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![]() GUERRIGLIA Forma particolare di lotta armata condotta da formazioni irregolari di combattenti o da unità regolari specialmente addestrate. Se attuata in un territorio occupato dal nemico, tende a ostacolarne i movimenti, distruggerne le basi, danneggiarne il potenziale bellico, colpirne i maggiori esponenti militari e politici. Il successo dei movimenti di guerriglia si basa spesso sulla lunga durata della lotta nel tempo, resa possibile dall'appoggio vitale della popolazione. Già attuata dalla resistenza antinapoleonica in Francia e in Russia (senza contare i precedenti dei galli contro i romani), fu teorizzata tra gli altri dal piemontese C. Bianco di Saint-Jorioz e dal napoletano C. Pisacane. Nel XX secolo fu praticata dai boeri durante la guerra anglo-boera (1899-1902), dalle tribù libiche contro la conquista italiana (1912-1932), dal movimento indipendentista irlandese prima e dopo la nascita dell'Eire (1922). Durante la Seconda guerra mondiale, fu adottata dai movimenti di resistenza contro gli eserciti d'occupazione nazifascisti in Europa e giapponesi in Asia. In Cina, dove si nutrì delle elaborazioni teoriche di Mao Zedong (1936), alimentò la lotta di popolo contro un regime inviso. Su questi esempi continuò a essere adottata in vari paesi coloniali dell'Africa fino alla liberazione, in Asia e in America latina da organizzazioni rivoluzionarie prevalentemente di orientamento marxista, trionfando in Indocina (1954), in Algeria (1959), a Cuba (1959), in Angola e Mozambico (1973), in Vietnam (1975). Vi si ispirarono le tragiche esperienze terroristiche degli anni settanta e ottanta in Germania (banda Baader-Meinhof) e in Italia (vedi Brigate rosse), mentre continuò a essere praticata contro l'occupazione britannica nell'Irlanda del nord e israeliana in Palestina e Cisgiordania, nonché da alcuni movimenti autonomisti come quello basco (vedi Eta). |
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