta questione linguistica, determinata dalla ribellione del
gruppo fiammingo contro il tradizionale predominio culturale francese. A
complicare la situazione si aggiunse la decadenza economica delle province
valloni, provocata dalla crisi dei settori produttivi tradizionali, in
particolare di quello carbonifero. Pertanto, mentre il Paese andava
intensificando il proprio impegno internazionale con l'adesione a vari organismi
europei e atlantici, la politica blandamente riformista portata avanti dal
Partito cristiano-sociale, rimasto alla guida del Governo dopo l'espulsione dei
comunisti nel 1947 e la perdita di voti dei socialisti nel 1949 (una
ripercussione sia della guerra fredda che, forse, della partecipazione
elettorale delle donne), non riusciva a risolvere le più gravi questioni
di ordine interno. A questi motivi di turbamento si aggiunse nel 1960 un altro
grave motivo, provocato dalla disastrosa politica di decolonizzazione attuata
nel Congo, che determinò la caduta del Governo di coalizione tra
cristiano-sociali e liberali. La successiva politica perseguita da un Governo di
centro-sinistra si dimostrò non meno fallimentare e nel 1966, in seguito
alla forte avanzata dei liberali passati da 20 a 48 seggi, si ricostituì
la precedente coalizione. Il nuovo Governo si trovò a dover fronteggiare
due gravi ordini di problemi: da un lato, il deterioramento della situazione
economico-finanziaria, dall'altro, la crescente tensione tra fiamminghi e
valloni. Mentre nell'ambito della politica economica si ebbero risultati
apprezzabili, l'esasperazione del contrasto linguistico portò a violente
agitazioni che minarono la stessa unità del partito cristiano-sociale,
determinando nel febbraio 1968 la caduta del Governo e una nuova consultazione
elettorale, svoltasi nel marzo successivo. L'ulteriore regresso dei
cristiano-sociali, passati dai 96 seggi del 1961 a 59, e dei socialisti, passati
da 84 a 69 seggi a tutto vantaggio dei liberali e dei partiti rappresentanti
l'estremismo linguistico, non consentì di creare le basi per una seria
alternativa politica. Data anche la critica situazione economica, dovuta
all'appesantimento del debito pubblico, ben scarsi furono i margini di manovra
offerti al Governo di centro-sinistra presieduto dal cristiano-sociale Gaston
Eyskens, dopo una crisi durata ben 132 giorni. Il nuovo Governo si
impegnò a promuovere una riforma costituzionale, tendente a risolvere il
difficile e annoso problema della convivenza tra le diverse comunità
etniche e linguistiche. La riforma, attesa da oltre 15 anni, venne
approvata dal Parlamento nel luglio 1971. La nuova Costituzione, che
sostituì quella centralizzata del 1830, diede vita a una struttura
statale comunitaria o regionalista, con la presenza di tre Cantoni: Vallonia,
Fiandre e territorio tedesco dell'Est, aventi come lingue ufficiali,
rispettivamente, il francese, il fiammingo e il tedesco, fermo restando il
bilinguismo della capitale, Bruxelles, riconosciuta come territorio a sé
stante. L'entrata in vigore della nuova Costituzione lasciò, però,
irrisolti molti problemi e le elezioni legislative del novembre 1971
confermarono il processo di frammentazione politica dell'elettorato, che si
orientò verso le formazioni linguistiche francesi e fiamminghe (da
una parte verso il Front Democratique des Francophones e il
Rassemblement Wallon, che ottennero insieme l'11,23% dei voti; dall'altra verso
il Volksunie, che ottenne l'11,11%), a spese dei tre partiti tradizionali:
cristiano-sociale, socialista e liberale. Nel corso del 1972, le
difficoltà politiche aumentarono, rendendo sempre più difficile la
posizione del Governo Eyskens, che in novembre venne costretto a dimettersi. Nel
gennaio 1973 si costituì un Governo tripartito (socialisti,
socialcristiani, liberali), guidato dal socialista Edmond Leburton. Sin dalla
sua nascita esso apparve poco vitale e, a distanza di un anno, si aprì
una nuova crisi, seguita da elezioni anticipate nel marzo 1974. Smentendo i
pronostici della vigilia favorevoli ai partiti "federalisti", cioè
vallone e fiammingo, i risultati indicarono invece un regresso, a vantaggio
soprattutto dei socialcristiani che conquistarono 71 seggi, guadagnandone
quattro, mentre immutate rimasero le posizioni di socialisti e liberali, che
conquistarono rispettivamente 60 e 31 seggi. Non essendo stato possibile
ricostituire la coalizione tripartita, nel maggio successivo si dette vita a un
Governo di minoranza (192 seggi su 212) tra socialcristiani e liberali,
presieduto dal leader del Partito cristiano-sociale Leo Tindemans che, potendo
contare sull'appoggio di una parte dei raggruppamenti vallone e fiammingo, si
impegnò ad attuare una "buona regionalizzazione", basata su un
allargamento delle competenze spettanti alle regioni, estese ai problemi
urbanistici, all'assetto del territorio, all'ecologia, alla politica fondiaria e
a quella economica, energetica, sanitaria, della famiglia, ecc. Nelle elezioni
amministrative del 1976 si registrò una avanzata del Fronte democratico
dei francofoni (Bruxelles), del Partito socialcristiano (Fiandra) e del Partito
socialista (Vallonia). Nel 1977 scoppiò una nuova crisi di Governo e il re
Baldovino dovette sciogliere il Parlamento. Nelle elezioni dell'aprile i
socialcristiani registrarono una forte avanzata e la coalizione di Governo
diretta da Tindemans si allargò a comprendere i socialisti. Nel 1978 il
B. intervenne militarmente nello Zaire per curare i propri interessi
economici. Questo intervento provocò una crisi tra socialisti e
socialcristiani, in seguito alla quale Tindemans rassegnò
le dimissioni (giugno 1978); gli successe Vanden Boeynants, del Partito
socialcristiano. Nelle elezioni del dicembre 1978 i socialcristiani compirono
una grande avanzata, a scapito dei partiti nazionalisti fiamminghi e socialisti.
Nell'aprile 1979 Wilfred Martens, socialcristiano, riuscì a dar vita a un
nuovo Governo, rivelatosi anch'esso assai instabile a causa dei vari disaccordi
sorti sulla composizione del Parlamento regionale a Bruxelles. Nel 1980 venne
approvata la riforma per la costituzione dei Consigli regionali in Vallonia e
nelle Fiandre, ricomponendo in tal modo le due fazioni più avverse:
Fiamminghi e Valloni. Pochi mesi dopo, però, il Governo Martens cadde, in
seguito al dissenso dei socialisti nei confronti della proposta, avanzata dagli
alleati di Governo, di un piano di contenimento salariale e di modifica della
scala mobile. Con i liberali all'opposizione, anche il successivo Governo retto da Gaston
Eyskens si rivelò incapace di porre fine ai contrasti politici tra i
partiti dell'area governativa. Si giunse, così, alle elezioni anticipate
dell'ottobre 1981 che fecero registrare una secca sconfitta dei socialcristiani,
mentre i socialisti e soprattutto i liberali ottennero un buon risultato. Nel
dicembre 1981, Martens dette vita a un Governo di coalizione tra
socialcristiani e liberali. Nonostante la conferma nelle elezioni amministrative
del 1982, la coalizione di centro-destra incontrò crescenti
difficoltà a causa della sua rigida politica economica e sociale.
All'inizio del 1983, per la prima volta nella storia del
B., i due
sindacati rivali, quello cattolico e quello socialista, sottoscrissero
un'alleanza, ponendo fine alla tregua sociale sottoscritta due anni prima. Le
agitazioni sindacali che ne seguirono vennero composte all'inizio del 1984,
allorché il Governo concesse una serie di garanzie sull'occupazione e
sulla difesa dei livelli salariali. Nel 1985 Martens rassegnò le
dimissioni, in seguito alla tragedia dell'Heysel (lo stadio in cui 38 persone
persero la vita prima dell'incontro di calcio Juventus-Liverpool). Vennero,
allora, indette nuove elezioni (13 ottobre) che confermarono al potere la coalizione di
centro-destra. Nel frattempo, però, l'attenzione dell'opinione pubblica
si spostò verso i rapporti con la NATO e sul problema dell'installazione
dei missili Cruise. Mentre in tutto il Paese trovavano largo seguito posizioni
di dissenso, fece la sua apparizione il terrorismo, un fenomeno del tutto
inedito in
B., che si assommava alle tradizionali frizioni tra fiamminghi
e valloni. Nelle nuove elezioni politiche del 13 dicembre 1987 si registrò il
clamoroso successo del Partito socialista che, dopo 50 anni,
ritornò a essere la principale forza politica del Paese. Nel 1988
Martens, rovesciando l'alleanza di centro-destra, formò il suo ottavo
Governo, basato su una coalizione tra cristiano-sociali, socialisti e Volksunie.
Le elezioni del 1991 videro invece un calo dei democristiani e dei socialisti,
mentre si affermarono i movimenti dei verdi e dell'estrema destra. L'anno
seguente a Martens successe alla guida del Governo Jean-Luc Deahene, il quale
proseguì sulla strada del federalismo, già iniziata dal suo
predecessore con il trasferimento alle regioni (Fiandre, Vallonia, Bruxelles) di
diverse competenze in materia di educazione, economia, commercio, ricerca
scientifica, lavori pubblici. Gli accordi di Saint-Michel (settembre 1992),
infatti, stabilirono che i Consigli regionali fossero eletti con suffragio
diretto e per una durata di cinque anni e che il Senato dovesse comprendere
alcuni membri scelti dalle comunità linguistiche. Restavano di competenza
dello Stato la politica estera, la difesa, la pubblica sicurezza, la protezione
sociale, la politica economica. Inoltre nel febbraio 1993 il Parlamento
approvò il primo articolo di una nuova Costituzione che prevedeva la
trasformazione del Regno in uno Stato federale. Tuttavia questa evoluzione verso
il federalismo non attenuò il conflitto tra i due gruppi linguistici, ma
lo aggravò, soprattutto a causa dei problemi economici ancora esistenti.
In conseguenza delle tensioni tra i socialisti francofoni e i cristiano-sociali
fiamminghi, nel marzo 1993 Dehaene presentò le sue dimissioni a re
Baldovino che le respinse. In luglio re Baldovino morì improvvisamente;
gli successe il fratello minore Alberto. Alla crisi economica si aggiunse in
seguito una serie di scandali che colpirono i vertici del Governo: il vice primo
ministro socialista Guy Coëme fu processato (gennaio 1994) per lo scandalo
Agusta, che costrinse alle dimissioni anche il presidente del Governo vallone
Guy Spitaels (socialista); Michel Demaret, esponente di spicco del Partito
cristiano-sociale di Bruxelles, dovette lasciare i suoi incarichi in seguito
all'accusa di frode finanziaria (marzo 1994). Nuove elezioni (europee del giugno 1994 e
politiche dell'ottobre 1994) misero in evidenza il significativo rafforzamento dei
partiti di destra, vincitori in entrambe le consultazioni.
Nel 1995 vennero organizzate le prime elezioni dopo
l'approvazione della nuova Costituzione durante le quali furono eletti
per la prima volta i 75 rappresentati delle tre Assemblee regionali di
Bruxelles, Fiandre e Vallonia. Il successo politico e personale di Deahene gli
permise di continuare a governare. Nel 1996 alcuni
scandali, primo fra tutti quello della pedofilia legato all’affare
Dutroux, portarono al coinvolgimento di numerosi membri del Governo.
Contemporaneamente scattò il piano di rinnovamento della giustizia la
quale, nel 1998, si trovò di nuovo al centro dello scandalo dopo la morte
di un’emigrata nigeriana uccisa da un poliziotto al momento del suo
ritorno in patria dopo l’espulsione dal Paese. Il ministro degli Interni,
Louis Tobback, si dimise, ma l’eco degli avvenimenti non si spense. Il 1° gennaio
1999 il
B. entrò a far parte dell'Unione economica e monetaria europea e in
giugno fu investito da un nuovo scandalo, legato alla scoperta di diossina nel mangime
per gli allevamenti. La vicenda provocò le dimissioni dei ministri dell'Agricoltura
e della Sanità e condizionò le elezioni politiche del 13 giugno, terminate
con la pesante sconfitta del Partito cristiano-sociale (la prima dal 1958) e l'eclatante
successo raggiunto dai liberali (che diventarono il primo partito alla Camera) e dai
verdi. Il Governo venne quindi affidato al liberale fiammingo Guy Verhofstadt, capo di una
coalizione arcobaleno formata da liberali, socialisti, verdi francofoni e fiamminghi. L'estrema
destra nazionalista fiamminga, anch'essa premiata da questo voto, ottenne
un'ulteriore conferma nelle Fiandre con le elezioni amministrative dell'8 ottobre 2000.
Il 2001 fu un anno di rallentamento per l'economia del
B., in parte riflesso
della contrazione della domanda europea. La compagnia di bandiera Sabena, dopo anni
di ristrutturazioni, dichiarò bancarotta (fu il maggior fallimento mai avvenuto
nello Stato), assestando un duro colpo all'immagine del
B. proprio nel momento in
cui il Paese aveva la presidenza di turno dell'Ue (luglio-dicembre 2001).
Il 1° gennaio 2002 l'euro divenne moneta ufficiale del
B. Sul piano delle
relazioni internazionali, il primo ministro Verhofstadt, che aveva già ammesso
le colpe della Nazione durante la guerra in Ruanda, continuò il processo di
revisione del passato coloniale belga, chiedendo ufficialmente scusa (gennaio 2002) per
l'omicidio di Patrice Lumumba, il primo presidente democraticamente eletto in Congo,
assassinato nel 1961. In ambito interno, il 16 maggio 2002 venne approvata la legge
sull'eutanasia. Le elezioni politiche tenutesi il 18 maggio 2003 confermarono la
vittoria dei partiti liberale e socialista (appartenenti alla coalizione governativa) e
il crollo dei verdi (la terza componente del Governo arcobaleno). Il partito di estrema
destra xenofoba Vlaams Blok avanzò ulteriormente, passando dal 15,5% del 1999 al
19%. Nelle consultazioni europee del giugno 2004 il Partito liberale fu ridimensionato
(24% delle preferenze), tanto da essere scavalcato dai socialisti (24,5%), e il partito
di estrema destra Vlaams Blok si mantenne su buone posizioni (14,3%). Nel maggio 2005
il Parlamento approvò la Costituzione europea.
LETTERATURA
All'inizio del XIX sec., la Nazione belga non era ancora formata politicamente e
una coscienza nazionale non poteva esistere nei suoi abitanti; si deve attendere
il 1830 (data peraltro solo orientativa), anno in cui fu concessa una
Costituzione ufficiale, per assistere allo sbocciare di una moderna produzione
letteraria nazionale. Con l'annessione della Fiandra ai Paesi Bassi del Nord
(1815) parve risvegliarsi la letteratura fiamminga; nacquero, così, la
prosa e la poesia fiamminghe, che in un primo tempo ebbero la supremazia sulle
opere di cultura francese. Tale predominio fu però di breve durata; la
borghesia di Fiandra, che parlava francese da più di settant'anni,
cominciò a dar vita a quella che attualmente si chiama
letteratura
belga di espressione francese. In questo ambito, il movimento romantico
arrivò tardi e non fu capito né sentito in profondità; si
volle fissare l'individualismo belga nell'onesto buon senso dei personaggi di S.
Bemarteu o nella saggezza e nel conformismo di C. Baider. Un solo poeta di
rilievo domina gli anni della prima metà del XIX sec.: André van
Hasselt (1806-1874). Bisogna attendere il 1868 per una rinascita delle lettere
belghe (pubblicazione del
Till Ulenspiegel di C. Coster e di
Nos
Flamands di C. Lemonnier). Nel frattempo, il romanzo si era rivolto al
realismo; la pittura fu la musa ispiratrice dei romanzieri: l'estetica di
Campfleury e di Coubert influì sulla "Societé des Joyeux" e dal
1856 uscì regolarmente l'"Ulenspiegel", giornale che ospitò per
molti anni sulle sue pagine dibattiti politici e letterari vivacissimi. La
narrazione cruda e verista della grigia realtà quotidiana, rattristata da
dolorosi quadri di miseria e densa di problemi sociali, continuava nelle opere
di E. Leclerq, E. Gryson, P. Heusy; quest'ultimo fu anche l'iniziatore del
Naturalismo, che diffuse dalle colonne della "Jeune Belgique". Coster e
Lemonnier seguirono la Scuola; il secondo lanciò anche la nuova parola
d'ordine "nous-même ou périr" e si pose a capo del movimento,
cercando di imitare E. Zola; lo testimoniano alcuni dei suoi migliori lavori:
Un Mâle e
La fin des bourgeois, permeati di violenza e di un
erotismo crudo e brutale. Sullo stesso piano si trovano G. Bekhoud, che descrive
i bassifondi e gli strati più bassi della società, ed E. Verhaeren
che ravviva di un personale lirismo le sensuali pagine delle
Flamandes.
Un "Parnasse de la Jeune Belgique" raggruppò, invece, nel 1887 uno stuolo
di poeti attorno al direttore Max Waller: fra di loro figurano degnamente E. van
Arembergh, A. Fontainas, O. Gillion, L. Hannon, il giovanissimo Maeterlinck e il
moralista O. Pirmez. La poesia belga visse un grande momento con scrittori come
C. Rodenbach, autore di
Bruges la morta, e i parnassiani V. Gille, F.
Séverin, A. Giraud, seguace quest'ultimo di Verlaine, I. Gilkin e G.
Marlow, dal tono mitico e popolareggiante, P. Géraldy che
incorporò al patrimonio letterario belga anche i canti di St. Vith,
territorio allora prussiano. I romanzieri continuarono sulla scia naturalistica,
evocando spesso anche la storia e le tradizioni regionali, con descrizioni
minuziose e pittoresche, come nelle opere di M. des Ombiaux e di Ekhoud. Emerse,
allora, Meusan Jean Toussel che si distinse per il suo populismo. L. Courouble
introdusse nel romanzo un umorismo sano e schietto, scegliendo gli ambienti
della capitale; nel teatro, Ponson e Wicheler conquistarono le scene europee con
Le mariage de Mille. Contemporaneamente, si ebbero il teatro neoclassico
di A. Dubois, i drammi psicologici di H. Maubel e i lavori di P. Spaak, che si
potrebbero definire post-romantici. Dopo il Simbolismo, le scuole letterarie si
susseguirono l'una all'altra, frantumandosi in molteplici movimenti. Meritano un
cenno i romanzieri cattolici H. Carton de Wiart, H. Davignon e P. Nothomb,
nonché i saggisti M. Wilmotte e Dumond-Wilden. I primi decenni del
Novecento videro apparire nuove riviste letterarie, come la "Revue des
poètes" (1932-36) intorno alla quale si raggrupparono i lirici delle
ultime tendenze: T. Braun, Melot du Dy e il giovane Odillon Jean-Périer,
morto prematuramente, i cui versi ricordano quelli di Cocteau e Cendrars. Negli
anni successivi, nessun nome spicca particolarmente nella letteratura belga;
tutti i letterati dell'epoca furono dei poligrafi e ognuno era poeta,
romanziere, critico e drammaturgo senza eccellere nell'uno o nell'altro genere.
Charles Plisnier (1896-1952) si colloca, però, tra i maggiori romanzieri
belgi; cominciò con la poesia, ma si dedicò successivamente alla
narrativa descrivendo con acutezza gli ambienti della borghesia. Le sue opere
(
Mariage,
Meurtres,
Mères) possono essere definite
opere belghe d'espressione francese. Il teatro moderno belga, di rinomanza
europea, è basato sulle commedie di F. Crommelynch, ad esempio
Le cocu
magnifique e
Les amants puérils, farse e drammi allo stesso
tempo, che originano un
grottesco tipicamente fiammingo.
ARTE
I più antichi monumenti architettonici e scultorei risalgono
all'età romanica; legati al gusto renano sono San Vincenzo di Soignes
(X-XI sec.), con
Westwerk, torre-lanterna e poderoso transetto, e le
parti romaniche di Notre-Dame a Tournai (XlI sec.) con il grande transetto
absidato, serrato da quattro torri e la Porta Mantile, dal curioso profilo quasi
moresco, nonché sculture che sono tra i più antichi documenti
dell'arte belga. Più vicino al Romanico italiano appare il coro di Santa
Croce a Liegi (1030); per la scultura dello stesso periodo citiamo i fonti
battesimali di Bastogne. Fra le prime chiese gotiche ricordiamo Notre-Dame di
Pamèle (1238 circa) ad Audenaarde e, soprattutto, San Martino di Ypres.
Una sottile eleganza impronta il maturo gotico di San Paolo di Liegi (iniziato
nel 1280). Bellissimi esempi di architettura civile protogotica sono i mercati
di Ypres, Bruges e Gand, con le tipiche enormi torri al centro. La scultura
gotica si esercita soprattutto nelle lastre tombali in pietra, rame e smalto e
nell'oreficeria. L'estremo Gotico
flamboyant continua a riferirsi ad
esempi francesi: ricordiamo la chiesa di Notre-Dame di Anversa, con il coro e la
facciata dell'altissima torre sinistra. Nei secc. XV-XVI sorgono anche gli
imponenti palazzi comunali di Bruxelles, di Audenaarde, di Lovanio. Tipici
dell'estrema scultura gotica sono i grandi altari lignei, in genere a trittico:
i più antichi esempi risalgono al 1300 e culminano negli altari di Baerze
e nella Certosa di Champmol (1390), in Borgogna. Poco prima della metà
del Cinquecento, il Romanismo impronta di sé anche l'architettura, con la
curiosa commistione di estremo Gotico e di Manierismo che caratterizza, per
esempio, il Palazzo di giustizia di Bruges (1537) e il Palazzo comunale di
Anversa (1561-1565), di Cornelis Floris. Anche nella scultura prevale un gusto
pesante, sovraccarico di spirito tardogotico, ma con ornati rinascimentali. Il
Barocco, rappresentato soprattutto nelle chiese dallo stile gesuita, è
esemplato dalla chiesa del Gesù di Anversa (1614-21). Rubens, architetto
della propria casa di Anversa, è più direttamente vicino al
Cinquecento italiano. Il trionfo del più ornato e bizzarro Barocco
è dato dalla ricostruzione della Piazza grande di Bruxelles (1696-1699).
Nella scultura prevalgono le dinastie dei Quellinus, assai più vicine al
gusto di Rubens, e dei Duquesnoy, di cui il più celebre è
Francesco. Il più bell'esempio di architettura Rococò è il
Palazzo reale di Anversa (1745), opera del Baurscheit. Di tipico gusto
settecentesco sono alcuni splendidi pulpiti, come quello di San Giovanni a
Malines. Rappresentante della cultura neoclassica è lo scultore Gilles
Godecharle (1750-1835). Nell'Ottocento possiamo ricordare, fra i pittori, il
davidiano Navez (1787-1869), Gustave Wappers, celebre soprattutto come
illustratore della Rivoluzione del 1830; fra gli scultori, il vigoroso realista
C. Meunier. Verso la fine del secolo, il
B. balza all'avanguardia con
H.C. van de Velde e Victor Horta, maestri del Liberty, mentre in pittura si
formano numerosi movimenti di tendenza simbolista ed espressionista.
MUSICA
Soltanto a partire dal Seicento, dopo il periodo franco-fiammingo,
si possono intravedere i primi segni preannunciatori di una musica nazionale
belga. Nella seconda metà del secolo Henri Du Mont, inventore del
mottetto per doppio coro, ebbe notevole fama. Dalla fine del XVII sec. alla
proclamazione dell'indipendenza (1830), la musica belga risentì degli
influssi delle altre Nazioni europee. L'Ottocento vide l'affermarsi dei
musicisti belgi, tra cui Franck e Belnoit, quest'ultimo favorevole a una musica
nazional-popolare. Nel Novecento, la tradizionale ricchezza di interessi
musicali è stata assicurata dai concorsi a livello internazionale,
dall'introduzione della musica nell'insegnamento universitario e da altre
istituzioni idonee alla diffusione della musica moderna nel Paese.
SCIENZE
Il
B. annoverò, tra gli uomini illustri del XVI sec.,
i geografi Gemma Frisius, Mercatore e Ortelius, il botanico Dodoens, il
matematico Simon Stecin e l'anatomista Andrea Vesalio; nel XVII sec. visse il
chimico Van Helmont. Nel XIX sec. ricordiamo: i geologi d'Omalius e Dumont, i
matematici e astronomi Quetelet, Dandelin, Liagre e Houreau, il naturalista Van
Beneden, i chimici Stas e Melsens e l'ingegnere militare generale Brialmont. Fra
le contemporanee personalità della scienza sono da citare: il matematico
La Vallée Poussin, l'astronomo canonico Lemaître, uno dei
sostenitori dell'universo in espansione, il chimico Swarts, lo zoologo
Pelseneer, il geologo Fourmarier e il grande microbiologo Bordet, premio Nobel
1919.