(dal latino
abiurare: negare con giuramento).
Rinuncia solenne a una credenza o ad una confessione religiosa, spontanea o
imposta dall'autorità politica ed ecclesiastica.
• Encicl. - La pratica dell'
a. era molto
frequente nell'età medievale e all'inizio dell'epoca moderna,
allorché l'intransigenza dei regimi politici confessionali richiedeva la
tutela dell'integrità di fede della popolazione e la persecuzione degli
eretici e degli scismatici. Venivano istituiti dei processi agli indiziati, che
si concludevano con l'imposizione di un atto pubblico di
a., compiuto
almeno davanti a un delegato del vescovo e a due testimoni. Tra i casi
più noti di
a. si ricordano: le vicende del re Enrico IV di
Francia, che obbedendo alla ragion di Stato si convertì al Cattolicesimo,
dopo aver sostenuto prima di salire al trono la causa degli Ugonotti (i
protestanti francesi aderenti al Calvinismo), e pronunciò la famosa
frase: "Parigi val bene una messa"; la storia di Galileo, che fu processato a
causa delle sue teorie scientifiche ritenute in contrasto con l'interpretazione
allora in vigore delle Sacre Scritture; la fine di Giordano Bruno, che si
rifiutò di abiurare le sue concezioni filosofiche e fu arso vivo a Roma,
in Campo dei Fiori, il 17 febbraio 1600, sotto il pontificato di papa Clemente
VIII.