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GUERRA FREDDA, NUOVA
(1981-1986). Indirizzo di politica estera degli Usa varato dall'amministrazione repubblicana Reagan nel 1981, che riacutizzò le tensioni politiche e diplomatiche tra Stati Uniti e Unione sovietica. Affossato dall'invasione sovietica dell'Afghanistan nel 1979 e dal colpo di stato del generale W. Jaruzelski in Polonia, il clima di distensione degli anni settanta cedette il posto a una nuova escalation militare e ideologica tra i blocchi. Negli Stati Uniti la recrudescenza ideologica contro l'impero del male sovietico si tradusse politicamente nell'aumento delle spese militari, nella sospensione delle trattative sul controllo degli armamenti (vedi Salt 1 e Salt 2), nel lancio del progetto del cosiddetto Scudo spaziale, nelle accuse di interferenze comuniste in America centrale rivolte a Cuba e Unione sovietica e nell'intensificazione delle pressioni militari e politiche contro il Nicaragua sandinista. Questa iniziativa, pur a costo di un gigantesco indebitamento dell'erario, ebbe successo, costringendo l'Urss a una impossibile rincorsa che ne dissanguò l'economia e ne esasperò le tensioni interne. L'ascesa al potere in Unione sovietica di M. Gorbacëv (1985) e la positiva conclusione del trattato sulle armi nucleari intermedie consentirono a metà degli anni ottanta una decisa inversione di tendenza e la ripresa del dialogo tra le due superpotenze.
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