Comunità autonoma di religiosi retta da un abate o da
una abbadessa. ║ Il complesso di edifici che ospitano la comunità.
Spesso, anche una chiesa anticamente monastica o appartenente a una
a. e
che ne ha conservato il nome. ║ Anticamente, il beneficio ecclesiastico
legato al monastero; nel Medioevo, anche riunione di abati.
• Arch. - Ai secc. VII-VIII risale probabilmente
la prima organizzazione di un'
a. intorno a un chiostro, in una forma
regolare che rimarrà fissata per secoli (in Italia, Montecassino,
Pomposa, Bobbio). Il cosiddetto
piano di S. Gallo (820 circa) illustra le
caratteristiche della prima grande fioritura ed espansione del sistema
abbaziale: la semplice regolarità indica e prefigura l'armonia del mondo
e soprattutto quella celeste della città di Dio. Successivamente, in
epoca romanica e gotica, le
a., in particolare quelle cluniacensi, si
arricchirono e si complicarono di forme più elaborate e più
complesse: in Italia restano a testimonianza di tale fase le
a. di
Vezzolano e di Cavagnolo, ma il romanico cluniacense si espanse quasi ovunque in
Europa, dalla Francia all'Inghilterra. A questo nuovo sfarzo reagì
già nel XII sec. la "regola" dell'architettura cistercense, in cui
Bernardo di Chiaravalle prescrisse maggior semplicità e una nuda
regolarità. Il sistema cistercense si impose in pochi decenni in
Germania, Polonia, Austria, Danimarca, Paesi Bassi, Spagna, Inghilterra. In
Italia gli esempi più famosi sono Chiaravalle milanese e S. Clemente a
Casauria, oltre a Casamari e Fossanova. Il sistema delle
certose
appartiene a un'epoca successiva. Le
a. decaddero progressivamente nel
corso del Rinascimento. • Dir. can. -
All'inizio, con il termine
a. venne indicata la carica di abate; in
seguito, esso passò a indicare le stesse comunità monastiche, che
spesso derivavano il loro nome da quello del fondatore o dal luogo in cui
sorgevano. A partire dall'VIII sec. il termine
a., più
propriamente
abbatia, cominciò a indicare i beni del monastero. In
forza del nuovo criterio di feudalizzazione della Chiesa, l'originaria autonomia
delle
a. fu sottoposta a continue pressioni da parte del potere civile e
politico, che in molti casi portò alla sottomissione delle
comunità e dei loro patrimoni a re e signori locali
(V. ABATE). A tale tendenza si oppose la severa
riforma monastica operata dall'
a. di Cluny: restituita quindi ai monaci
la piena autonomia, il termine tornò a indicare non solo i beni, ma anche
il complesso degli edifici del monastero. Nel Medioevo le
a., forti della
loro autosufficienza anche in campo economico, divennero spesso centro di
mercati, costituendo importanti nuclei attorno ai quali si andarono formando
piccoli centri abitati: numerosi toponimi derivano appunto da antiche
a.
preesistenti. Il governo spirituale e la conduzione materiale di un'
a.
sono interamente affidati all'abate assistito dal priore, dal cellario o economo
e, in certi casi, dal capitolo (consiglio di monaci).
L'abbazia di Cluny nel 1157. Ricostruzione di K.J. Conant
Uno dei chiostri dell'abbazia di Montecassino (Frosinone)