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TELEFONO
Sistema che consente di trasmettere a distanza segnali acustici (o digitali) attraverso impulsi elettrici: un complesso di telecomunicazioni di cui gli apparecchi telefonici (trasmettitore-ricevitore) sono solo gli elementi finali, e che comporta che gli impulsi vengano smistati e trasformati in apposite centrali di commutazione.

APPLICAZIONE DELL'ELETTRICITÁ.
La nascita del telefono e della telefonia sono strettamente collegate ai primi passi compiuti dall'elettricità e dalle sue applicazioni. Il primo esempio di trasmissione del suono è, infatti, il caratteristico ronzio prodotto dalla vibrazione alla frequenza della corrente circolante nel nucleo magnetico di un trasformatore: l'effetto acustico prodotto da un solenoide a nucleo magnetico percorso da una corrente variabile, noto come effetto Page, permise la sperimentazione della trasmissione a distanza dei suoni, ancorandola saldamente agli studi e alle applicazioni sull'elettromagnetismo. La prima applicazione pratica di questo principio fu il telefono musicale (1861) del tedesco J.P. Reis, in cui l'apparecchio ricevitore era costituito da un solenoide con un avvolgimento elettrico collocato all'interno di una cassa di risonanza; il sistema trasmittente si rifaceva invece al principio esposto nel 1854 dal francese C. Bourseul, autore di un progetto costituito da un imbuto dove si raccoglievano i suoni convogliati da una membrana vibrante collegata, attraverso due contatti in platino, al polo di una pila. Un modello analogo fu elaborato da Van Der Weyne nel 1869 per il suo apparecchio trasmettitore. La messa a punto dei primi esemplari di telefono si dovette all'operaio italiano Antonio Meucci (1808-1899), il quale nel 1871 depositò negli Stati Uniti, dove era emigrato, un proprio brevetto, che però non fu in grado di rinnovare. La paternità delle moderne apparecchiature telefoniche andò quindi allo statunitense d'origine inglese Alexander Graham Bell, titolare di un brevetto analogo a quello di Meucci, depositato nel 1876 e di cui promosse l'applicazione industriale. A differenza del progetto di Bourseul, che comportava l'interruzione del circuito nel trasmettitore, nel telefono di Meucci e in quello di Bell sia il trasmettitore sia il ricevitore risultavano costituiti da un nucleo di ferro magnetizzato circondato da un avvolgimento elettrico con una sottile membrana metallica a un estremo: le vibrazioni prodotte dal suono facevano variare la permeabilità del circuito magnete-membrana, inducendo deboli correnti nell'avvolgimento del trasmettitore, e l'energia elettromagnetica così prodotta giungeva al ricevitore mettendone in vibrazione la membrana, che riproduceva quindi il suono. Sul prototipo di Bell si innestarono un gran numero di migliorie e di sperimentazioni: nel 1877 Emile Berliner introdusse nel trasmettitore un disco metallico che provocava variazioni della resistenza di contatto, e più tardi Thomas Alva Edison sostituì al disco di metallo un disco di carbone.

UN PROTAGONISTA DELL'ERA CONTEMPORANEA. Prodotto finale di una serie diversa di contributi scientifici e tecnologici, il telefono fu fin dall'inizio anche un fecondo campo di attività imprenditoriale. Le società telefoniche approntarono da subito una rete commerciale che consentisse una ripartizione dei costi e un'estensione del servizio, basata su reti e centrali di commutazione, frutto anch'esse di ricerche e sperimentazioni scientifiche e tecnologiche. Per lo sviluppo della telefonia a distanza fu decisiva l'invenzione da parte di Edison della bobina a induzione (1879), largamente adottata già dalle prime centrali di commutazione. Data la debolezza degli impianti e l'alto costo di esercizio delle centrali, la telefonia delle origini ebbe una netta connotazione urbana. A differenza del settore elettrico, nel quale si formarono fin dagli inizi veri e propri oligopoli, quello telefonico fu connotato nella sua fase formativa dalla presenza di una miriade di società a carattere locale, con conseguenti problemi di coordinamento e di risorse finanziarie nella prospettiva di dar vita a reti telefoniche integrate su scala nazionale. Negli Stati Uniti fu trovata una soluzione con il Bell System, nel quale l'ossatura nazionale della telefonia fu assicurata dalla società Bell, mentre piccole società locali gestivano l'esercizio urbano e interurbano tra comuni vicini. Il Bell System ispirò anche l'Italia, dove dal 1871 funzionò un esercizio telefonico limitato però quasi esclusivamente alle grandi città del Nord e a Roma, e ancora nell'ultimo decennio dell'Ottocento si registrava una densità telefonica tra le più basse in Europa: un apparecchio ogni 2243 abitanti contro i 70 della Svezia, i 241 della Gran Bretagna, i 216 della Germania e i 690 della Francia. Il ruolo che la società Bell aveva negli Stati Uniti fu svolto in Italia dallo stato attraverso il ministero delle Poste e telecomunicazioni; nel 1925 il territorio nazionale fu diviso in sei zone, di cui cinque su base territoriale e la sesta con funzioni di coordinamento: questa fu gestita direttamente dallo stato attraverso la Società dei telefoni di stato, mentre le altre cinque vennero assegnate ad altrettante società telefoniche in concessione (Stipel, Timo, Telve, Teti e Stet). Con la nazionalizzazione delle imprese elettriche italiane (1962) la Sip, appartenente al gruppo Stet, cedette l'attività elettrica all'Enel assumendo l'esercizio del servizio telefonico delle cinque zone di cui aveva già rilevato la concessione. Nell'ultimo quarto del Novecento nei paesi industrializzati la rete telefonica assunse importanza ancora maggiore con le nuove utilizzazioni telematiche rese possibili dal progresso dell'elettronica: attraverso i cavi telefonici infatti si poterono trasmettere testi e immagini (con il facsimile o fax) e, grazie al modem, dati di ogni tipo direttamente da un elaboratore elettronico all'altro, anche di piccole dimensioni. D'altra parte al telefono tradizionale si affiancò il radiotelefono che, prima limitato a settori particolari come quello militare o della navigazione, con i tipi portatili e leggeri (telefono cellulare) divenne strumento quotidiano di molte professioni, specialmente di quelle svolte fuori da una sede fissa (assistenza alla clientela ecc.), e anche status symbol, spesso contestato o irriso, di una piccola borghesia economicamente emergente.
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